Ricerche

Digitalizzazione delle PMI italiane: stato dell’arte e quale futuro grazie al PNRR

Qual è il grado di maturità digitale delle PMI, quali sono le tecnologie a supporto e quali opportunità concrete possono nascere col Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Questi i temi centrali del webinar organizzato dal Network Digital360, in cui per la prima volta sono stati presentati i risultati di una ricerca targata Polimi e Microsoft Italia

Pubblicato il 20 Apr 2022

Immagine di mokokomo da Shutterstock

Spina dorsale della nostra economia, da sole le circa 206.000 PMI italiane contribuiscono a oltre il 41% dell’intero fatturato. È chiaro, dunque, come dal loro stato di salute e dalla capacità di affrontare mercati sempre più complessi in contesti di incertezza dipenda il benessere dell’intera comunità. In questa sfida quotidiana un ruolo strategico assume il processo di digitalizzazione, che, durante la pandemia, ha registrato un’accelerazione inattesa garantendo la continuità non solo del business, ma di tutto il sistema sociale trasferendo online una buona fetta delle attività sino ad allora realizzate in presenza, dalla didattica allo shopping, dai servizi della pubblica amministrazione ai servizi bancari, con lo Smart Working balzato alla ribalta quale modello di lavoro in grado di generare resilienza. Ora però, superata la fase più critica dell’emergenza pandemica, lo slancio verso la digitalizzazione delle PMI italiane è di fronte ad un bivio: riprendere vigore compiendo un grande salto verso nuovi processi e nuovi modelli di business e così sviluppare competitività o assestarsi allo stato attuale mettendo però a rischio la sopravvivenza delle stesse PMI. Elemento da non sottovalutare nella scelta, a sostegno delle imprese che decidono oggi di percorre la via dell’innovazione ci sono anche i fondi messi a disposizione dal PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per il rilancio dell’economia.

A fronte di queste considerazioni, gli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano e Microsoft Italia hanno portato avanti lo studio “Digital Innovation e Digital Transformation nelle PMI italiane”, con l’obiettivo di capire meglio quali meccanismi si sono innescati negli scorsi mesi e quali margini di manovra ci sono guardando al futuro. L’occasione per presentare le principali evidenze della ricerca e commentare i risultati è nata con il webinar organizzato dal Network Digital360, in collaborazione con Microsoft Italia, “Digitalizzazione PMI e PNRR: da esigenza a opportunità per la crescita sostenibile”, che ha avuto come ospiti il Professor Mariano Corso, Co-fondatore e Membro della Commissione Scientifica Osservatori Digital Innovation della School of Management del Politecnico di Milano, Giacomo Frizzarin, Direttore della Divisione Small, Medium and Corporate di Microsoft Italia, e Luba Manolova, Direttore della divisione Microsoft 365.

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L’impatto della pandemia sulla digitalizzazione delle PMI italiane

Ad aprire l’evento è stato Mariano Corso, che prendendo a riferimento i risultati dell’ultima edizione del Digital Economy and Society Index (DESI) prodotto dalla Commissione Europea, ha sottolineato che, nonostante l’Italia si sia posizionata 20esima fra i Paesi UE nella classifica complessiva, in termini di digital intensity è leggermente più avanti rispetto alla media europea: «Le PMI hanno raggiunto un livello di digitalizzazione di base che può e deve essere la premessa per un rilancio ancora più forte grazie alle nuove tecnologie».

Ma che cosa è successo con la pandemia? A questa domanda Mariano Corso ha risposto senza alcuna esitazione: «Un ruolo centrale nella diffusione del digitale nelle PMI lo ha avuto senz’altro lo Smart Working. Nato come una necessità durante la pandemia, ha portato le imprese, anche quelle di piccole e medie dimensioni, ad applicare nuovi modelli di organizzazione del lavoro in modo strutturato o, molto più spesso, in modo destrutturato. Se prima 2 PMI su 3 non mostravano interesse e conoscenza rispetto al lavoro agile, oggi oltre la metà (53%) ha fatto questo salto. Questo è un presupposto importante per la transizione al digitale».

Dal punto di vista culturale la pandemia ha avuto per molte imprese un impatto importante aumentando la consapevolezza dell’importanza del digitale di 1 PMI su 3 (31%), anche se meno della metà di queste (14%) sta investendo nel digitale a causa di altre priorità operative. Per quanto riguarda il budget ICT nel 2021 il 26% delle PMI ha deciso di aumentarlo, il 61% l’ha mantenuto invariato nonostante la crisi e solo il 13% ha ritenuto di doverlo diminuire per far fronte a difficoltà sopraggiunte. E guardando al futuro, nel 2022, il 40% delle PMI prevede di aumentare il budget ICT rispetto al 2021 e più di 1 PMI su 5 ha in programma un investimento importate soprattutto negli ambiti dell’Information Security (56%), del Cloud (46%) e di Industry 4.0 (45%). «L’effetto netto della pandemia è stato dunque un aumento dell’investimento in tecnologia, oltre a una crescente consapevolezza», ha detto Corso, che ha sottolineato che ancora in molte PMI manca un modello organizzativo coerente con il digitale: il 64% ha o prevede di avere un Responsabile IT interno all’azienda e nel 76% non esiste alcuna figura specificatamente dedicata all’innovazione digitale. «La mancanza di una professionalità capace di cogliere le opportunità e di gestire i processi della digital transformation rappresenta un importante campanello d’allarme in vista delle nuove regole del gioco della quarta rivoluzione industriale», ha affermato Corso.

«In sintesi − conclude − le PMI sono sempre più consapevoli dell’importanza del digitale e si dimostrano disposte ed intenzionate ad investire nelle tecnologie. Ci sono ancora delle barriere da superare: la mancanza di cultura manageriale e modelli organizzativi orientati al digitale. È necessario, dunque, per proseguire in questo sforzo fondamentale per la loro competitività, avere un facile accesso a strumenti e servizi che le accompagnino nei diversi livelli di maturità digitale».

Come allocare il budget ICT in modo strategico nel post pandemia

E ad accompagnare le PMI lungo il loro percorso di trasformazione oggi sono in primis i partner tecnologici, come ha sottolineato Giacomo Frizzarin. Le PMI sono, infatti, uno dei capisaldi del piano quinquennale di investimenti, Ambizione Italia #DigitalRestart, messo in pista da Microsoft Italia per un valore di 1,5 miliardi di dollari. Il piano si muove su cinque linee di intervento, e una di esse (si tratta del “Piano per le PMI”) è espressamente dedicata alle piccole e medie imprese con l’obiettivo di aiutarle con servizi, soluzioni, formazione digitale e una rete di partner sul territorio che oggi sono più di 10.000.

Soffermandosi sui dati dello studio relativi alle previsioni di budget ICT, Frizzarin ha messo in evidenzia come sia importante che quei budget vengano ben spesi per aumentare la competitività delle PMI in ambito internazionale con la digitalizzazione, che deve diventare una delle leve più importanti su cui lavorare: «Per compiere realmente il salto digitale, i budget non devono essere utilizzati in modo ‘emotivo’ inseguendo i trend, ma deve essere applicato il modello della piattaforma. Bisogna ragionare sul fatto che puntare sulla tecnologia significa definire, anche dal punto organizzativo, con quali infrastrutture l’azienda opera digitalmente. Questo vuol dire ripensare i modelli di lavoro, la cultura, come interfacciarsi coi fornitori, rivedere il modo in cui si pensa al prodotto. No, dunque, a un patchwork di tecnologie che magari non si parlano. La cosa più importante oggi è far sì che i dati di tutta la catena che costituisce la dorsale dell’azienda possano comunicare tra loro e questo è possibile soltanto pensando in una logica di piattaforma».

Sebbene il Cloud sia uno degli ambiti che catalizza il maggior volume di investimenti con il 30% delle aziende che già ne fa uso, tuttavia non vengono ancora utilizzati i sistemi più avanzati ad oggi disponibili. Per quanto riguarda poi il tema delle competenze, Frizzarin è convinto del fatto che le aziende non debbano affrontare da sole lo skill gap, ma anche in questo caso è compito dei fornitori accompagnarle al meglio nel percorso di conoscenza tecnologica.

In ultimo Frizzarin ha ribadito che è importante allocare una parte degli investimenti su lavoro ibrido, dati e AI. Il Work Trend Index Microsoft 2022 del resto lo mette in luce chiaramente: l’Hybrid Work è la modalità che meglio concilia la necessità di produttività con le nuove esigenze emerse tra i dipendenti nell’era della pandemia e come tale le aziende che mirano a trattenere ed attrarre i migliori talenti non possono fare a meno di costruire un Modern Work Sicuro. Per quanto riguarda l’utilizzo di dati e IA pervasiva, ogni divisione aziendale deve poter scambiare i dati con le altre abbattendo i silos e imparare a sfruttare l’Intelligenza Artificiale per trasformarli in informazioni da utilizzare.

Cyber criminali, una minaccia crescente alla digitalizzazione delle PMI italiane

Ma c’è ancora un altro aspetto centrale, che le PMI non possono trascurare: è il tema della sicurezza, come ha sottolineato Luba Manolova. Con la pandemia e il passaggio dal mondo reale a quello virtuale si sono naturalmente moltiplicate le occasioni di intervento dei cyber criminali, e non è quindi un caso che tra le priorità di investimento ci sia proprio l’Information Security. Tendenza confermata anche da Luba Manolova: «Il panorama delle minacce informatiche non è stato mai così complesso. L’anno scorso come Microsoft abbiamo intercettato più di 35.7 miliardi di email di phishing e abbiamo bloccato più di 25.6 miliardi di attacchi rivolti al furto d’identità. Il costo medio per una violazione di dati è di 110 mila euro nel segmento delle PMI e il 62% di queste aziende non aveva le competenze in house per affrontare i problemi di sicurezza. Il 61% è stato costretto a interrompere le attività a seguito di un attacco cyber».

In questo contesto fortemente sfidante Microsoft, grazie al supporto di un ecosistema che potenzia il portafoglio di servizi e la loro adozione, cerca di offrire un approccio integrato che prevede soluzioni e servizi atti a proteggere end to-end le soluzioni dei clienti, attraverso la gestione dell’identità e degli accessi, la prevenzione della perdita dei dati, la sicurezza del Cloud e delle infrastrutture. «Cinque sono le azioni da mettere in campo – ha suggerito Luba Manolova –: adottare l’autenticazione a più fattori (MFA) per proteggere le credenziali dell’utente; curare la buona “igiene” della posta elettronica; mantenere app e sistemi aggiornati; limitare l’accesso con privilegi minimi riduce possibili violazioni; rallentare gli attacchi con la segmentazione della rete».

PNRR, un’opportunità per la digitalizzazione delle PMI

Il webinar si è concluso con un momento di riflessione sulle opportunità che riserva il PNRR nel processo di digitalizzazione delle PMI italiane. Il prof. Corso ha sottolineato che è la Componente 2 della Missione 1, “Digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo”, la misura più mirata a supportare la trasformazione digitale delle imprese. Con 23,89 miliardi direttamente destinati alle aziende private, l’obiettivo principale è aumentare la competitività del sistema produttivo rafforzando il tasso di digitalizzazione, innovazione, tecnologia e internazionalizzazione. Guardando la suddivisione dell’investimento balza all’occhio che 13,38 miliardi di 23,89 siano dedicati proprio alla Transizione 4.0 che finanzia l’acquisto di beni capitali, che permette di portare avanti progetti di ricerca, sviluppo e innovazione connessi al business, e che supporta le attività di formazione e crescita delle competenze con piani ad hoc per la riqualificazione del management e il reskilling del personale per perseguire l’innovazione.

In merito alle indecisioni espresse dalle aziende su se e come utilizzare i fondi messi a disposizione dal PNRR, secondo Mariano Corso «occorre fare un grande sforzo di divulgazione e accompagnamento nei confronti delle imprese. Sono in ballo tante risorse ed è importante che ci si impegni in investimenti di qualità in grado di innescare un processo di cambiamento di lungo periodo, agile, collaborativo e continuo».

In linea Giacomo Frizzarin: «Il PNRR è un’occasione incredibile e ci auguriamo di poterlo sfruttare con semplicità. Come Microsoft stiamo cercando di rendere più immediato il ricorso a queste risorse grazie anche il lancio di iniziative in partnership con realtà del calibro Unicredit, Poste Italiane e Vodafone, che ci permettono da un lato di aiutare le imprese a definire la domanda e dall’altro di confezionare un’offerta che con gran semplicità riesca a sfruttare i fondi messi a disposizione dal PNRR».

Conclude il giro di considerazioni Luba Manolova: «La possibilità di fruire pienamente delle risorse del PNRR va sfruttata. Una delle evidenze della ricerca che mi ha stupito in questo senso è che ancora pochissime imprese sono al corrente dell’esistenza di un credito d’imposta per la digitalizzazione e dei voucher per la formazione digitale. La partnership di Microsoft col Politecnico di Milano risponde proprio a questa necessità di formare le nuove competenze per guidare la Digital Transformation. Auspichiamo che i tavoli istituzionali possano introdurre anche altri nuovi meccanismi che ancora di più accelerino la fruizione dei fondi, come sta accadendo in altri Paesi europei».

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