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Intelligenza Artificiale nel lusso: come l’AI sta trasformando Marketing e Customer Experience



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Tecnologie cognitive e algoritmi evoluti stanno ridefinendo il modo in cui i brand più esclusivi interagiscono con i propri clienti. Un’analisi della crescente integrazione di soluzioni digitali intelligenti nei processi di relazione, produzione e vendita, tra personalizzazione estrema, efficienza operativa e nuove modalità di ingaggio ibrido

Pubblicato il 16 giu 2025

Giusi Disanto

Consultant P4I, Partners4Innovation – Data & AI

Antonio Dimitrov

Junior Consultant – P4I, Partners4Innovation – Data & AI



luxury retail

Il settore del lusso ha sempre puntato sull’eccellenza artigianale e su esperienze altamente personalizzate per soddisfare le aspettative elevate della clientela. Oggi questa tradizione incontra l’innovazione tecnologica: l’Intelligenza Artificiale (AI) e il digitale stanno diventando motori trainanti di una trasformazione del business lungo tutta la catena del valore del lusso, dalla Supply Chain al retail, dal CRM al design di prodotto, fino alla Customer Experience, sia digitale che fisica.

I brand più prestigiosi stanno investendo in soluzioni AI per ottimizzare le operazioni senza compromettere l’esclusività, e per creare nuove forme di interazione con il cliente. Secondo il report sull’utilizzo dell’AI nel settore del lusso di Luxonomy, il mercato globale dell’AI nel lusso raggiungerà i 3 miliardi di dollari entro il 2025, e il 78% delle aziende del lusso considera l’AI una priorità strategica per i prossimi tre anni. Circa il 60% dei brand del settore ha già implementato progetti di AI in ambiti come l’esperienza cliente, la logistica o la sicurezza, e quasi la metà la utilizza per migliorare la personalizzazione nelle strategie di marketing.

Analizziamo, quindi, come diverse tecnologie AI – dalla computer vision al natural language processing (NLP), dai motori di raccomandazione agli analytics predittivi fino alla Generative AI – vengono implementate lungo tutta la filiera del lusso, attraverso esempi di come questi strumenti stanno trasformando retail, marketing, CRM e Customer Experience.

Marketing e CRM: conoscere e coinvolgere il cliente con l’AI

L’AI nel marketing sta avendo un impatto notevole, soprattutto nell’analisi dei dati dei clienti (CRM) e nella personalizzazione delle campagne. I brand del lusso tradizionalmente vantano una conoscenza diretta dei propri clienti VIP – vendite su appuntamento, personal shopper dedicati, eventi privati – ma con la digitalizzazione i touchpoint si sono moltiplicati (eCommerce, social media, app, etc.), generando una mole di dati preziosa che l’AI può trasformare in azioni mirate.

Una prima area è quella dei motori di raccomandazione e segmentazione avanzata. Ad esempio, Louis Vuitton ha sviluppato un sistema AI che elabora lo storico acquisti di ciascun cliente per raccomandare prodotti esclusivi in linea con i suoi gusti. Se un cliente ha acquistato in passato diverse borse Capucines in colori neutri, l’AI potrebbe segnalarle via newsletter o app l’arrivo di un nuovo modello in edizione limitata in tonalità simili, aumentando la rilevanza dell’offerta.

Allo stesso tempo, il modello può identificare micro-segmenti di clientela basandosi non solo su criteri demografici, ma su comportamenti reali: ad esempio gli “amanti dell’orologio sportivo in titanio”, oppure i “collezionisti di sneaker di lusso”. Cartier, dal canto suo, analizza le abitudini d’acquisto dei clienti VIP per personalizzare le campagne pubblicitarie. I big spender di alta gioielleria ricevono inviti e cataloghi su misura, in base a ciò che l’AI ha compreso dei loro interessi (pietre preferite, design classici vs moderni, ecc.), assicurando che ogni comunicazione risulti rilevante e “tailor-made”. Questo porta non solo a tassi di risposta più alti, ma rafforza il legame emotivo: il cliente percepisce che il brand lo conosce profondamente.

Un altro contributo importante dell’AI è nella predizione dei trend e del comportamento dei consumatori, a supporto sia del marketing che del merchandising. Burberry, pioniere digitale nel settore, utilizza modelli di machine learning per prevedere quali tendenze moda avranno successo ogni stagione. Incrociando dati di vendita, ricerche online e buzz social, l’AI può, ad esempio, suggerire che nella prossima stagione Primavera/Estate ci sarà un ritorno del motivo tartan (storico per Burberry) tra le generazioni giovani, o che una palette di colori avrà particolare appeal in Asia.

In base a queste previsioni, Burberry può orientare sia la produzione (quantità, assortimento) sia le sue campagne marketing, puntando sui temi più promettenti. Si tratta di anticipare la domanda, qualcosa di cruciale nel lusso, dove individuare il prossimo trend può valere centinaia di milioni, mentre un errore può lasciare invenduto costoso in magazzino.

L’AI sta trasformando anche la creazione di contenuti marketing. Nel 2023-2024 abbiamo assistito ai primi esempi di utilizzo di Generative AI per campagne pubblicitarie. Dolce & Gabbana ha sperimentato la generazione di immagini e video tramite AI da utilizzare sui social media. Questo consente di produrre velocemente varianti di creatività – ad esempio, visual di una borsa in ambientazioni artistiche diverse – e testare quale attira di più l’attenzione del pubblico, ottimizzando la comunicazione. Allo stesso modo, Chanel ha iniziato a usare l’AI per generare contenuti esclusivi tarati sugli interessi dei clienti di alto valore.

Ad esempio, a clienti appassionati di arte e design potrebbero essere inviati storytelling visivi generati dall’AI che collegano una nuova collezione di alta gioielleria ai movimenti artistici preferiti da quella persona (informazione dedotta dai suoi comportamenti social). È un livello di personalizzazione del contenuto impossibile da raggiungere manualmente su larga scala. Naturalmente, questi contenuti AI vengono supervisionati dai team creativi per aderire ai codici estetici e di linguaggio della maison. L’obiettivo non è sostituire i fotografi o copywriter, ma aumentare la capacità di produrre materiale altamente targettizzato e potenzialmente in tempo reale.

Oltre ai contenuti organici, anche l’advertising a pagamento beneficia dell’AI. Marchi come Rolex e Omega, leader nell’orologeria di lusso, hanno implementato piattaforme di Programmatic Advertising ottimizzate dall’AI, ottenendo un incremento dei tassi di conversione fino al 20%. In pratica, l’AI gestisce automaticamente le inserzioni online (banner, ads sui social, ricerca sponsorizzata) adattando offerte e creatività al pubblico e al contesto migliore. Se un utente ha visitato il sito di Omega mostrando interesse per il modello Seamaster, l’AI potrebbe proporgli su Instagram un video-ads specifico di quel modello con una call-to-action su un’edizione limitata, il tutto calibrando il budget in modo efficiente. I risultati indicano campagne più efficaci e meno sprechi di investimento pubblicitario grazie alla migliore mira dell’AI.

Retail e Customer Experience: la boutique diventa phygital e smart

Non possiamo parlare di marketing del lusso senza citare la Customer Experience (CX) e il servizio clienti, dove NLP e chatbot AI stanno emergendo. Molti brand hanno introdotto virtual assistant sui siti web o app che guidano l’utente come farebbe un concierge in boutique.

Ad esempio, Chanel ha sviluppato assistenti virtuali in grado di offrire raccomandazioni di prodotto personalizzate e consigli di stile in tempo reale, simulando l’esperienza di un consulente di moda online. Ponendo domande sulle preferenze (“Preferisci uno stile classico o moderno?”, “Per quale occasione cerchi un abito?”), il chatbot, addestrato su una vasta conoscenza di moda, riesce a proporre una selezione mirata dal catalogo, con un tono conversazionale curato secondo l’eleganza della maison. Allo stesso tempo impara dalle interazioni, migliorando col tempo la pertinenza delle sue risposte. Questi chatbot fungono anche da assistenti alle vendite interni: possono suggerire agli operatori umani del customer service quale prodotto proporre a un cliente basandosi sui dati (es. “il cliente ha nel carrello un portafoglio, potresti abbinarci una cinta coordinata che spesso è acquistata insieme”).

Con l’AI e il digitale, i confini tra esperienza fisica e digitale si stanno assottigliando in quello che viene spesso chiamato mondo “phygital”. Le tecnologie come la computer vision, l’AR (realtà aumentata) e i sensori intelligenti, orchestrate da algoritmi, stanno trasformando il modo in cui i clienti interagiscono con i prodotti e con il marchio, sia in negozio che online.

Un’area di forte adozione sono le esperienze di virtual try-on, ovvero la possibilità per il cliente di “provare” virtualmente prodotti come abbigliamento, accessori o cosmetici tramite applicazioni digitali. Oltre un 35% dei brand del lusso ha già implementato soluzioni di realtà aumentata per arricchire la Customer Experience. Gucci è stata tra i precursori: già dal 2019 ha lanciato funzioni AR sulla sua app mobile e tramite partnership con Snapchat, consentendo ai clienti di provare virtualmente occhiali da sole e sneaker Gucci usando la fotocamera dello smartphone. Il sistema sfrutta algoritmi di riconoscimento facciale e tracciamento 3D per sovrapporre in modo realistico l’accessorio sul volto o sul piede dell’utente in tempo reale.

Questa trovata non solo è diventata virale tra i più giovani, ma ha anche trainato le vendite online, poiché riduce l’incertezza sull’acquisto di articoli costosi senza provarli fisicamente. Sulla scia di Gucci, molti altri hanno seguito: Dior ha sviluppato una tecnologia basata su AI per far provare virtualmente il make-up (rossetti, ombretti) alle clienti direttamente dal sito o su app, ancor prima di recarsi in negozio. Anche i brand cosmetici di L’Oréal Luxe (Lancôme, YSL Beauty) offrono strumenti simili, con benefici tangibili come meno resi di prodotto e clienti più soddisfatte della scelta.

Sul fronte esperienza digitale pura, oltre alla realtà aumentata già citata, c’è l’ascesa di assistenti virtuali e showroom online immersivi. Alcuni brand stanno creando vere e proprie boutique virtuali in 3D dove un avatar-assistente (spesso mosso da AI conversazionale) guida il cliente come farebbe in negozio. Ad esempio, Dior e Louis Vuitton stanno sviluppando assistenti virtuali AI in grado di seguire il cliente lungo il processo di acquisto online, rispondendo a domande complesse e adattando i suggerimenti in base alle interazioni in tempo reale. Immaginiamo di chattare o parlare vocalmente con l’assistente Dior online: “Sto cercando un abito da sera per un evento di gala, ma nulla di troppo tradizionale”.

L’assistente AI comprende i requisiti (grazie all’NLP) e propone alcuni modelli, spiegando anche dettagli su tessuti e ispirazione della collezione, come farebbe un addetto alle vendite esperto. Questo tipo di Conversational Commerce evoluto è reso possibile dai progressi delle AI tipo chatbot avanzati (sulla scia di ChatGPT, opportunamente addestrati sul catalogo e lo stile del brand). L’obiettivo è rendere l’e-commerce di lusso coinvolgente e guidato, quasi come un videogioco interattivo, anziché un semplice catalogo click-and-buy.

In termini di risultati, l’integrazione di AI e digitale nel retail del lusso sta portando benefici misurabili: maggior coinvolgimento e soddisfazione del cliente, tempo di permanenza più lungo (un cliente che interagisce con un’installazione digitale resta più a lungo in negozio, con maggior probabilità di acquisto), aumento del tasso di conversione sia in store che online. Inoltre, i dati raccolti (con il consenso) durante queste interazioni arricchiscono ulteriormente la conoscenza 360° del cliente.

Benefici e sfide strategiche di una trasformazione AI-driven nel luxury retail

Dall’analisi emergono chiaramente i benefici che l’AI e il digitale possono portare alle aziende del lusso:

  • Efficienza operativa e decisionale: dalla Customer Experience personalizzata al marketing mirato (meno dispersione di budget, ROI più alti), l’AI rende molti processi aziendali data-driven, riducendo costi e tempi. In un settore dove scelte sbagliate sono molto onerose, poter contare su previsioni e simulazioni accurate rappresenta un vantaggio competitivo enorme.
  • Personalizzazione estrema e Customer Experience migliorata: l’AI consente di trattare ogni cliente come un “segmento di uno”, offrendo raccomandazioni e contenuti su misura. Nel lusso, dove il cliente vuole sentirsi unico, questo scala l’approccio tradizionale del personal shopper a milioni di utenti online. Inoltre, le esperienze arricchite da AI (virtual try-on, assistenti virtuali, etc.) aumentano la soddisfazione, l’ingaggio e spesso anche le vendite e la fidelizzazione.
  • Brand equity e rilevanza: posizionarsi come innovatori tech può ringiovanire l’immagine del marchio e attrarre nuove generazioni, senza necessariamente alienare la clientela tradizionale se fatto considerando l’heritage del brand.

Naturalmente, esistono anche sfide e criticità specifiche nell’adozione dell’AI nel lusso, che le aziende devono affrontare strategicamente:

  • Mantenere l’esclusività e il tocco umano: una delle preoccupazioni principali è che un’eccessiva automazione possa compromettere quel calore, quella cura e quell’artigianalità che costituiscono l’essenza del lusso. La vera sfida è quindi adottare l’AI senza sacrificare l’anima artigianale del brand. Occorre trovare un equilibrio tra efficienza tecnologica e intervento umano, integrando l’AI in modo efficace attraverso approcci human-in-the-loop. Questo significa, ad esempio, usare l’AI per raccogliere dati, generare suggerimenti o ottimizzare i processi, ma lasciare che siano le persone a gestire i momenti chiave dell’interazione con il cliente, garantendo quel livello di servizio personalizzato e autentico che l’AI non può replicare.
  • Integrazione con identità e cultura del brand: alcune maison del lusso temono che l’introduzione dell’AI possa snaturare la propria visione artistica. Direttori creativi e artigiani possono vedere l’AI come una minaccia alla libertà espressiva e all’unicità del brand. La sfida è culturale: serve accompagnare il cambiamento, formare il personale e mostrare che l’AI è uno strumento a supporto, non un sostituto. Inoltre, l’AI va personalizzata: va addestrata su dati coerenti con lo stile, il tone of voice e i valori del marchio. Questo richiede competenze specifiche e una leadership con visione.
  • Privacy e fiducia: la gestione dei dati personali richiede la massima attenzione e rigore. Proteggere le informazioni sensibili e garantire il rispetto della privacy non è solo un obbligo normativo, ma una condizione imprescindibile per costruire fiducia. Le aziende del lusso devono investire non solo in soluzioni di cybersecurity, intelligenza artificiale e compliance, ma anche in strategie di comunicazione trasparente, capaci di spiegare il valore dell’utilizzo dei dati in modo etico e orientato al cliente. La fiducia è un asset fondamentale: un data breach o una polemica sulla sorveglianza in negozio potrebbero danneggiare gravemente la reputazione prestigiosa di una maison.
  • Qualità dei dati e complessità tecnica: l’AI è potente quanto i dati che la nutrono. Molti luxury brand hanno sistemi legacy e dati clienti frammentati per regione o canale. Un progetto AI efficace richiede spesso di unificare basi di dati (online + negozi + CRM eventi, etc.) e aggiornare le infrastrutture IT. Si tratta di progetti impegnativi e costosi. Inoltre, sviluppare AI su misura (es. un algoritmo di raccomandazione tarato per un brand luxury con poche referenze ma altissimo valore unitario) può non essere semplice con le piattaforme generaliste: serve personalizzazione. Insomma, l’adozione dell’AI richiede un percorso di trasformazione digitale più ampio, non è un semplice tool da aggiungere – le aziende devono esserne consapevoli e allocate risorse adeguate, magari con partner tecnologici.
  • Valorizzare i benefici e misurare il ritorno degli investimenti: per favorire l’adozione dell’AI in azienda è essenziale comunicare con chiarezza i vantaggi concreti che può portare. Senza una visione chiara dei benefici, il rischio è che l’AI venga percepita come un costo e non come un’opportunità. La sfida è quindi culturale e strategica: occorre coinvolgere i diversi team, identificare obiettivi misurabili e dimostrare l’impatto sui processi, sull’efficienza e sull’esperienza del cliente. Inoltre, è fondamentale dotarsi di metriche adeguate per valutare il ritorno sull’investimento, sia in termini economici che di valore generato.

L’Intelligenza Artificiale e le tecnologie digitali rappresentano per il settore del lusso un’occasione unica di evoluzione nel rispetto della propria identità. Come emerso durante l’e-P Summit 2025, l’AI ha ormai superato la fase sperimentale ed è diventata una componente operativa e strategica nei processi aziendali, integrandosi lungo l’intera catena del valore, dalla produzione alla distribuzione omnicanale, fino alla personalizzazione dell’esperienza cliente. La vera sfida, oggi, è bilanciare la spinta dell’innovazione con la coerenza dei valori fondanti del brand e con il tocco umano che rende il lusso autentico e distintivo.

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