Nell’era della trasformazione digitale e della business agility le tecniche Low code e No code nascono per ridurre – o eliminare del tutto – la necessità di scrivere codice per lo sviluppo e il deployment di applicazioni aziendali.
Questo sistema innovativo di sviluppo software cerca di colmare la distanza tra IT e business, semplificando il più possibile il ciclo di vita delle applicazioni (development, deployment e aggiornamento). In questo modo si ottiene più produttività dagli sviluppatori e, soprattutto, si dà agli utenti di business un ruolo – più o meno consistente, a seconda dei casi – all’interno del lifecycle dell’applicazione stessa.
Low code e No code: esempi
Con le tecniche Low code e No code gli sviluppatori, avvalendosi di piattaforme ad hoc, descrivono la struttura logica dell’applicazione, ne definiscono i requisiti, le funzionalità e i suoi building blocks usando un intuitivo approccio drag-and-drop e tool ‘visual’, cui l’intelligenza della piattaforma fa seguire la compilazione e il deployment automatico. Alcune piattaforme dispongono di funzionalità BPM (Business Process Management), ovvero di strumenti che permettono di progettare, eseguire e ottimizzare i processi aziendali, oltre a una ricca dotazione di componenti out-of-the-box come template, connettori e plug-in per i sistemi aziendali che semplificano ulteriormente tutte le operazioni. Esempi evidenti della filosofia Low code/No code sono Google AppSheet e Microsoft PowerApps.
I vantaggi per l’azienda
Sfruttando questo nuovo approccio allo sviluppo di applicazioni aziendali, le imprese ottengono innumerevoli vantaggi:
- Supporto efficace agli sviluppatori professionisti in tutte le fasi che del ciclo di vita applicativo.
- Maggior coinvolgimento degli utenti di business, che a prescindere della complessità del progetto e dal carattere low-code o no-code possono dare un contributo di maggiore impatto rispetto alle metodologie tradizionali.
- Aggiornamento rapido e continuo delle app, che allinea l’IT alle continue richieste del business.
- Capacità di sperimentare e di innovare.
- Consegna rapida di nuove applicazioni.
- Migliore collaborazione tra l’IT e le altre divisioni aziendali.
- Riduzione dello Shadow IT: la velocità di sviluppo scoraggia il ricorso a soluzioni di terze parti al di fuori del controllo dell’IT.
La trasformazione digitale esige uno sviluppo di app veloce
Secondo Gartner, la domanda di sviluppo di applicazioni business sta crescendo con una velocità cinque volte superiore rispetto alla capacità dell’IT di soddisfarla e questo spiega perché si parli così spesso di un ‘gap’ tra le esigenze del business e l’IT.
A 2021 inoltrato, infatti, le aziende fondano sul digitale, sull’analisi dei dati e sulle applicazioni il proprio vantaggio competitivo, la capacità di essere innovative e di perfezionare la customer experience in mercati che cambiano con una velocità mai vista. Le esigenze del business si scontrano tuttavia con la realtà di un IT che non sempre riesce a soddisfarne le richieste in modo rapido, efficace e tempestivo.
I motivi sono diversi: pressione in costante crescita, skill gap, progetti complessi, alcune inefficienze come l’impiego delle risorse migliori su attività a scarso valore aggiunto. Uno studio di Creatio è molto chiaro in proposito: quando il business richiede lo sviluppo di custom applications, il problema principale dell’IT è riuscire a soddisfarne i requisiti nei tempi richiesti. Questo abbatte il time-to-value e riduce il vantaggio competitivo rispetto ai competitor più agili e che fin dalla loro nascita (si pensi a fintech, insurtech, regtech…) hanno sempre dato all’IT – in termini di infrastruttura e di risorse per lo sviluppo applicativo – un ruolo strategico per il proprio business.
Più agilità alle aziende avvicinando IT e business
Colmare il gap tra IT e business è dunque fondamentale, ma non è banale, perché da un lato l’IT ha difficoltà nell’acquisire risorse con competenze avanzate di sviluppo, dall’altro non può investire in modo indefinito e sulla base di mercati (e quindi richieste e progetti interni) del tutto imprevedibili. I concetti di sviluppo Low code e No code affrontano il problema da una prospettiva diversa.
Semplificando le fasi di sviluppo, deployment e aggiornamento delle applicazioni IT e business si possono avvicinare in modo importante. In particolare, si ottiene un’accelerazione del time-to-market (e time-to-value), che va a riflettersi sull’agilità dell’azienda rispetto ai trend di mercato e alle nuove esigenze dei clienti.
Le differenze tra Low code e No code
Nonostante lo scopo sia lo stesso e non traspaiano particolari differenze a livello di UI tra piattaforme di sviluppo Low code e No code, in realtà le due espressioni si riferiscono a concetti diversi.
Low code è un modo, o meglio un metodo, che permette agli sviluppatori di accelerare il design delle applicazioni riducendo al minimo gli interventi manuali e azzerando le parti ripetitive. Il software viene realizzato con le stesse metodologie di sempre, ma con una tecnica basata sul drag-and-drop di blocchi di codice all’interno di workflow. Le piattaforme Low code sono quindi usate da sviluppatori professionisti ed enterprise architect, che in questo modo possono concentrarsi sugli aspetti innovativi e core dell’applicazione lasciando alla piattaforma buona parte del carico di lavoro a scarso valore aggiunto. I benefici sono evidenti: velocità, deployment con un click, ROI elevato e minori risorse necessarie per portare a termine i progetti, solo per citarne alcuni.
Le piattaforme No code rappresentano il massimo grado di avvicinamento tra sviluppo applicativo e business. Come facilmente intuibile dal nome, queste soluzioni sono dedicate a utenti che non hanno competenze di sviluppo: utenti di business, quindi, ma anche personale IT non dedicato al software. Le piattaforme No code dispongono di strumenti predefiniti, template e workflow semplificati che permettono all’azienda e ai suoi utenti di adottare un vero approccio self service allo sviluppo delle applicazioni.
Il concetto è molto simile a quello della Self BI (Business Intelligence) con cui gli utenti di business effettuano analisi e reporting senza scrivere una riga di codice né dover contattare l’IT. Anche in questo caso, i benefici sono evidenti: no-code è perfetto per applicazioni indirizzate a specifici requisiti di business (BPM) o per rispondere a necessità di integrazione piuttosto semplici ma che richiederebbero all’IT diverso tempo a causa degli innumerevoli progetti nei quali gli sviluppatori sono coinvolti.
L’approccio No code è una manifestazione di Citizen Development, un concept secondo cui gli utenti finali della soluzione sono anche coloro che si occupano del suo sviluppo tramite strumenti approvati dall’IT (no Shadow IT). Secondo Gartner il 61% delle aziende ha già implementato iniziative di Citizen Development o è in procinto di farlo.
Il futuro di Low code e No code fa rima con AI
Semplificare la programmazione, rendendo lo sviluppo del software più rapido e accessibile ai più è un obiettivo che esiste da decenni. Le piattaforme Low code e soprattutto quelle No code, hanno senz’altro raggiunto un punto molto avanzato di questo percorso, ma c’è da scommettere che non sarà l’ultimo.
In particolare, è l’impiego di tecniche di AI al Citizen Development ad essere particolarmente interessante e promettente per il futuro. Nell’ormai “lontano” 2018, Gartner affermò che “i non professionisti saranno in grado di utilizzare strumenti basati su AI per generare automaticamente nuove soluzioni […] grazie alle quali ci aspettiamo di raggiungere un nuovo livello di flessibilità”.
Mentre l’AI supporta già i programmatori in diversi modi, come l’ottimizzazione del codice, l’identificazione/correzione automatica dei bug e la generazione di nuovo codice, il concetto espresso da Gartner pare molto più ampio, volendo abbracciare un concetto lato di assistenza intelligente allo sviluppo del software e della logica sottostante, fondamentale per estendere sempre di più le capacità di sviluppo delle applicazioni e focalizzare le risorse IT verso i progetti più sfidanti e ad elevato valore aggiunto.
Piattaforme low code enterprise
Sul mercato sono già disponibili diverse piattaforme low code. Il Magic Quadrant for Enterprise Low-Code Application Platforms di Gartner nel 2020 comprendeva nell’area dei “Leaders” Appian, Service Mendix, Microsoft, OutSystems e Salesforce mentre Oracle (APEX) si posiziona nel settore dei “Challengers”. AgilePoint, Creatio),Kintone, Quick Base, figurano tra i “Niche Players”, e Betty Blocks e Pega Zoho e Oracle (Visual Builders) tra i “Visionaries”.