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Employee Advocacy: che cos’è, come e perché attuarla in azienda

I dipendenti sono i migliori ambassador per promuovere il brand e i suoi prodotti, condividere valori e cultura aziendale. Per creare un programma efficace, è necessario coinvolgere in modo appropriato le persone, secondo un percorso in genere definito dall’ufficio Marketing, dalle funzioni HR e Comunicazione Interna. Ecco cosa sapere

Aggiornato il 06 Nov 2023

employee advocacy

Il passo dalla semplice Brand Awareness alla Employee Advocacy è spesso breve in azienda, soprattutto se fatto con programmi volti a rendere i dipendenti portatori della comunicazione e dei valori aziendali attraverso i profili social personali, rendendoli così ambasciatori del brand sia verso altri dipendenti che verso l’esterno.

Quanto più infatti la trasformazione digitale avanza nella nostra quotidianità, tanto più si nota l’efficacia del personal branding e della capacità di influenzare gli altri, amici/conoscenti o follower che siano, attraverso i nostri commenti e opinioni. Si pensi, ad esempio, a tutto il grande tema dell’Influencer Marketing oltre dell’ancor più sdoganato passaparola “word of mouth”, capace di coinvolgere e avvicinare le persone ai brand più dei brand stessi. Questo per una questione di fiducia, il così detto “trust”, che si sviluppa più facilmente da persona a persona, grazie al processo di identificazione, andando a colmare la distanza che può esserci a volte coi marchi.

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Employee Advocacy di cosa si tratta

Per programma di Employee Advocacy e/o Social Advocacy s’intende un sistema organizzato di azioni e contenuti volto a valorizzare e migliorare il coinvolgimento, il cosiddetto “engagement” interno ed esterno, dei dipendenti, ad iniziare da quelli con doti particolari: un tipico caso è quello di chi ha una buona presenza sui social, che attraverso i post riesce a ingaggiare gli altri colleghi. I dipendenti che aderiscono diventano voci e volto dell’azienda, raccontandone la quotidianità anche fuori dai temi di business.

Come attivare un programma di Employee Advocacy

Una volta definito il quadro generale in cui muoversi – di solito a farlo è l’ufficio Marketing e Communicazione in accordo con la funzione HR e con la comunicazione interna -, un buon programma di Employee Advocacy prevede l’individuazione degli Ambassadors, ossia degli apripista del progetto, persone già molto attive e presenti sui social a livello personale oltre che professionale, con sviluppate doti comunicative su uno o più canali.

Per individuare questi “ambasciatori” è sempre meglio lanciare un’iniziativa specifica, un contest se non un vero e proprio programma, e lasciare alle persone la libertà di aderire su base volontaria. Il segreto per avere una buona base di adesioni è premiare la partecipazione con incentivi e remunerazioni specifiche.

Che cosa devono fare gli Ambassador

Gli Ambassador sono il volto anche se virtuale dell’azienda, attraverso le loro parole, i loro punti di vista raccontano o amplificano i messaggi dell’azienda sui propri canali social e/o addirittura su quelli dell’azienda. Non sono rari i casi in cui è chiesto a un dipendente se ha interesse a gestire un account social aziendale. Gli Ambassador sono quindi d’esempio per gli altri dipendenti, una guida e un riferimento anche rispetto al mondo esterno, capace di informare chiunque sia interessato a conoscere l’azienda, magari non solo dal punto di vista business.

Attraverso quali strumenti si gestiscono i programmi di Employee Advocacy

I messaggi da condividere con Ambassador e altri dipendenti interessati al programma sono veicolati in svariati modi: si va dal tradizionale invio di email alla creazione di sezioni ad hoc sulla intranet aziendale fino ad arrivare ai tool di programmazione social più organizzati.

Molte aziende medio/grandi hanno oramai una decisa presenza social, con almeno 2-3 canali, e in alcuni casi oltre al sito aziendale istituzionale hanno anche un blog. Per gestire e monitorare tutte queste fonti e contenuti è comodo dotarsi di strumenti di Social Advocacy come, ad esempio, Sociabble che permette di gestire il flusso delle comunicazioni definendo dove postare e cosa, oltre che tenere ingaggiati i dipendenti dell’azienda attraverso una serie di comunicazioni e messaggi veicolati attraverso la piattaforma stessa.

Ma i tool di Employee Advocacy non vanno solo verso l’esterno, ma anche verso l’interno.

Workplace by Meta

Si pensi infatti a un modello di intranet avanzato com’è oggi Workplace by Meta, piattaforma digitale intuitiva e altamente interattiva, progettata per migliorare la collaborazione e l’engagement dei dipendenti via post social. Grazie a funzionalità come gruppi, chat, videocall, spazi di collaborazione virtuali e live streaming, Workplace by Meta permette ai team di comunicare in modo rapido ed efficace, indipendentemente dalla loro posizione geografica.
I dipendenti possono condividere idee, progetti e documenti in tempo reale sulla propria bacheca “newsfeed” così come nei gruppi d’appartenenza grazie a una UX famigliare (è molto simile a Facebook ndr), promuovendo così una cultura aziendale inclusiva oltre a una maggiore efficienza operativa.

Hi di Digital Attitude

Per restare sempre in ottica di tool innovativi e integrati abbiamo anche Hi (habit inspiring platform) di Digital Attitude società parte del Gruppo DIGITAL360, piattaforma SaaS white label a supporto dell’innovazione digitale in azienda. Hi è caratterizzata da messaggi pop up coinvolgenti e interattivi che interagiscono con l’utente mentre è in navigazione. Il suo obiettivo? Veicolare call-to action chiare per guidare subito l’utente all’azione grazie a elementi visivi e accattivanti. Quest’applicazione risulta ideale per lavorare su temi come la comunicazione, l’engagement delle persone, l’orchestrazione di tool e processi, esperienze innovative di e-learning e di Change Management.

Con che frequenza vanno lanciati i programmi

Una volta lanciato, il programma deve essere gestito con continuità e costanza, ed essere rinnovato nel tempo a livello di contenuti e modalità. Si tratta di una leva importante per migliorare l’Employer Branding, coinvolgendo e conoscendo di più i dipendenti, ma è anche un buon punto di aggancio verso l’esterno in quanto influenza la percezione del brand sia verso clienti/prospect sia verso possibili talenti da attirare in azienda.

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Articolo originariamente pubblicato il 12 Nov 2020

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