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Banche e Fintech, l’innovazione richiede integrazione e un approccio sartoriale

Per semplificare la complessità in un settore che utilizza molteplici soluzioni tecnologiche e rigidamente normato come quello finanziario, occorrono uno studio attento delle esigenze e soluzioni ritagliate su misura. Parlano Nicoletta Cocchini e Fabrizio Lenzini, rispettivamente Ceo e direttore commerciale di Nextmind

Pubblicato il 13 Gen 2023

Immagine di Andrew Derr da Shutterstock

In che modo le soluzioni digitali – e in particolar modo quelle che fanno leva sul cloud e sulla metodologia DevOps – possono rendere più agile il settore finanziario? E cosa occorre per abilitare in tempi rapidi e con procedure sicure la vera innovazione di processo per banche e società di gestione del risparmio (SGR)? Nicoletta Cocchini e Fabrizio Lenzini, rispettivamente Ceo e direttore commerciale di Nextmind, società toscana di sviluppo software e digital consulting, non hanno dubbi. «Di fondamentale importanza è l’ingegnerizzazione di connettori in grado di integrare e interfacciare i software già presenti in azienda con le nuove piattaforme, da progettare e sviluppare in base a precisi studi di usabilità dei sistemi e soprattutto con un approccio sartoriale, visto che ogni organizzazione ha le proprie esigenze e peculiarità».

Conoscere le esigenze di un settore estremamente complesso

Quella di Cocchini e Lanzini è una convinzione maturata attraverso l’esperienza diretta con un settore che negli ultimi anni ha dovuto affrontare una trasformazione tanto radicale quanto repentina, rispetto alla quale l’azienda sta ricoprendo un ruolo rilevante, in qualità di specialista Fintech sempre più accreditato. «A mio modo di vedere, il Finance si è sempre configurato come una sorta di puzzle, con incastri tra reparti che lavorano con la logica dei compartimenti stagni, frutto di anni di stratificazioni tecnologiche, con standard di settore rigorosi e framework normativi ancora più rigidi», dice Lenzini. «Allo stesso tempo, parliamo di un mondo organizzato in strutture multisede, sia nazionali che internazionali, e che ricorre, oltre al personale interno anche a collaborazioni esterne e a figure professionali altamente specializzate, come i promotori finanziari».

Per governare un mosaico così complesso non è sufficiente mettere al servizio di ciascun ecosistema strumenti tecnologici avanzati: bisogna anche diffondere la cultura dell’innovazione a tutti i livelli aziendali e modificare l’approccio al management, introducendo elementi di Agile organization. Tutto, ovviamente, parte dall’assesment e, ancora prima, dall’ascolto delle esigenze manifestate dai clienti.

«Nextmind si sta trasformando in una FinTech a tutti gli effetti», rimarca Lanzini. «Sfruttando la suite Liferay, ottimizzata per la creazione e la gestione di web portal aziendali, siamo in grado di costruire oggetti e funzionalità stand alone che si integrano in maniera orizzontale in qualsiasi tipologia di banca, trovando piena applicabilità sui clienti dell’istituto e sulla filiera, e garantendo la giusta flessibilità per essere adattati ad altri use case. Alcuni di questi prodotti nascono su nostra iniziativa, dall’osservazione delle dinamiche di un comparto che ormai conosciamo a fondo; altre idee arrivano invece direttamente dalle persone che lavorano all’interno di quei contesti, e che ci guidano nella system integration a livello di processo».

All’interno del settore bancario, d’altronde, secondo Cocchini ci sono poche realtà che dispongono di un team IT corposo disposto a sviluppare un’unica piattaforma di proprietà che permetta di gestire tutto lo scibile. Tendenzialmente si preferisce costruire architetture modulari, da espandere di volta in volta con componenti ad hoc.

Soluzioni Fintech su misura

«Noi nasciamo come sviluppatori di software, e ci occupiamo di realizzare connettori che attraverso le API integrino i nostri sistemi con altre piattaforme, a partire da CRM, ERP e soluzioni terze», aggiunge Lenzini. «Siamo ben consapevoli che i nostri programmi non vivono mai da soli, ma devono innestarsi in ecosistemi complessi: la sfida, dunque, è fondamentalmente quella di capire come vanno interconnessi».

Per questo Nextmind, nonostante la continua crescita organica, continua a prediligere un approccio sartoriale. «Soprattutto quando si parla di Fintech, preferiamo riservarci il tempo necessario a comprendere a fondo i requisiti di un determinato processo, a realizzare una documentazione completa e approvata dal team che dovrà utilizzare la soluzione, per essere certi che ciò che abbiamo recepito è esattamente quello che il cliente desidera», precisa Lenzini. «Si tratta di coniugare l’approccio sartoriale con le esigenze di un mondo tradizionalmente ingessato da applicazioni legacy e impianti regolamentari molto rigidi, frequentemente sottoposto a processi di audit e a ispezioni sul fronte della cybersecurity: se non tagliamo e cuciamo bene l’abito che ci viene commissionato, c’è il rischio di incorrere in criticità rilevanti oltre che in multe milionarie».

Non stupisce dunque che lo stesso approccio sia adottato anche nelle collaborazioni con le più snelle startup Fintech. «Non serve esser bravi sviluppatori o disporre di uno stack tecnologico avanzato per costruire una buona piattaforma di digitalizzazione dei servizi finanziari: occorre piuttosto conoscere il linguaggio e i processi interni del mondo bancario», rimarca Cocchini.

Semplificare la complessità: l’importanza dei talenti

Tra i prodotti – tutti disponibili in cloud – sviluppati da Nextmind per il settore ci sono programmi per la valorizzazione in tempo reale della raccolta bancaria mensile e software in grado di effettuare sessioni di audit sui clienti finali per verificare la compliance dei contratti, ma anche sistemi di gestione dematerializzata dei workflow legati ai reclami e dei flussi approvativi dei documenti. «Abbiamo pure realizzato piattaforme per la riassegnazione dei clienti a nuovi account, che consentono ai manager di gestire le migrazioni tenendo conto di vari KPI, a partire dalla redistribuzione dei compensi», dice Lenzini, che cita anche soluzioni per la verifica degli andamenti dei fondi, programmi per la validazione e la gestione di asset di tipo real estate e strumenti di reportistica da destinare ai clienti finali.

«Dopotutto parliamo sempre di applicazioni ‘legacy’ rese smart dalla digitalizzazione. In realtà stiamo cominciando a spingerci oltre, puntando sullo sviluppo di servizi innovativi basati su tecnologie di frontiera, come la Blockchain e l’intelligenza artificiale, e sull’utilizzo di metodologie DevOps. Sempre, naturalmente, riducendo la complessità e incanalando nelle soluzioni le reali necessità dell’end-user: non bisogna mai dimenticarsi che il ruolo degli strumenti digitali dev’essere quello di semplificare il lavoro di colui che li utilizza, perché non è pagato per acquisire competenze informatiche specialistiche. Ecco perché vogliamo che i nostri programmi risultino quasi una commodity per chi li adotta».

Semplificare la complessità, però, richiede un grande impegno. Ed è per questo che, insieme al giro d’affari sta crescendo anche l’organigramma di Nextmind, che ha da poco aperto una sede a Livorno, in aggiunta all’headquarter di Firenze. «L’obiettivo è raddoppiare il personale nel corso del 2023, arrivando a circa 40 risorse», dice Lenzini. «Non si tratta solo di scovare i giusti talenti – che in questo periodo, come tutti sanno, latitano – ma anche di formarli. Per noi continuare a garantire la qualità del codice che scriviamo, infatti, vuol dire partecipare ai programmi di scouting attivati in collaborazione con università e Itis, ma più di ogni altra cosa, una volta portare a bordo le persone, fornire loro tutti gli strumenti e le conoscenze indispensabili per fare al meglio questo lavoro».

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