Reportage

Made In DigItaly: sostenibilità, sicurezza, low-code e Real Time le frontiere dell’innovazione digitale in Cloud nell’evento Microsoft

Una ricca giornata dedicata alle opportunità di crescita aperte dal digitale per le aziende e per il Paese. Sul palco dell’evento milanese racconti e testimonianze dirette degli utenti: Campari, Coca-Cola HBC, Mercedes-Benz, Toyota, Prada, Maire Tecnimont, Snam, Reale ITES. Dagli approcci data-driven ai gemelli digitali e alla riduzione dell’impronta ecologica, tutto ruota attorno al Cloud

Pubblicato il 21 Nov 2022

Made in DigItaly

Oltre 2mila partecipanti tra pubblico presente e online. E poi cento relatori, 2 sessioni plenarie e 42 speech. Sono questi i numeri di Made In DigItaly, l’evento promosso da Microsoft e organizzato dal Network Digital360 che si è tenuto nei giorni scorsi a Milano.

Una vera e propria full immersion nell’innovazione, una finestra sulle opportunità di crescita, resilienza e sostenibilità che il digitale spalanca per le aziende e, più in generale, l’intero Sistema Paese. In uno scenario in cui il tessuto produttivo italiano è alle prese con sfide sociali ed economiche davvero importanti. “Negli ultimi mesi – ha esordito sul palco Silvia Candiani, Amministratore Delegato di Microsoft Italia –, il costo dell’energia è aumentato di quasi il 60% e si è tradotto in un incremento medio dell’8% dei costi di produzione.

A questo si aggiunge anche la crisi della Supply Chain e la necessità di trovare modi nuovi per ottimizzare il ciclo produttivo e la logistica. Senza contare anche l’aumento degli attacchi informatici, che nell’ultimo anno sono cresciuti del 500%. Un quadro non proprio allegro, certo, ma una ventata di speranza arriva proprio dal digitale e dalla capacità che offre di ottimizzare processi e servizi, diventare più moderni ed efficienti nel fare le cose risparmiando, facendo di più con meno”.

Made In DigItaly, do more with less

È questo il leit motiv che ha scandito il corso della giornata. “Il contesto è particolarmente sfidante – ha proseguito la manager –, ma grazie al Cloud è possibile coniugare crescita con efficienza e sostenibilità. Una nostra ricerca evidenzia come i servizi Cloud Microsoft siano fino al 93% più efficienti dal punto di vista energetico e fino al 98% più efficienti in termini di emissioni rispetto ai Data Center tradizionali”.

Cinque i macro temi sui quali è stata organizzata l’agenda di Made In DigItaly:

  • Sfruttare i dati per conoscere meglio il mercato e i clienti;
  • Aumentare l’efficienza e ottimizzare i processi
  • Ridurre impatto delle emissioni e costi energetici
  • Energizzare le organizzazioni con soluzioni di collaborazione e comunicazione
  • Proteggere tutti gli ambiti dell’organizzazione dagli attacchi cyber

Ampio spazio alle storie di successo di aziende che hanno messo il digitale, e il Cloud in particolare, al cuore dell’innovazione di processi, flussi di lavoro e, in alcuni casi, anche modelli di business.

Campari: il Real Time Marketing B2B poggia su Azure

Rispetto al primo scenario identificato, Candiani cita il progetto realizzato per Campari, che “nel giro di un paio di mesi ha sviluppato una piattaforma dati su Azure su cui confluiscono informazioni e record provenienti da fonti diverse, sia interne che esterne all’azienda. Con l’aiuto dell’Intelligenza Artificiale, oggi è in grado di indirizzare in modo più efficace le campagne marketing“.

Oggi i marketer sono in grado di operare in tempo reale sui dati relativi alle attività che bar e locali pubblicano sui propri siti web. Riescono a ottimizzare e automatizzare le proposte di formazione, comunicazione e le campagne vendita specializzate. “Questo nuovo modo di fare marketing ha permesso di aumentare l’engagement del 20% in media”, ha garantito la manager.

Coca-Cola HBC e Mercedes-Benz: ridurre la bolletta energetica e l’impatto ambientale

Coca-Cola HBC è la società, con sede in Austria, che imbottiglia e distribuisce la famosa bibita gassata per una sessantina di Paesi in tutta Europa. Di recente, l’azienda ha implementato un gemello digitale del proprio impianto di imbottigliamento. Una vera e propria replica tridimensionale e interattiva dello stabilimento, navigabile attraverso semplici comandi vocali.

“L’operatore può verificare in ogni momento i KPI dell’impianto, ricevere allarmi in tempo reale e supportare da remoto una persona che si trova fisicamente nello stabilimento, magari per un intervento tecnico, utilizzando i visori olografici Hololens – ha spiegato Candiani –. La cosa a mio avviso più interessante, però, è la possibilità di simulare diversi scenari di produzione, distribuzione e logistica per trovare maggiori efficienze. In questo caso, per esempio, è stato possibile ridurre del 15% circa i costi energetici lavorando sulla razionalizzazione delle rotte e la gestione ottimizzata degli stock”.

Anche Mercedes-Benz ha sperimentato i benefici dei Digital Twin nel suo processo produttivo. “Il gemello digitale ha permesso di riunire su un’unica linea la produzione di diversi modelli, che prima richiedevano ciascuno un proprio shopfloor, e definire un sistema di gestione intelligente delle priorità. In questo modo è stato possibile ridurre del 20% i costi di produzione e ottimizzare la Supply Chain senza compromessi sulla Customer Satisfaction”.

Made in Digitaly, Toyota e il controllo qualità “one click”

Il vero valore del digitale è da sempre legato alla semplificazione di attività complesse. Oggi, però, a questo si somma anche la possibilità di coinvolgere nei percorsi di innovazione non solo gli sviluppatori IT, ma anche il personale delle Line of Business. Esattamente quello che è successo in Toyota: il colosso dell’automotive ha utilizzato la piattaforma low-code Power App di Microsoft per “creare un’applicazione molto semplice, che snellisce i processi di controllo qualità sulla linea di produzione”.

Quella che un tempo era una checklist lunghissima oggi è una procedura che si risolve in un paio di click del mouse. Processi che dovrebbero richiedere uno sviluppo ad hoc sono finalmente in mano alle persone di business, ma con il vantaggio che le applicazioni che si realizzano sono in qualche modo certificate dall’IT. “Questo assicura benefici rilevanti nell’ottimizzazione dei processi, con la riduzione fino al 60% dei costi di backoffice”, ha assicurato la manager.

A ispirare il pubblico di Made In DigItaly ha contribuito anche l’intervento Alec Ross, docente della Bologna Business School, autore di best seller ed esperto di innovazione e politiche tecnologiche di fama mondiale al fianco di leader come Hillary Clinton e Barak Obama, che ha invitato a investire nello “sviluppo del capitale umano, a coltivare la diversità delle competenze e a guardare con ottimismo al futuro, perché solo gli ottimisti cambiano il mondo”.

Umanesimo digitale fondamento del nuovo Made In Italy

La mattinata si è conclusa con una tavola rotonda, moderata dal Direttore di Digital4Executive, Manuela Gianni, che ha visto sul palco testimonial di rilievo dell’eccellenza italiana.

A parlare sono state le voci dei protagonisti dell’innovazione del nostro Paese. Si è discusso di strategie data-driven, migrazioni in Cloud, competenze digitali, Skill Gap e nuove professioni. Al centro anche tematiche ad alto valore etico, di Diversity&Inclusion e sostenibilità. Elementi indispensabili per dare vita a un “Umanesimo digitale” che renda il Made in Italy un vero abilitatore di innovazione.

Sostenibilità energetica il focus per Maire Tecnimont e Snam

Maire Tecnimont, la realtà che si occupa di tecnologia, ingegneria e costruzioni è fortemente impegnata in una strategia di sostenibilità che si concretizza in numerosi progetti e investimenti consistenti. “Sono due i temi fondamentali per noi – ha spiegato Ilaria Catastini, Head of Group Sustainability di Maire Tecnimont –. Il primo riguarda il voler essere degli abilitatori della transizione energetica “degli altri”. Da tre anni a questa parte stiamo cercando di ampliare il nostro portafoglio, sviluppando delle tecnologie che vengono messe a disposizione del sistema industriale di tutto il mondo per trovare soluzioni di economia circolare, catture le emissioni di CO2 e produrre idrogeno a basse emissioni.

Il secondo tema riguarda l’innovazione che porta benessere, fa crescere le persone e che vede al centro la figura dell’ingegnere umanista, che mette a fianco degli aspetti tecnici e tecnologici anche quelli legati alla sostenibilità ambientale e sociale”.

Un approccio che l’azienda porta avanti attraverso un lavoro a stretto contatto con le persone. “La sostenibilità non la fa un gruppo di pochi eletti, la fa tutta l’azienda, ogni singolo individuo che ne è parte – ha raccontato la manager –. È con questo tipo di approccio che noi portiamo avanti i nostri obiettivi, cercando di calare questa vision che, come una linfa vitale, è indispensabile per raggiungere dei risultati soddisfacenti.”

A questo risponde la creazione, da parte dell’azienda, di task force che contribuiscono raggiungimento degli obiettivi di carbon neutrality. O del gruppo di lavoro incentrato sulla Diversity&Inclusion, fondamentale per un’azienda dal DNA italiano ma presente in tutto il mondo con circa 9mila persone e una forte componente maschile, che punta oggi ad accrescere, formare e orientare anche la controparte femminile verso lo studio di materie STEM e un percorso professionale in ambito ingegneristico.

Condivide e sposa cause molto simili Snam, la cui missione è guidare l’evoluzione del settore energetico, e che ha reso concreta la sua vision attraverso l’unione di tre aspetti, strategia, innovazione e sostenibilità e che ha sfruttato la digitalizzazione per accelerare il percorso verso la decarbonizzazione.

“Siamo dentro a una sfida di trasformazione epocale dell’industria dell’energia, sia per il modo in cui le filiere evolveranno, sia per la velocità del processo che investirà questi sistemi. Ecco perché gli obiettivi di decarbonizzazione devono essere raggiunti in pochi decenni –commentato Claudio Farina, Executive Vice President Strategy, Innovation & Sustainability di Snam -. Decarbonizzare significa diminuire fino ad azzerare le emissioni di CO2 che oggi sono legate in gran parte ai processi di produzione che prevedono l’utilizzo di carbone e idrocarburi”.

È sostenibilità la parola chiave che deve fare, dunque, da comune denominatore a questi processi: “Ciò significa che le imprese e le famiglie dovranno continuare ad avere accesso all’energia in maniera sicura, affidabile ed economica. Una sfida importantissima, che può avvenire solo grazie al supporto delle tecnologie digitali. In Snam questo si traduce in un programma di digital transformation – SnamTec – in cui convergono le tecnologie digitali legati all’energia e in cui innovazione, strategia e sostenibilità diventano un tutt’uno.

La strategia di Prada sul mondo dei dati 

Customer Experience, Customer Engagement, Customer Loyalty sono tutte parole chiave che le aziende oggi non possono far altro che tenere a mente per creare delle esperienze d’acquisto personalizzate, memorabili e che rispondano al meglio alle richieste dei clienti. La pandemia ha spostato verso i canali digitali le aspettative dei consumatori e richiesto alle aziende velocità, servizi più integrati, maggiori punti di contatto. Sfide, queste, che per essere affrontate hanno bisogno di una roadmap ben strutturata e di piattaforme che semplificano e rendono più fluidi e integrati i processi.

“Quando parliamo di Customer Experience o di Shopping Experience non parliamo solo di dati del cliente-consumatore; il cerchio si allarga, ci sono molte più entità, molte più informazioni cross funzionali e molti più momenti da intercettare per raccogliere i dati – ha sottolineato Cristiano Agostini, Group IT Director di Prada –. Il clienteling è il punto di partenza, ma ad esso si aggiungono tutti i dati che riguardano il “cosa compro”, “da dove compro”, “come compro” e tutte le informazioni inerenti il prodotto e la sua autenticità. La tecnologia è un elemento abilitante, ma non può mancare la relazione umana, lo Human Touch, che rimane fondamentale e prevalente nel supporto al processo di vendita. Questo significa dover raccogliere i dati lungo il Customer Journey e creare dei tunnel informativi indirizzandoli verso il nostro Data Lake, sviluppato su tecnologia Microsoft”.

Reale Ites, il digitale cambia i modelli di business delle assicurazioni

Come in tutte le società che offrono servizi, anche il mondo assicurativo non è rimasto estraneo alle trasformazioni avvenute in questi anni.

Come ha affermato Marco Barioni, CEO di Reale Ites, Centro di competenza per i servizi tecnologi di Reale Group: “Mai come oggi la tecnologia, e in particolare il digitale, è al centro di qualunque posizionamento strategico competitivo che un’azienda voglia portare avanti e consolidare. Questo è vero in tutti i settori, ma nel mercato dei servizi è determinante. Tra le tecnologie, in particolare, il Cloud è l’abilitatore tecnologico e trasformativo più importante. Permette alle aziende del nostro comparto di trasformarsi e adattarsi alle dinamiche del nuovo contesto competitivo che la pandemia, il cambiamento climatico e l’evoluzione digitale dei clienti, hanno contribuito a ridisegnare”.

Intel e il Chip Shortage: la produzione torna in Europa

Il chip shortage è stato il tema al centro dello speech di Nicola Procaccio, Italy Country Lead & EMEA Territory Marketing Manager di Intel.

La digitalizzazione ha subito un’accelerazione senza precedenti con la pandemia e “questo ha determinato un aumento esponenziale della domanda di chip e la conseguente difficoltà per gli operatori del mercato di rispondere con un’offerta adeguata alle richieste. La nostra Supply Chain non è stata abbastanza resiliente da poter sopperire alla richiesta crescente per diversi motivi – ha raccontato Procaccio –. Innanzi tutto, per il modello globalizzato che caratterizza la nostra filiera produttiva, ma soprattutto per il fatto che l’80% della nostra produzione era concentrata nel continente asiatico”.

Per bilanciare e riequilibrare, anche dal punto di vista geografico, la filiera produttiva, Intel ha intrapreso una serie di investimenti importanti, con l’obiettivo di realizzare un progetto di microprocessori Made in UE. Una strategia che supporta concretamente l’ambizione di arrivare entro il 2030 a produrre in Europa il 20% dei semiconduttori e cominciare a produrre microprocessori anche per aziende extra UE.

“La decisione di ampliare e potenziare i nostri impianti produttivi non è stata dettata unicamente dalla necessità di far fronte al problema della scarsità di chip, ma anche dal dovere di rispondere a un mercato High Tech sempre più demanding”, ha concluso Procaccio.

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