GUIDE E HOW-TO

Doppia materialità: cos’è e perché rappresenta la nuova frontiera della rendicontazione aziendale

La crescente attenzione da parte degli stakeholder agli indicatori ESG (Environmental, Social, Governance) mette in crisi il ruolo della reportistica tradizionale, ritenuta insufficiente a far comprendere il reale stato di salute dell’azienda. Si diffonde un nuovo modello che combina l’analisi dei rischi con la valutazione dell’impatto dei processi sull’ambiente e la società

Pubblicato il 28 Giu 2023

Doppia materialità

La nozione di “doppia materialità” si deve all’Unione europea, che l’ha introdotta nel 2013 per poi confermarla nel 2019 con le Linee guida sul reporting non finanziario redatte dalla Commissione europea.

Nel testo si rimanda al concetto di “materialità” già comunemente utilizzato da auditor e revisori per le informazioni di carattere finanziario. Un concetto che si può tradurre con la rilevanza che questa tipologia di informazioni ricopre per dare un quadro esaustivo dell’azienda. E poiché anche le informazioni non finanziarie contribuiscono a delineare questo quadro, le linee guida asseriscono che le “informazioni non finanziarie si applicano a determinate grandi imprese con più di 500 dipendenti, in quanto il costo dell’obbligo di applicazione per le piccole e medie imprese potrebbe essere superiore ai benefici”.

Con la Corporate Sustainability Reporting Directive del 2022 però l’obbligo di redigere la dichiarazione non finanziaria è stato esteso anche alle PMI quotate, che dovranno assolverlo a partire dal 2026. Il che amplia la platea delle organizzazioni che dovranno fare propri i principi della doppia materialità.

Cosa si intende per doppia materialità

La direttiva UE 2022/2464 appena ricordata richiama la precedente direttiva 2013/34/UE su ciò che le organizzazioni devono riferire “sia in merito all’impatto delle attività dell’impresa sulle persone e sull’ambiente, sia riguardo al modo in cui le questioni di sostenibilità incidono sull’impresa” si legge nel provvedimento pubblicato in Gazzetta ufficiale nel dicembre 2022. Provvedimento che parla esplicitamente di doppia materialità utilizzando il sinonimo di “doppia rilevanza, nella quale il rischio che l’impresa affronta e l’impatto da essa prodotto rappresentano ciascuno una prospettiva di rilevanza. La verifica dell’adeguatezza dell’informativa societaria indica che spesso tali due prospettive non sono comprese o applicate correttamente. È pertanto necessario chiarire che le imprese dovrebbero considerare ciascuna prospettiva di rilevanza singolarmente e comunicare sia informazioni che sono rilevanti da entrambe le prospettive sia informazioni che sono rilevanti da una sola prospettiva”.

Come integrare aspetti finanziari e non finanziari del business

La doppia materialità si discosta dalla tradizionale visione della “materialità singola” in cui l’effetto negativo o positivo degli eventi esterni e interni si riferisce esclusivamente agli impatti sugli obiettivi di business e sugli asset aziendali.

Con l’avvento degli indicatori ESG (Environmental, Social, Governance) questo metodo di valutazione si è dimostrato insufficiente.
Se si considera ad esempio il primo termine dell’acronimo ESG, che identifica i fattori ambientali, la doppia materialità rappresenta una dimensione per analizzare due aspetti concomitanti.

Da una parte le conseguenze del cambiamento climatico sull’azienda, dall’altra il modo in cui le attività dell’azienda influiscono sul clima e sull’ambiente in generale. Questa interdipendenza va affrontata con strumenti adeguati ai fini di un risk assessment adeguato, che tenga conto appunto di informazioni anche non finanziarie in aggiunta a quelle di natura economico-finanziaria.

rating ESG

Rating ESG, quali sono i principali KPI. Clicca sull’immagine per approfondire

Doppia materialità e gestione del rischio

Sebbene i parametri ESG e la doppia materialità abbiano acquistato maggiore attenzione negli ultimi anni, gli approcci nell’analisi del rischio “allargato” alla sostenibilità non sono di ieri. Ad esempio, la Committee of Sponsoring Organizations of the Treadway Commission (COSO) nel 2018 ha proposto un documento in cui sono elencati i possibili rischi da non sottovalutare in questa direzione.

Il documento contiene anche un framework che può servire per identificare meglio quali debbano essere i valori ESG maggiormente rilevanti per l’azienda. Altri spunti si possono ricavare dalla ISO 26000, le cui linee guida hanno lo scopo di “aiutare le organizzazioni a contribuire allo sviluppo sostenibile, di incoraggiarle ad andare al di là del mero rispetto delle leggi, di promuovere una comprensione comune nel campo della responsabilità sociale e di integrare altri strumenti e iniziative per la responsabilità sociale, ma non di sostituirsi a essi”.

Doppia materialità e sostenibilità

La sostenibilità così entra a far parte degli obiettivi aziendali non come mero supplemento esornativo rispetto a quelli ritenuti fondamentali, ma a pieno titolo come cardine essenziale.

Dall’adesione o meno a prassi sostenibili, infatti, possono derivare perdite economiche, interruzioni nella Supply Chain, compromissione della brand reputation e così via. Le metriche adottate per misurare nell’ottica della doppia materialità, in sostanza dovranno essere di tipo quali-quantitativo, differenziate e convergenti insieme. Tanto più che i criteri ESG non contemplano soltanto le questioni connesse all’ambiente, ma anche quelle che riguardano la relazione con il territorio, le comunità e tutto l’universo degli stakeholder. A cui si aggiunge la parte di Governance che punta alla promozione di logiche trasparenti e rispettose della diversità nella gestione dell’organizzazione.

Ciascuno di questi pilastri influenza le scelte aziendali nonché quelle di coloro che a vario titolo sono in rapporto con un’impresa che adesso è chiamata a divulgare il suo impegno.

Rischi e opportunità relative agli aspetti climatici (Fonte: Linee guida della Commissione europea sul reporting non finanziario)

I vantaggi della doppia materialità per le aziende

Tra i documenti che individuano quali sono i benefici della doppia materialità per le aziende, si può citare uno studio del Global Reporting Initiative (GRI) del 2021 dal titolo The double-materiality concept. Application and issues. Il professor Carol A. Adams della Durham University Business School, uno dei curatori dello studio, giunge alla conclusione che “una solida rendicontazione degli impatti della sostenibilità è necessaria alle aziende per determinare rischi e opportunità. Nonostante questo, molte organizzazioni tendono a dare priorità alla materialità finanziaria, il che non solo è dannoso per lo sviluppo sostenibile ma, in ultima analisi, anche per i loro profitti”.

In pratica, la tesi di fondo della ricerca è che un’analisi dei problemi di rilevanza finanziaria che escluda quali sia l’impatto sullo sviluppo sostenibile tende a essere incompleta.
Senza dimenticare che in alcuni casi l’organizzazione deve comunque essere tenuta a fornire un report che li contempli e che gli stakeholder sono sempre più esigenti in proposito.

Attenzione alle esigenze degli stakeholder

Nell’elencare i vantaggi che l’applicazione pratica della doppia materialità porta alle imprese, il contribuito del GRI, sulla scora di un’ampia letteratura scientifica, si sofferma più volte sul miglioramento dell’engagement degli stakeholder. Un engagement che contribuisce a creare relazioni di responsabilità reciproca in cui le decisioni aziendali sul tema della sostenibilità vengono man mano modellate sul fabbisogno reale di un’ampia comunità di soggetti che ruotano attorno all’organizzazione.

Per l’impresa, questo fatto rappresenta un’opportunità di selezionare gli stakeholder chiave insieme ai quali affinare costantemente l’accuratezza dell’analisi sugli aspetti non finanziari. Tanto che l’investimento nella sostenibilità può essere costoso nel breve termine, ma può portare benefici nel lungo termine. Al contrario, un’attenzione esclusiva alle esigenze degli investitori, che prescinda dalla doppia materialità, può diventare dannosa per gli obiettivi di miglioramento dei rendimenti che gli stessi investitori si attendono.

Implementare la doppia materialità

Gli stakeholder sono imprescindibili ai fini di una implementazione corretta della doppia materialità, ma prima ancora occorre suddividere il processo in alcuni step che si possono così sintetizzare:

  1. Preparazione

La preparazione comprende la pianificazione, lo scouting delle risorse necessarie e l’identificazione delle persone che contribuiranno al progetto. In questa fase, i vertici aziendali devono essere coinvolti affinché siano i primi sostenitori del buon esito di un’iniziativa che fisiologicamente interesserà tutti i reparti aziendali.

  1. Mappatura

Oggi esistono strumenti come la Materiality Map di SASB (Sustainability Accounting Standards Board) che, seppure focalizzata sul mercato USA, si può adattare anche a quello europeo. Il tool permette di analizzare gli elementi materiali per 11 macro-categorie di mercato che coincidono con altrettanti settori economici. A loro volta, i macro-settori sono articolati in ulteriori comparti specifici in maniera tale che per ciascuno si possano mappare gli elementi materiali con metriche e KPI ad hoc.

  1. Assessment

La valutazione, dopo aver utilizzato i giusti criteri che influiscono sulla doppia materialità, deve basarsi su dati ed evidenze oggettivi per evitare di fondare le conclusioni su aspetti opinabili e non rilevanti.

  1. Stakeholder

Sul ruolo degli stakeholder si è già detto. Nell’implementazione della doppia materialità questi vanno ripartiti fra coloro i cui interessi sono o potrebbero essere influenzati dalle attività dell’azienda e gli utenti (investitori, finanziatori, partner commerciali ecc.) a cui è diretto il report di sostenibilità.

  1. Report

La presentazione dei risultati in una modalità comprensibile a tutti gli stakeholder deve dare visibilità dell’intero processo che ha condotto all’esito conclusivo. A tal fine, deve avvalersi di metodi come quelli riportati di seguito.

I nuovi standard di reporting

L’EFRAG (European Financial Reporting Advisory), in accordo con la Corporate Sustainability Reporting Directive, ha elaborato recentemente il nuovo standard ESRS (European Sustainability Reporting Standard). Di fatto, si tratto dello schema che le aziende dovranno adottare e che fa tesoro ad esempio della prospettiva SASB che collega la sostenibilità ai costi e ai rischi per il business.

A differenza del concetto in voga a suo tempo, in cui la sostenibilità era considerata una sorta di atteggiamento virtuoso dell’azienda che nulla aveva a che vedere con la propria attività economica, la doppia materialità nella reportistica mira a tenere insieme l’analisi dei temi di materialità finanziaria con quella di impatto. Motivo per il quale l’EFRAG, in quanto ente di natura tecnica che si occupa di redigere i principi contabili a livello internazionale, ha inteso aggiornare il modello di reportistica che in futuro dovrà accogliere la ratio della doppia materialità.

Obbligo o fattore critico di successo?

Il bilancio di sostenibilità, secondo i nuovi standard che si stanno imponendo, è già obbligatorio per alcune aziende e lo sarà per altre a partire dal 2026. Ma questo non significa che tutte le organizzazioni non sottoposte a questo vincolo possano sottrarsi all’adempimento volontario ai parametri della doppia materialità. In quanto partner di aziende che sono tenute per legge a una reportistica che incameri la sostenibilità, infatti, saranno selezionate (o meno) in relazione al proprio contributo ESG lungo l’intera Supply Chain. A queste “accortezze” si aggiunge la crescente attenzione da parte dei consumatori verso quelle realtà che certificano il loro impegno a favore dell’ambiente e del bene comune. Ecco perché la doppia materialità è destinata a diventare una leva per ottenere un vantaggio competitivo. Ed ecco perché, prima o poi, nessuna organizzazione potrà più farne a meno.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articoli correlati

Articolo 1 di 4