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In Università, come cambia l’apprendimento dei professionisti di domani

Mai come oggi è necessario superare i modelli della didattica tradizionale e attivare nuove esperienze di insegnamento fondate sulla coesistenza e la sinergia tra lezioni in presenza e da remoto. La tecnologia, fortemente legata ai concetti della connettività e della collaborazione, è pronta per supportare un cambiamento che avrà conseguenze benefiche anche a covid superato

Pubblicato il 15 Mar 2021

didattica a distanza in università, concept

La pandemia sta accelerando la trasformazione digitale in tutti i settori. Ovunque, infatti, si stanno sviluppando dinamiche che, nonostante siano nate per far fronte alle limitazioni imposte dall’emergenza (distanziamento sociale, divieto di assembramento, remote working…), stanno anche rivoluzionando in modo profondo modelli lavorativi e di vita che difficilmente torneranno come prima una volta chiuso il capitolo covid. Lo smart working è l’esempio più eloquente: divenuto celebre in tutto il mondo come reazione emergenziale alla pandemia, resta un pilastro dell’attuale new normal e certamente sarà il perno del paradigma di lavoro ‘diffuso’ con cui le aziende avranno sempre più a che fare negli anni a venire.

Università: affrontare la pandemia con un occhio rivolto al futuro

Non c’è nessun motivo per cui queste considerazioni, chiaramente rivolte al contesto aziendale, non si possano adattare anche all’mondo dell’istruzione, travolto dalla pandemia a inizio 2020 e, negli ultimi mesi, costantemente sotto i riflettori. Anche qui, infatti, occorre trovare un modello didattico efficace che tenga conto delle limitazioni di oggi ma che abbia anche una visione futura, ovvero sia il perno del processo evolutivo di questo settore. Quando l’emergenza sarà finita, così come le aziende elimineranno il contact tracing ma non lo smart working, le Università faranno qualcosa di analogo, quanto meno quelle saranno riuscite a trovare la giusta miscela tra l’efficacia dell’insegnamento, la collaborazione e l’apprendimento da remoto.

Sfruttando da tempo i benefici dell’e-learning e delle piattaforme LMS (Learning Management System), non si può dire che le Università fossero digiune di digitalizzazione, per quanto molte siano state comunque colte di sorpresa dalla pandemia. Oggi, ciò a cui le Università devono ambire è un vero e proprio cambio di paradigma: online e offline, didattica a distanza e in presenza non devono più essere modalità alternative ma sinergiche, devono diventare il nuovo modo di fare scuola e di trasmettere la conoscenza.

Che la pandemia abbia modificato profondamente le priorità degli atenei ce lo conferma Davide Sollazzini, Key Account Manager di NEC, azienda che da sempre realizza prodotti e soluzioni innovative per il settore education: «Al di là di una normativa che ormai cambia con frequenza, la tendenza del settore è quella di ridurre il più possibile la quantità di partecipanti in aula, e quindi di sommare la didattica in presenza con quella a distanza. Rispetto a un tempo, quindi, le esigenze sono cambiate: l’attenzione si sta spostando su prodotti e soluzioni versatili, in grado di sposare entrambe le modalità di insegnamento favorendo interattività e collaborazione: le nostre Infinity Board, vere e proprie soluzioni interattive all-in-one, sono un’ottima risposta a queste esigenze».

Le Infinity Board di NEC sono soluzioni collaborative basate su display touch di ampio formato, nate per permettere l’interazione tra team diffusi e perfettamente adattabili alle esigenze della nuova didattica. I prodotti non garantiscono soltanto una coinvolgente lezione in presenza, ma anche la comunicazione e l’interazione da remoto, rendendo estremamente efficace l’attività svolta. Inoltre, al fine di proteggere l’investimento esse adottano la filosofia future-proof di NEC: lo slot OPS integrato permette non solo di aumentare la potenza del prodotto sostituendo solo un modulo, ma anche di adattarsi senza problemi a qualsiasi software venga usato dall’ateneo, sia quelli di oggi che di domani. Tra le altre tendenze, ci conferma NEC, vi è una buona richiesta di display di grandi dimensioni, mentre si inizia a parlare di videowall e di soluzioni Direct View LED. Per le aule più grandi, anche in prospettiva futura, si opta per proiettori da almeno 10.000 ANSI Lumen e privi di manutenzione, grazie all’assenza di filtri e a un corpo ottica completamente sigillato.

Nuove esperienze collaborative di insegnamento

In pratica, gli ultimi mesi stanno rafforzando il concetto di Aula multimediale connessa, un ambiente integrato in grado di riprodurre contenuti provenienti da un’infinità di sorgenti, tra le quali quelle degli studenti presenti in aula e connessi localmente via Wi-Fi e quelle di chi è collegato in remoto via internet. L’integrazione dei sistemi permette ai relatori di gestire sia le sorgenti che gli strumenti di visualizzazione tramite console di facile utilizzo, nonché di avviare registrazioni audio/video con contestuale streaming web per chi non è presente.

Oltre ad avere a disposizione un supporto multimediale interattivo, con i dispositivi collaboration è quindi possibile collaborare con i docenti a distanza e coinvolgere studenti connessi online, abilitando di fatto l’Università a nuove esperienze di insegnamento. C’è solo una cosa, però, che all’Università non dovrebbe essere mai insegnata: come utilizzare gli strumenti di collaborazione. Questi, infatti, devono essere più che intuitivi e andare oltre la semplicità d’uso; devono essere esattamente come gli strumenti che i docenti e gli studenti utilizzano ogni giorno, cioè i PC o gli Smartphone, contenendo le stesse applicazioni e accedendo alle informazioni nella medesima modalità.

Questo è precisamente il concetto di didattica moderna che, una volta terminata la pandemia (ci auguriamo, molto presto) non verrà meno: non ci saranno più le limitazioni al numero di studenti presenti di persone e il proiettore tornerà ad essere lo strumento di visualizzazione per eccellenza in aula magna, ma il concetto di interattività, di condivisione e di sinergia tra didattica tradizionale e da remoto non verrà meno, a tutto beneficio degli atenei, degli studenti e della cultura.

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