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PMI e digitale, cresce l’attenzione, ma l’innovazione va a rilento: maturità tecnologica solo per il 26% delle realtà

Le piccole e medie imprese mostrano ancora poca determinazione rispetto al tema del digitale: la spinta alla digitalizzazione proviene per la maggior parte da fattori “ambientali”, normative o obblighi imposti, e mancano cultura, competenze e integrazione dei sistemi. Per uscire dall’impasse serve un’azione congiunta di istituzioni, associazioni, enti di formazione e fornitori tecnologici, solo così si potrà vincere una scommessa che il Paese non può permettersi di perdere

Pubblicato il 24 Feb 2020

Giorgia Sali

Ricercatore senior, Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI Politecnico di Milano

Coretech

L’innovazione digitale può rappresentare uno stimolo chiave per la produttività e la performance delle PMI aiutandole a competere in un mercato che è e sarà sempre più interconnesso e legato a logiche digitali. Oggi, nel mercato italiano sono presenti circa 200mila piccole medie imprese italiane (PMI), e, sebbene numericamente rappresentino solo il 5% del tessuto imprenditoriale, rappresentano una fetta importante del mercato italiano: generano da sole il 41% dell’intero fatturato ed il 38% del valore aggiunto del Paese e danno lavoro a un terzo degli occupati del settore privato. Nonostante questo, il gap a livello di performance rispetto alle imprese di grandi dimensioni si fa sentire: il fatturato medio per addetto è inferiore del 28%, la retribuzione è più bassa del 25% e il valore aggiunto per addetto è più basso del 28% . Tante sono le motivazioni che possono esserci alla base di questo scenario: da economie di scala non sempre attuabili alla disponibilità modesta di capitali da investire in ricerca e sviluppo, fino a una capacità ridotta di aprirsi a mercati internazionali.

A che punto sono oggi le PMI in termini di maturità digitale?

In Italia nel 2019 solo il 26% delle PMI ha raggiunto un livello di maturità tecnologica tale da consentire loro di competere sui mercato internazionali e sfruttare in maniera strategica le opportunità che scaturiscono dall’introduzione del digitale in ottica di business. È quanto emerge dalla ricerca dell’Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI svolta su un campione rappresentativo di oltre 1.500 PMI italiane. L’analisi ha indagato diversi aspetti, a partire da quelli culturali e organizzativi, tra cui l’interesse che ha oggi il management verso il digitale e la presenza di competenze e figure professionali adeguate a gestire il processo di trasformazione tecnologica, fino ad arrivare a quelli operativi focalizzati sulla digitalizzazione dei processi interni ed esterni.

Nonostante l’88% del management si trovi in accordo col fatto che le innovazioni digitali siano necessarie e funzionali allo sviluppo del business e il 38% non veda alcun ostacolo all’innovazione, nella pratica le PMI mostrano poca determinazione nell’inserire o rinnovare le tecnologie digitali: basta guardare le previsioni di investimento in digital per il 2020, che vedono per la maggior parte delle piccole imprese una stagnazione e in alcuni casi una contrazione rispetto all’anno appena trascorso, confermando una visione di innovazione digitale ancora troppo timida. La spinta alla digitalizzazione proviene per la maggior parte da fattori “ambientali”, in primis le normative vigenti o obblighi imposti da fornitori e clienti, più che dalla vera convinzione dei titolari di dover riorganizzare la propria impresa in termini digitali. Si tratta quindi principalmente di una questione culturale e di competenze: sebbene nell’82% delle PMI ci siano delle figure responsabili dei comparti tecnologici e informatici, si tratta prevalentemente di figure operative o dedicate a singoli processi, e quindi non possiedono le competenze adeguate e le capacità di rilanciare la strategia aziendale in ottica digitale.

Entrando nel merito dell’operatività aziendale, si evince che in generale le PMI adottano sistemi di base e poco integrati. Se gli applicativi per la produttività personale e la posta elettronica sono ormai diffusi, con una presenza nell’85% delle PMI, così come la connessione a Internet, software integrati di gestione delle risorse (ERP) e dei contatti (CRM) risultano essere ancora poco diffusi. Inevitabilemente anche l’approccio ai dati è ancora poco maturo: solo il 28% delle imprese valorizza i dati aziendali svolgendo analisi in maniera strutturata. Così come non vengono sfruttate le potenzialità data driven, anche l’utilizzo dei canali online è ancora poco esteso tra le PMI: il 20% non ha un sito web e solo il 10% possiede una piattaforma di eCommerce. Se si entra infine nell’ambito di tecnologie più avanzate, quali Blockchain e IoT, emerge che rispettivamente l’80% ed il 61% non le conosce. Anche sul tema della cyber-security le PMI si limitano ad acquisire sistemi basici, con un 30% che non possiede alcuna soluzione di protezione.

In conclusione, si può affermare che le PMI italiane hanno iniziato a muoversi su qualche fronte della digitalizzazione, ma in maniera poco sistematica e principalmente in risposta a stimoli esterni. Mancano ancora le competenze necessarie per impostare delle vere e proprie strategie digitali che permettano alle organizzazioni di dimensioni più piccole di competere in maniera più efficace con le grandi imprese e le più avanzate controparti europee.

La trasformazione digitale delle PMI: una scommessa da non perdere per il nostro Paese

Di fronte a questo ritardo digitale accumulato da parte delle PMI, che non accenna a ridursi e che rischia di diventare incolmabile se non recuperato per tempo, è fondamentale dunque uno sforzo congiunto e deciso da parte di tutti. È indispensabile il supporto delle istituzioni, con incentivi duraturi e stabili nel tempo e con azioni decise che favoriscano la ricerca e sviluppo, l’aiuto delle Associazioni di categoria e enti di formazione, che possono aiutare a creare network di confronto e di diffusione di conoscenza, e il ruolo dei fornitori tecnologici, che da semplici provider di piattaforme possono diventare guide e consulenti della innovazione digitale. La trasformazione digitale delle piccole medie imprese può essere il volano di un nuovo slancio economico e di nuovi paradigmi di competitività: una scommessa che il Paese non può permettersi di perdere.

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