Tra i benefici della trasformazione digitale ce n’è anche uno inaspettato ma estremamente importante in Italia, paese di imprese familiari per eccellenza: la facilitazione del passaggio generazionale.
Una ricerca del Cerif (Centro di Ricerca sulle Imprese di Famiglia) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, che ha analizzato i casi di un centinaio di aziende, ha infatti messo in luce che nel 28% dei casi l’imprenditore “in carica” (senior), ha lasciato spazio all’erede (junior) dopo avergli affidato, con buon esito, l’implementazione della trasformazione digitale dell’azienda. Il Cerif definisce questi casi come “doppio passaggio generazionale”: a livello di guida aziendale, da genitore a figlio/a, e a livello di dotazione tecnologica, da azienda tradizionale ad azienda digitale, che in alcuni casi diventa addirittura Industria 4.0.
Il 90% dei titolari cambia idea per l’impegno dell’erede sul digitale
Il Cerif definisce “dinamico” il passaggio generazionale favorito dalla digital transformation, perché dapprima il senior responsabilizza lo junior su un singolo aspetto aziendale (in questo caso la digital transformation). Dopodiché, se lo junior si dimostra all’altezza, gli affida la guida aziendale. Un altro dato della ricerca spiega l’alta incidenza della trasformazione digitale sui passaggi generazionali: il 90% dei senior coinvolti nel passaggio ammette che non avrebbe lasciato l’azienda nelle mani dei figli, e di aver cambiato idea grazie alla responsabilità e passione che hanno dimostrato proprio nell’introduzione delle tecnologie digitali.
L’indagine Cetif, effettuata per accompagnare il lancio dell’ottava edizione del premio “Di padre in figlio”, promosso dal centro universitario insieme a Credit Suisse e KPMG, evidenzia anche che nelle aziende familiari già impegnate nella trasformazione digitale sono più presenti manager e key people esterni alla famiglia rispetto alle aziende tradizionali.
Il premio “Di padre in figlio” è aperto ad aziende familiari almeno alla seconda generazione, con sede legale in Italia e fatturato oltre i 10 milioni di euro. L’anno scorso è stato assegnato a Bauli, mentre la premiazione dell’edizione 2018 avverrà tra pochi giorni – l’1 dicembre – all’Università Cattolica di Milano.
4 passaggi su 10 favoriti da discontinuità come acquisizioni o spin-off
Sempre per il lancio di questa edizione, il Cerif ha analizzato 20 passaggi generazionali “di eccellenza”, che hanno generato un esito positivo sia a livello aziendale che finanziario. Si tratta di aziende che mediamente hanno un fatturato di 93 milioni e 200 dipendenti ciascuna.
I modelli adottati in questi passaggi generazionali eccellenti sono due: “semplice” e “dinamico”. Il primo ricorre nel 60% dei casi, il secondo nel 40%, mentre non si sono presentati casi di “continuo lascia e riprendi” tra fondatore ed erede, o “traumatici” (morte improvvisa del fondatore).
«Il passaggio semplice si ha quando il fondatore/titolare passa il testimone all’erede senza discontinuità o traumaticità – spiega in un comunicato Claudio Devecchi, amministratore unico e direttore scientifico Cerif -. Ciò accade perché il processo di transizione è stato pianificato per tempo e realizzato con efficacia». Il passaggio dinamico invece è stimolato da elementi di discontinuità interni ed esterni affidati all’erede, tipicamente come abbiamo visto un investimento in tecnologie innovative, oppure una startup o uno spin-off, un’acquisizione, la managerializzazione dell’azienda, l’internazionalizzazione, l’ingresso di un private equity. Quando il fondatore/titolare vede che i risultati di queste iniziative sono positivi dà fiducia all’erede consegnandogli le chiavi dell’azienda».
L’incidenza della storia familiare e dell’innovazione
La ricerca mette in luce alcuni aspetti ricorrenti nei passaggi generazionali eccellenti: l’importanza della storia familiare, l’innovazione, la giovane età dell’imprenditore, il miglioramento delle performance economico-finanziarie.
Il primo elemento ricorre in 3 passaggi eccellenti su 4. «È appurato che la storia della famiglia e dell’azienda di famiglia condizionano il passaggio generazionale. Lo stile della casa, le “battaglie” condotte sul campo, gli esempi ricevuti, la vita vissuta dal fondatore e dagli eredi in tutte le sue dimensioni (affettive, valoriali, materiali, psicologiche), i condizionamenti sociopolitici ed economici ricevuti: tutto ciò contribuisce a determinare in modo indelebile il DNA degli eredi», precisa Devecchi.
L’altro fattore di successo, presente nel 70% dei casi di eccellenza, è la frequente innovazione del modello imprenditoriale. «La famiglia deve interrogarsi spesso su cosa ha fatto, cosa sta facendo e cosa intende fare nel futuro prossimo per alimentare il vantaggio competitivo – continua Devecchi – Occorre quindi innovare ovunque: dentro la supply chain, nell’IT, trasformandola da routine contabile a leva di business, nei prodotti e nei processi, nei servizi resi al cliente, nelle politiche di sviluppo del personale, nelle architetture organizzative e nella politica finanziaria».
L’erede giovane e la consistenza dei risultati
Altri fattori ricorrenti sono la giovane età dell’erede (65% dei casi esaminati), e una performance economico-finanziaria forte e consistente durante il passaggio (60%).
L’imprenditore giovane, spiega il Cerif, è riuscito a guadagnarsi la fiducia del fondatore/titolare, si dedica totalmente all’azienda, è dotato di equilibrio psicologico e comportamentale, ha notevole carisma e capacità di innovare continuamente, è portatore di una cultura aziendale dominante e divulgatore di valori forti. Si circonda inoltre di persone che, come lui, amano rischiare, e non di rado dedica il tempo libero ad attività associative industriali soprattutto per arricchire il network di conoscenze.
Quanto ai risultati economico-finanziari, il Cerif rileva che durante il passaggio generazionale e appena dopo, le aziende eccellenti hanno aumentato il fatturato, spesso raddoppiandolo in 6-7 anni con il solo autofinanziamento e senza aiuti esterni (M&A, Private Equity, quotazioni in Borsa, ecc.). Gli eredi riescono a mantenere, parallelamente a questa crescita, i principali indicatori e ratio economico-finanziari molto positivi.
KPMG: distinguere le due successioni: proprietà, e dirigenza
«Dai colloqui con gli imprenditori rileviamo che trasferire l’impresa familiare alla nuova generazione è motivo costante di preoccupazione – sottolinea nel comunicato Silvia Rimoldi, responsabile del centro di eccellenza family business KPMG -. Le imprese familiari devono dedicare tempo alla comprensione dei desideri e necessità della nuova generazione. Si inizia con un confronto sull’azienda e su come la famiglia si vede in qualità di proprietaria. Si tratta di un dialogo importante che spinge a riflettere su governance, successione, su ciò che serve per assicurare il benessere finanziario, e su come questi aspetti influenzano la continuità aziendale».
Gli imprenditori che intendono passare il testimone, continua Rimoldi, riconoscono l’importanza di preparare un piano di successione solido, «con due aspetti distinti che vanno gestiti separatamente: la successione nella proprietà e la successione nella dirigenza».