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L’importanza del capitale umano per la ripartenza del Paese a Forum PA 2021

Al Forum PA 2021 con Francesca Gino, docente alla Harvard Business School di Boston, si discute sulle azioni volte a valorizzare il capitale umano nel processo di digital tranformation del nostro Paese, tra sostegno pubblico, Open Innovation e progetti di incubazione volti a integrare la ricerca accademica all’interno di startup innovative

Pubblicato il 26 Apr 2021

Forum PA 2021: Salone delle Fontane, Roma

Al Forum PA 2021, tra gli altri temi, quest’anno si parlerà anche di come la digital transformation stia trasformando il sistema produttivo mettendo al primo posto la persona.

Secondo lo studio realizzato dal World Economic ForumThe Future of Jobs Report 2020“, entro il 2025 l’automazione, e in generale una nuova ripartizione del lavoro tra uomo e macchina dettata dalla digitalizzazione, comporterà la scomparsa di 85 milioni di posti di lavoro nelle medie e grandi imprese, ma al contempo ne nasceranno 97 milioni di nuovi per far fronte alla rivoluzione tecnologica. Le aziende più competitive quindi, dice lo studio, saranno quelle che sceglieranno di riqualificare e migliorare le competenze attuali dei dipendenti in considerazione anche del fatto che, come dimostrato da Josh Bersin, uno dei massimi esperti in ambito HR, “può costare fino a sei volte di più assumere dall’esterno che sviluppare competenze dall’interno”. Che ci sia dunque la possibilità di svilupparle internamente all’azienda o che si ponga la necessità di acquisirne dall’esterno, è chiaro che uno degli elementi chiave sui quali si gioca la ripartenza delle imprese, e quindi del Paese, sono le competenze digitali. Purtroppo però, sebbene la pandemia abbia dato una fortissima accelerazione alla digitalizzazione del nostro Paese, o almeno alla comprensione di quanto essa sia strategica per competere sul mercato globale, la strada da compiere per la riqualificazione delle risorse è ancora lunga. Basti guardare la classifica dell’ultima edizione del Digital Economy and Society Index (DESI) (lo studio che annualmente la Commissione Europea effettua per misurare l’indice di digitalizzazione dell’economia e della società dei 28 Stati membri dell’Ue): l’Italia è risultata al di sotto della media europea aggiudicandosi un allarmante 25esimo posto davanti solo a Romania, Grecia e Bulgaria. Serve dunque un’azione sinergica da parte di istituzioni pubbliche, imprese private ed enti di ricerca e formazione per valorizzare il capitale umano motore della rivoluzione digitale.

Digitalizzazione vs Digital transformation: il cambiamento parte dalle persone

A volte usati in maniera interscambiabile, i termini digitalizzazione e digital transformation hanno in realtà un significato molto diverso che è bene rammentare: la digitalizzazione riguarda l’applicazione della tecnologia al business, la trasformazione digitale invece riguarda il complesso cambiamento culturale che coinvolge tutti gli aspetti del business, dalla digitalizzazione dei processi per l’appunto sino all’abilitazione dei lavoratori, dalla comprensione delle esigenze dei clienti alle nuove strategie di crescita. Partendo da questa precisazione è abbastanza intuitivo comprendere come una vera e profonda trasformazione digitale debba partire dalle persone e non dalle macchine.

Una trasformazione che richiede inoltre anche il supporto di tutti gli attori del nostro sistema economico. Da qui la nascita di iniziative e azioni concrete di supporto alle imprese messe in campo dal Governo, in primis il Piano Nazionale Transizione 4.0 definito dal Mise stesso come “il primo mattone su cui si fonda il Recovery Fund italiano”.

Due gli obiettivi del piano: stimolare gli investimenti privati e dare stabilità e certezze alle imprese. Attraverso la misura del credito d’imposta lo Stato non solo sostiene l’acquisto dei beni strumentali, ma anche azioni nell’ambito “Ricerca & Sviluppo, Innovazione, Design e Green” e nella formazione, istituendo il Credito Formazione 4.0, un incentivo che può raggiungere anche il 50% sulle spese relative ai costi del personale (costo del lavoro) impegnato in corsi di formazione.

Con lo stesso obiettivo di sostenere la formazione dei lavoratori è nato il Fondo Nuove Competenze che consente alle imprese private di riqualificare i propri dipendenti destinando “per mutate esigenze organizzative e produttive dell’impresa” parte delle ore di lavoro alla formazione per un massimo di 250 ore per ogni lavoratore.

Se da una parte dunque chi governa studia modalità per aiutare dall’interno le imprese a rimanere competitive in un mercato in forte evoluzione sostenendole dal punto di vista finanziario sotto vari aspetti, le imprese dal canto loro abbracciano l’Open Innovation aprendosi all’introduzione di nuove strategie, strumenti e competenze tecnologiche provenienti dall’esterno, e lo fanno in maniera ancora più forte proprio spinte dalla volontà di superare l’emergenza sanitaria.

Secondo i risultati dell’ultima ricerca degli Osservatori Startup Intelligence e Digital Transformation Academy del Politecnico di Milano nel 2020, infatti, il 34% delle grandi aziende ha evidenziato un maggior stimolo all’Open Innovation e il 22% ha riscontrato maggiore interesse o avviato concrete collaborazioni con startup per superare l’emergenza. Premi, call for ideas, hackathon, partnership, acquisizioni e incubatori: gli strumenti che utilizzano le imprese per dare una spinta alla propria trasformazione digitale dall’esterno sono davvero tanti.

E incubatori di startup lo sono diventate anche le università. Di 212 incubatori totali individuati lo scorso anno nel nostro Paese (+8% rispetto al 2019), sono 27 gli incubatori universitari rilevati dal “Report Pubblico sugli incubatori/acceleratori italiani 2020” di Social Innovetion Monitor (SIM) nei quali le conoscenze tecnologiche e scientifiche del mondo accademico vengono trasferite all’interno delle imprese innovative formando on the job i giovani protagonisti della digital transformation.

Al Forum PA 2021 le azioni per la crescita del capitale umano

Di una ripartenza che deve trovare il suo fulcro nel capitale umano se ne parlerà giovedì 24 giugno, dalle 14:00 alle 16:00, all’evento Ripartire dalle persone: istruzione, ricerca, competenze per il lavoro e la competitività, inserito all’interno della cornice di Forum PA 2021 (21 – 25 giugno). Sul palco del Salone delle Fontane di Roma, da dove quest’anno verrà trasmesso online l’evento, insieme al Direttore Generale FPA Gianni Dominici ci sarè anche Francesca Gino.

Ricercatrice e insegnante pluripremiata e professore ordinario presso la Harvard Business School, Francesca Gino è l’autrice del best seller “Talento Ribelle: Perché infrangere le regole paga nel lavoro e nella vita”. Ha svolto attività di consulenza per importanti aziende tra le quali Bacardi, Akamai, Disney, Goldman Sachs, Honeywell, Novartis, P&G e l’aviazione, l’esercito e la marina degli Stati Uniti. Francesca Gino è stata premiata come uno dei 40 migliori professori di economia al mondo sotto i 40 anni e uno dei 50 pensatori di management più influenti al mondo da Thinkers50. Il suo lavoro è stato pubblicato su CNN e NPR, nonché su Economist, Financial Times, New York Times, Newsweek, Scientific American e Psychology Today.

Durante l’evento, coerente col tema guida dell’edizione di quest’anno di Forum PA, Connettere le energie vitali del Paese, saranno approfondite le azioni necessarie a garantire la crescita del capitale umano, delle competenze delle persone, e quindi delle loro capabilities, nonché della capacità delle imprese di mettere a frutto l’innovazione tramite solidi rapporti con le Università e i centri di ricerca, ma anche valorizzando le startup attraverso un’Open Innovation coerente e coraggiosa.

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