Reportage

Smart supply chain, la chiave per sviluppare un business agile è nei dati

Solo attraverso una digitalizzazione compiuta di tutte le fasi che compongono la catena del valore è possibile dare vita a un sistema di approvvigionamento in grado di affrontare le continue disruption del mercato. I casi Lavazza, Orizzonti Holding e Consorzio Dafne a InTrust Day 2021, l’evento che Intesa (gruppo IBM) dedica ai protagonisti dell’innovazione

Pubblicato il 24 Giu 2021

Smart supply chain luigi traverso a intrust day 2021

Se la business agility, oggi, è il presupposto per essere competitivi su un mercato in continua evoluzione, le strategie di data integration per una Trusted Chain reattiva, affidabile e trasparente – capace cioè di adattarsi alle esigenze di tutti gli attori della catena del valore man mano che cambiano gli scenari – sono la premessa per riuscire a prendere decisioni informate in tempo reale. Il che significa sfruttare – anziché subire – gli imprevisti per esplorare nuove opportunità e formulare proposition innovative.

Come cambia l’approccio alla logistica: disruption is the new normal

Si tratta di una prospettiva che fino a non troppo tempo fa veniva considerata visionaria, ma che adesso costituisce un approccio strategico estremamente concreto. Anzi: necessario. «All’alba dell’emergenza sanitaria scatenata dalla pandemia di Covid-19 in quasi tutte le industry, quando si parlava di supply chain management, il focus verteva essenzialmente sull’efficienza e sull’abbattimento dei costi. Questo implicava una forte attenzione alla riduzione delle scorte e a processi produttivi tarati prima di ogni altra cosa per soddisfare le economie di scala, a scapito della flessibilità. La pandemia ha scardinato questa impostazione, mettendo in evidenza i rischi derivanti dalla concentrazione geografica e dalla scelta di avere un parco fornitori limitato. È stato un vero e proprio shock per il mercato, lo abbiamo sperimentato tutti sulla nostra pelle. Ma a guardare la situazione da un punto di vista più ampio, si è trattato solo dell’ennesimo di una serie di eventi che si inseriscono in un trend di disruption sempre più frequenti. Basti pensare alla Brexit, alla guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti, ad alcuni fenomeni meteorologici di rilievo e, per finire, al recente blocco del canale di Suez. Ma vanno presi in considerazione anche alcuni elementi di discontinuità sul piano regolamentare, come la legge sulla plastica o le norma in materia di cybersecurity. In una parola, disruption is the new normal».

New call-to-action

A parlare è Maria Giovanna Di Feo, Partner di Bain & Company, che ha analizzato l’evoluzione del concetto di smart supply chain in occasione dell’edizione 2021 di InTrust Day, l’evento che Intesa, società del gruppo IBM, dedica ogni anno ai temi e ai protagonisti dell’innovazione digitale.

Di Feo ha aperto i lavori di una sessione che ha visto intervenire alcuni dei decisori di business alle prese con una radicale trasformazione della catena logistica. «In questo new normal, l’efficienza di costo continua a essere una condizione rilevante e necessaria, ma non è più sufficiente», ha rilanciato Di Feo. «Bisogna ripensare le piattaforme e i meccanismi di approvvigionamento in un’ottica di smart resilience se si vogliono fronteggiare le nuove sfide facendo leva su tecnologie innovative come Machine learning, IoT e Realtà aumentata e adottando modelli operativi caratterizzati da elevati standard di automazione e da una tracciabilità end-to-end».

L’idea di smart resilience evocata da Di Feo si fonda sul delicato equilibrio di tre fattori: capacità predittiva, ridondanza e adattabilità. «Le aziende devono avviare digital operations nel senso stretto del termine, implementando le tecnologie digitali per ogni fase della produzione e aggregando tutti i dati che la supply chain offre in control tower che non solo garantiscano la visibilità interna su ciascuno dei processi interni, ma che la estendano, integrandola, anche sui livelli della catena del valore di competenza dei partner», ha spiegato l’esperta.

Una supply chain a prova di pandemia: i casi di Lavazza, Orizzonti Holding e Consorzio Dafne

Gli speaker della tavola rotonda sulla Supply Chain intrustday 2021

Al termine dell’intervento di Maria Giovanna Di Feo, con la tavola rotonda «Raggiungere la business agility attraverso la data integration», moderata da Luigi Traverso, Head of Supply Chain Solutions di Intesa, l’evento ha dato voce a tre aziende clienti che hanno condiviso con il pubblico le proprie esperienze: competenze, metodologie e tecnologie che hanno permesso alle tre organizzazioni di trasformare una crisi come quella pandemica in un’opportunità di crescita.

Costantino Di Carlo, Amministratore Delegato di Orizzonti Holding, ha spiegato che nel settore della distribuzione organizzata «si parte sempre dal cliente, dalla sua soddisfazione, specialmente in un periodo complesso come quello che stiamo affrontando. E in quest’ottica, le nuove sfide che il retail ha di fronte a sé rendono la supply chain un elemento fondamentale. Bisogna imparare a monitorare e gestire variabili endogene ed esogene, abilitando attraverso l’innovazione processi che permettano di identificare soluzioni in grado di migliorare l’intero flusso aziendale».

Di Carlo ha sottolineato che da anni Orizzonti Holding lavora sull’innovazione tecnologica con un approccio integrato e bottom-up. «Un esempio dell’applicazione di questo criterio è Mike Process Master, una apparecchiatura robotica basata su una soluzione di intelligenza artificiale che grazie alla computer vision aiuta gli addetti nei punti vendita a innalzare il livello dei servizi erogati. Girando tra le corsie dello store, il robot effettua analisi in real time dei processi operativi, raccogliendo dati che possono essere utilizzati sia per la continua riqualificazione degli addetti agli scaffali, che diventano veri professionisti della vendita, sia per introdurre elementi di sicurezza sul piano sanitario, sia, soprattutto, per offrire una customer experience sempre più completa».

Se un’azienda come Orizzonti Holding è stata sotto pressione durante i mesi della pandemia, è facile immaginare il carico di lavoro che ha dovuto affrontare il Consorzio Dafne, community B2B di aziende farmaceutiche e distributori intermedi che ha la mission di migliorare la gestione del processo di approvvigionamento e fornitura dei prodotti medicali. Daniele Marazzi, Consigliere Delegato del Consorzio, ha confessato che l’impatto del Covid ha travolto tanto la produzione quanto la distribuzione fin dalle prime fasi dell’emergenza. Ma è stata l’analisi dei dati il fattore critico di successo nei momenti più difficili.

«Ci siamo attivati da subito per mettere a disposizione dell’ecosistema un report settimanale sullo stato del trasporto primario, un’iniziativa fondamentale anche per dare evidenza delle contromisure adottate. Il futuro, di conseguenza, sarà sempre più all’insegna della condivisione: nell’alveo del consorzio operano oltre mille realtà, tra 200 soci proprietari e un ecosistema che conta nel complesso 800 organizzazioni. Solo facendo convergere tutte le iniziative sullo stesso fulcro è possibile farle adottare da una pluralità di attori, sprigionando tutti i benefici ottenibili attraverso l’innovazione».

Il 2020 ha messo a dura prova anche la logistica di Lavazza. «Nel mondo del caffè alcune aree si sono fermate del tutto – basti pensare agli uffici e ai bar – mentre altre sono esplose, a partire da ecommerce e retail», ha detto Fabio Rangaioli, ICT Global Director del gruppo.

«Fortunatamente eravamo pronti a confrontarci con una situazione del genere, grazie a una serie di investimenti effettuati nel corso degli anni. Già da tempo Lavazza aveva adottato soluzioni digitali che ci hanno permesso di sviluppare sistemi di tracking estremamente accurati lungo la catena di approvvigionamento, e di sfruttare piattaforme di collaboration in grado di coinvolgere tutti gli attori della filiera, dai buyer ai trasportatori. Intelligenza artificiale e Machine learning sono stati cruciali per gestire i flussi su tutti i canali e su tutti i servizi in ottica predittiva, mentre l’IoT è destinato a diventare un asset fondamentale, considerato anche il fatto che le macchine installate nelle case dei consumatori saranno sempre più connesse. Le tecnologie digitali, coordinate attraverso una control tower avanzata, ci hanno aiutato ad adattare in tempi rapidissimi l’offerta di Lavazza in un mondo che – lo ricordiamo tutti – è letteralmente cambiato da un giorno all’altro. E continueranno a farlo anche nei nuovi scenari che ci aspettano».

Le tecnologie di frontiera a supporto della catena del valore

Chiudendo la sessione, Francesca Cravotto, Supply Chain Solutions Consultant di Intesa, ha rimarcato il fatto che i sistemi di interscambio dei dati forniscono nuove capabilities di condivisione, mettendo a disposizione delle funzioni preposte al supply management una moltitudine di nuovi strumenti. «Ma questo non basta per governare la catena logistica in una fase storica in cui tutti i processi sono accelerati da cambiamenti economici e sociali dirompenti. Serve più di ogni altra cosa la capacità di gestire una quantità di dati destinata a crescere in modo esponenziale, integrando gli input che provengono dai partner esterni con le informazioni che arrivano da altre piattaforme – come per esempio i canali meteo e i social media – e che sono essenziali per comprendere lo scenario e prevederne le possibili evoluzioni. Il gap da colmare sta quindi tra la capacità di correlare i dati relativi agli eventi che possono generare un impatto sulla supply chain e la facoltà di creare modelli predittivi su cui elaborare piani di mitigazione dei rischi. Tecnologie di frontiera come l’intelligenza artificiale possono fornire un contributo significativo in questo senso, ma per poterne sfruttare appieno il potenziale è necessario dare vita a un’organizzazione digitalizzata in modo compiuto, così da distribuire il valore prodotto a tutti i livelli e a tutti gli attori coinvolti», ha concluso Cravotto.

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