Intervista

Smart Procurement, è il momento di fare network

La crisi che sta investendo le Supply Chain globali implica un cambio di passo. Le nuove tecnologie sono solo la premessa per rendere i processi di acquisto più agili, affidabili e sostenibili, ma per affrontare le sfide di questi anni occorre condividere dati ed esperienze. La parola a Carlos Mercuriali, Senior Vice President and GM, Intelligent Spend Business Management EMEA South di SAP

Pubblicato il 13 Lug 2022

Smart procurement

Generare nuovo valore, supportare l’innovazione, fare rete con partner e fornitori. Sono questi gli obiettivi principali di chi oggi in azienda si occupa di Smart Procurement. E in un’epoca come quella che stiamo vivendo riuscire a far convergere queste esigenze verso progettualità coerenti con la missione del business, longeve, ragionevolmente sicure e quanto più sostenibili significa disporre di strumenti, competenze e infrastrutture all’altezza della situazione. In grado cioè non solo di aiutare a delineare una prospettiva strategica, ma anche di suggerire di volta in volta le decisioni tattiche indispensabili per mantenere la rotta prefissata nonostante gli inevitabili imprevisti di percorso.

La roadmap SAP: verso la creazione di un ecosistema digitale allargato

In quest’ottica, la divisione Intelligent Spend Business Network (ISBN) di SAP, dedicata per l’appunto alla fornitura di soluzioni per lo Smart Procurement, sta lavorando alla creazione di un ecosistema digitale allargato. Un ambiente che da una parte costruisca un vero e proprio tessuto connettivo tra imprese e provider di materie prime e servizi, a partire naturalmente da quelli di spedizione, e che dall’altra garantisca ai buyer (e all’intera popolazione aziendale) un punto d’accesso semplificato per governare e ottimizzare le procedure di acquisto. «Lo scenario del resto è radicalmente cambiato: se fino a pochissimi anni fa il Procurement era vissuto – e di fatto lo era – come un processo interno e unilaterale, oggi la funzione ha necessariamente assunto i connotati di un’attività che non riguarda solo il back-office, ma che deve tenere conto dello stato effettivo della Supply Chain in funzione delle esigenze dei clienti, che sempre più spesso corrispondono ai consumatori finali. Basti pensare all’evoluzione che soprattutto durante la pandemia ha subito l’eCommerce: oggi i clienti non solo vogliono ricevere quello che hanno acquistato in tempi brevi, ma vogliono anche sapere dove si trova l’oggetto e quando verrà consegnato. E le aziende devono riuscire a condividere questi dati in tempo reale».

A parlare è Carlos Mercuriali, Senior Vice President and GM, Intelligent Spend Business Management EMEA South di SAP. Abbiamo incontrato il top manager a margine della tappa milanese del CPO Circle – il summit itinerante con cui ISBN mantiene e rafforza i contatti con la community dei buyer – dove Mercuriali ha incontrato clienti e prospect del gruppo per condividere sul palco esperienze e casi di successo. «Nella corsa alla digitalizzazione e alla capacità di connettersi con i trading partner, la priorità è decisamente cambiata. Se fino a tre anni fa i CPO avevano come obiettivo primario quello di far risparmiare all’azienda risorse da devolvere allo sviluppo del business, oggi la sfida da affrontare è quella della scarsità delle materie prime: come garantire la massima efficienza della catena logistica e produttiva in un contesto internazionale che offre sempre meno certezze da questo punto di vista? La risposta sta nella capacità di identificare in modo dinamico l’equilibrio tra domanda e fornitura. E per fare questo non basta digitalizzare i processi: bisogna renderli automatici e soprattutto intelligenti».

Smart Procurement: l’importanza di fare rete con partner, supplier e.. competitor

Mercuriali spiega come SAP si stia focalizzando sull’offerta di tool specifici, strumenti pensati per aiutare i buyer a esplorare il mercato e a predire con sempre maggiore precisione l’andamento delle scorte e l’affidabilità dei partner, sia per migliorare il Demand Planning, sia per individuare rapidamente supplier alternativi in caso di imprevisti. «È quello che ci chiedono i nostri interlocutori, e non parlo solo di professionisti del Procurement. Sono rimasto io stesso stupito nel leggere i risultati di una survey condotta da EY. L’indagine chiedeva ai CEO quali fossero i temi top of mind per l’immediato futuro. Ebbene, subito dopo la preoccupazione per una possibile recessione globale, c’è quella per la continuità della Supply Chain. In dieci anni di studi analoghi non ho mai visto ai primi posti dell’agenda dei leader la questione dell’approvvigionamento».

L’aspetto positivo è che per fortuna, per affrontare efficacemente questo tema, non occorre reinventare la ruota. SAP per esempio può fare leva su un network esteso, costruito in vent’anni di attività sul fronte del Procurement, e soprattutto su tecnologie di frontiera in grado di mettere al servizio delle imprese tutta l’intelligenza di cui hanno bisogno per confrontarsi con i nuovi scenari competitivi, all’interno dei quali vince chi sa prendere decisioni informate praticamente in real time.

«Un network esteso mette a fattor comune le complessità dei vari attori, costruisce ponti al di là delle mura dell’organizzazione e connette il business al mondo esterno, a partire dai supplier, che a loro volta necessitano di instaurare nuove relazioni di interdipendenza – dice Mercuriali -. Siamo consapevoli dell’importanza di accrescere costantemente la rete, e per questo puntiamo su iniziative come CPO Circle o anche su eventi più ristretti – dei veri e propri workshop – che ci consentano di creare spazi di condivisione all’interno dei quali ascoltiamo i clienti e i partner, chiediamo loro quali esigenze hanno e instauriamo là dove possibile nuovi rapporti di collaborazione. Il tutto a cavallo di filiere diverse e con logiche interdipartimentali».

Secondo Mercuriali, infatti, per aumentare la resilienza della catena del valore è ormai essenziale che tutte le funzioni (fuori e dentro l’azienda) che perseguono i medesimi obiettivi lavorino in partnership, possibilmente utilizzando la stessa lingua.

Il concetto però risulta vincente anche in un ambito delicato (e per molti versi pionieristico) come quello della coopetition. In questo caso il “linguaggio comune” si esplica nella condivisione dei dati. Catena X, per esempio, è un’alleanza sorta in seno all’industria automobilistica tedesca che sfrutta un ecosistema di dati affidabile, collaborativo, aperto e sicuro per dare vita a catene del valore end-to-end per il continuo miglioramento dei processi di approvvigionamento.

SAP è uno dei partner fondatori di Catena X (a cui partecipano colossi come BWM e Mercedes-Benz, oltre ai maggiori attori dell’industria tedesca) e offre – sulla base dello standard International Data Spaces – connettività alle imprese che vogliono integrare le proprie applicazioni con lo spazio dati decentralizzato. Tutti gli attori di Catena X risultano così collegati su un piano di parità: l’ecosistema di dati costruisce una rete decentralizzata in uno spazio di dati virtuale, che consente lo scambio di informazioni tra due o più parti in modo autonomo e peer-to-peer, senza la necessità di un hub centrale. Ciascun partecipante ha il controllo sovrano sui propri dati, facendo di Catena X una soluzione sostenibile per la digitalizzazione delle catene di approvvigionamento (in particolare per le medie e piccole imprese) che permette la cooperazione e la collaborazione dei vari player anche quando concorrenti.

Sopravvivere ed evolversi nell’era del business sostenibile

La questione della collaborazione aperta, d’altronde, ha spesso a che fare più con la sopravvivenza dell’organizzazione che con la mera creazione di valore aggiunto. Mercuriali ricorda come, secondo le stime di Capgemini, dal 2000 a oggi sia letteralmente scomparso il 52% delle aziende della classifica Fortune 500. «E seguendo le stesse dinamiche, nei prossimi dieci anni anche la metà delle imprese che attualmente appartengono a quel novero non esisterà più. Sapersi evolvere è dunque fondamentale. Le nuove tecnologie (a partire da Cloud, Blockchain, IoT, Intelligenza Artificiale e Machine Learning) e i nuovi modelli organizzativi (basati per esempio sull’hybrid work) possono essere di grande aiuto, ma bisogna avere il coraggio di abbracciarli e la capacità di governarli. Il cloud è d’altra parte la leva più efficace per abilitare trasformazioni rapide, con l’opportunità comunque di sperimentare, nel caso sbagliare e quindi ritentare con tutto il patrimonio dell’esperienza acquisita. Basti pensare al fatto che solo dieci anni fa un progetto di implementazione di un nuovo ERP avrebbe comportato un impegno quinquennale. Oggi grazie al cloud bastano poche settimane, al massimo qualche mese, e si può già entrare in produzione con ottimi elementi per procedere poi con l’ottimizzazione dei sistemi. Ma per l’appunto la tecnologia non basta: occorre anche il change management se si intende cavalcare con successo i nuovi trend del mercato”.

Uno di questi trend è naturalmente quello della sostenibilità ambientale, che dal punto di vista del CPO scatena tutta una serie di scelte e strategie che prescindono dalla condotta dell’azienda. «I buyer hanno bisogno di comprendere proattivamente le dinamiche della Supply Chain non solo per fare acquisti in linea con le nuove esigenze dell’organizzazione e dei consumatori sul fronte dell’ESG, ma anche per orientare l’evoluzione delle catene di approvvigionamento, stimolando nel modo giusto i partner».

«Ancora una volta l’analisi dei dati si rivelerà essenziale per capire e per decidere tenendo conto di rischi e opportunità –  sottolinea Mercuriali -. E mentre soluzioni come la Blockchain consentiranno di verificare l’autenticità della filiera, sistemi di automazione e machine learning consentiranno di semplificare i processi di acquisto e le relazioni con i supplier che rispettano determinati requisiti della green line adottata dall’impresa».

Tra le soluzioni che SAP ha lanciato per aiutare le aziende a orientare e misurare questa ennesima trasformazione c’è SAP Sustainable Control Tower, che per l’appunto abilita una gestione olistica, il reporting e la verifica delle prestazioni in tutte le dimensioni delle tematiche ESG, sfruttando insight ricavati da dati affidabili per aiutare i protagonisti dell’innovazione a stabilire obiettivi e monitorare i progressi lungo il loro percorso di sostenibilità. «Il CPO d’altra parte ora ricopre nuove responsabilità – chiosa Mercuriali -. E può usare il potere contrattuale dell’organizzazione per cui acquista anche per fare del bene».

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