Finanza e Tecnologia

Fintech: le banche italiane investono 530 milioni di euro nel digitale

I progetti sono destinati in prevalenza alla realizzazione di nuovi prodotti e servizi, ma anche al conseguimento di nuovi canali e processi, alla riduzione dei costi e alla maggiore soddisfazione della clientela. Il 58% degli investimenti ricade ancora sulle API, ma cresce la spesa in tecnologie AI. Parola d’ordine: migliorare la customer experience. I risultati dell’indagine condotta da Banca d’Italia

Pubblicato il 26 Nov 2021

Fintech

Ammonta a 530 milioni di euro la spesa in innovazione dei servizi bancari italiani per il biennio 2021-2022, registrando una buona crescita rispetto al periodo precedente quando è stata raggiunta la cifra di 456 milioni di euro. I progetti di investimento sono destinati in prevalenza alla realizzazione di nuovi prodotti e servizi (21,3%) e con quote lievemente inferiori (intorno al 18%) al conseguimento di nuovi canali e processi, riduzione dei costi, maggiore soddisfazione della clientela. A dirlo è la terza Indagine Fintech condotta dalla Banca d’Italia. La rilevazione, che ha cadenza biennale, ha coinvolto l’intero sistema bancario, composto da 59 gruppi bancari e 53 banche non appartenenti a gruppi; sono stati inoltre coinvolti 51 intermediari non bancari, selezionati in base ai volumi di operatività (alcuni, anche se di scala ridotta, sono stati inclusi in funzione dei particolari modelli di business adottati e della loro propensione ad innovare).

A sottolineare la crescita del tasso di adozione di tecnologie innovative all’interno del sistema finanziario anche il numero degli intermediari che investe nel Fintech, passati da 77 a 96, e dei progetti censisti, che da 267 sono arrivati a 329. A partire dal 2023 e fino alla messa in produzione, i progetti comporteranno ulteriori spese per 281 milioni di euro.

Chi beneficia della spinta fintech delle banche

I destinatari delle innovazioni in oltre la metà dei casi sono le famiglie consumatrici, seguono le imprese (25% dei casi). Inoltre, in circa un quarto dalle imprese, il 16,1 per cento dei casi, le innovazioni sono a favore degli intermediari finanziari (e nella metà dei casi il beneficiario principale è lo stesso intermediario che investe nell’iniziativa).

In generale, è atteso un miglioramento della customer experience grazie alla dematerializzazione della documentazione, alla firma digitale, agli strumenti di assistenza automatica; più in generale le interazioni con la clientela dovrebbero beneficiare degli investimenti per migliorare la navigabilità delle app e dei siti internet.

È interessante sottolineare però come la spesa resta distribuita su un limitato numero di intermediari, mostrando segnali di ulteriore concentrazione: la quota dei primi 10 investitori è passata dal 77,2 all’84,7 per cento. A rallentare o impedire gli investimenti hanno pesato sia fattori di ordine economico – come l’insufficiente domanda attesa per i prodotti e i servizi generati dagli investimenti, il costo finanziario dell’investimento, il reperimento del personale – sia fattori di ordine tecnologico, come la scarsa interoperabilità tra vecchi e nuovi sistemi, la complessità nel controllo dei rischi per la sicurezza informatica

Le aree di business dove il Fintech trova spazio

I progetti per innovare l’erogazione del credito e i pagamenti digitali (in particolare, quelli per il mobile banking, il digital lending e i servizi connessi con l’open banking) si distinguono per numerosità e risorse assorbite. Sono consistenti anche i progetti per l’innovazione dei processi delle business operations e della governance, per quanto significativamente inferiori sotto il profilo delle risorse investite. Il peso degli investimenti per l’innovazione dei servizi di investimento e assicurativi resta contenuto sia in termini di progetti avviati sia di spesa.

Le tecnologie Fintech che convincono le banche

Il 28,9% dei progetti è incentrato sulle API (Application Programming Interface); i restanti sono distribuiti, con quote decrescenti tra il 12 e l’8%, sul cloud computing, l’RPA, la biometria, il Machine Learning e i Big Data.

In termini di assorbimento della spesa la distribuzione dei progetti appare invece polarizzata intorno alle API (57,9 per cento) e la biometria (21,8 per cento), con quote non superiori al 2,4 per cento per le restanti tecnologie. La predominanza di investimenti in API è una caratteristica già emersa nella precedente rilevazione e dipende da fattori di contesto, come l’adeguamento rispetto alle previsioni della Direttiva PSD2 e la diffusione del modello di open banking. Rispetto alla precedente rilevazione si consolida la spesa e il numero dei progetti basati sulla biometria e sul cloud computing; i progetti fondati su tecnologie AI, comprendenti il Machine Learning e il Natural Language Processing, pur diminuendo in termini di numerosità crescono in termini di spesa. Si contraggono, infine, progetti e risorse destinate ai big data: non è da escludere che alcuni investimenti per l’acquisizione e lo sviluppo di archivi di dati non strutturati siano stati indirizzati verso il cloud, che consente, oltre all’archiviazione, anche l’elaborazione dei dati.

Open Banking: al via collaborazioni e progetti

I progetti di investimento possono essere realizzati attraverso la collaborazione con soggetti terzi, a partire da imprese e provider tecnologici; un’ulteriore opzione organizzativa è rappresentata dall’acquisizione diretta di partecipazioni in aziende. Il 46 per cento degli intermediari ha stretto almeno un rapporto di collaborazione in ambito Fintech; in totale sono stati censiti 330 accordi riferibili a 199 distinte imprese. Le partnership sono per lo più finalizzate all’innovazione delle aree del credito e della raccolta del risparmio, delle business operations e dei pagamenti, con quote rispettivamente pari al 29, al 28 e al 24 per cento.

Poco più di un quarto dei progetti censiti presuppone lo sviluppo di attività che ricadono nel perimetro dell’Open Banking. Questi progetti, nel biennio 2019-2020, hanno generato flussi di cassa in uscita e in entrata rispettivamente pari a 202 e 97 milioni; a partire dal 2021, a fronte di un profilo degli investimenti relativamente costante, è attesa una sensibile accelerazione dei flussi in entrata. I progetti riferibili all’Open Banking sono basati sulle API, che consentendo a qualsiasi intermediario di sviluppare applicazioni e servizi a partire dai dati e dalle funzioni resi disponibili dall’infrastruttura tecnologica di un’istituzione finanziaria terza, costituiscono il substrato su cui sviluppare nuovi modelli commerciali basati su logiche sia competitive sia collaborative.

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