L'esperto

Pagamenti elettronici in Italia, la spinta del Covid-19 potrebbe essere decisiva

Nei primi mesi del 2020 gli acquisti online hanno conosciuto una crescita inattesa, causata dalla quarantena e dall’obbligo di restare in casa. Con loro, sono cresciuti anche i pagamenti elettronici. E sono destinati a rimanere in futuro, mentre si svilupperanno forme innovative di pagamento, incluse auto connesse e smart speaker. L’analisi di Ivano Asaro, direttore dell’Osservatorio Innovative Payments del Politecnico di Milano

Pubblicato il 02 Lug 2020

pagamenti elettronici

Il confinamento forzato imposto dalla pandemia ha portato nella nostra quotidianità nuove abitudini, tutto sommato positive, di cui non ci libereremo facilmente. La propensione all’acquisto online, ad esempio, ha forzato migliaia e migliaia di persone a “familiarizzare” con i pagamenti elettronici e digitali, facendo loro scoprire un mondo di fatto sconosciuto.

E, in un Paese così legato al contante come l’Italia, la familiarizzazione con i pagamenti elettronici e digitali non può esser mai data per scontata. Sino a oggi, la transizione italiana verso la “cashless society” ha proceduto sempre a piccoli passi, e forse la svolta è in arrivo. Già nel 2019 si è infatti assistito a un netto calo di chi afferma di pagare solo in contati, con una crescita più che proporzionale dei pagamenti elettronici (sia carta, sia bonifici). In questo scenario, la pandemia potrebbe aver rivestito il ruolo (in positivo) della “tempesta perfetta”.

Ossia, potrebbe aver avuto la capacità di forzare definitivamente la mano, facendo avvicinare ai pagamenti su piattaforme digitali o tramite carta di credito e debito anche degli “insospettabili”. Al momento, però, riuscire a capire quali saranno gli effetti a medio e lungo temine è molto difficile. Ne abbiamo parlato con Ivano Asaro, Head of Innovative Payments Observatory del Politecnico di Milano, che ci ha aiutato a fare il punto della situazione e ci ha fornito un’analisi su quello che dovremmo aspettarci nei prossimi mesi.

L’anno dei pagamenti digitali

Nei primi mesi del 2020 si è assistito a una crescita degli acquisti online e, di conseguenza, anche dei pagamenti elettronici e digitali. Una tendenza, sostiene il Direttore dell’Osservatorio Innovative Payments, che è destinata a durare anche nei prossimi mesi.

“Chi ha iniziato a utilizzare strumenti di pagamento digitali ed elettronici – afferma Asaro – continuerà a farlo anche in futuro. Probabilmente non con la stessa frequenza di ora, ma molti decideranno di continuare a utilizzarli. Come emerge anche dalle analisi fatte in passato, chi si avvicina a questi strumenti, se trovano un’esperienza d’uso semplice e capiscono che è sicuro, allora difficilmente tornano indietro completamente. Anzi, molti continuano a utilizzarlo come standard”.

Al fianco di questa componente, però, ce n’è un’altra da prendere in considerazione: quella del calo dei consumi. Secondo Ivano Asaro, infatti, è probabile che in termini assoluti i pagamenti elettronici siano destinati a calare rispetto al 2019, mentre in termini percentuali ci dobbiamo aspettare una loro crescita.

“A fine 2020 potremmo dire che in termini relativi i pagamenti elettronici saranno sicuramente superiori a quelli registrati nel 2019. Bisogna vedere se lo stesso è valido in termini assoluti: probabile, infatti, che il crollo dei consumi a cui stiamo già assistendo incida sul volume degli scambi. Nel 2019 i pagamenti digitali hanno toccato quota 270 miliardi di euro in Italia e non è detto che a fine 2020 si riesca a raggiungere questa cifra. Negli Stati Uniti, nel solo di marzo c’è stato un calo sia in termini di numero di pagamenti effettuati, sia in termini di volume di denaro transato”.

Le nuove frontiere dei pagamenti elettronici

In questo scenario, un ruolo di primaria importanza sarà rivestito dagli strumenti di pagamento che gli utenti avranno a disposizione. Nei primi mesi della riapertura, infatti, è probabile che il timore del contatto spinga le persone a continuare a pagare con carte di credito, ma nel medio e lungo periodo saranno altri i mezzi che gli utenti potranno utilizzare. Lo smartphone è ovviamente l’opzione primaria, sia nell’immediato, sia nel breve periodo; nel medio e lungo, però, emergeranno nel mercato altri protagonisti.

“Nei prossimi anni prenderanno sempre più piede pagamenti tramite wearable, come smartwatch, braccialetti e anelli che, in piccola misura, sono utilizzati anche oggi. Si stanno però affacciando nuove modalità di pagamento, come gli smart speaker, che permettono sia di acquistare online sia di pagare. Qualcosa inizia già a muoversi, soprattutto negli Stati Uniti, dove diverse aziende hanno sviluppato alcuni servizi che prenderanno sicuramente piede nei prossimi anni. Ci aspettiamo che nei prossimi anni anche le smart car diventino un mezzo di pagamento, un tema su cui tantissime case automobilistiche stanno già lavorando. Sarà possibile acquistare e pagare direttamente dal cruscotto dell’auto, magari tramite il coinvolgimento dell’assistente vocale, che sempre più modelli iniziano a integrare. L’applicazione più immediata, in questo senso, è il pagamento del carburante, ma non è l’unico: probabile che le auto verranno utilizzate per pagare nei ristoranti drive through o per pagare servizi di ogni genere. Da non sottovalutare, poi, il ruolo degli elettrodomestici smart (smart appliance payment), come frigoriferi connessi e altri dispositivi che abbiamo già in casa. Come Osservatorio abbiamo poi individuato quelli che chiamiamo device free payment, che consentono di concludere la transazione senza utilizzare nessuno strumento a fare da tramite: è sufficiente la presenza della persona per autorizzare il pagamento”.

Va evidenziato, sottolinea il Direttore Asaro, che le applicazioni descritte non sono affatto futuristiche: ognuno di questi strumenti è già utilizzato da qualche catena di negozi o fornitore di servizi. Un esempio è il servizio di spesa vocale di Carrefour, realizzato in collaborazione con Google e per ora disponibile solo in Francia.Per usufruirne basta chiedere a Google Assistant – l’assistente vocale integrato negli smartphone Android e negli smart speaker della serie Google Home “Ok Google, facciamo la spesa” oppure “Ok Google, parla con Carrefour”. Nei prossimi anni, è lecito aspettarsi una massiccia diffusione di queste applicazioni.

Il ruolo delle Big Tech

Facendo un passo indietro e tornando a parlare dei pagamenti tramite smartphone, è impossibile non fare riferimento a servizi come Apple Pay, Google Pay e Samsung Pay. Servizi che, sottolinea Ivano Asaro, sono riusciti a rafforzare sempre più la loro posizione, fino a diventare punti di riferimento per gli stessi istituti bancari. “Di servizi NFC in Italia si è iniziato a parlare nel 2012. Prima c’erano gli operatori telefonici ed è stato un fallimento. Poi sono arrivati i servizi cloud di Google e ogni banca si era fatto il suo servizio. Poi è arrivata Apple Pay e, dopo il primo muro che le banche hanno cercato di fare, tutte le principali banche hanno iniziato ad averlo. Alla fine sono entrati Google, Samsung e altri operatori e tutti gli istituti hanno capito che era difficile competere sul fronte dell’usabilità e della tecnologia necessari a mantenere un servizio del genere”.

Questo, però, non vuol dire che Apple e Google siano interessati a sostituirsi alle banche. Anche se hanno lanciato loro servizi “finanziari” come Apple Card o Samsung Card o Google Cash, nessuna di loro vuole diventare un istituto bancario. L’obiettivo, sottolinea il direttore dell’Osservatorio Innovative Payments, è quello di arrivare ai dati degli utenti e non gestire i soldi di un conto corrente.

Lo sviluppo del mercato del fintech è favorito anche dalla direttiva PSD2, entrata in vigore a gennaio 2018 e che ha portato a una decisa apertura (e innovazione) del mercato bancario e, in particolare, del settore dei pagamenti. L’Open Banking ha infatti forzato la mano agli istituti bancari, costretti a mettere a disposizione di operatori terzi le API per accedere a tutte le informazioni dei loro clienti. Un obbligo che ha fornito una spinta verso l’innovazione e il miglioramento dei servizi offerti agli stessi utenti, con l’obiettivo di fidelizzarli ulteriormente.

I numeri dei pagamenti elettronici e digitali

In attesa di scoprire quali saranno gli effetti reali della pandemia sui pagamenti con carta di credito o altri strumenti elettronici e digitali, è possibile tirare le somme del 2019. I dati dell’Osservatorio Innovative Payments parlano chiaro: la crescita dei pagamenti elettronici e digitali è apparentemente inarrestabile. “I pagamento con carta di credito hanno toccato quota 270 miliardi di euro, in crescita dell’11% rispetto all’anno prima, con un totale di 5 miliardi di transazioni registrate. Anche i pagamenti tramite smartphone sono in netta crescita e nel 2019 sono stati transati 12 miliardi di euro e ormai valgono il 40% di tutto quello che spendiamo online. A fine 2020 probabilmente, un acquisto su 2 di quelli fatti online sarà fatto tramite smartphone. E, cosa ancora più interessante, è che lo facciamo anche per categorie di merce che, anni fa, non si pensava potessero essere acquistati da uno smartphone. L’esempio lampante è quello dell’arredamento, che fino a qualche anno fa era ritenuto un settore off limits per gli smartphone. Oggi, complice anche il poco tempo a disposizione, gli smartphone sono sempre più utilizzati per acquistare mobili”.

Discorso che vale anche per quel che riguarda i cosiddetti “Innovative Payments” (composti da Mobile Payment, Wearable Payment, Smart Objects Payment e Device-free Payment), anche se i tassi di crescita sono di gran lunga superiori a quelli dei pagamenti elettronici tout court. “Sul fronte del mobile payment, ossia quei pagamenti effettuati senza la scelta del prodotto tramite il dispositivo stesso, siamo attorno ai 3 miliardi di euro (+109% rispetto al 2018). Di questi, 1,83 miliardi sono stati transati all’interno di un negozio, con una crescita del 242% rispetto ai risultati del 2018. La cifra restante, invece, cade all’interno dei cosiddetti mobile payment fuori dal negozio, dove troviamo prodotti come biglietti dei bus, bollette e bollettini o il pagamento dei parcheggi”.

I pagamenti contactless, a fine 2019, valgono 63 miliardi di euro. Si tratta di cifre importanti e, nonostante ci abbiano messo un po’ di anni a crescere in maniera costante, oggi rappresentano una fetta sempre più significativa. In questa transizione ha giocato un ruolo importante sia il rafforzamento dell’infrastruttura, con l’85% dei POS dotati di questa funzionalità, sia la presa di coscienza degli utenti, che ora sanno di avere una carta contactless da poter utilizzare senza strisciare. Probabile, poi, che nei prossimi anni i pagamenti contactless siano destinati a crescere di più grazie ai pagamenti tramite smartphone. Nel momento in cui l’utente scopre l’Apple Pay o il Google Pay di turno, è probabile che lo inizi a utilizzare”.

Pagamenti elettronici, gli sviluppi futuri

Come detto inizialmente, l’impatto della pandemia avrà effetti sia nel breve, sia nel medio e lungo termine. Effetti che influenzeranno le modalità di pagamento non solo per gli acquisti online, ma anche quelli fatti nei negozi fisici. “Gli acquisti online sono stati un obbligo in questa fase, sia per i clienti sia per i venditori. Questa emergenza, però, ha portato gli esercenti a rafforzare la propria infrastruttura logistica e offrire nuovi servizi, per venire incontro alle esigenze dei clienti. E ciò vale non solo per le grandi catene della distribuzione organizzata, ma anche per i piccoli esercenti di quartiere, che continueranno a offrire gli stessi servizi anche una volta che l’emergenza sarà terminata. Molte persone continueranno a fare la spesa online e probabilmente, anche in negozio, si continuerà a pagare con strumenti elettronici come la carta”.

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