digital personal assistant

Smart Speaker, le risposte ad Amazon e Google: la battaglia per la "vocal user experience" è iniziata

Tutti i colossi del mercato digitale puntano sugli assistenti vocali, nati per facilitare la gestione degli oggetti intelligenti domestici. Per Amazon Echo il focus è sull’eCommerce, per Google Home sulla raccolta dati per il marketing. E Apple, Microsoft, Samsung e Facebook si preparano. Il punto di Giulio Salvatori, Direttore Osservatorio Internet of Thing, Politecnico di Milano

Pubblicato il 22 Set 2017

Giulio Salvadori*

All’interno del vasto panorama dell’Internet of Things (IoT), quello della Smart Home è sicuramente uno degli ambiti in cui si osserva maggiore fermento e interesse da parte delle aziende. Sia guardando al contesto italiano, in cui si assiste a un mercato in costante crescita (+23% nel 2016 secondo i dati dell’Osservatorio Internet of Things del Politecnico di Milano), sia allargando lo sguardo a livello internazionale: sono infatti numerose le novità osservate negli ultimi mesi.

Lo sviluppo di grandi partnership e alleanze (come la OCF – Open Connectivity Foundation – a cui partecipano oltre 300 aziende), l’affermarsi di nuovi canali di vendita che moltiplicano le occasioni di acquisto (ad esempio retailer multicanale, utility, telco), il lancio sul mercato di nuovi prodotti e servizi con un prezzo accessibile per una buona fetta dei consumatori, la messa a fuoco della strategia di alcuni grandi Over-The-Top (OTT), Google e Amazon in primis. Diversi sono gli aspetti su cui bisogna ancora lavorare (uno su tutti la riduzione della frammentazione dell’esperienza utente), anche se sono stati fatti importanti passi in avanti rispetto al passato.

Tra i principali trend degli ultimi mesi vi è senza dubbio la crescente diffusione dei cosiddetti Smart Home speaker, o assistenti vocali “intelligenti”. Un trend ancora più significativo se si considera che molti dei prodotti in questione non sono ancora disponibili o lo sono esclusivamente in alcuni mercati. Si tratta di veri e propri hub – dotati di altoparlanti, microfoni, display e ovviamente un processore – che nascono per ridurre la complessità di connessione e gestione di una pluralità di oggetti intelligenti eterogenei presenti in casa. Questi nuovi dispositivi “intelligenti” saranno destinati a occupare uno spazio sempre più grande nella gestione degli oggetti connessi all’interno di una Smart Home. Ciò trova conferme anche nei numeri risultanti da alcune recenti indagini. Ad esempio Strategy Analytics prevede che il mercato globale degli Smart Home speaker raggiungerà quota 5,5 miliardi di dollari entro il 2022, Global Market Insight si spinge ancora più in là ipotizzando un mercato da 13 miliardi di dollari entro il 2024, mentre Park Associates stima un tasso di adozione in crescita del 140%.

Un mercato con questi numeri può far gola a molti e le grandi multinazionali non stanno certo perdendo tempo. Abbiamo scritto pochi giorni fa dell’accordo tra Google e Walmart per il “Voice Shopping”, e tutto lascia pensare che nei prossimi mesi la lotta per il predominio nei salotti delle case di tutto il mondo si farà sempre più serrata. Oltre ai già noti Google Home e Amazon Echo (i device lanciati negli scorsi mesi sul mercato da Google e Amazon che si appoggiano, rispettivamente, sugli assistenti vocali Google Assistant e Alexa), molti altri grandi player si stanno affacciando in questo mercato. È il caso ad esempio di Apple, che durante l’ultima Worldwide Developer Conference ha presentato il suo HomePod, ovviamente equipaggiato con l’ormai famigliare Siri. Xiaomi ha recentemente lanciato il suo speaker Xiaomi Mi AI, economico e maggiormente indirizzato a un mercato di massa. Harman, in collaborazione con Microsoft, ha battezzato Invoke, in arrivo a ottobre ed equipaggiato con Cortana. Samsung e Facebook sono al lavoro su nuovi assistenti vocali, che saranno lanciati presumibilmente nel corso del 2018.

La possibilità di incrementare il fatturato grazie a questi nuovi dispositivi non rappresenta però l’unica ragione dell’ingresso nel mercato di queste grandi aziende. Per Amazon, ad esempio, è importante che la Smart Home sia sinergica con l’eCommerce: l’obiettivo è mantenere un’interazione molto alta con l’utente, assistendolo nelle attività quotidiane più ricorrenti, con particolare attenzione alla spesa domestica. In questo senso Amazon Echo può fornire un utile supporto per indirizzare l’utente verso l’acquisto online di determinati prodotti sul sito dell’azienda.

Per Google, invece, la proposizione di valore ruota attorno a servizi che semplifichino la vita (così come fatto con Gmail nell’Internet “tradizionale”) e consentano al contempo la raccolta di dati utili per profilare gli utenti. Dati che potrebbero proprio essere raccolti dallo speaker Google Home, in grado di interagire con i diversi device connessi presenti in casa consentendo così all’azienda di ottenere tantissime informazioni sul loro funzionamento e sulle persone che li utilizzano.

La battaglia degli Smart Home speaker è quindi appena iniziata: semplicità, compatibilità con le diverse tipologie di oggetti connessi e valorizzazione dei dati raccolti saranno alcune delle chiavi di volta per avere successo in questo mercato.

 * Direttore dell’Osservatorio Internet of Things del Politecnico di Milano

@RIPRODUZIONE RISERVATA

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articolo 1 di 4