Sui giornali e sui social media non si fa altro che parlare dei miracoli (e delle gaffe) delle piattaforme di intelligenza artificiale, pronte – sembrerebbe – a sostituire l’uomo in diverse mansioni. Ma qual è il divario tra la narrazione (incentrata, a dirla tutta, specialmente sulle funzionalità dei chatbot) e la realtà aziendale sul piano dell’automazione?
«Dal mio punto di vista c’è ancora molta strada da percorrere prima di arrivare a un vero scenario di sostituzione: anche per le mansioni e le funzionalità più semplici il passaggio di testimone dall’uomo alla macchina è piuttosto lontano. L’AI è senz’altro un’opportunità di business, e ogni vendor che si rispetti deve avere una offering in questo senso. Ma non può essere il centro della strategia: le aspettative da parte delle aziende, d’altra parte, vertono soprattutto sulla riduzione dei costi generata dall’introduzione della Robotic Process Automation, che deve essere sempre e comunque al servizio della persona». A parlare è Rocco Inga, Country Manager per l’Italia di Matrix42, multinazionale tedesca specializzata nelle soluzioni di Software Asset Management e Unified Endpoint Management.
Who's Who
Rocco Inga
Qual è la vera intelligenza sottesa ai processi di digitalizzazione?
Come player di riferimento nella costruzione di workplace evoluti, e quindi basati anche sull’utilizzo di sistemi di Machine Learning e Artificial Intelligence, pure Matrix42 sta ovviamente ragionando sul modo in cui l’AI semplificherà il lavoro. Come? Per esempio predisponendo nel momento e nel luogo appropriato tutti e soli gli strumenti di produttività che occorreranno all’utente. «Oppure», aggiunge Inga, «abilitando automaticamente le opzioni delle sale conferenze, fisiche o virtuali, in base alle preferenze di ciascun partecipante, ai device utilizzati e al tipo di documenti condivisi, evidenziandone i contenuti, ricordando appuntamenti e aiutando a risolvere rapidamente eventuali disservizi con funzioni semiautomatiche di trouble shooting».
Sono tutti elementi di Enterprise service management e Knowledge management che, secondo Inga, faranno la differenza nella gestione della quotidianità lavorativa. «Anche ovviamente attraverso l’integrazione di chatbot, che permetteranno ai dipendenti di interagire più facilmente con gli ambienti e i processi digitalizzati».
Del resto, ormai, tra le imprese di qualsiasi taglia così come nella pubblica amministrazione c’è piena consapevolezza delle potenzialità del digitale. «È cambiata la prospettiva, è maturata l’idea che la persona sia centrale rispetto all’azienda, e che per questo debba essere supportata nella trasformazione da tecnologie facili da utilizzare, anywhere, anytime», rimarca Inga.
Si aspira dunque a un self-service IT, e a piattaforme che garantiscano l’empowerment degli utenti con flussi di lavoro gestiti da soluzioni programmabili con una logica low code. In questo contesto, secondo il manager è necessario fornire digital workspace management suite che mettano business e sistemi informativi sullo stesso piano, anche nel momento in cui cambiano le esigenze del business, attraverso un’integrazione end-to-end.
Tecnologie e competenze al servizio della persona
«Oggi si può lavorare in team, da soli, in ufficio o da remoto: ovunque e in qualsiasi condizione, in pratica, purché sia sempre garantita la massima produttività. Questo significa che l’utente deve essere in grado di poter scegliere autonomamente i device e le applicazioni che gli servono in funzione delle specifiche esigenze del momento», continua Inga, sottolineando come l’IT aziendale debba quindi dotarsi di tool di gestione e di automazione che supportino il nuovo design della postazione di lavoro. «Il compito della tecnologia – e quindi anche della cosiddetta intelligenza artificiale, nelle sue varie declinazioni – è quello di rendere possibile l’utilizzo di qualsiasi strumento, abilitando scenari, end-user, applicazioni e servizi all’interno di un’unica soluzione».
La tecnologia, però, da sola non basta. Occorrono anche le competenze. «Per garantire la massima efficienza in azienda è importante che i dipendenti siano il più possibile autonomi nella risoluzione dei problemi e che sappiano dove trovare le informazioni necessarie per farlo. Per questo Matrix42 punta molto sul Knowledge Management anche attraverso la formazione tramite seminari», prosegue Inga.
Infine, in un mercato in cui le skill digitali purtroppo latitano, i partner di canale assumono un ruolo fondamentale nell’abilitare e sostenere nel tempo la trasformazione delle imprese. «Il successo di un vendor non sta tanto nell’avere la migliore soluzione sulla piazza, ma nell’avere la migliore soluzione che funzioni», precisa Inga. «Ecco perché il 90% del business di Matrix42 in Italia si basa sul continuo rafforzamento del rapporto con i system integrator, che sono i veri abilitatori del nostro prodotto». La società conta attualmente su due tipologie di tech company, quelle che fungono da reseller delle soluzioni e quelle che si occupano anche di delivery, tra le quali il gruppo ha scelto una rosa di top partner con cui ha stipulato agreement specifici per la gestione di bandi pubblici e privati.
Il ruolo del cloud e il futuro di Matrix42 in Italia
«Non trascuriamo naturalmente i modelli distributivi basati sul Cloud», aggiunge Inga. «Il cloud è già il fulcro di molti business, ed è per questo che abbiamo il dovere di proporre soluzioni integrate anche in logica as-a-service, con un meccanismo di subscription basato sull’end-user, che dispone quindi di una licenza con cui può attivare tutti i dispositivi che vuole. Attualmente, siamo l’unico player del mercato a disporre di una offerta di questo tipo sia on premise che in cloud, il che rappresenta un notevole plus per le aziende che ci scelgono».
A confermare le parole di Rocco Inga ci sono i casi di successo collezionati in Italia da Matrix42: il gruppo Dedalus, tra i principali fornitori di software sanitari e diagnostici, ha per esempio intrapreso dal 2016 una strategia di espansione fondata su una serie di acquisizioni che hanno portato all’integrazione di nuove soluzioni ICT e cliniche. «Dedalus aveva quindi l’esigenza di sviluppare un’unica piattaforma integrata in cloud che consentisse di semplificare la gestione degli asset di tutta la holding», racconta Inga, «e noi abbiamo raccolta la sfida proponendo un configuration management system in grado di mappare le relazioni a livello di configuration items, che ha portato in breve tempo non solo a integrare ma anche ad armonizzazione le varie realtà».
Fastweb invece si è aggiudicata un’importante gara nel settore pubblico, utilizzando come standard le soluzioni di Matrix42, ancora una volta in cloud, per sviluppare il sistema avanzato di unified endpoint management richiesto dal cliente finale.
«In Italia le nostre installazioni di maggior successo sono tutte in cloud», dice Inga. «A livello numerico sono meno di quelle on premise, ma la loro massa critica è molto significativa, e certamente nei prossimi anni diverranno maggioritarie anche in termine di numerosità». Parlando di futuro, il gruppo, che è stato acquisito nel 2021 dal fondo di Private Equity Emeram, ha «obiettivi di crescita sostenuti, supportati dalla rivisitazione delle soluzioni e da un arricchimento del portfolio, sia grazie allo sviluppo interno sia attraverso l’acquisizione di software verticali dedicati alle tematiche di cui ci occupiamo. L’Italia si contraddistingue per risultati oltre le aspettative, posizionandosi anno dopo anno tra le prime country al mondo di Matrix42. Per continuare a mantenere questo primato», chiosa Inga, «intendiamo porci come punto di riferimento nel settore pubblico, posizionando la nostra offerta proprio nel quadrante della semplicità di utilizzo e della possibilità di sviluppare funzionalità innovative nel minor tempo possibile».