Nuovi servizi

DXC punta sul metaverso e si propone come service provider per eventi aziendali

DXC Virtual World è il servizio basato su una piattaforma agnostica, sviluppata in collaborazione con Virbela, pensata per le convention e le fiere, stand inclusi, ma anche come ufficio virtuale. Sperimentata internamente con successo, attira soprattutto la GenZ

Pubblicato il 11 Apr 2022

Manuela Gianni

Direttrice, Digital4Executive

dxc metaverso

Si chiama DXC Virtual World ed è la proposta nel metaverso di DXC Technology, colosso dei servizi IT enterprise da 130mila dipendenti nel mondo e 17,7 miliardi di dollari di fatturato (nato dalla fusione nel 2017 fra Computer Sciences Corporation e Hewlett Packard Enterprise Enterprise Services). È stata presentata alla stampa in una conferenza organizzata al suo interno.

Si tratta di una piattaforma agnostica, sviluppata in collaborazione con Virbela, pensata per le convention e le fiere, stand inclusi, capace di ospitare fino a 2500 partecipanti, ma utilizzabile anche come ufficio virtuale.

DXC si propone come “metaverse service provider”, in grado di configurare la piattaforma per le esigenze specifiche, offrire consulenza, formazione e supporto per l’organizzazione di eventi. Prima di lanciarla sul mercato, l’azienda l’ha sperimentata internamente per i propri eventi, riscontrando un alto gradimento. I vantaggi per le aziende? Una maggiore collaborazione tra le persone, grazie a un’esperienza più ricca di una classica videocall; risparmio dei costi nell’organizzazione di eventi; una spinta al cambiamento culturale verso l’innovazione. E anche maggiore inclusione, in particolare per accogliere persone con disabilità, un tema su cui DXC sta lavorando in collaborazione con The Scott Morgan Foundation.

Quello del metaverso è un mercato in crescita, spinto dalla esigenza di forme di collaborazione innovative del lavoro da remoto, esploso con la pandemia e destinato a restare. Stime presentate da DXC parlano di un valore previsto di 800 miliardi di dollari nel 2024. I colossi del settore, con Meta (Facebook) e Microsoft in testa, stanno investendo pesantemente, mentre i brand del Fashion Retail si sono lanciati immediatamente nelle sperimentazioni. In ambito professionale, la collaborazione nella realtà virtuale, ditta anche immersiva, riesce a ingaggiare le persone nel lavoro più di quanto avvenga oggi con le piattaforme di videocomunicazione. Sarebbe dunque una soluzione a uno dei problemi più sentiti nel remote working, che è proprio quello di un disingaggio delle persone, che frequentando poco o per nulla gli uffici perdono senso di appartenenza nei confronti delle organizzazioni.

Il metaverso piace soprattutto alla Generazione Z, i giovani nati fra il ’96 e il 2010, oggi i più propensi all’uso di realtà virtuale e aumentata nel quotidiano: dati presentati all’evento dicono che l’80% desidera lavorare con tecnologie innovative, e il 91% considera questo aspetto importante quando cerca lavoro.

Ci vorrà dunque un po’ di tempo, ma ci sono pochi dubbi: prepariamoci al nuovo mondo virtuale del lavoro, che diventerà presto la normalità.

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