Intervista

DXC, Sergio Cereda: «Missione customer-centrica grazie a nuovi talenti e upskilling»

La multinazionale americana vuole crescere ancora in Italia: in vista 300 assunzioni nei prossimi 6 mesi (neolaureati ma anche risorse con esperienza). Proseguono i programmi di formazione interna per l’aggiornamento e il potenziamento delle competenze su cui sono stati investiti 3 milioni di euro. L’intervista all’HR Manager del fornitore di servizi e soluzioni IT end-to-end

Pubblicato il 07 Feb 2020

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DXC Technology assume talenti, aggiorna le competenze interne e accelera la crescita in Italia. Il fornitore americano di servizi e soluzioni IT end-to-end punta a diventare anche nel nostro paese un punto di riferimento per aziende di ogni dimensione e settore impegnate nella digital transformation. DXC si focalizza nel supportare i propri clienti nell’intero enterprise technology stack con soluzioni differenziate per industry, e l’attenzione al personale è parte integrante di una visione customer-centrica. Ne abbiamo parlato con l’HR Director di DXC Italia, Sergio Cereda.

Quale strategia segue DXC per questo piano di assunzioni di talenti?

Nell’arco degli ultimi due anni in Italia abbiamo visto volumi e ricavi crescere. Abbiamo acquisito clienti in diverse industry e molti sono orientati verso la trasformazione digitale. Accompagnare le aziende italiane in questo processo di cambiamento vuol dire investire in nuove risorse e competenze.

È la risposta a una domanda che avete colto sul mercato?

Non solo. Guardiamo anche alla crescita futura: programmi di assunzione e di formazione interna ci permettono di rispondere nel lungo termine alla domanda di tecnologie innovative e consulenza da parte di imprese e PA e ci permette di anticipare e accelerare le future richieste del mercato. I servizi digitali che forniamo ai nostri clienti sono ad ampio spettro: application services e Industry IP, analytics, cloud, security services, consulenza – solo per citarne alcuni –.

Quante persone assumerete?

Il nostro piano di assunzioni per i prossimi 6 mesi prevede l’ingresso di circa 300 persone. Attualmente il nostro organico in Italia conta circa 2.000 persone. Cerchiamo in parte neolaureati e in parte risorse con esperienza. Per i neolaureati facciamo leva in particolar modo sulla città di Bari dove abbiamo una sede ed è stato avviato un progetto di Academy col supporto di un partner. Da questo bacino contiamo di assumere circa 100 persone che raddoppieranno l’attuale organico locale e rappresenteranno la nostra “fabbrica di applicazioni digitali”.

Per quanto riguarda le risorse di maggiore esperienza (saranno circa i restanti 200 nuovi assunti in tutte le sedi Italiane) il nostro obiettivo è attrarre persone con conoscenze sulle tecnologie emergenti, che già hanno lavorato sul campo e che possono far crescere i giovani. Vogliamo potenziare la presenza in azienda di competenze in Cyber-security, analytics, applicazioni cloud, ServiceNow, Dynatrace, Docker. Cerchiamo profili di sviluppatore, architetto di soluzioni, project manager e system engineer. Per molte figure le conoscenze hi-tech devono andare di pari passo alla conoscenza dei processi di business per fornire ai clienti un servizio a trecentosessanta gradi. È indispensabile soprattutto per i consulenti, di cui abbiamo triplicato il numero negli scorsi 18 mesi.

E le soft skill? Quali contano di più per voi?

Innanzitutto è importante che le nostre persone abbiano una spiccata capacità di comunicazione e di relazione: questi due aspetti sono indispensabili per mettere opportunamente il cliente al centro. Altrettanto importante è la curiosità: la disruption tecnologica rende le hard skill rapidamente obsolete e la voglia di aggiornarsi, conoscere il nuovo, non smettere mai di imparare è essenziale E poi, considerando che DXC è una multinazionale americana, cerchiamo talenti che apprezzino l’aspetto internazionale e l’opportunità di viaggiare.

Quali fattori sono decisivi per attrarre e trattenere i talenti in DXC?

A chi entra a fare parte della nostra squadra offriamo un ruolo su progetti sfidanti e di avanguardia tecnologica. Inoltre, oltra a un salario competitivo, da noi sono ben chiari le opportunità di crescita e il disegno del percorso di carriera. Ci sono anche dei vantaggi soft nel lavoro in DXC: un ambiente informale, collaborativo, internazionale. Tutto questo ci permette di avere dei dipendenti soddisfatti. E questo aspetto viene riconosciuto anche all’esterno. Per il terzo anno consecutivo DXC Italia è stata ufficialmente certificata dal Top Employers Institute come una delle migliori aziende in Italia per il 2020. E questo ci riempie di orgoglio, perché abbiamo la missione di creare un ambiente lavorativo che valorizzi e sviluppi i dipendenti, che sono il nostro motore pulsante, con l’obiettivo di favorire la nascita di un circolo virtuoso che possa avere un impatto significativo sull’azienda e sulla società.

DXC ha intrapreso anche un programma di formazione interno. Quante risorse state formando e certificando e quali sono le materie chiave?

Nel 2018 abbiamo certificato 155 persone, nel 2019 siamo arrivati a 534, con il 2020 pensiamo di raggiungere un totale di 630 la crescita è costante. In tre anni abbiamo portato in aula più di 3mila partecipanti, investendo 3 milioni di euro. Da questa cifra è esclusa la formazione finanziata da partner o da Fondo Impresa. E sono esclusi anche i corsi online della nostra DXC University, che ha migliaia di attività formative su vari aspetti tecnologici e sulle soft skill. Tutti questi numeri nascono da strategie e investimenti italiani, ma è anche importante sottolineare che negli ultimi mesi siamo anche partiti con un programma regionale di skill development, customizzato sulle esigenze del singolo paese. Si tratta di percorsi di 13 settimane, con certificazione finale. Quello che per noi è importante è calare la formazione sulle esigenze reali: non basta la teoria, servono casi d’uso e visite ai clienti. Dalla fase formativa online o in aula si passa alla sperimentazione, alla pratica, al lavoro sul campo.

All’interno dei programmi di formazione ci sono anche i percorsi di reskilling e upskilling. Quanti vostri dipendenti partecipano?

Più del 70% della nostra forza lavoro tecnologica ha seguito programmi di reskilling e upskilling. Ognuno dei nostri dipendenti ha l’obbligo di inserire i propri corsi di formazione e certificazioni su un repository su cloud e abbiamo visibilità sulle competenze acquisite e su quanto sono aggiornate. Poi guardiamo alla domanda che rileviamo sul mercato e a quella che stimiamo in prospettiva e allineiamo di conseguenza i percorsi di adeguamento e potenziamento delle competenze. La sfida è fare upskilling in modo proattivo: anticipando i trend tecnologici e la domanda dei clienti.

Anche qui gli ambiti su cui puntate di più sono le tecnologie digitali?

Sì, noi copriamo tutto lo stack digitale: ServiceNow, applicazioni cloud sia per AWS che Google e Azure, altri prodotti Microsoft per il lavoro e la collaborazione, come Office 365, Microsoft BI, security sia nelle operazioni che nelle applicazioni, performance management con Dynatrace. .In aggiunta investiamo nella formazione Agile, Microservices, Mobile Apps sia Android che iOS, Devops, Docker, Big Data e Analytics, AI, IoT. Ci interessano tutti gli ambiti digitali: la nostra competenza è solida ma vogliamo tenerci al passo con le più importanti evoluzioni future, perché la digital transformation corre veloce e noi dobbiamo sempre correre un passo più avanti.

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