Una delle tante sfide che hanno dovuto affrontate le aziende a causa della pandemia e dei vari periodi di lockdown che si sono succeduti è stata quella dell’e-commerce. L’ultima edizione dell’Osservatorio eCommerce B2c, promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano e da Netcomm, ha registrato nel 2020 l’incremento annuo più alto di sempre (+5,5 miliardi di euro) nell’acquisto di prodotti online. Un’impennata che ha messo di fronte le organizzazioni alla necessità non solo di gestire un canale digitale tramite i loro siti o collegandolo a uno dei marketplace presenti sul Web, ma soprattutto di ridisegnare i flussi logistici in modo nuovo. Alessandro Annibaletti, Manager Supply Chain & Warehouse Management di Beta 80 Group, illustra come questo è avvenuto rispetto ai clienti serviti dalla sua società, una delle top 100 dell’ICT in Italia che, tra le sue specializzazioni, annovera anche soluzioni proprietarie WMS (Warehouse Management System) come Stockager.
E-commerce e logistica, un legame necessario
«I sistemi WMS – spiega Annibaletti – ormai sono imprescindibili. Specialmente in alcuni settori, come quello alimentare e della Grande Distribuzione, si è assistito a crescite significative a cui si è dovuto far fronte con modelli logistici già definiti».
Who's Who
Alessandro Annibaletti
Tra i clienti di Beta 80, le realtà che avevano già implementato un modello di gestione della catena di distribuzione o SCM (Supply Chain Management) scalabile si sono trovare pronte dinanzi al nuovo scenario pandemico. «Chi aveva avviato percorsi di digitalizzazione e automazione della logistica – sottolinea infatti Annibaletti – ha reagito decisamente meglio all’incremento dei volumi, senza che questo implicasse la modifica dei processi. Ad esempio, le aziende che avevano adottato all’interno del loro WMS sistemi di pick-to-light per automatizzare il picking sono riuscite a rispondere alle richieste del mercato garantendo livelli di servizio, cioè tempi di consegna e throughput, che non sono stati messi in crisi dalla crescita imprevista della domanda». A questi parametri, essenziali per calcolare gli standard di qualità dell’e-commerce, bisogna affiancare ovviamente quello dei costi della logistica. «Chi era strutturato e aveva processi specifici per l’e-commerce con sistemi di logistica digitale ha avuto la possibilità di limitare i costi. Nelle altre aziende, invece, l’esplosione dei volumi della domanda ha provocato, oltre a una perdita nei tempi di consegna, una erosione delle marginalità».
Come rispondere alle aspettative del consumatore
La maggiore difficoltà, soprattutto all’indomani del primo lockdown del marzo 2020, l’hanno vissuta quelle organizzazioni con una catena distributiva poco innovativa. Imprese del Fashion e del Fast fashion, ad esempio, il cui e-commerce generava quantità di ordini bassissimi rispetto al totale del loro business. Quando si sono trovate nell’impossibilità di vendere attraverso i negozi, chiusi per assolvere all’obbligo del distanziamento sociale, la parte e-commerce non è riuscita a compensare il decremento delle vendite degli store fisici. Anzi, ha generato delle inefficienze visto che le piattaforme erano sottodimensionate rispetto alla valanga di richieste online. Oggi c’è un benchmarking di riferimento a cui non è possibile sottrarsi. Amazon, con le sue consegne che per moltissimi prodotti avvengono nell’arco di 24 ore, ha introdotto nel consumatore un’aspettativa molto elevata. Un ordine tramite un canale e-commerce che ritarda o che non si riesce a evadere rispettando tempistiche brevi è a rischio di annullamento oppure di reso. Per questo «i nostri WMS vengono già integrati con la raccolta ordini dei siti e-commerce – specifica Annibaletti -. Un sito e-commerce ha la possibilità di raccogliere anche il triplo degli ordini da un giorno all’altro. Dietro ci devono essere dei “muscoli” per poter reagire un incremento repentino».
Il caso LDI, innovazione e integrazione nella logistica
Un esempio di come questi “muscoli” siano stati messi a disposizione di un’azienda prima che lo tsunami della pandemia arrivasse a sconvolgere il mondo è quello del progetto Smart Packaging System 4.0. Realizzato tra la fine del 2019 e gli inizi del 2020 per il Gruppo LDI, outsourcer laziale della logistica, ha visto la collaborazione di Beta 80 con l’azienda umbra CMC e con il Centro di ricerca per i trasporti e la logistica dell’Università La Sapienza di Roma. In veste di co-finanziatore, la Regione Lazio tramite il suo programma Innova. Alessandro Bursese, amministratore delegato del Gruppo LDI, commenta così l’iniziativa: «Per un progetto così innovativo abbiamo scelto un WMS leader di mercato come Stockager. Con Beta 80 abbiamo creato un hub di eccellenza per l’e-commerce, che porta vantaggi misurabili come, ad esempio, la sensibile riduzione dei costi di imballaggio e di trasporto, la migliore sostenibilità ambientale e una user experience completamente nuova per chi riceve il pacco».
Who's Who
Alessandro Bursese
In pratica, il WMS di Beta 80, grazie alla sua adattabilità e alla capacità di integrare tecnologie presenti sul mercato, ha permesso di introdurre CartonWrap, il sistema automatico di imballaggio in cartone sviluppato da CMC, nei flussi logistici del Gruppo LDI.
«La macchina – esemplifica in conclusione Alessandro Annibaletti – è in grado di verificare le dimensioni dell’oggetto e di creare il collo di spedizione attorno all’oggetto stesso. Il risultato è un collo con pochi millimetri in più della scatola interna, già etichettato per il cliente finale, che può essere facilmente richiuso per un eventuale reso. L’integrazione della macchina con il nostro WMS ha prodotto un processo che consente di effettuare il prelievo di tutti gli ordini e-commerce ottimizzando i percorsi nel magazzino e generando dei prelievi massivi per dare maggiore efficienza alle fasi di picking». Oggi LDI può trattare fino a mille colli l’ora, con la possibilità di gestire picchi di domanda che anche nel new normal diventeranno molto probabilmente la consuetudine per gran parte dei mercati.