Ricerche e studi

Procurement pubblico: oltre 9 miliardi dedicati all’ICT, il futuro della PA passa dal digitale

Nel 2020 il numero di procedure di affidamento di gara in ambito tecnologico ha registrato una crescita dell’1,4%, e il valore complessivo degli importi del 10%. Tuttavia esistono ancora diversi aspetti da migliorare per semplificare e accelerare i processi della PA. I dati aggiornati e i suggerimenti di Anitec-Assinform e Promo-PA

Pubblicato il 17 Nov 2021

Procurement pubblico

Nel 2020 in Italia, la Pubblica Amministrazione ha avviato 14.142 procedure di affidamento di gara in ambito ICT sopra i 40mila euro, per un valore complessivo di 9,2 miliardi di euro. Si tratta di una crescita dell’1,4% come numero di gare e del 10% come valore complessivo rispetto al 2019. Inoltre, circa il 55% del procurement ICT si concentra sulle grandi gare (dai 5 milioni di euro in su), mentre, dal punto di vista numerico, prevalgono le procedure di importo medio piccolo, fino ai 150.000 euro (57%).

Ad affermarlo è la ricerca realizzata da Anitec-Assinform, l’Associazione di Confindustria che raggruppa le principali aziende dell’ICT, e da Promo PA, Fondazione impegnata per la riforma e l’innovazione della Pubblica Amministrazione. L’obiettivo dello studio “Il Procurement Pubblico del Digitale: dal Planning all’Execution” appena pubblicato è offrire una panoramica sullo stato dell’arte del procurement dell’ICT nella pubblica amministrazione italiana, e al contempo fornire uno strumento utile per il monitoraggio del mercato ICT, contribuendo alla conoscenza delle dinamiche economiche e delle prospettive di sviluppo del settore.

Acquisti nel settore digitale: gli aspetti da migliorare nel procurement pubblico

Maggiore flessibilità in fase di ricognizione dei fabbisogni e programmazione degli acquisti, realizzazione di una banca dati unica delle pubbliche amministrazioni per la fase di affidamento, sono alcune delle principali problematiche dello stato attuale del procurement pubblico del digitale rilevate dallo studio. Inoltre, nella fase di esecuzione dei contratti, si evidenzia una mancanza di cultura e competenze di project management nella PA, che possano consentire alle stazioni appaltanti di mantenere il controllo sui progetti e la gestione dei contenziosi, aggravata dai tempi della giustizia. Questo punto, in particolare, è sotto la luce dei riflettori, vista la riforma della PA prevista dal PNRR, che dovrebbe consentire di inserire nuove persone specializzate anche nel settore ICT.

Una disciplina specifica per gli acquisti pubblici in ambito ICT

Per quanto riguarda la Governance del procurement pubblico del digitale, i ricercatori evidenziano la necessità di definire in  seno alla riforma del Codice dei contratti pubblici una disciplina specifica per l’ICT. Inoltre, viene sottolineata la necessità di creare una Centrale unica di committenza sull’ICT specializzata che potrebbe nascere dal potenziamento della struttura dedicata attualmente esistente in Consip o dalla creazione di un nuovo soggetto. Per Startup e PMI innovative ICT viene enfatizzata la necessità di valorizzare nel Codice questa tipologia di aziende. Molto sentita è la necessita di un rafforzamento della qualificazione delle stazioni appaltanti con specializzazione ICT. Infine, viene rilevata l’urgenza di qualificare gli operatori economici attraverso un sistema di rating dei fornitori.

La necessità di digitalizzare i processi di procurement pubblico

La ricerca ha poi coinvolto anche i partner tecnologici, per rilevare quali sono a loro avviso gli ambiti su cui lavorare. Sono emersi quattro aspetti prioritari: un maggior coordinamento tra le amministrazioni centrali e le regioni/ i territori per i progetti di digitalizzazione; l’inserimento di una voce di bilancio dedicata per l’ICT nei piani di spesa degli enti, sia per agevolare la programmazione che per monitorare i livelli di spesa; la necessità di rendere più “aperte al mercato” le procedure associate agli accordi quadro, per garantire la concorrenza e l’accesso a soluzioni tecnologiche sempre più aggiornate; la richiesta di rafforzamento della qualificazione delle stazioni appaltanti affinché siano in grado formulare al meglio i fabbisogni e valutare più correttamente, “in ottica di processo”, i benefici attesi dalle soluzioni tecnologiche proposte. Invece, a livello prettamente operativo, i partner tecnologici individuano come ostacoli maggiori la complessità delle procedure di gara e pesantezza degli adempimenti amministrativi in caso di esecuzione del servizio/fornitura, seguiti dalle tempistiche di pagamento, dai cambiamenti imprevisti al piano di lavoro e dalle tempistiche per le verifiche di conformità. L’esigenza è di digitalizzare i processi, non limitandosi a una semplice dematerializzazione di quelli attuali.

Le proposte per un procurement pubblico più “digital driven”

Lo studio si conclude con alcune proposte per rendere più efficiente il procurement pubblico del digitale: prevedere una normativa specifica per il procurement ICT e un contesto più favorevole per migliorare il dialogo tra gli attori del procurement ICT; adottare un nuovo modello di demand management per migliorare la pianificazione e la programmazione dei progetti ICT; realizzare banche dati e interoperabilità per velocizzare i processi dalla gara all’affidamento; creare una o più centrali di committenza con maggiori competenze specifiche per l’ICT sia in fase di planning che di execution; accompagnare e supportare le PMI e le startup innovative con azioni di capacity building di sistema.

Intervenire sulle regole del public procurement ICT può essere determinante, una vera chiave di volta se vogliamo che il digitale entri a pieno titolo nella PA, cambiandone i processi e migliorare così prestazioni e servizi a cittadini e imprese“, commenta Marco Gay, Presidente di Anitec-Assinform.

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