Intervista

Supply Chain digitale, ToolsGroup: «Automatizzare e ottimizzare le attività di pianificazione aiuta a superare i contesti di incertezza»

Il 90% delle organizzazioni dichiara di aver intrapreso la trasformazione digitale della Supply Chain. Stare al passo con le crescenti aspettative dei consumatori, migliorare il servizio al cliente, sviluppare resilienza sono alcuni dei motivi che spingono al cambiamento. Ma quali sono le aree chiave della catena di approvvigionamento su cui si dovrà lavorare? Quale la roadmap da seguire? A queste e altre domande risponde Mauro Adorno, Chief Operating Officer EMEA APAC di ToolsGroup

Pubblicato il 31 Mar 2022

ToolsGroup

L’esperienza della pandemia ha reso consapevole l’81% dei responsabili della Supply Chain (in inglese Chief Supply Chain Officer – CSCO) di quanto la catena di approvvigionamento possa determinare il successo o il fallimento di un’azienda. A rivelarlo è Accenture, sottolineando come i CSCO ritengano che la collaborazione tra business e tecnologia sia fondamentale per accelerare la maturità delle operazioni, sebbene ad oggi solo il 10% di loro ha raggiunto questo traguardo. È dunque giunto il tempo di ripensare i vecchi modelli di filiera. Le catene di approvvigionamento sono diventate sostanzialmente più difficili da gestire. Flussi fisici più lunghi e sempre più interconnessi riflettono la crescente complessità dei portafogli di prodotti. Inoltre, la volatilità del mercato, esacerbata dalla pandemia, ha aumentato la necessità di agilità e flessibilità, afferma McKinsey che individua le soluzioni di gestione della Supply Chain basate sull’Intelligenza Artificiale (AI) quali potenti strumenti per aiutare le organizzazioni ad affrontare queste sfide grazie alla loro capacità di analizzare enormi volumi di dati, comprendere le relazioni, fornire visibilità sulle operazioni e supportare un migliore processo decisionale. È in questo contesto si inserisce l’attività di ToolsGroup, realtà specializzata nell’aiutare le aziende a mantenere la disponibilità dei prodotti anche in un contesto di incertezza della domanda e dell’offerta, con una soluzione, che facendo leva anche sull’AI è in grado di automatizzare e ottimizzare le attività di pianificazione retail e della Supply Chain, dalla produzione al riapprovvigionamento, per ridurre al minimo i costi e massimizzare la disponibilità di prodotto, e per tali capacità già utilizzato da brand come Nespresso o dalla filiale italiana del gruppo RAJA.

Il Supply Chain planning Digital Transformation journey di ToolsGroup

Con Mauro Adorno, Chief Operating Officer EMEA APAC di ToolsGroup, abbiamo cercato di capire come dovrebbe evolversi la Supply Chain, alla luce dei dirompenti eventi degli ultimi anni, compreso il conflitto che ha avuto inizio un mese fa tra Russia e Ucraina che, investendo direttamente il comparto energetico, rischia di causare un ulteriore choc al settore a livello globale.

Rimandare non è più possibile, bisogna rivedere le strategie e intraprendere un percorso di trasformazione. Quali sono le aree chiave della Supply Chain su cui si dovrà, quindi, lavorare nel 2022?

«I problemi globali connessi alla distribuzione e alla Supply Chain sempre più complessa costringono le organizzazioni a rivedere i processi e innovare gli strumenti in uso per prevedere e pianificare la domanda, ma soprattutto soddisfarla – sottolinea il Manager -. Negli ultimi anni c’è stato qualche progresso, ma la maggior parte delle aziende sta ancora lottando per implementare nuovi processi, per attivare le capacità necessarie per pianificare la filiera in maniera affidabile ed efficiente. Questa esigenza era evidente anche prima della pandemia, ma è ovvio che le difficoltà globali, unite alla carenza di manodopera, hanno esacerbato il tema».

Il digitale ha sicuramente un ruolo primario, ne sono sempre più consapevoli anche le aziende, che stanno investendo in tecnologia. Oggi si parla di Supply Chain planning Digital Transformation journey. Ma esiste una roadmap ideale che possono seguire le organizzazioni?

«Per superare in maniera sostenibile le sfide attuali, e portare a termine con successo un progetto di trasformazione digitale della Supply Chain, le aziende devono seguire alcune linee guida. Il primo passo è sicuramente individuare il punto di partenza, con punti di forza e debolezza, e definire gli obiettivi. Solo in questo modo è possibile implementare un processo efficiente di pianificazione, definendo le attività necessarie. Molto importante è poi definire degli indicatori di performance che consentano di misurare il successo. Questo consente anche di identificare i processi che possono essere automatizzati per permettere al team di dedicarsi ad attività a maggiore valore aggiunto, come gestire le scorte o valutare nuovi fornitori», ribadisce Adorno.

C’è poi un tema strettamente “tecnologico”. Sta crescendo, infatti, l’attenzione verso l’Intelligenza Artificiale e il Machine Learning, anche nel mondo della Supply Chain: «Le aziende più lungimiranti hanno iniziato a usare i sistemi di nuova generazione – ricorda il Manager di ToolsGroup-. Le nuove tecnologie per la pianificazione e l’ottimizzazione della Supply Chain adottano motori di intelligenza artificiale, apprendimento automatico e analisi avanzata dei dati che favoriscono il processo decisionale e permettono la pianificazione autonoma. Anche attività considerate molto complesse come le previsioni di domanda possono essere affidate a motori di intelligenza artificiale, che con le giuste istruzioni possono fare molto meglio rispetto alle persone. Nel nostro sondaggio condotto nel 2021 (a breve sarà pubblicata la versione aggiornata, ndr) su un vasto campione di dirigenti della Supply Chain, di tutti i settori industriali, il 90% delle organizzazioni ha dichiarato di aver intrapreso la trasformazione digitale della Supply Chain. Necessità di stare al passo con il mutevole comportamento e le crescenti aspettative dei consumatori; necessità di aumentare l’automazione; migliorare il servizio al cliente; migliorare la reazione alle perturbazioni; aumentare la resilienza della Supply Chain, sono i principali fattori trainanti di questo cambiamento. Il percorso di trasformazione prevede investimenti in nuove tecnologie che possono migliorare i processi di pianificazione della Supply Chain: previsione/pianificazione della domanda e ottimizzazione delle scorte sono le principali tematiche da affrontare. Il successo della trasformazione passa attraverso una corretta progettazione, un’accurata scelta del fornitore e un processo che privilegi i risultati ottenibili nel breve periodo per permettere poi di affrontare funzionalità più complicate. Sicuramente è necessario anche un cambiamento organizzativo».

ToolsGroup, una trasformazione che deve essere accompagnata

Per portare avanti questi ambiziosi progetti di trasformazione serve scegliere con attenzione i partner, e capire quanto le soluzioni che offrono sono in linea con le reali esigenze dell’organizzazione.

In particolare, ToolsGroup ha adottato il Cloud e da tempo ha indirizzato la sua offerta alla fornitura di servizi SaaS, offrendo la gestione completa dei propri applicativi alle aziende che lo richiedono. «Il Cloud consente inoltre la scalabilità delle infrastrutture, elemento fondamentale per la raccolta e l’elaborazione dei dati, ed è la premessa per cominciare a sfruttare le tecnologie di Machine Learning. L’apprendimento automatico e l’approccio statistico data-driven che contraddistinguono le soluzioni offerte da ToolsGroup sono la chiave dello sviluppo di piattaforme auto-adattative attraverso le quali diventa possibile per qualsiasi impresa automatizzare la Supply Chain. Ci focalizziamo su elementi di vero valore aggiunto, per permettere alle organizzazioni di essere vicini alle aspettative e al comportamento dei clienti. Per questo copriamo specifiche funzionalità critiche come demand planning, inventory optimization e service-driven Supply Chain optimization, che possono portare risultati tangibili in tempi rapidi. Un approccio raccomandato rispetto a un lungo percorso che non permette di toccare con mano un miglioramento delle performance e spesso non permette neppure di vedere una reale fine», conclude Adorno.

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