Reportage

InTrust Day 2020: “Supply Chain cognitiva, la rivoluzione è già iniziata”

Le nuove tecnologie, a partire da AI, IoT e Blockchain, stanno favorendo il proliferare degli ecosistemi di imprese che puntano alla massima efficienza della catena di approvvigionamento, modificandone anche le logiche di interazione. Ecco cosa è emerso in occasione di InTrust Day 2020, l’evento organizzato da Intesa (società del Gruppo IBM), in cui le parole d’ordine sono state cooperazione, condivisione e interconnessione. I casi Gruppo Veronesi, Marelli, Continental e Consorzio Dafne

Pubblicato il 27 Ott 2020

Flavia Lancioni modera l'incontro sulla Supply Chain cognitiva a Intrust Day 2020

Come stanno cambiando le Supply Chain con l’avanzare dell’era della Platform Economy? E in che modo le imprese – ma sarebbe meglio dire gli ecosistemi di imprese – riusciranno a costruire catene del valore in grado di accorciare tempi e distanze tra produttori e consumatori migliorando al tempo stesso la qualità dell’offerta attraverso la tracciabilità della merce? Perché si parla di Supply Chain cognitiva? Sono solo alcune delle questioni su cui oggi i Supply Chain manager e gli operatori della logistica si stanno interrogando. Le risposte, il più delle volte, vengono ricercate nelle tecnologie digitali, che promettono automazione, trasparenza delle operazioni e riduzione dei costi a fronte di un’esperienza d’uso potenziata per ciascuno degli attori della filiera. La tecnologia, però, è in sé solo un abilitatore di questi vantaggi. Riuscire a ottenerli significa affrontare nel modo corretto il processo di trasformazione digitale e ciò è tanto più vero nell’ambito della logistica, dove convergono obiettivi e interessi di soggetti molteplici.

Sono questi alcuni dei temi affrontati nell’edizione 2020 di InTrust Day, l’evento ideato e organizzato da Intesa – che è parte dell’ecosistema di IBM Italia con il ruolo di Competence Center in materia di Innovazione e Trasformazione Digitale – con il patrocinio in qualità di Main Partner di IBM, appunto. Lungo la diretta streaming, girata negli studi dell’Hub Ogr Tech di Torino il 13 ottobre, nel corso delle 4 sessioni in cui è stato declinato l’evento si sono passati il testimone 20 guest speaker e 10 business expert di Intesa e IBM, che hanno toccato alcuni dei temi fondamentali della Digital Transformation, partendo dall’assunto con cui il Presidente e Amministratore Delegato di IBM Italia, Enrico Cereda, ha salutato i circa mille collegati: «La pandemia ha dato un’opportunità alla Trasformazione Digitale, ma quello che farà la differenza sarà la velocità con cui attuare la digitalizzazione dei processi».

Come si evolve la Supply Chain nell’era della rivoluzione digitale

In particolare, con riferimento all’ambito della Supply Chain e della Smart Logistics, Ludovica Scarfì, AI Applications Sales Manager di IBM Sterling, ha introdotto il tema parlando delle catene di fornitura come della vera spina dorsale dell’economia e chiave di successo delle aziende, attraverso cui qualità e puntualità si traducono in customer satisfaction. «Le Supply Chain sono sempre più lunghe, complesse, interconnesse. Affinché tutto funzioni e non ci siano ricadute sull’intero ecosistema bisogna aver sempre ben presente quali sono gli anelli deboli, quali fattori li indeboliscono e quali effetti producono. Finora il mondo business ha gestito questi aspetti facendo affidamento sui dati storici, interni, o tutt’al più integrandoli con informazioni fornite dai partner. Oggi», ha continuato Scarfì, «disponiamo invece di tecnologie più evolute, che grazie all’analisi predittiva non forniscono un rimedio alle criticità: le prevengono. I dati elaborati tramite le moderne piattaforme di machine learning danno infatti piena visibilità sull’intero processo e suggeriscono agli operatori impatti e possibili azioni da intraprendere per migliorarne in tempo reale l’andamento. Non si sostituiscono ai decisori, ma li supportano nella scelta di soluzioni e strategie in quella che diventerà sempre più una vera e propria Supply Chain cognitiva».

È, d’altra parte, ciò a cui IBM e Intesa stanno lavorando attraverso una serie di progetti congiunti che mettono al servizio della tech company tutte le soluzioni cognitive di Big Blue. «La roadmap è tracciata, e punta verso una logistica sempre più intelligente», ha confermato Luigi Traverso, Head of Supply Chain Solutions di Intesa.

«Il substrato tecnologico è quello dei sistemi EDI (Electronic Data Interchange, ndr) che negli ultimi quarant’anni hanno permesso alle imprese di scambiare i dati in modalità application to application, e che ora, grazie a tecnologie a corollario come AI, IoT e Blockchain stanno conoscendo una nuova fase di espansione. Oggi, infatti, quello che preme a un Supply Chain Manager è superare gli ostacoli che impediscono di avere la massima visibilità sui dati, sia internamente sia con i trading partner. È per questo che si parla di Supply Chain cognitiva. Comprendere in tempo reale come varia la domanda, anche in funzione di eventi fuori controllo come quello che stiamo vivendo da qualche mese, vuol dire riuscire a gestire enormi moli dati e fornire all’ecosistema una serie di indicazioni per effettuare modifiche e cambi di rotta in base a quello che succede anche all’esterno della catena logistica. Per questo abbiamo dato vita alla Control Tower, una piattaforma che nasce dall’applicazione dell’Intelligenza Artificiale al mondo della supply chain. La soluzione consente di verificare costantemente tutti i KPI della catena logistica, a partire dall’efficienza dei fornitori, passando per i moduli di approvvigionamento fino allo stock del magazzino: l’AI consente di maneggiare in fretta tutte le informazioni che arrivano da diversi silos. E permette di farlo in modo rapido, integrato e automatico, a differenza di quanto accadeva prima, quando l’ecosistema veniva monitorato in maniera frammentata e con sistemi manuali. A tutto questo bisogna aggiungere il tema dell’affidabilità. Proprio perché più rapida e automatizzata, la filiera oggi non può prescindere dall’essere “trusted”. E c’è solo una tecnologia in grado di garantire una perfetta, immediata, inalterabile tracciatura per ciascuna fase della catena di approvvigionamento: la Blockchain».

Verso una Supply Chain cognitiva: le esperienze di Gruppo Veronesi, Marelli, Continental e Consorzio Dafne

Termini come Intelligenza Artificiale, Internet of Things e Blockchain sono stati inevitabilmente citati più volte durante la tavola rotonda di InTrust Day 2020 moderata da Flavia Lancioni, Head of Sales di Intesa (foto di apertura), che ha affrontato il presente e il futuro della Supply Chain cognitiva attraverso lo sguardo delle imprese che hanno già intrapreso il percorso di trasformazione.

Lorenzo Didoné, Direttore ICT di Gruppo Veronesi – che opera nel comparto alimentare e distribuisce i prodotti a marchio Negroni, AiA e Veronesi -, ha per esempio esordito dicendo che AI e Machine Learning sono parte integrante del portfolio di strumenti con cui il gruppo alimentare gestisce le attività di forecasting. «Grazie al progetto implementato con IBM, da inizio anno, lavoriamo sulle grandi basi di dati per prendere decisioni strategiche. Sfruttiamo inoltre l’IoT per controllare, attraverso i sensori installati sulle nostre flotte, tutti i parametri che garantiscono le consegne nel rispetto delle specifiche della sicurezza della merce, a partire da temperatura e qualità del prodotto. Le sfide per il futuro? Tecnologiche, senz’altro, soprattutto sul fronte del recepimento e dell’integrazione delle nuove soluzioni, ma anche umane: per sfruttare al meglio il digitale occorrono cultura e competenze adeguate alle infrastrutture. È un tema non banale, ed è per questo che abbiamo attivato una collaborazione con l’università di Verona per avviare un nuovo corso di laurea di Informatica industriale».

Marelli sta invece investendo tempo e risorse per centralizzare la governance della Supply Chain e, di conseguenza, l’IT a supporto dei processi. Gaetano Cifaldi, ICT & Supply Chain Material Management del gruppo, ha spiegato come la partnership con Intesa si sia rivelata strategica nella creazione di un portale web dove vengono pubblicate tutte le informazioni relative alla catena logistica e condivise con i fornitori tramite EDI. «Gradualmente la piattaforma sta diventando un vero strumento di collaboration, con 11mila società collegate, che possono sfruttare diverse funzionalità: il fornitore può inviarci bolle elettroniche stampando in autonomia le etichette di Marelli, in modo da agevolare le merci in ingresso, ma può anche effettuare la dichiarazione d’origine dei lotti e trasmettere i dati direttamente al nostro sistema SAP, collegato con il portale, creando una vera catena senza soluzione di continuità».

In Marelli la prima sfida per il futuro, lungo la strada verso la Supply Chain cognitiva, è quella che vedrà l’ampliamento del progetto PARTchain, sviluppato – come suggerisce il nome sulla tecnologia Blockchain – tra la divisione Automotive Lighting del gruppo e BMW. «Si tratta di un progetto pilota, implementato in due stabilimenti, che ha implicato la creazione di un repository di informazioni condiviso con la casa automobilistica per garantire la rintracciabilità e la sicurezza delle parti di ricambio per alcuni modelli. L’obiettivo per l’immediato futuro è accogliere nel sistema i fornitori, ampliando il bacino di stabilimenti coinvolti ed estendendo anche l’ambito di attività e il numero di clienti attraverso l’integrazione di dati che viaggiano in EDI».

Anche Continental sta cercando di rendere sempre più efficiente la catena logistica, puntando sul forecasting degli ordini con l’analisi dei dati in tempo reale. Alessandro de Martino, General Market Manager del produttore di pneumatici, ha raccontato in che modo l’azienda, che rappresenta appieno un settore della old economy, stia sperimentando il machine learning e la data science: «Nel nostro comparto, la competizione in internet ha fatto calare i margini, questo ha reso la Supply Chain una leva fondamentale su cui agire per essere competitivi. Integrando e analizzando informazioni relative a storico ordini, stagionalità, immatricolazioni, previsioni del tempo e lancio di nuovi modelli, abbiamo l’obiettivo di automatizzare l’80% delle attività di analisi previsionale, con un forecasting automatico, in modo da soddisfare le richieste, pur minimizzando il magazzino e riducendo al minimo i problemi nelle fabbriche».

A descrivere come si sta muovendo il settore della sanità c’era Daniele Marazzi, Consigliere Delegato CONSORZIO DAFNE, la comunità costituita da aziende farmaceutiche e distributori intermedi che opera per migliorare la gestione del processo di approvvigionamento e fornitura dei prodotti. «Il mondo della sanità pubblica è partito compatto nel momento in cui si è dispiegata l’opportunità per adottare nuove tecnologie e fare efficienza», ha premesso Marazzi.

«Dal canto nostro, abbiamo migrato l’intero ecosistema su una nuova piattaforma, consentendo a 800 organizzazioni di condividere le informazioni e dialogare tra loro, mentre con un altro progetto, operativo dalla scorsa estate, abbiamo dato vita a una soluzione che aiuterà AIFA (Agenzia italiana del farmaco, ndr) a contrastare il fenomeno del furto medicinali in ospedale. In queste settimane stiamo lavorando all’implementazione di una piattaforma che sarà al servizio della filiera e delle istituzioni e che sfrutterà la Blockchain per monitorare la carenza o l’indisponibilità dei medicinali».

Chiudendo la tavola rotonda, Maria Giovanna di Feo, Associate Partner di Bain & Company, ha ricordato che attualmente tutto il mondo della logistica è alla ricerca di maggiore trasparenza. «Circa il 60% dei Supply Chain Manager dichiara di avere zero visibilità oltre il primo livello di fornitori, ed è soprattutto in questo senso che le nuove tecnologie, a partire da IoT e Blockchain saranno d’aiuto, in tutti i settori. Le sfide che rimarranno da affrontare? Occorre tanta attenzione alla resilienza delle filiere, che può essere garantita solo con la compresenza di quattro elementi: agilità del network, visibilità in real time, collaborazione digitale e capacità di generare analisi dello status quo tempestive».

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