Search Engine Optimization

SEO Reputation Management: cos’è e come gestire la reputazione sui motori di ricerca

Cosa leggono i potenziali clienti che usano il motore di Google per informarsi su un’azienda o un prodotto? I risultati negativi della ricerca possono danneggiare l’intero business di un’azienda. Gestire la Brand Reputation significa anche assicurare contenuti e recensioni positive in relazione alle parole chiave ricercate e suggerite da Google

Pubblicato il 23 Apr 2020

SEO reputation management

Sempre più consumatori ricercano opinioni su marchi e prodotti prima di effettuare un acquisto. Al netto dei love-brand personali, infatti, l’utente sempre più consapevole e informato, davanti a una nuova necessità o a una gamma di prodotti che non gli sono familiari, si affida agli altri utenti della rete che li hanno già provati.

Ciò significa che i potenziali consumatori si rivolgono a Google e ricercano informazioni, oppure leggono le recensioni su Amazon prima di mettere un prodotto nel carrello, o quelle di Tripadvisor prima di prenotare un ristorante. Di conseguenza, ciò che l’utente vede sulla SERP (Search Engine Results Page) o nella sezione “recensioni” di un qualsiasi motore di ricerca, è fondamentale.

Come accade con le persone – durante un colloquio di lavoro o al primo appuntamento – la dura realtà è che non si può fare una seconda prima impressione.

Piaccia o no, i potenziali clienti formano la loro prima opinione di un prodotto, Brand o servizio, in pochi secondi, semplicemente guardando la SERP di Google e fidandosi di ciò che trovano nelle prime posizioni della prima pagina.

SEO Reputation Management, perché è essenziale presidiare le SERP

Ogni marchio, quindi, vorrebbe avere una reputazione positiva e recensioni entusiastiche, soprattutto sui motori di ricerca. La brand reputation è importante su qualsiasi canale, dalla carta stampata ai social media, ma sui motori ha un valore ancora maggiore per il perdurare della stessa e per l’enorme volume di ricerca che soprattutto le keyword branded hanno. Si è già parlato di come spesso ripulire una reputazione negativa sia complesso sui media sia tradizionali che digitali.

Questo insieme di attività si può definire SEO Reputation Management, in italiano gestione della reputazione sui motori di ricerca, dove SEO significa Search Engine Optimization.

Essenziale, quindi, presidiare tutte quelle query che includono il nome del proprio marchio, abbinato a parole come “opinioni” e “recensioni” – in positivo – o peggio “truffa” o “fa male”. Infatti, se tra le suggestion di Google e tra i risultati in SERP, il nome della vostra società si posiziona insieme a questi termini, il danno sarà esponenziale.

Basti pensare a un prodotto dell’ambito food che abbia tra i primi risultati della SERP articoli che lo associano al fatto che fa male o che l’azienda che lo produce sfrutta, in qualche modo, i propri dipendenti.

Purtroppo, il contenuto dei risultati negativi della ricerca può danneggiare l’intero business di un’azienda: impattando sulle aspettative dei clienti e, di conseguenza, sul tasso di conversione, ergo sul venduto.

Attività di online reputation management SEO

Come tutelarsi, quindi, da situazioni negative? In primis, ricordando che le SERP diventano molto più facili da controllare quando sono costituite dai cosiddetti risultati di ricerca “di proprietà”. Grazie agli owned results, infatti, un brand è in grado di presidiare tutta la prima pagina di Google, ad esempio, così da renderla “pulita” e non lasciare spazio a possibili risultati negativi.

Dei risultati di proprietà fanno parte, ad esempio, il sito stesso – corporate e/o e-commerce – ma anche gli account social aziendali e gli articoli del Blog ufficiale.

Se tutti questi canali sono ottimizzati e attivi, popolati di frequente con contenuti di qualità, sarà più semplice che si posizionino bene sui motori.

Esistono poi anche risultati non di proprietà, cioè tutti quegli articoli che parlano bene dell’azienda, realizzati da redazioni giornalistiche o da blogger di settore: l’attività di Digital PR, quindi, e la diffusione di notizie positive sul brand e sui prodotti, la cura delle relazioni con i giornalisti e le collaborazioni attive con gli influencer del proprio ambito sono di notevole supporto.

Grande rilievo hanno anche le recensioni, sulle quali è bene avere possibilità di monitoraggio e moderazione, soprattutto se le “stelline” che indicano il gradimento del pubblico sono subito visibili anche in SERP grazie all’implementazione dei cosiddetti rich snippet, cioè le preview dei risultati di Google arricchite di dettagli utili all’utente.

Tutte queste attività di creazione di contenuti positivi e qualitativi sono il cuore del SEO Reputation Management e possono essere attivate sia in maniera preventiva sia quando esiste già una crisi in corso, ed è quindi necessario andare a scalzare dalle SERP i risultati negativi presenti.

Da ricordare anche l’ultima opzione possibile quando nessuna di queste attività “positive” funziona: la richiesta di rimozione delle URL dannose, attraverso l’apposito modulo del diritto all’oblio di Google.

Brand protection: strategia PPC sulle keyword branded

Esiste una diatriba infinita che circonda l’argomento delle offerte per le parole chiave branded, ossia sul fatto che un’azienda A possa “biddare” anche su keyword branded di un’Azienda B. Tecnicamente ed eticamente sarebbe una cosa da non fare ma è sempre bene stare in guardia così da evitare potenziali “attacchi” dei competitor.

Qui entra in gioco, come strumento di brand protection e di presidio della SERP, anche la SEA (Search Engine Advertising), cioè le campagne a pagamento sui motori di ricerca. Includere il proprio nome-brand nella strategia PPC (Pay Per Clic) è, quindi, consigliabile perché, altrimenti, i competitor potrebbero apparire prima del nostro marchio.

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