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Guida ai Podcast: che cosa sono, come realizzarli e come ascoltarli

La diffusione della connettività Internet, soprattutto da mobile, alimenta il successo dei podcast, da ascoltare ovunque. Piacciono a 14 milioni di italiani, con i giovani in prima linea, in cerca di notizie, formazione, self-help. Ecco come le aziende possono approfittare della seconda giovinezza del digital audio

Pubblicato il 01 Feb 2021

Podcast

I podcast stanno vivendo una seconda giovinezza. La loro “prima apparizione” sul palcoscenico del web globale, infatti, non fu delle più fortunate: nonostante le potenzialità del mezzo fossero già evidenti, la scarsa diffusione di connessioni a banda larga (e, in particolare, della connettività mobile) non ne permise l’affermazione. Oggi, però, l’accesso alla banda larga e alle connessioni da cellulare è di fatto ubiquo, e i podcast sono a portata… di dito.

I dati di diffusione dei podcast in Italia negli ultimi anni restituiscono un’immagine piuttosto chiara. Nell’indagine condotta da Ipsos per la seconda edizione del “Digital Audio Survey”, emerge che nel 2020 la platea di ascoltatori di podcast è cresciuta fino ad arrivare al 30% nella fascia tra i 16 e i 60 anni. In particolare, i più giovani sono avidi consumatori di podcast: il 52% degli under 35 ascolta podcast nel corso della giornata.

Questi dati sono confermati dalla ricerca condotta da Nielsen per Audible di Amazon: il numero di italiani che ha ascoltato almeno un podcast nel corso del 2020 è di 14 milioni (contro i 12 milioni del 2019), con una predilezione per canali di news e attualità, approfondimenti tematici, self-help e formazione.

Per capire il perché di tale successo è necessario, prima di tutto, capire che cos’è un podcast, come si ascoltano e come produrne uno. Magari per la propria azienda.

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Cos’è un Podcast: definizione e origine

Il termine podcast compare per la prima volta sul quotidiano britannico “The Guardian” in un articolo a firma di Ben Hammersley. Il giornalista britannico coniò il termine fondendo le parole “iPod” (il lettore MP3 di Apple che ha fatto da apripista all’iPhone) e “broadcasting”, nel tentativo definire la nuova tipologia di media che si stava diffondendo sempre più tra i possessori del lettore musicale della mela morsicata.

Un mezzo di comunicazione capace di fondere il passato (la narrazione vocale, che ha costituito per millenni la principale forma di trasmissione di storie e sapere per il genere umano) con uno strumento tecnologico decisamente all’avanguardia (l’iPod è stato, per anni, il simbolo dell’innovazione di Apple nella seconda “era Jobs”).

È una definizione che ci permette anche di capire che cos’è un podcast. Da un punto di vista tecnico, si tratta di registrazioni audio che gli utenti possono scaricare dalla Rete attraverso un’app “ad hoc” (come Podcast di Apple) o sfruttando una piattaforma di streaming audio (come Spotify, ad esempio). Di fatto, però, si tratta di vere e proprie serie audio, un prodotto a metà tra un programma radiofonico e una serie TV.

Nella stragrande maggioranza dei casi, infatti, i podcast sono monotematici (parlano, ad esempio, di un periodo storico o di finanza personale, di innovazione come quello di Digital360 o delle tendenze nel mondo della moda e dell’arte) e seguono una calendarizzazione precisa.

Insomma, se inizialmente i podcast erano prodotti in maniera amatoriale e “artigianale”, oggi dietro la pubblicazione di un podcast troviamo una struttura degna di un programma radiofonico.

Le opportunità per le aziende

I podcast offrono una doppia opportunità alle aziende in cerca di visibilità. Da un lato, infatti, possono proporsi come “semplici” inserzioniste, inserendo delle pubblicità e degli annunci all’interno delle trasmissioni più in linea con i loro interessi. Come dimostrano i dati del report realizzato da IAB, non solo gli ascoltatori di podcast ricordano di aver ascoltato messaggi pubblicitari nel mezzo della “trasmissione”, ma sono poi portati a cercare maggiori informazioni sull’azienda o il prodotto sponsorizzato.

Allo stesso tempo, il podcast può essere parte di una strategia marketing di più ampio respiro, dove trasmissioni realizzate dall’azienda possono poi trasformarsi in occasione per parlare dei propri prodotti o per attivare un funnel di vendita più profondo. Partendo da argomenti di interesse generale, ad esempio, un’azienda può stuzzicare la curiosità e la fantasia degli ascoltatori, portandoli a visitare il loro sito web o lasciare i propri contatti per operazioni di retargeting.

Podcast, come fare

La realizzazione di un podcast si compone di due fasi distinte: una progettuale e quella pratica. Per fare un podcast, infatti, bisogna innanzitutto stilare un piano operativo-strategico che permetta di non “brancolare nel buio” una volta che si sarà dato il via alle registrazioni. Prima di tutto, si deve scegliere un nome, d’impatto e facilmente riconoscibile dagli utenti, e individuare un argomento di discussione. È molto più probabile, infatti, che gli utenti inizino ad ascoltarci se ci affermiamo come esperti di un argomento, piuttosto che parlare alla rinfusa di tutto ciò che ci viene in mente. Nella fase progettuale, poi, bisogna stabilire la cadenza di pubblicazione: in questo modo non solo si riuscirà a fidelizzare il pubblico, ma si creerà anche un’aspettativa per tutti coloro che ci seguono.

Sempre nel corso della fase progettuale sarà necessario dedicare del tempo per stilare un calendario editoriale che copra almeno 2-3 mesi di pubblicazioni. Ovviamente, si potrà sempre intervenire per modifiche e aggiustamenti, ma avere una scaletta precisa su quello che dovrà essere il piano di partenza e sviluppo del proprio podcast consentirà di evitare di procedere per tentativi (solitamente poco fruttuosi).

Per la fase operativa, invece, sarà necessario acquistare un microfono e scaricare un software di registrazione. Nel primo caso, tutto dipende dal vostro budget e dalle vostre aspettative. Per muovere i primi passi, un microfono USB da collegare direttamente al vostro PC (dal costo di 50-70 euro) sarà più che sufficiente; se, invece, siete alla ricerca di un’attrezzatura più professionale, allora dovrete cercare un microfono più costoso (magari a condensatore) e di un’interfaccia audio che permette di registrare l’audio in maniera più precisa e fedele.

Per quel che riguarda il software, la scelta di moltissimi podcaster ricade su Audacity. Si tratta di un programma gratuito e open source, disponibile sia per Windows sia per MacOS. Dotato di un’interfaccia intuitiva e semplice da utilizzare, offre strumenti utili a registrare il podcast, modificarlo ed esportarlo, così da poterlo pubblicare su una delle tante piattaforme podcast oggi disponibili. Per gli utenti Apple, un’alternativa è rappresentata dal software Garageband.

Le migliori piattaforme per pubblicare podcast

Una volta “confezionato” il prodotto, è necessario trovare una piattaforma di hosting sulla quale pubblicarlo. In questo modo i nostri ascoltatori potranno trovarlo e scaricarlo agevolmente. Visto il successo che questo media sta avendo negli ultimi anni, di piattaforme di questo genere è possibile trovarne a decine. Ecco le 4 migliori piattaforme di hosting per podcast oggi disponibili.

  • Spreaker. Tra le tante piattaforme per pubblicare podcast è probabilmente la più conosciuta. L’utente può scegliere tra profilo gratuito (con limitazioni) e piani a pagamento che, con un costo di 6 euro al mese, permettono di archiviare fino a 100 ore di registrazioni senza alcuna limitazione al download e la possibilità di “andare in onda” in diretta.
  • Simplecast. Insieme al precedente, è probabilmente la piattaforma di hosting per podcast più conosciuta e utilizzata (soprattutto da grandi aziende). Non offre piani gratuiti e il più economico costa 15 dollari al mese, ma sarà possibile caricare un numero illimitato di registrazioni e “distribuirlo” su tutte le app utilizzate per scaricare podcast su smartphone.
  • Blubrry. Con un costo di 12 dollari al mese (per il piano base), Blubrry è una delle soluzioni hosting per podcast più complete e versatili. Oltre a consentire di distribuire le registrazioni su moltissime piattaforme di download, Blubrry mette a disposizione statistiche di ascolto avanzate, che consentiranno di analizzare alla perfezione le preferenze del proprio pubblico
  • Buzzsprout. Probabilmente, si tratta della piattaforma di hosting più semplice da utilizzare per i principianti. Mette a disposizione un plug-in Wordpress, così da poter integrare il programma direttamente all’interno del proprio sito. Al costo di 12 dollari al mese (piano base), offre spazio d’archiviazione illimitato e 250 gigabyte di banda di trasmissione ogni mese

Come scaricare i podcast su iPhone

Per chi sta dall’altro “lato” della barricata, trovare e scaricare le trasmissioni podcast preferite non è troppo complesso. Sarà sufficiente individuare l’app più adatta alle proprie necessità, creare un account e “abbonarsi” alle trasmissioni che si ascoltano frequentemente. L’opzione principale per ascoltare podcast su iPhone è Apple Podcast, app sviluppata dalla casa di Cupertino e installata di default su tutti i melafonini. Se, invece, le proprie trasmissioni preferite sono tutte su Spreaker, sarà sufficiente scaricare l’app della piattaforma di hosting per avere accesso immediato a tutte le registrazioni. Un’altra valida alternativa è rappresentata da Spotify: la piattaforma di streaming audio, infatti, ha aperto da tempo una sezione dedicata al podcast, dove trovare trasmissioni divise per tematiche e argomenti.

Come scaricare i podcast su Android

Come su Apple, anche gli utenti Android non devono faticare molto per poter ascoltare le loro trasmissioni preferite. Basterà scaricare Google Podcast e individuare le trasmissioni che più interessano. Le già citate Spreaker e Spotify sono ovviamente disponibili anche su piattaforma Android; se si cerca una valida alternativa si può optare per Pocket Casts.

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