Scenari

Trasformazione Digitale, Green, Human: il triplo salto di paradigma che serve alle aziende oggi

La tecnologia non basta: le organizzazioni moderne devono pensare alla transizione ecologica e adottare una visione multidisciplinare per navigare in un mondo complesso. In Italia solo il 6% delle imprese è “arrivato al traguardo”: ecco sfide e possibili soluzioni in un macro-scenario di “cambiamente”

Pubblicato il 07 Ott 2021

Fabrizio Bellavista

Membro dell'area Digital Marketing dell'AISM e partner Emotional Marketing Lab

Tech for Humans concept

La Trasformazione Digitale è stato il leit motiv degli ultimi anni. Ora è arrivato il momento di andare oltre allargando la nostra mente verso la transizione green e la visione tecno-umanistica. Ovvero: unire trasformazione digitale green e human in un un quadro composito che includa ecologia e etica.

Se negli ultimi decenni l’innovazione tecnologica ha mostrato soltanto la propria parte visibile, altri aspetti stanno emergendo adesso per comporre un quadro finalmente più organico e maturo. L’impegno dei politici durante i lavori del COP26, la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, è una spinta a un vero e proprio “cambiamente”, una nuova forma mentis orientata alla visione duplice che unisce tecnologia e umanesimo.

Anzi, visione molteplice come molteplici sono le discipline e le competenze chiamate a dare risposte composite alla complessità in cui agiscono le nostre organizzazioni: sociologia, informatica, filosofia, neuro scienze, ingegneria, psicologia e altre ancora. La modernità è multidimensionalità, pluridentità, multidisciplinarietà. Vediamo dove si trovano le aziende italiane in questo percorso.

La trasformazione digitale deve essere personalizzata

L’affermarsi del metaverso è una logica conseguenza all’interno della trasformazione digitale globale in atto, dove i “desiderata” dominanti sono quelli del “sentire”, della “experience” del “metterci la faccia”, anche digitalmente. Questi desiderata si concretizzano proprio nella creazione partendo da un proprio avatar sino a tutto mondo virtuale che lo circonderà, il metaverso. Ne abbiamo ampiamente parlato su questa stessa testata.

Guardiamo al nostro contesto. Soprattutto in un mercato come quello italiano, la trasformazione digitale ha senso solo se fortemente personalizzata: saper implementare al 100% un documento Excel (ora integrato dall’intelligenza artificiale a supporto di alcuni passaggi) è importante quanto saper guidare una simulazione in una piattaforma VR. Allo stesso modo una buona usabilità del proprio sito risulterà necessaria quanto un’integrazione della tecnologia Blockchain nel caso si tratti, ad esempio, di gestire filiere.

Dalla pratica alla visione e viceversa: le sfide per l’IT italiano

Il monitoraggio delle proprie esigenze, dunque, è al primo posto!

Riprendendo qualche dato pre-pandemia dell’Insight Intelligent Technology Index, nato per monitorare le tendenze future dell’Information Technology europea, emergono con chiarezza quali sono i punti di debolezza della transizione digitale. Ecco le risposte dell’IT nazionale:

  • Il 60% ammette di non riuscire a trovare il giusto equilibrio nell’operatività (attuare progetti di trasformazione digitale + gestire i processi ordinari della propria azienda);
  • Il 45% riferisce che i costi mensili o le spese operative rappresentano una forte sfida;
  • Il 32% rivela che la propria organizzazione ha difficoltà nel calcolare il ROI;
  • Il 32% rivela che la propria organizzazione ha difficoltà nell’identificare utili case history aziendali che riguardino l’innovazione digitale.

Trasformazione digitale green e human, triplo salto di paradigma

Come abbiamo detto all’inizio, il “cambiamente” sta stravolgendo gli ordini e i contenuti dell’attuale sviluppo tecnologico a cui si sovrappongono una transizione sostenibile non più rimandabile e il recupero di una visione umano-centrica, altrettanto irrinunciabile.

Le parole che usiamo hanno un potere enorme (ahimè, ai più sconosciuto) ed evolvono componendo una lingua tecno-umanista, più comprensibile, più coinvolgente, più empatica, e che ha come medium preferenziale le piattaforme sociali.

Dunque alle 4 problematiche elencate nell’Index, poco sopra, se ne aggiungono numerose altre nel campo dello sviluppo sostenibile e Tecno-Human delle nostre attività: come fare e, soprattutto, quali figure possono governare questo triplo salto di paradigma?

Le ricerche ci sottolineano come solo il 6% delle imprese è “arrivato al traguardo” o comunque è nel tratto finale del percorso della duplice transizione ecologica e digitale. Mentre quasi 2 imprese su 3 sono ancora ai blocchi di partenza (Ricerca: Centro Studi Tagliacarne).

Verso il neo-umanesimo digitale

Dunque, quasi 2 imprese su 3 sono ancora ai blocchi di partenza: questo dato evidenzia il lungo tratto di strada ancora da percorrere, sia pure aiutato da un Piano economico (il  che supera la portata del Piano Marshall del dopo guerra. Riguardo l’accoppiata digitale & sostenibilità, il Fondo Next Generation Eu dà la priorità alla transizione digitale almeno il 20% dell’intero stanziamento e alla transizione ecologica circa 37%.

L’attuale turbo innovazione tecnologica vede schierate in prima fila l’Intelligenza Artificiale, la Blockchain, la Cyber-Economy, Neuroscienze e Neurolink, la Realtà Immersiva e quella Virtuale e un’infinità di altre declinazioni. Contemporaneamente stanno diventando di massima attualità vecchi e nuovi punti di riferimento, questa volta immateriali: antropologia, intelligenza emotiva, scienze sociali, arte, sociologia, filosofia, mediazione culturale, per citarne alcuni.

Come afferma Kevin Kelly nel libro “L’inevitabile”: “Tutto è flusso, niente è finito, niente è compiuto. Questo cambiamento continuo è l’asse centrale del mondo moderno”.

In questo cambiamento continuo la trasformazione digitale affiancata alla transizione green e al neo umanesimo deve essere integrata nel pensiero strategico e valoriale dell’azienda per rendere l’innovazione un fatto naturale e non un corpo estraneo.

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