REPORTAGE

Masperi, AD SAP Italia: “Utilizzare al meglio la tecnologia fa bene al business e alle nostre vite, a patto di guardare al futuro”

La vision della multinazionale del software sul business del futuro, dall’AI al Process Mining. Le esperienze di De’Longhi, Dolce&Gabbana, Gruppo CAP e Banco Alimentare Onlus raccontate sul palco di uno degli appuntamenti più significativi dedicati alla trasformazione digitale e alla sostenibilità nel panorama italiano, andato in scena lo scorso 26 ottobre presso il Superstudio Maxi di Milano

Pubblicato il 31 Ott 2023

SAP NOW 2023

Innovazione a tutto tondo, Intelligenza Artificiale, insight, ma anche flessibilità, resilienza, agilità e capacità di adattamento per creare un business a prova di futuro. È questo il messaggio lanciato da Carla Masperi, AD di SAP Italia, dal palco di SAP NOW 2023, uno degli appuntamenti più significativi dedicati alla trasformazione digitale e alla sostenibilità nel panorama italiano, andato in scena lo scorso 26 ottobre presso il Superstudio Maxi di Milano.

«L’azienda agile, resiliente e sostenibile è capace di riplasmarsi e rinnovarsi continuamente – ha dichiarato l’AD -. Questa è la chiave di volta per interpretare il futuro e continuare a essere competitivi anche in un contesto di imponderabilità, caratterizzato da shock esogeni». E non è un caso che “Future-proof your business” sia stato il claim dell’edizione di quest’anno.

«I tassi di interesse alti, la geopolitica, il cambiamento climatico, creano una tempesta di “grey rhinos” (rinoceronti grigi – ndr) imprevedibili, dando vita a un ecosistema complesso e delicato, a cui le aziende devono reagire – ha aggiunto Emmanuel Raptopoulos, Regional President di SAP, cercando di illustrare la roadmap che devono seguire le organizzazioni “future proof” -. Accanto a innovazione, intelligenza e insight aggiungerei altri tre elementi secondo me centrali: efficienza, resilienza e avanguardia, perché il cambiamento “succede” con o senza noi. Secondo diversi studi, 2/3 dei progetti di Digital Transformation stanno fallendo e una delle ragioni sta nel fatto che il cambiamento non è accompagnato dalle competenze e dalla giusta consapevolezza. Al contrario, per avviare un vero percorso di Business Transformation è necessario essere ‘intenzionali’».

«Stiamo vivendo un momento straordinario di evoluzione tecnologica, l’Intelligenza Artificiale, e in particolar modo l’AI Generativa è da qualche mese la protagonista di qualunque dibattito – ha continuato Masperi -. E adesso è arrivato il momento di portare l’Artificial Intelligence al servizio del business perché la tecnologia, quando utilizzata bene, può dare beneficio alle imprese e alle nostre vite. Ecco perché in SAP parliamo di Business Intelligence, e il modo migliore con cui un’azienda può interagire con l’Intelligenza Artificiale è avere una base dati efficace e affidabile».

Joule, il copilota di AI Generativa

A oggi SAP conta più di 26.000 clienti che utilizzano l’Intelligenza Artificiale integrata negli applicativi che hanno adottato. Ma il ventaglio di soluzioni proposte dall’azienda e basate su AI Generativa si espande ulteriormente con il lancio di Joule – il copilota di AI Generativa in linguaggio naturale SAP, disponibile in Cloud -. A differenza di molte altre tecnologie basate su Generative ArtificiaI Intelligence, che attingono esclusivamente a dati racchiusi in compartimenti separati, Joule è nativamente integrato ai processi di business ed è, quindi, in grado di coordinare in maniera automatica diverse fonti di informazioni e di produrre report.

Sfrutta, infatti, una vasta gamma di dati provenienti da esperienze operative raccolte da SAP, nonché da fonti esterne, allo scopo di fornire alle aziende una comprensione a 360 gradi dei clienti. Questi insight proattivi e contestuali, alimentati dall’AI e diffusi in tutta l’organizzazione, aiutano le imprese a ottimizzare i processi e ad adattarsi in modo flessibile alle mutevoli esigenze del settore e del mercato.

Come ha aggiunto la manager, «la novità riguarda proprio l’aver portato l’AI Generativa nei processi di business in modo rilevante. Joule conosce il contesto grazie a una base dati strutturata in grado di interrogare e, di conseguenza, ottenere risposte complete, specifiche e informate».

Un copilota di AI Generativa che “sa di cosa l’utente sta parlando”, che nasce non come tecnologia su cui costruire prototipi o fare sperimentazioni, ma che è pronto a gestire i processi di business e che si configura, quindi, come abilitatore strategico dell’innovazione.

I pilastri su cui si fonda l’AI Generativa di SAP

Ecco che, quindi, sono 3 i principi a cui SAP si ispira per portare l’AI al servizio del business dei clienti:

  1. Rilevanza: gli strumenti di Business AI devono sapersi muovere nel contesto specifico dell’azienda;
  2. Affidabilità: un data lake strutturato rappresenta uno dei requisiti fondamentali per un utilizzo efficiente dell’Intelligenza Artificiale; in caso contrario, non avere una base dati di qualità non soltanto non apporta benefici ma può addirittura generare informazioni fuorvianti;
  3. Responsabilità: in questo senso, la Business AI deve attenersi a criteri di qualità, sicurezza, privacy, conformità ed etica.

«Con la SAP Business Technology Platform clienti e partner possono sviluppare nuovi scenari di Business AI, ma con il vantaggio di avere a disposizione un contesto concreto a cui attingere. Porre domande a strumenti che non conoscono il patrimonio dati comporta semplicemente la generazione di risposte generiche, e di conseguenza poco efficaci», ha detto Masperi.

A questo proposito, negli ultimi mesi SAP ha annunciato partnership con i principali fornitori di tecnologie AI, dando il vantaggio di accedere, tramite la BTP, a una base dati che rappresenta un patrimonio unico e affidabile.

Le applicazioni di business

La descrizione dei candidati ideali in fase di recruiting e i suggerimenti di domande da porre durante un colloquio (così da attivare un processo il più oggettivo possibile, libero da stereotipi e bias).

L’individuazione – in ambito Supply Chain – dei migliori fornitori che rispettano i tempi di consegna stabiliti o che sono allineati con gli obiettivi di sostenibilità dell’azienda, ma anche la redazione di report finanziari.

Ancora, il potenziamento della gestione dei cataloghi e dei punti vendita, l’attivazione di campagne promozionali mirate, il miglioramento della ricerca dei prodotti più performanti per garantire una Customer Experience eccellente. Sono queste, e non solo, alcune delle applicazioni del copilota digitale di SAP a beneficio del business.

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SAP NOW 2023, Il valore strategico del Cloud come tecnologia abilitante

In questo contesto, il Cloud si posiziona come l’unica tecnologia abilitante per stare al passo con la trasformazione digitale e sfruttare al meglio i benefici offerti dall’AI, perché consente di stare al passo con la velocità con cui avanza l’innovazione, rendendo le aziende agili, resilienti e, di nuovo, a prova di futuro.

«Le imprese che si affidano alle tecnologie intelligenti hanno, inoltre, più opportunità di crescita, sono più attrezzate a gestire i rischi e a prosperare nei ricavi, perché in grado di adattarsi rapidamente alle contingenze e ai cambiamenti. E non si limitano a superare le sfide, ma emergono più forti di prima. L’imprevedibilità è la nuova normalità – ha confermato Carla Masperi -. Investire nei dati è essenziale. Una delle caratteristiche delle aziende resilienti è il loro elevato grado di accesso ai dati. Senza una base dati affidabile e senza una data strategy consolidata, l’Artificial Intelligence non può portare i benefici attesi. È una conoscenza fondamentale, senza la quale diventa difficile sapere quali processi necessitano di essere corretti per rendere la propria azienda più resiliente».

Come del resto hanno rivelato i dati dello studio condotto da SAP Insight, La formula per un business resiliente, che ha coinvolto un cluster di 4.200 manager di medie e grandi aziende in tredici Paesi del mondo, tra cui l’Italia e che è stato presentato durante la conferenza stampa di SAP NOW 2023.

Gli intervistati che hanno valutato “molto positivamente” le loro capacità di essere agili e adattivi sono anche coloro che hanno dichiarato di avere un migliore accesso ai dati a supporto dei processi decisionali. Al contrario, le aziende che hanno valutato negativamente le loro capacità di affrontare le sfide del presente e del futuro hanno riconosciuto di non poter contare su una base dati ottimale.

Il ruolo di SAP Signavio

Ed è con questo obiettivo che a SAP NOW si è parlato anche di SAP Signavio. Si tratta di uno strumento in grado di misurare il livello di agilità delle aziende attraverso attività di process mining e l’elaborazione di process insight, fondamentali per individuare eventuali colli di bottiglia che rendono i processi poco lineari, e KPI da tenere sotto controllo per migliorare le performance aziendali.

Come ha ribadito l’AD, «l’esistenza di strumenti come SAP Signavio tengono sotto controllo il sistema informativo delle aziende, individuando non solo le aree in cui serve intervenire, ma fornendo anche degli insight su “come” farlo al meglio».

Non a caso, spostando il focus sul nostro Paese, dallo studio SAP emerge che il 58% delle aziende italiane riconosce nei miglioramenti tecnologici e dei processi (48%) le priorità più urgenti e realizzabili nel breve termine per rendere le loro organizzazioni più reattive. C’è, dunque, una consapevolezza diffusa tra i C-level italiani che la tecnologia, processi abilitanti e l’innovazione possono davvero diventare la chiave che abilita il cambiamento.

SAP NOW 2023: serve porre le giuste domande, alle risposte ci pensa l’AI

«Se fino a ieri erano bravi i manager che sapevano dare le giuste risposte, oggi, e sempre più domani, saranno bravi i C-level capaci di fare le giuste domande, perché agli output ci penserà l’AI. E devo dire che, in questo senso, non si è ancora raggiunto un livello di maturità culturale tale da poterlo fare in modo efficace, perché si è abituati ad aspettare il risultato, valutarlo e decidere come comportarsi – ha dichiarato Alessandro Russo, AD e Direttore Generale, Gruppo CAP che gestisce il servizio idrico integrato della Città di Milano -. Credo che la chiave di volta sia capire dove si trova il purpose delle aziende, che non può essere la tecnologia, dal momento che è un mezzo attraverso cui raggiungere gli obiettivi».

… e generare New Knowledge

Come ha, infatti, aggiunto Nicola Serafin, Direttore Generale del Gruppo De’Longhi, «l’AI sta risolvendo tanti “nodi”, ma sono le persone che fanno la differenza, perché la tecnologia è fatta di persone, che hanno un purpose. Ed è per questo che è fondamentale lavorare anche sul capitale umano e metterlo in condizione di generare new-knowledge».

È questo è ancora più vero per un’azienda che ha il 90% del business sul mercato estero, con una presenza capillare in oltre 120 Paesi. De’ Longhi è un’azienda con alle spalle 50 anni di storia, che ha incrociato SAP quasi trent’anni fa, nel 1997, e da cui ha adottato un portafoglio applicativo quasi completo. Oggi il Gruppo si definisce una ‘Brand Power House’, dal momento che comprende cinque marchi (De’Longhi, Kenwood, Braun, NutriBullet e Ariete) con cui nel tempo è riuscito a conquistare una posizione di spicco sul mercato.

Dato di qualità, univoco e più strumenti per saperlo interpretare

«Oggi si lavora per processo ma si è organizzati per funzione. Poter contare su un dato qualitativo significa avere a che fare con un dato affidabile e univoco – ha commentato Serafin -. La sua univocità deve correlarsi all’univocità dell’interpretazione, un processo essenziale per garantire il superamento dei silos aziendali, sia esso un dato finanziario, commerciale, di Marketing, o una ricerca di mercato. È bene che arrivino dei sistemi intelligenti, che supportino questa tipologia di attività, ma è altrettanto fondamentale dirigersi verso una maggiore data readiness dal punto di vista manageriale. Servono persone che abbiano la capacità di interpretare trasversalmente le funzioni e le informazioni in tempo reale. Data lake e Data mining di SAP sono un asset fondamentale per noi, perché l’affidabilità del dato permette di gestire e affrontare un contesto di incertezza e imprevedibilità».

«Le aziende tendono a lavorare con un approccio verticale, per funzione, e questo comporta la creazione di silos che comunicano poco tra loro. Tuttavia, osservo che tra gli organismi staff si sta cominciando a inserire un approccio multidisciplinare – ha aggiunto Russo -. Nelle imprese si è spesso abituati ad avere to-do-list tra le mani, ma la direzione verso cui sta cercando di dirigersi Gruppo Cap è quella della gestione dei task – almeno per quanto riguarda la parte di processo – come fossero un “cubo di Rubik”, attraverso un approccio sistemico di cross fertilization, che richiede una capacità di pensiero laterale. Gli strumenti sono fondamentali in quanto si produce un cambio di paradigma, per cui non bisogna trovarsi impreparati».

Da diversi anni il Gruppo Cap porta, infatti, avanti in maniera strutturata l’adozione di strumenti di innovazione per la gestione del ciclo idrico. Il lavoro dell’azienda si svolge per il 99,9% sottoterra con una rete di 14mila Km di tubature.

«La tecnologia, fatta di strumenti hardware e algoritmi di conoscenza predittiva, non può che essere un alleato – ha ribadito l’AD e Direttore Generale -. La nostra è una delle aziende del Paese più performanti sulle perdite idriche e abbiamo vinto un finanziamento PNRR di quasi 80 milioni di euro per aver presentato un progetto composto per il 90% da algoritmi, fibra ottica e predittività. Una gestione, in altre parole, che faccia in modo che il servizio idrico nel futuro sia sempre più intelligente, adeguandosi a un mondo che sta cambiando».

E di mondo che sta cambiando, tendenze che mutano e gusti che evolvono ma anche di sincerità, fiducia e trasparenza ha parlato anche Giuliano Giannessi, CFO di Gruppo Dolce & Gabbana.

«D&G è un brand che si definisce come un marchio di stile. La nostra offerta non è solo un prodotto ma uno stile di vita ed è per questo che c’è una naturale commistione di varie categorie merceologiche (dall’abbigliamento all’arredamento, ai profumi), che cerca, però, di mantenere vivi i codici stilistici e il messaggio del marchio, che affonda le sue radici e si nutre dell’italianità, ma che allo stesso tempo continua a rinnovarsi cercando di cogliere sul mercato quelle che sono le tendenze, i segnali e i gusti dei consumatori che cambiano – ha commentato Giannessi -. Ci si muove su due linee tra loro interconnesse: da un lato si mantengono saldi i principi e le radici del brand, restando coerenti al DNA di D&G e, dall’altro, ci si espande, si affrontano culture, mercati, contesti diversi. Per questo serve mantenere il contatto con i mercati, con nuove generazioni, che hanno sensibilità diverse, mettere al centro del progetto la relazione, sempre più stretta e sincera, con il cliente. Sta aumentando sempre più la sensibilità dei consumatori verso certe tematiche e il fatto di raccontarsi in maniera sincera, vera e onesta è un plus che non può mancare alle aziende. Pensiamo alla sostenibilità e ai temi ad essa connessi: se affrontati pensando e mettendo in atto azioni che siano naturalmente sostenibili, sarà possibile avere e mantenere una connessione continua con il mercato».

AI e capitale umano: un binomio inscindibile

Intelligenza Artificiale e persone al centro è un binomio possibile e allo stesso tempo necessario. «Bisogna fare bene il “bene”, e per far sì che questo sia possibile è necessario avere gli strumenti giusti, il capitale umano – ha commentato Salvatore Maggiori, Direttore Generale, Fondazione Banco Alimentare Onlus -. La nostra realtà si trova a coordinare la fondazione a Milano, 21 banchi sul territorio, 60 magazzini e più di 7mila strutture caritative a cui fornire il cibo che viene, in un secondo momento, consegnato alle persone. Se manca la capacità di lavorare in maniera integrata, non si può procedere nel modo giusto. E farlo significa gestire contemporaneamente i processi e le persone delle diverse funzioni. Saper davvero fare team work vuol dire essere in grado di mettersi al servizio degli obiettivi dell’azienda».

L’organizzazione è, tra l’altro, passata dall’avere 180 dipendenti sparsi per l’Italia a oltre 1.800 volontari stabili, che diventano 140mila durante il giorno della colletta.

«Abbiamo tre modi di raccogliere cibo e aiuto dall’esterno: le aziende food che donano il cibo, i fondi monetari e chi elargisce servizi. Siamo una realtà in cui i fattori come la serietà e la credibilità sono fondamentali: abbiamo il dovere di rendicontare con professionalità ogni nostra entrata e per farlo servono gli strumenti giusti, anche per assicurarci che gli aiuti vadano a chi veramente a chi ne ha bisogno – ha concluso Maggiori -. Chi collabora con Banco Alimentare Onlus si fida, perché è consapevole che ogni singolo processo è tracciato in modo corretto e trasparente. La corretta gestione del dato e il lavorare non più per silos, ma in maniera interfunzionale, è un aspetto cruciale, anche per un business come il nostro. È un cambio di mentalità necessario».

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