digitalizzazione del Made in Italy

La via italiana alla “trasformazione 4.0”? Innovazione e territorio: i casi Del Brenta e Dallara

Ogni impresa deve trovare il suo percorso, ma best practice e metodologie aiutano, come mostrano i casi del “customer club” di Cisco. «Nel Made in Italy la competitività si lega alla capacità di crescere insieme al contesto in cui si opera, valorizzando persone, identità e competenze», spiega Andrea Pontremoli, CEO Dallara

Pubblicato il 23 Nov 2017

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Se cercassimo le parole chiave che hanno contraddistinto questo 2017 nel mercato delle soluzioni digitali per il business in Italia, sicuramente il “4.0”, declinato come Industria 4.0 prima e come Impresa 4.0 poi, meriterebbe un posto d’onore. Soprattutto per una realtà come Cisco che su questo fronte si è impegnata non solo come fornitore di tecnologia, ma anche e soprattutto come abilitatore, insieme ai propri partner, di percorsi di trasformazione specifici per il nostro Paese.

Come spiega Michele Dalmazzoni, Collaboration & Industry IoT Leader in Cisco Italy «il termine 4.0 viene utilizzato per indicare cose diverse: dall’industria 4.0 all’impresa 4.0, passando per il web. Ma in buona sostanza, con 4.0 finiamo con l’identificare tutti i fenomeni di digitalizzazione, tutti i percorsi di digital transformation delle imprese, dei lavoratori e dei cittadini».

Nella visione di Cisco, esiste una via italiana in questi percorsi di digital transformation, che l’azienda traduce nelle esperienze messe a segno in questi anni con un numero significativo di imprese, di tutti i comparti industriali e – va sottolineato – di tutte le dimensioni, a testimonianza che non occorre per forza essere una grande azienda per intraprendere un processo di innovazione.

Sono Dallara, Fluid-o-Tech, 1177 e ancora Inpeco, La Marzocco, Del Brenta, e altre ancora: un “customer club” con cui Cisco ha iniziato un viaggio per scoprire quale valore il digitale può dare lungo tutta la catena del valore. Ciascuna di queste imprese ha trovato la propria via, si è mossa con grande libertà lungo il percorso di digital transformation, decidendo da dove partire e come partire in base alle proprie esigenze.

Per Dalmazzoni tuttavia, al di là delle eccellenze, resta il fatto che ci sono ancora molte aziende di medie e piccole dimensioni che non sono ancora partite e che – ancor di più «devono iniziare dai fondamentali, vale a dire dalla connettività, nè si può trascurare che in molti casi la digitalizzazione è arrivata per addizione, un po’ come in passato si costruivano le cittadelle medievali».

Ma se è vero che non esiste un’unica via alla digital transformation o all’Impresa 4.0, è vero che i casi del customer club di Cisco rappresentano delle best practice che chiariscono alcuni approcci metodologici.

Del Brenta, ad esempio (qui la storia completa), è un’azienda tipica del Made in Italy: produce tacchi per le calzature dei più importanti brand del fashion nazionali e internazionali. È partita da un’analisi dei propri processi, rendendosi conto di sprecare troppo tempo nelle fasi di comunicazione e di trasferimento delle informazioni lungo tutta la propria filiera, sia interna all’azienda che estesa a fornitori e clienti.

Per Stefano Bezzon, responsabile innovazione della società, «c’era una inefficienza diffusa, accompagnata da perdite di comunicazioni e la real time collaboration sembrava un miraggio». Il percorso verso Impresa 4.0 per Del Brenta è quindi partito con l’adozione delle soluzioni di collaboration e in particolare di Cisco Spark, che non solo ha migliorato sensibilmente i tempi di sviluppo e di delivery dei prodotti, riducendo la necessità di incontri diretti  e di spostamenti da tutta Italia e tutta Europa, ma oggi sta travalicando i confini aziendali. Del Brenta ha infatti portato la soluzione Cisco Spark direttamente in casa di un paio di clienti, appoggiandola sul proprio cloud.

Passando a Dallara, è certamente uno dei fiori all’occhiello nelle referenze di Cisco, sicuramente anche grazie alla visionarietà del suo CEO, Andrea Pontremoli (qui l’intervista completa), in grado di allargare lo sguardo dall’impatto della digital transformation sulla sua azienda a quelli ancora più dirompenti che toccano l’intero sistema Paese.

Pontremoli definisce la digitalizzazione «un percorso che unisce virtuale e realtà in una commistione che sta diventando il modo di lavorare delle aziende moderne». E che soprattutto correla innovazione e territori: «Bisogna agganciare l’innovazione all’identità e al valore del territorio, perché la competitività arriva dalla capacità di far crescere non solo l’impresa ma il contesto territoriale nel quale si colloca, nel rispetto e nella valorizzazione delle persone, delle competenze e della sua identità».

Per Dallara la digital transformation passa dalla collaboration, che cambia le modalità di concepire la progettazione e di condividere le informazioni («nessun ingegnere per quanto bravo non sarà mai in grado di progettare da solo una vettura da competizione»), e la connected factory e i connected products, in questo caso con sensori e soluzioni ad hoc utilizzate per controllare lo stato di conservazione dei rotoli di fibra di carbonio, materiale indispensable per la realizzazione delle vetture da corsa.

Ma non si tratta solo di tecnologia o di soluzioni tecnologiche: per Andrea Pontremoli e per Dallara la leva del cambiamento culturale è la prima sulla quale insistere. E il fatto che per Pontremoli oggi le tecnologie sono gli strumenti che «consentono di sbagliare a basso costo, perché l’innovazione nasce dall’errore» la dice lunga sull’approccio adottato.

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