Il 2022 è stato un anno decisivo per il mercato del turismo e per quello dei viaggi d’affari, entrambi fra i più colpiti dalla crisi sanitaria. Ma, a giudicare dagli ultimi risultati degli Osservatori Innovazione Digitale nel Turismo e Business Travel del Politecnico di Milano, sembra che l’anno appena trascorso abbia segnato una netta ripresa che colloca i valori del turismo in Italia vicini a quelli pre-pandemici.
Nel caso dell’eCommerce, vede addirittura il sorpasso rispetto al 2019. Nell’ospitalità, infatti, sono 16,4 i miliardi di euro generati dal canale online, a fronte dei 14,6 miliardi del 2019. Un trend che riesce a colmare il divario ancora ampio sulla componente offline, poiché nel complesso la differenza di giro d’affari tra 2019 e 2022 si attesta a un -4%: 32,2 miliardi contro i 33,4 dell’epoca in cui il Covid non era ancora esploso.
Perfino sul fronte del tour operating si assiste a una decisa inversione di tendenza, nonostante permangano differenze in negativo a paragone di quanto fatturava il comparto nel 2019. Sta di fatto che il 2022 fa registrare un +106% nel giro d’affari per i tour operator e un +189% per le agenzie di viaggio rispetto all’anno precedente.
Innovazione digitale nel turismo: la ripresa del business travel
Non è da meno il segmento del business travel in cui il volume delle trasferte di lavoro, sia domestiche sia internazionali, è aumentato del 70% sul 2021. La spesa per i viaggi d’affari nel 2022 in Italia ha superato i 17 miliardi di euro, vale a dire un +96% rispetto al 2021.
Un traguardo importante che rende evidente “la ripresa del business travel e ci restituisce un segnale forte di ripartenza, ma i dati risentono anche delle contingenze e dei fattori esterni”, ha sottolineato Andrea Guizzardi, direttore dell’Osservatorio Business Travel, inquadrando il fenomeno in una dinamica di spesa che ha “come propellente sia le tensioni geo-politiche, sia la forte ripresa della domanda leisure, che determina il razionamento dell’offerta di servizi”. Da qui l’esigenza di una spinta decisa verso la digitalizzazione delle procedure, che è un po’ la nota dominante del turismo in tutti i suoi filoni.
Prenotazioni e acquisti, la digitalizzazione del journey una priorità di tutta la filiera
Il 2022 si è confermato come l’anno della ripresa e la crisi che il travel si è trovato ad affrontare negli ultimi anni, sebbene particolarmente violenta, sembra volgere al termine. “Dopo un primo trimestre ancora incerto, abbiamo rilevato un’inversione di rotta più decisa, trainata dall’eCommerce, che a partire dalla scorsa estate si è fatta sempre più consistente”, ha avuto modo di commentare Filippo Renga, Direttore dell’Osservatorio Innovazione Digitale nel Turismo, aggiungendo che “il digitale è stato capace di riportare alcuni comparti di questa industria ai valori pre-pandemia, confermandosi un’asse portante e ricordandoci come la digitalizzazione del journey resti una priorità trasversale alle aziende di tutta la filiera”. Parole che trovano una controprova, dal lato della domanda, nel comportamento dei turisti italiani.
Un’indagine realizzata dall’Osservatorio in collaborazione con BVA Doxa ha fatto emergere la crescente digitalizzazione del journey nella fase d’acquisto. Il 56% dei viaggiatori ha dichiarato di aver utilizzato solo canali online, tra cui motori di ricerca, siti di recensione, aggregatori e comparatori di alloggi e trasporti, oltre agli stessi siti dei fornitori dell’alloggio. Proprio su quest’ultimo punto, la percentuale di coloro che si sono serviti esclusivamente di canali online per prenotare il luogo dove risiedere è stata pari al 59%, mentre ha raggiunto il 63% con riferimento ai trasporti.
Nuovi trend, spopola l’holiday working
È anche vero che è cambiata la modalità con cui ci si sposta, come ha ricordato Eleonora Lorenzini, Direttore del medesimo Osservatorio: “I timori legati ai contagi e, in parte, anche le nuove abitudini incidono oggi soprattutto sulle scelte legate alle modalità di spostamento verso la destinazione: per il 60% dei viaggiatori il mezzo di trasporto scelto per raggiungere la meta della vacanza è stata l’auto di proprietà, un aumento consistente se si considera che nel 2019 si arrivava al 47%”.
Un altro cambiamento innescato dal Coronavirus è stato quello dell’holiday working, cioè della scelta di mete “alternative” per lo smart working. Il 17% degli italiani interpellati dal sondaggio ha dichiarato che nei sei mesi centrali del 2022 ha lavorato da remoto da una località di vacanza. Una modalità avvalorata da quasi il 50% delle strutture ricettive che hanno ospitato i clienti nel medesimo periodo.
La scelta di impiegare i propri mezzi di trasporto per raggiungere località dove soggiornare per vacanza o lavoro spiega anche in parte lo scarso interesse che, almeno per ora, suscita nei viaggiatori la sostenibilità. Un tema sul quale, invece, tutti gli attori della filiera manifestano particolare attenzione, basti pensare che nel solo settore ricettivo l’82% delle strutture ha attivato azioni per l’utilizzo di prodotti a basso impatto ambientale e il 78% per la riduzione degli sprechi. Dal punto di vista dei consumatori, al contrario, soltanto il 19% ha verificato la sostenibilità ambientale dei servizi ricercati e il 20% ha selezionato le mete usando come criterio la sostenibilità. Maggiore attrattiva, semmai, hanno riscosso le proposte caratterizzate da maggiore flessibilità in merito a prenotazioni e pagamenti. Segno che, per adesso, le priorità di chi viaggia non sono legate all’inquinamento e all’impatto ambientale.
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