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Il Metaverso cede il posto a ChatGpt sulla ribalta mediatica, ma continua il suo percorso d’innovazione

Dopo tanto parlare dei nuovi mondi virtuali, ora l’attenzione è tutta sull’AI generativa. Ma il Metaverso non è morto, come qualcuno ha scritto, e l’Intelligenza Artificiale non è nata sei mesi fa: l’interesse che i media dedicano ad alcuni temi dell’innovazione non segue il passo del loro sviluppo

Pubblicato il 15 Mag 2023

Metaverso ChatGpt

Sembra passato molto tempo, ma solo sei mesi fa nessuno aveva mai sentito parlare di ChatGpt e di Intelligenza Artificiale generativa. Tutti invece conoscevano il Metaverso, parola evocativa nata nel 92 nel mondo Cyper Punk. Il nuovo mondo virtuale affascinava al punto da essere arrivato al grande pubblico attraverso il telegiornale, con il servizio -tra gli altri- dedicato allo studente universitario che si laurea nel Metaverso.

Poi è arrivata l’onda dell’Intelligenza Artificiale generativa, con il debutto di ChatGpt, e i riflettori dei media hanno rapidamente cambiato direzione. Qualcuno ha iniziato a scrivere che il Metaverso è morto, che si tratta cioè di una bolla tecnologica già scoppiata. Ma non è proprio così.

Non c’è dubbio che l’AI generativa sia una tecnologia dirompente, che avrà grande impatto, e che pertanto meriti di essere seguita da vicino nel suo rapido evolvere. Ma le dinamiche della narrazione che si generano intorno ad alcune novità del mondo del digitale fanno riflettere. I picchi di interesse che i media dedicano alle nuove tecnologie non hanno lo stesso passo dell’innovazione digitale: che non nasce improvvisamente dal nulla, ma matura dopo un lungo percorso di tentativi e fallimenti che non riguardano solo la tecnologia di per sé, ma anche la sua capacità di trovare un pubblico pronto ad utilizzarla.

Il Metaverso non è morto

Il Metaverso, come insieme di spazi virtuali abitati da avatar, esiste da molti anni. È un’applicazione della realtà virtuale, o meglio della cosiddetta Extended Reality, utilizzata in vari ambiti, da molto prima che Zuckemberg scegliesse il nome Meta per la sua azienda. Non è dunque una creazione dell’azienda del fondatore di Facebook: è un’innovazione ancora in divenire, e come tale destinata a fare giri da ottovolante prima di consolidarsi, tanto che, come sostengono gli Osservatori del Politecnico di Milano, in realtà ancora non esiste, perchè i numerosi mondi virtuali (212) ancora non sono interoperabili tra loro.

Solo in Italia, sono 231 i progetti attivi, a conferma che il Metaverso continua nel suo percorso di sperimentazione e innovazione anche adesso che è sceso dalla ribalta mediatica.

Nel retail lo utilizzano i brand come forma di marketing, mentre nascono nuove applicazioni professionali, come la formazione: una farmaceutica italiana lo sta sperimentando, ad, esempio, per simulare attività nella camera iperbarica. Per non parlare dei frequentatissimi videogiochi, come Fortnite e Minecraft.

Va detto anche che non bisogna associare i visori al Metaverso, perchè l’accesso con gli occhiali di realtà virtuale riguarda solo alcune delle applicazioni. Peraltro, anche questo mercato non è morto, benché ancora piccolo: lo conferma il fatto che Apple è in procinto di fare il suo debutto nei visori.

Il Metaverso non è affatto morto, soprattutto se lo consideriamo come un’evoluzione dell’Experience digitale: rende, infatti, migliori e più coinvolgenti le esperienze già esistenti, come il gioco. In questo ambito l’innovazione continua ad avanzare rapidamente.

Se pensiamo a quanto tempo trascorriamo oggi online tra dispositivi e applicazioni, è chiaro che il miglioramento dell’esperienza avrà ancora ampio spazio in futuro.

ChatGpt sulla bocca di tutti

Analogamente, l’Intelligenza Artificiale è da molti anni considerata una tecnologia dirompente ed è già presente ormai ovunque delle soluzioni digitali, oltre ad essere al centro di dibattiti di fondamentale importanza su come governarne lo sviluppo e i bias, i pregiudizi degli umani che quei software addestrano.

La novità, il motivo di tanto interesse intorno a ChatGpt, è che sono state messe a disposizione di tutti due funzionalità fondamentali, la scrittura di testi e la generazione di immagini, che solo oggi hanno raggiunto una qualità tale da sembrare artefatti umani. Questo si deve al fatto che solo oggi abbiamo la potenza di calcolo sufficiente per trasformare in soluzioni una visione che era già definita anni fa.

È un punto di svolta importante, perchè l’AI generativa in una qualche forma avrà un impatto su tutti coloro che si occupano di comunicazione, scritta e in video, e non solo. Anche qui, certi allarmi dai toni catastrofici appaiono eccessivi: ogni innovazione dirompente crea nuove professioni e ne rende obsolete altre, dai tempi delle carrozze a cavallo finite nei musei dopo la nascita dell’automobile. I risultati che oggi ha raggiunto ChatGpt sono notevoli, ma di certo l’AI generativa non può sostituire un esperto in carne e d’ossa che abbia le competenze per verificare un testo scritto dall’algoritmo, nella forma e nel contenuto. Più in generale, le macchine non possono riprodurre sensibilità e qualità che sono solo umane, e che diventeranno in futuro sempre più preziose nel nuovo equilibrio Human+Machine.

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