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È ora di costruire una solida cultura del dato in azienda. 7 consigli di McKinsey per la data-driven economy

Fare innovazione significa oggi saper raccogliere e analizzare i dati per poter prendere decisioni rapide e corrette e minimizzare i rischi. Ma l’uso dei data analytics e la presenza di data science esperti non basta: serve una nuova cultura organizzativa, che unisce talento, strumenti e processi. Gli analisti hanno riassunto in 7 principi base le esperienze raccolte

Pubblicato il 24 Set 2018

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Ormai è chiaro che la data revolution sta cambiando le aziende e le industrie in modo profondo e permanente, tanto da richiedere una trasformazione del mindset delle persone, una nuova cultura del dato. Si tratta di una vera rivoluzione, innescata dall’abbondanza di dati che il digitale permette di raccogliere e dai nuovi e sofisticati tool di big data analitycs, che prima di tutto ha coinvolto il Marketing, ma ora si è estesa a tutta l’azienda.

Data Analytics, l’adozione non è semplice per tutti

Secondo McKinsey, riguardo all’adozione dei data analytics c’è ancora confusione, e il gap tra leader e ritardatari, in ogni ambito aziendale e settore industriale, sta crescendo. Alcune aziende stanno facendo cose incredibili; altre stanno ancora lottando per gettare le basi; e altre ancora si sentono completamente sopraffatte, con dirigenti e impiegati che mettono in dubbio le iniziative relative ai dati.

In ogni caso, avere una solida cultura del dato è sempre più importante. Per comprendere il trend in atto, McKinsey ha intervistato manager che si occupano di analytics presso aziende di diversi settori e aree geografiche, approfondendo i principi, le motivazioni e gli approcci organizzativi che sottendono i loro sforzi per l’analisi dei dati. Alcuni temi sono ricorrenti: i benefici e i rischi dei dati; lo scetticismo da parte dei dipendenti prima, e l’entusiasmo una volta che hanno imparato a utilizzarli; il bisogno di flessibilità e l’esigenza di framework e strumenti comuni. E soprattutto: il vantaggio competitivo scatenato da una cultura che riunisce talento, strumenti e processi decisionali intorno ai dati.

L’esperienza di questi dirigenti lascia intendere che non è possibile importare dall’esterno la cultura del dato, né imporla. Soprattutto, non è possibile separarla dal resto dell’organizzazione, nei team di esperti. È necessario un profondo engagement, puntando sulla formazione dei dipendenti, sulle nuove competenze digitali e condividendo l’obiettivo.

Di seguito, sono presentati i 7 takeaway più importanti, ottenuti dalle interviste con questi e altri dirigenti promotori della cultura del dato. Nessuno di loro pensa di aver trovato una soluzione, o ritiene che esista un traguardo da raggiungere. Ma serve slancio perché quando si fanno progressi nella cultura del dato, si rafforzano le fondamenta dell’azienda analitica, il business data-driven.

7 passi per creare una solida cultura del dato

  1. Cultura del dato è cultura della decisione. Non bisogna affrontare la data analytics come un “esperimento ” o un esercizio di raccolta dati fine a se stesso. L’obiettivo fondamentale della raccolta, analisi e distribuzione dei dati è prendere decisioni migliori.
  2. Cultura del dato, imperativi della C-suite, e il board. Il commitment da parte del CEO e del consiglio d’amministrazione è essenziale. Ma questo impegno deve manifestarsi in qualcosa di più di occasionali dichiarazioni di alto livello; deve esserci una conversazione costante e informata con i principali responsabili delle decisioni e con coloro che guidano le iniziative sui dati in tutta l’organizzazione.
  3. La democratizzazione del dato. Le persone si entusiasmano di fronte ai dati. Ma costruire esperimenti fantastici o imporre strumenti top-down non basta. Per creare un vantaggio competitivo, è necessario stimolare la domanda di dati dalla base.
  4. La cultura del dato e il rischio. Una cultura del dato efficace mette al centro il rischio. Sebbene le aziende debbano identificare le loro “red line” e evitare di superarle, la gestione del rischio dovrebbe funzionare come un acceleratore intelligente, introducendo l’analytics nei processi e nelle interazioni chiave in modo responsabile.
  5. Catalizzatori di cultura. Quando il consiglio di amministrazione e il CEO sollevano i chiarimenti sui dati, le persone in prima linea prendono la chiamata. Ma per garantire davvero l’adozione a tutti i livelli dei nuovi strumenti, qualcuno deve guidare il cambiamento. Ciò richiede persone capaci di collegare i due mondi: i data science e le attività sul campo. E di solito, gli agenti di cambiamento più efficaci non sono nativi digitali.
  6. Condividere i dati all’esterno? Non così in fretta. Si vocifera di un imminente passaggio agli ecosistemi, con il presupposto che sarà dato maggior valore ai clienti e ai dati disponibili sul mercato anziché creando tutto internamente. Tuttavia, i dati oggi sono visti come il “gioiello della corona” i tool di analytics vengono considerati proprietari, perchè fonte di vantaggio competitivo in un mondo più interconnesso.
  7. Sposare talento e cultura. La competizione per i data talent è inesorabile. Ma c’è un altro elemento in gioco: integrare il talento giusto nella propria cultura. Questo richiede il raggiungimento del giusto equilibrio tra l’introduzione di nuovi dipendenti e la trasformazione di quelli esistenti. È necessario ottenere una visione più ampia del sourcing e uno sguardo più attento alle competenze richieste dal team dati.

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