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Digitale e logistica: la ripartenza del retail nel post crisi Coronavirus

I modelli di business vanno ripensati puntando su un utilizzo a tutto campo della tecnologia: e-commerce, app mobili, automazione, realtà aumentata, comunicazione social sono la nuova strada per le imprese del commercio al dettaglio. Lo evidenzia l’Ufficio Studi di Credimi, che ha raccolto le tendenze più significative per favorire la ripartenza

Pubblicato il 29 Apr 2020

Retail coronavirus

Superata la fase dell’emergenza sanitaria innescata dal Coronavirus, per il retail – come per tutte le aree produttive del paese – inizierà il lungo cammino della ricostruzione. Coinciderà necessariamente con una trasformazione digitale, ma anche con un profondo cambiamento nei modelli e nella mentalità. Lo evidenzia l’Ufficio Studi di Credimi in una ricerca che traccia scenari e sfide del retail per superare la crisi nata con la diffusione del Coronavirus. Due le aree cruciali su cui agire: tecnologia digitale e logistica. E uno il mantra per centrare l’obiettivo: flessibilità. Perché la risposta all’attuale clima di profonda incertezza è la capacità di pianificazione e di usare il pensiero creativo, per immaginare molteplici scenari e strategie, sperimentare fuori dagli schemi, innovare, agire proattivamente e ricostruire la propria competitività.

Crisi economica? Si può reagire

I numeri non sono incoraggianti. Il 2020 potrebbe chiudersi in Italia con oltre 80 miliardi di consumi in meno e un Pil in caduta del 9%, stando alle stime di Confesercenti, mentre Confcommercio calcola un calo del 6,8% della spesa privata. Eppure, sottolinea lo studio Credimi, è possibile guardare oltre. Ci sono molte imprese, anche piccole e piccolissime, che stanno provando a reinventarsi. Secondo un sondaggio SWG per Confesercenti, il 44% degli intervistati non esclude la possibilità di non riaprire, ma il 56% è sicuro di rialzare la serranda e molti si stanno già attrezzando con strategie che potrebbero aiutare anche i commercianti più pessimisti o in difficoltà.

Alcuni imprenditori, per esempio, hanno puntato sulla vendita online e la consegna a domicilio. Molti negozi, spesso senza un sito internet, hanno iniziato a usare i social media e le piattaforme di messaggistica per mettersi in contatto con i clienti. Altri (due esempi in Italia sono iocomproacasa.it e daje.com) hanno sviluppato dei marketplace per unire la domanda e l’offerta, aiutando i piccoli esercizi commerciali a ottenere visibilità online. Esemplare anche il progetto della startup biellese Vidra, supportata da Banca Sella, che si è mobilitata per rendere semplice l’implementazione di una piattaforma e-commerce.

E-commerce, pagamenti digitali e comunicazione

L’e-commerce diventerà sempre più un complemento necessario all’attività del negozio fisico (in vera ottica multichannel) e per gli imprenditori sarà importante impostare una comunicazione online efficace con i clienti, costruirsi visibilità per allargare la clientela e dotarsi di risorse di marketing, oltre che di strumenti tecnologici. Tra questi appaiono fondamentali i nuovi sistemi di pagamento: “Probabilmente, le prime vittime di questo new deal saranno i contanti – si legge nello studio -; per pagare online, così come per ridurre i contatti e le code crescerà l’uso di nuovi sistemi di pagamento, soprattutto app e contactless”.

Occorre anche pensare al proprio capitale umano come forza lavoro flessibile e al tempo stesso investire in formazione dei dipendenti in aree come Customer care e retention o uso dei Social media.

La “nuova logistica” e la riorganizzazione degli spazi

La logistica è il secondo perno della trasformazione e del rilancio del settore retail per far fronte ai rallentamenti causati dalla pandemia di Coronavirus e include una diversa gestione degli spazi – per permettere una circolazione dei clienti che rispetti la distanza di sicurezza – e un attento monitoraggio dello stock in magazzino, anche con sistemi di rifornimento automatico per individuare la merce venduta e riordinare solo quella mancante. Aumenta la strategicità del buyer e del responsabile della Supply Chain per scegliere gli articoli giusti e minimizzare gli sprechi, cercare nuovi fornitori, rinegoziare i contratti e analizzare i consumi.

Anche le app mobili guadagnano di rilevanza: possono essere usate per monitorare l’affluenza delle persone nei negozi, ma anche per consentire la prenotazione del proprio ingresso, riducendo le code e aumentando la soddisfazione del cliente.

Gli esempi positivi

“Purtroppo, nessuno ha la sfera di cristallo per sapere come davvero sarà il mondo che ci aspetta finita l’emergenza”, si legge nello studio Credimi. “Non sappiamo se e quando verrà trovata una cura o un vaccino, che potrebbero aiutare a ritrovare la ‘normalità’ delle nostre azioni quotidiane. Ma di certo, in ogni scenario possibile, gli investimenti in questi settori” – ovvero digitale e logistica, insieme a tutela della salute di dipendenti e clienti – “non possono essere rimandati”.

Gli esempi positivi già ci sono. La compagnia cosmetica cinese Lin Qingxuan, nel periodo di lockdown totale, ha convertito tutte le consulenti di bellezza al canale online, facendole diventare “ambasciatrici” di bellezza e influencer e ottenendo una crescita del 200% rispetto all’anno precedente. Les Petits Joueurs, che produce borse e scarpe di lusso in Italia, ha lanciato uno showroom virtuale (Realtà aumentata) con l’opzione di provare tutti i prodotti. Shanghai ha organizzato la prima Fashion Week interamente digitale lo scorso 6 aprile; oltre 150 designer hanno partecipato (tra cui il brand italiano Pinko) e hanno presentato in livestreaming la loro collezione autunno-inverno via Tmall, la piattaforma e-commerce di Alibaba. L’evento ha ottenuto oltre 11 milioni di views e 2,82 milioni di dollari di fatturato, oltre che un picco di utilizzo per l’opzione “See Now, Buy Now” con cui gli utenti hanno potuto acquistare in diretta dal proprio smartphone i capi visti in passerella.

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