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Digitalizzare processi “extra core business” per crescere più velocemente: l’approccio sartoriale di Nextmind

Con un assessment accurato e un team con le competenze adatte, la software house aiuta i clienti a snellire processi ancora cartacei e manuali che, pur non essendo centrali per il business, finiscono per ostacolare la crescita e rallentare l’efficienza, oltre che a sviluppare e-commerce di alta gamma. Sempre con uno sguardo verso l’evoluzione futura delle tecnologie

Pubblicato il 15 Lug 2021

Ci sono dei processi e delle attività nella vita di un’azienda che, pur non essendo parte del core business, se poco efficienti possono diventare una vera e propria zavorra e rallentarne – se non impedirne – il successo e la crescita. Sono proprio quelli che Nextmind con le proprie soluzioni riesce a velocizzare, snellire e informatizzare, evitando lo spreco di tempo e di risorse umane permettendo loro di occuparsi di task a maggior valore aggiunto e più adatte al loro ruolo, come ci spiegano Nicoletta Cocchini e Fabrizio Lenzini, rispettivamente amministratore delegato e direttore commerciale dell’azienda da loro stessi definita «una sartoria del software, oggi pronta a lanciare il suo primo prodotto, distintivo, sempre rivolto a mercato B2B”.

Soluzioni “da zero” o migliorative

Preparandosi a questo grande passo, Nextmind continua a proporsi alle aziende medio-grandi come una software house altamente competente in grado sia di sviluppare progetti customizzati partendo da zero e dai loro bisogni, sia di “soccorrerle” se hanno l’esigenza di migliorare software o app poco performanti.

Nel primo caso, «dall’analisi dei requisiti del cliente fino al miglioramento di User Experience (UX) e User Interface (UI) e allo sviluppo software, traduciamo le esigenze del cliente in requisiti di prodotto programmando in Java e creando soluzioni integrabili nei sistemi già esistenti – spiega Lenzini -. Sono progetti complessi che possono durare anche 7 o 8 mesi e spaziano in diversi ambiti. Ad esempio, una app per una banca di investimento che connette fonti dati esterne e calcola alcune informazioni sugli investimenti effettuati, o una piattaforma di fitness on line per la vendita di corsi, webinar e video interattivi in streaming».

Soprattutto nell’ultimo anno, Nextmind ha realizzato anche tanti progetti di “salvataggio” intervenendo su software troppo lenti oppure con gravi difetti di fruibilità o di UX perché, spiega Cocchini, «realizzati con forti approssimazioni nelle analisi preliminari e con un codice non pulito che ha portato ad elaborazioni sbagliate».

In queste situazioni Nextmind svolge un ruolo di “riparatore”, utilizzando in particolare Liferay, la nota piattaforma per la creazione e la gestione di portali web che richiede un mix di competenze rare da trovare sul mercato, ma presenti in questa azienda, che da sempre punta molta attenzione alla preparazione del proprio team e al conseguimento delle certificazioni.

Il segreto è un buon assessment

Non c’è un progetto uguale ad un altro per Nextmind, che ha clienti dall’automotive al finance, luxury, retail, industry, automotive, insurance, mantenendo il focus sulla propria mission, che è quella di «velocizzare tutti quei processi oggi ancora rimasti cartacei, assicurando un incremento di efficienza e fornendo gli strumenti per monitorarlo – spiega Lenzini, che prosegue -: Per favorire l’innovazione e la digitalizzazione di cui tanto si parla è necessario spesso snellire attività magari secondarie rispetto al business di un’azienda, ma che, se svolte ancora manualmente, impattano sull’efficienza e sulla produttività generale».  Significativo è l’esempio della digitalizzazione del voto degli organi interni di un istituto bancario che, grazie a Nextmind, è passato dalle schede cartacee al form on line con una drastica riduzione di effort da parte del personale e dei tempi di esito del voto stesso. Un secondo esempio è quello dell’automatizzazione della configurazione di account di posta elettronica Google, che in un’azienda di decine di migliaia di dipendenti può richiedere molto tempo e peculiari competenze.

Il segreto per riuscire davvero ad aiutare le aziende in modo mirato, scovando e risolvendo ciò che rallenta il loro processo di innovazione, sta «nella capacità di ascolto, di analisi e di sintesi dei requisiti alla base del software che si va poi a programmare. Ciò che ci distingue sul mercato – spiega Cocchini – è l’accuratezza della fase di assessment con cui iniziamo ogni nuovo progetto e che ci permette di intervenire in modo fortemente targettizzato, cucendo la nostra soluzione attorno ai problemi e agli obiettivi di ogni cliente».

L’ascolto e la personalizzazione spinta sono alla base dell’intervento effettuato per risolvere ad esempio la lentezza e l’inefficienza di una lunga catena di montaggio in cui gli operatori ricevevano in ritardo e in formato cartaceo le segnalazioni di stop o problemi. Grazie a Nextmind oggi hanno tra le mani dei monitor dedicati che, attraverso l’uso di luci e colori, li aggiornano sulla situazione in tempo reale, in modo pratico e intuitivo.

ECommerce d’elite e digitalizzazione Google oriented

Un approccio sartoriale come quello scelto da Nextmind richiede una forte attenzione all’evoluzione presente e futura sia del mercato che delle tecnologie e della società per essere pronti, con le competenze e gli strumenti adatti, a rispondere a richieste che possono emergere anche improvvisamente.

Così è stato per l’eCommerce che ha registrato un boom durante il lockdown e ancora oggi in crescita e in evoluzione: «Per riuscire a differenziarsi in un mercato saturato dall’effetto pandemia ci viene chiesto di realizzare eCcommerce evoluti e d’élite, di “coccolare” il cliente e offrigli un’esperienza unica, ben oltre il click & delivery» spiega Cocchini. Anche in questo caso è essenziale l’assessment come anche la capacità di gestire «tutte le complessità che si nascondono dietro ad un eCommerce, ad esempio relative all’IVA e alle tasse sulle vendite internazionali come anche alle spedizioni di colli non sempre standard”, aggiunge Lenzini.

Nextmind si sta già preparando per rispondere prontamente al prossimo trend in arrivo, la virata verso il mondo Google nel processo di digitalizzazione delle aziende italiane. «Con il recente accordo TIM-Google Cloud saremo l’unico Paese oltre agli USA ad avere due data center Google. Tanti ne approfitteranno e noi abbiamo già intrapreso un percorso di certificazione con l’obiettivo entro 5 anni che il 90% delle app che svilupperemo girino su Google Cloud – spiega Cocchini –. Essere una sartoria significa anche questo: anticipare i bisogni che ancora molte aziende non sanno di avere, per farci trovare pronti».

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Marta Abbà

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