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Data fabric, come NetApp semplifica il passaggio al cloud

Una circolazione del dato semplice all’interno di un ecosistema di soluzioni e servizi. Questa l’idea che sta alla base del concetto di data fabric e che ha come punto focale il sistema operativo ONTAP. Ecco come avvalersene per sfruttare le opportunità offerte dal cloud

Pubblicato il 04 Feb 2022

Immagine di issaro prakalung da Shutterstock

Il concetto di data fabric nasce dall’idea di NetApp di creare un ecosistema attorno al dato, una rete di soluzioni e servizi in cui le informazioni possano circolare in maniera semplice, controllata e protetta. In questo modo, chi deve a gestire tali informazioni in un multicloud ibrido lo può fare da un unico punto di controllo, potendo monitorare tutte le risorse, indipendentemente da dove si trovano, on prem o nel cloud.

«La visione del data fabric è accompagnata da una precisa strategia – afferma Roberto Patano, senior manager systems engineering di NetApp –. E questo ci ha portato a stabilire delle partnership di pari livello con i tre hyperscaler: Amazon Web Services, Microsoft Azure e Google. Oggi i tre hyperscaler vendono soluzioni basate sulle tecnologie NetApp come propri servizi cloud».

Il vero valore è il software

Nonostante NetApp sia un’azienda che si è sempre occupata di storage e data management, il suo valore aggiunto non è mai stato sull’hardware ma sul software. Infatti, tramite il suo sistema operativo ONTAP ha virtualizzato le risorse storage consentendo di disporne in maniera unificata, indipendentemente dal fatto che siano in una San o in un NAS on prem oppure in cloud in ambiente S3 con lo storage a oggetti.

«Abbiamo portato il nostro sistema operativo all’interno degli hyperscaler – aggiunge Roberto Patano – permettendo quindi di virtualizzare le risorse storage dei cloud di Amazon, Google e Microsoft. In questo modo, se un’azienda usa on prem macchine con ONTAP, diventa semplice movimentare le informazioni con i tool interni e i cloud degli hyperscaler. Si è infatti in una sorta di ecosistema in cui si impiegano soluzioni diverse, ma che usano lo stesso linguaggio e quindi possono comunicare facilmente. Non solo. Si evita anche il lock-in che spesso, scelto un provider, vincola a restare con tale provider».

Il cloud non è un obbligo, ma una grande opportunità

Attraverso l’integrazione di ONTAP nello storage degli hyperscaler si crea quindi una certa continuità per chi usa già prodotti NetApp. A riguardo, Roberto Patano tiene però a fare una precisazione: «Attualmente NetApp spinge sul mercato una soluzione multicloud, ma non sta inducendo le aziende ad andare nel cloud. Sta invece dicendo che il cloud è un’opportunità e quindi, qualora sia necessario aggiornare l’infrastruttura IT, può essere conveniente puntare su una configurazione, anche on prem, che consenta di movimentare i dati verso il cloud nella maniera più semplice».

Per NetApp è perciò ben lasciare aperta ogni possibilità per il futuro e, anche se ancora non se ne stanno sfruttando le potenzialità, “mai dire mai” al cloud. D’altra parte, Robert Patano fa notare che c’è stata un’evoluzione molto forte negli ultimi due anni nell’approccio al cloud, non solo a fronte della pandemia. E a ogni livello. Le piccole e medie aziende si sono avvicinate al cloud per i servizi base, come il disaster recovery o la cybersecurity, e le aziende di più grandi dimensioni stanno cercando di capire come avvalersi di servizi innovativi, quali l’analytics più spinto o addirittura il machine learning. «Tutto questo – sottolinea Roberto Patano – ovviamente, utilizzando risorse e allestendo servizi che non sarebbe mai stato possibile avviare on prem, perché solo sul cloud si possono trovare le performance e la quantità di risorse necessarie per fare un editing spinto o un’efficace artificial intelligence. Il cloud offre anche l’opportunità di usare servizi preconfigurati in cui semplicemente portare l’informazione per eseguire approfondite analisi».

Secondo Patano l’accesso al cloud è in rapida evoluzione. Sostiene infatti che «fino a due anni fa c’erano mercati e realtà totalmente bloccate. Per esempio, nessuna banca si sarebbe mai esposta per andare verso il cloud. Invece, sul finire del 2020, Banca Intesa ha rotto gli indugi e ha fatto un accordo con Google proprio per evolvere verso il cloud. E questo ha fatto da apripista. Ci sono infatti già altre grandi banche che stanno muovendosi nella stessa direzione. Il concetto di infrastruttura ibrida è ormai consolidato».

I container saranno protagonisti, ma attenzione alla sicurezza

Appurato che l’utilizzo del cloud è in crescita, quali sono i trend che stano lo stanno caratterizzando? A riguardo, il senior manager systems engineering di NetApp non ha dubbi: anzitutto i container. Stanno aumentando molto. Oggi alcune aziende sono un po’ più avanti, alcune più indietro, ma quasi tutte, anche in Italia, hanno almeno un progetto pilota in ambiente container. I container saranno il futuro: Patano è certo che da qui a due anni o tre anni, vedremo in Italia diverse aziende totalmente cloud-native con soluzioni completamente containerizzate.

Da evidenziare però l’aspetto sicurezza. Kubernetes e altre soluzioni hanno modalità interne per proteggere i dati, ma quello non è il loro scopo. Sono nati per facilitare la creazione dei microservizi affinché potessero essere messi up and run più facilmente possibile, ma la sicurezza rimane un aspetto critico. «NetApp ha creato il progetto Astra proprio per sopperire a questa mancanza e proteggere i dati in ambienti containerizzati – puntualizza Roberto Patano –. Attraverso Astra si riesce a proteggere tutto l’ambiente containerizzato, non solo i dati. Così si può fare un disaster recovery e ripartire in maniera immediata, assicurandosi la business continuity e senza perdere dati».

I software che fanno risparmiare sui servizi cloud

Ci sarà poi un’esplosione in tutto quello che riguarda la parte di gestione dei costi. All’interno del cloud, le soluzioni che andranno a gestire i costi saranno quelle che nei prossimi anni faranno la differenza. «E faranno esplodere il cloud – enfatizza Roberto Patano –. Purtroppo, solitamente, l’approccio verso il cloud è del tipo ‘vado nel cloud per risparmiare’. Errore più grande non si potrebbe fare, perché poi alla prima fatturazione che arriva ci si rende conto che il cloud è tutto fuorché economico. Si sceglie il cloud per avvalersi dell’agilità, della flessibilità o della scalabilità che lo caratterizzano. C’è però anche un modo per contenere i costi ed è quello di cercare di sfruttare un po’ le ‘pieghe’ tra le sterminate offerte. Oggi ci sono software e servizi in grado di trovare la soluzione più economica per un determinato impiego, proponendo sempre indicazioni sul servizio cloud migliore al prezzo migliore. Tutte soluzioni in quell’ambito, come la stessa Spot di NetApp, avranno un’evoluzione molto forte, perché renderanno l’utilizzo del cloud davvero efficiente».

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