Intervista

Oltre il “solito” gestionale, che cosa possono fare le PMI con SAP Business One

La soluzione SAP sviluppata appositamente per il mercato delle piccole e medie imprese accompagna le aziende a recuperare produttività e svilupparsi nei nuovi scenari digitali, anche grazie a un system integrator come Cata Informatica e alla sua Business Unit RunnerTech dedicata al segmento

Pubblicato il 27 Nov 2019

cata informatica

Essere la finestra delle PMI per la trasformazione digitale. È il progetto ambizioso di RunnerTech, la Business Unit (BU) specializzata in SAP Business One che fa parte di Cata Informatica, azienda con quasi 40 anni di esperienza al servizio di quel tessuto di piccole e medie imprese a cui l’ERP sviluppato dal colosso tedesco si rivolge. Un mercato che, non da oggi, vede una pluralità di attori contendersi sul suolo italiano quote importanti e in cui la soluzione SAP si colloca in posizione di leadership grazie alle oltre 60 mila aziende che la utilizzano, 3.000 delle quali nel nostro Paese, e al suo milione di end user. A Riccardo Castelli, PM SAP Business One di Cata Informatica abbiamo chiesto quali sono le principali caratteristiche di questo mercato, tipicamente di sostituzione, e i passaggi da affrontare quando si propone un software gestionale come SAP Business One.

Non solo tecnologia, ma anche change management

«Inserire un nuovo sistema informativo – risponde Castelli – coincide con un’operazione di change management molto importante dentro l’azienda. E Poiché il nostro obiettivo strategico è quello di diventare il system integrator di riferimento per le PMI che vogliono abbracciare la trasformazione digitale, bisogna partire dalla cosiddetta ‘spina dorsale’, cioè da un sistema informativo moderno, performante, ricco di funzionalità, tecnicamente evoluto e perciò sicuro. Le competenze tecniche e applicative, poi, devono essere affiancate dalla capacità di gestione dei progetti». Per questo motivo le aziende che si candidano a scegliere SAP Business One devono possedere dei requisiti organizzativi e di competenza che assicurino il buon esito dell’adozione. Anche la presenza all’estero, o il desiderio di internazionalizzarsi, è uno degli elementi che possono contribuire a trovare nel gestionale uno strumento all’altezza, in forza della sua presenza in 170 Paesi, delle 44 localizzazioni disponibili e delle 28 lingue supportate.

Tra internazionalizzazione e nuovi abilitatori digitali

«Un nostro cliente – esemplifica Castelli – ci ha chiesto di fare il deployment in Taiwan, Stati Uniti e Brasile. Una manovra fattibile con il network di SAP non solo quando un’azienda italiana vuole andare all’estero, ma anche quando, al contrario, una multinazionale straniera desidera aprire filiali, anche solo commerciali, in Italia. In entrambi i casi, siamo in grado di gestire le relazioni tecniche e commerciali. Un’operazione che al giorno d’oggi potrebbe sembrare banale, ma che invece non lo è». Se eravamo abituati a considerare l’ERP come la classica suite che serviva esclusivamente a gestire il ciclo attivo e il ciclo passivo, scoprire che può rappresentare uno strumento utile anche per governare i processi di internazionalizzazione ci proietta in una nuova generazione di Enterprise Resource Planning. SAP Business One, inoltre, nell’integrare i consueti processi aziendali (amministrazione e controllo, contabilità e finanza, magazzino e logistica, acquisti e operations ecc.) all’interno della medesima piattaforma, li predispone a connettersi con i nuovi abilitatori digitali: cloud, analytics, big data, mobile, IoT e Intelligenza Artificiale.

Cosa distingue SAP Business One e Cata Informatica

L’apertura a questo insieme di tecnologie segna una netta differenza tra il prodotto di casa SAP e gli altri presenti sul mercato italiano, giacché è frutto degli investimenti in R&S che hanno contraddistinto il player soprattutto nel mercato enterprise e che adesso, a cascata, si indirizzano su quello delle PMI. «Se si confronta ad esempio l’interfaccia utente, figlia della versione operante con il database in memory Hana, notiamo già una differenza che ci proietta a una generazione successiva di ERP» rimarca Riccardo Castelli. Affinché, poi, questa e altre tecnologie trovino la giusta collocazione nel contesto della piccola e media impresa occorre l’intermediazione di un system integrator che, come Cata Informatica, possa vantare esperienza e conoscenza del segmento: «Il fatto che abbiamo clienti che seguiamo, in alcuni casi, da circa 40 anni, che a suo tempo hanno deciso di implementare il sistema informativo con noi e che magari oggi accompagniamo verso una nuova versione del software, dimostra che nella cultura della nostra azienda permangono un’attenzione al cliente e alla sua soddisfazione».

Predisporre il big bang nella piccola e media impresa

Semmai, la sfida odierna è nel far capire agli imprenditori che un investimento nel sistema informativo è conditio sine qua non per recuperare produttività e svilupparsi, piuttosto che per sopravvivere alla digital transformation.

«La vera difficoltà – conclude il PM di Cata – è predisporre l’azienda a fare il salto. La vita media di un sistema informativo, infatti, si aggira attorno ai 10-12 anni. Un periodo che a causa della crisi si è ulteriormente allungato, tanto che ci sono aziende con architetture che hanno addirittura una ventina di anni. Perciò introdurre un nuovo gestionale è un big bang in cui il system integrator gioca un ruolo chiave».

Un ruolo che si fonda su una metodologia progettuale che prende le mosse da un’analisi accurata dei processi aziendali. Indipendentemente dall’ERP in uso e dalle sue funzionalità, l’approccio di RunnerTech punta a definire anzitutto una gap analysis che guidi il progetto verso un’implementazione di SAP Business One customizzata sulla base del reale fabbisogno riscontrato. A cui fa seguito una fase di affiancamento nella modalità del training on the job con il duplice obiettivo di testare sul campo le funzionalità e di formare l’utente prima del rilascio della soluzione.

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