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Atlantia Reloaded: il progetto di innovazione che democratizza l’IT e valorizza il tempo delle persone

Atlantia Reloaded: il progetto di innovazione che democratizza l'IT e rende le persone indipendenti

Semplificare e rendere la tecnologia fruibile e alla portata di tutti. Ecco in estrema sintesi l’obiettivo del percorso portato avanti dalla holding – che oggi gestisce 9400 km di autostrade e 5 scali aeroportuali -, che ha visto l’orchestrazione di diversi attori tra cui Intesa, società del gruppo Kyndryl. «Negli ultimi 10 mesi, abbiamo firmato più di 5mila documenti, di cui il 70% digitalmente entro le 24 ore, con un vantaggio enorme in termini di produttività e sostenibilità», racconta Angelo Spalluto, il CIO del Gruppo

Pubblicato il 11 Nov 2022

Atlantia Reloaded è il progetto di trasformazione digitale che sta portando avanti il Gruppo Atlantia, la realtà che opera nel settore delle infrastrutture aeroportuali e autostradali e dei servizi a supporto della mobilità con una presenza in dieci Paesi e che, per capirci, gestisce 9400 km di autostrade e 5 scali aeroportuali, tra cui quello di Roma Fiumicino e Ciampino e poi lo scalo di Nizza, di Cannes Mandelieu e di Saint Tropez.

I capisaldi del progetto di Atlantia

L’obiettivo del percorso intrapreso dal gruppo è semplificare e rendere la tecnologia fruibile e alla portata di tutti. «Il progetto è partito nel 2020 con l’idea di rinnovare il parco applicativo, da qui anche il nome “Atlantia Reload”. Il nostro era un ecosistema tecnologico frammentato con un’obsolescenza di più di 10 anni e con criticità legate alla scalabilità dell’infrastruttura. Da qui, la decisone di adottare il full cloud entro la fine del 2022. Ma non finisce qui,  abbiamo, infatti,  colto questo progetto come l’occasione per rinnovare e ridisegnare i processi aziendali, rendendoli più in linea con quelli di una holding aziendale, quale noi siamo, sempre con una particolare attenzione alla sostenibilità», racconta il CIO del Gruppo Atlantia, Angelo Spalluto, nella videointervista.

Il percorso di trasformazione digitale del Gruppo ha visto la partenza di due cantieri in parallelo: il primo centrato sul processo di digitalizzazione di tutto il parco applicativo, il secondo legato alla digitalizzazione del processo in sé.

«Nello specifico, sono stati mappati circa 30 processi interni – dalle assunzioni agli acquisti, fino ad arrivare a tutto quello che concerne l’area legale e alla parte di comunicazione interna -. La struttura è stata creata in modo abbastanza chiaro: i 30 processi sono stati suddivisi in tre macro-blocchi, e per ciascuno l’obiettivo era creare un primo impatto a livello organizzativo già nelle prime 2/3 settimane, per poi spostare l’attenzione su aree un po’ più complesse ma che garantissero dei benefici a 360 gradi per l’organizzazione», sottolinea Spalluto.

Quello che ha caratterizzato il progetto del Gruppo Atlantia sin dalle battute iniziali è stato definire in modo chiaro obiettivi e criteri di misurazione, così da essere sempre nella condizione di avere tutto sotto controllo. Questo facendo propria un’ottica di miglioramento continuo e di creare il giusto clima di entusiasmo verso il cambiamento: «Per noi dell’IT questo percorso è stato molto premiante perché se è vero che spesso è il nostro team che deve cercare di influenzare chi è dall’altra parte, in questo caso sono state le persone, le singole aree e le singole funzioni che ci hanno chiesto di essere coinvolte».

Diversi attori, un solo progetto

Altra caratteristica di Atlantia Reloaded è stata la definizione di tre figure ben delineate che con cappelli diversi hanno battuto i tempi del progetto e verificato gli impatti che via via si ottenevano: «In affiancamento abbiamo previsto una figura “tecnica” del team Reloaded (un vero e proprio supporto per la funzione), system integrator e un profilo più vicino all’area di business. Le tre figure messe insieme hanno permesso di creare qualcosa che potesse essere di valore per l’intera organizzazione».

Come si è intuito Atlantia Reloaded è stata un’orchestrazione di diversi attori, e tra questi un ruolo importante l’hanno avuto anche i partner tecnologici, come Intesa, società del gruppo Kyndryl, che ha accompagnato Atlantia in questo percorso di trasformazione. «Con Intesa non abbiamo condiviso solo l’aspetto tecnologico, ma quello che abbiamo cercato di trarre è quel valore aggiunto a livello funzionale che ancora mancava ad Atlantia, soprattutto in termini di competenze, in particolare riguardo gli aspetti legati al mondo della conservazione a norma e della firma digitale – ricorda Spalluto -. Da quando siamo partiti, negli ultimi 10 mesi, abbiamo firmato più di 5mila documenti e il 70% di essi è stato firmato digitalmente entro le 24 ore. Questo dà un vantaggio enorme sia da un punto di vista di produttività – se si pensa che in precedenza bisognava aspettare giorni o addirittura settimane prima di avere delle firme sui documenti – sia per questioni legate alla sostenibilità (5mila documenti stampati producono sicuramente un considerevole dispendio di risorse)».

Tutto questo ha portato un enorme contributo in termine di contaminazione e di migliore livello di produttività a valle e a monte dei processi: «La pervasività è stata incredibile, non abbiamo migliorato solo il processo di ciclo passivo, ma abbiamo velocizzato anche il processo delle assunzioni e i benefici della collaborazione con Intesa ha avuto riverberi anche su alcuni processi dell’area più vicina al mondo legale», conclude Spalluto.

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