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Brand Storytelling, quali sono le migliori soluzioni per costruire una forte identità di marchio



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Significa, tradotto alla lettera, saper raccontare una storia, la storia del marchio, attraverso una tecnica di comunicazione codificata. Spesso abbinato all’etichettatura narrativa, permette di posizionare al meglio l’azienda e i suoi prodotti creando un legame forte con i clienti

Aggiornato il 26 set 2025



Brand Storytelling

Basta avere una grafica d’effetto, dei prodotti di qualità, presidiare i canali social e fare un po’ di media relation per avere un marchio forte? Purtroppo no, non basta, anche se ancora oggi esistono marchi che fanno questo errore.

Senza un Brand Storytelling forte, senza una narrazione davvero coesa, fluida, credibile e avvincente, è davvero difficile costruire un’immagine forte della propria azienda e dei propri prodotti/servizi nella mente dei potenziali clienti.

Cos’è il Brand Storytelling e perché è così cruciale oggi

Il Brand Storytelling non è una semplice attività di comunicazione, ma un approccio strategico che consente a un’azienda di distinguersi in un contesto di mercato sempre più saturo di messaggi e contenuti. In un’epoca in cui i consumatori sono sommersi da informazioni e hanno accesso a un’offerta pressoché illimitata, ciò che fa davvero la differenza non è solo il prodotto o il prezzo, ma la capacità del brand di raccontare una storia che risulti autentica, rilevante e memorabile.

La narrazione diventa così uno strumento per costruire un legame emotivo con il pubblico, andando oltre la transazione economica e trasformando l’esperienza d’acquisto in un rapporto di fiducia. Raccontare il brand significa trasmettere valori, missione, visione e cultura aziendale in modo coerente, dando vita a un “filo narrativo” che attraversa tutti i touchpoint, dai social media al sito corporate, dalle campagne pubblicitarie alle iniziative di responsabilità sociale.

Questa prospettiva è cruciale oggi perché i consumatori non si limitano più a valutare i prodotti, ma scelgono i marchi sulla base di ciò che rappresentano: la coerenza tra parole e azioni, l’impegno in tema di sostenibilità, inclusione o innovazione, il modo in cui l’azienda si relaziona con le persone. In questo senso, il Brand Storytelling diventa la chiave per creare un posizionamento distintivo e duraturo, capace di resistere alle mode e di rafforzarsi nel tempo.

Costruire l’identità di marca

Costruire l’identità di marca attraverso il Brand Storytelling e i valori aziendali è un processo importante per qualsiasi azienda che desideri differenziarsi e stabilire un legame con il proprio pubblico influenzando la Brand Image, cioè la percezione dello stesso da parte dei consumatori, creando un’immagine forte e coerente.

In quest’ottica, i valori aziendali sono la base su cui si costruisce la narrazione e definiscono ciò che la marca rappresenta e ciò in cui crede: la coerenza tra i valori aziendali e le azioni dell’azienda è fondamentale per la credibilità e la reputazione del brand ma anche per differenziarsi dai competitor e stabilire un legame duraturo con il pubblico in ottica di Customer Retention.

La differenza tra “Raccontare” e “Vendere”

Uno degli errori più comuni nella comunicazione aziendale è confondere il racconto con la vendita. Raccontare significa costruire una narrazione che metta al centro i valori, la visione e l’impatto del brand, creando un terreno fertile su cui instaurare relazioni di fiducia. Vendere, al contrario, è un’azione diretta e finalizzata alla conversione immediata: punta sull’argomentazione razionale, sulle caratteristiche di prodotto e sul prezzo.

Il Brand Storytelling non ha come obiettivo primario la chiusura di una transazione, ma piuttosto quello di generare un coinvolgimento emotivo e di lungo periodo. È la differenza tra dire “questo è il nostro prodotto, compralo perché ha queste funzionalità” e raccontare come quel prodotto può risolvere un problema reale, migliorare la vita delle persone o contribuire a un cambiamento più ampio.

Questa distinzione è oggi particolarmente rilevante perché i consumatori, soprattutto le nuove generazioni, sono sempre più sensibili all’autenticità e poco inclini a rispondere a messaggi percepiti come puramente commerciali. Un brand che sa raccontarsi in maniera trasparente e credibile riesce a creare fiducia e relazione prima ancora della vendita, trasformando il processo d’acquisto in una naturale conseguenza della connessione costruita con il pubblico.

I pilastri per costruire una forte identità di marca

La mission, la vision e i valori aziendali

Il punto di partenza per qualsiasi narrazione di marca efficace è la definizione chiara di mission, vision e valori. Sono tre concetti spesso confusi, ma in realtà hanno ruoli distinti e complementari. La mission descrive lo scopo immediato dell’azienda, ciò che fa quotidianamente per generare valore per i clienti. La vision, invece, è lo sguardo proiettato al futuro: rappresenta l’orizzonte di lungo periodo, l’impatto che il brand aspira ad avere sulla società o sul settore di riferimento. I valori aziendali, infine, sono i principi che guidano ogni scelta e che fungono da “collante” tra la promessa del brand e la sua realizzazione concreta.

Quando mission, vision e valori sono formulati in modo autentico e condivisi sia all’interno dell’organizzazione che verso l’esterno, diventano la base di un racconto credibile e coerente. Non si tratta di riempire il sito con dichiarazioni astratte, ma di rendere questi elementi vivi nella quotidianità: nelle strategie di prodotto, nelle politiche di sostenibilità, nelle iniziative di customer care. È questa coerenza a trasformare una dichiarazione di intenti in una leva di differenziazione e di fiducia.

Conoscere il tuo “Eroe”: il pubblico

Ogni brand story efficace ha un protagonista, e non è l’azienda: è il cliente. Pensare al pubblico come all’“eroe” del racconto significa ribaltare la prospettiva, mettendo al centro le sue esigenze, i suoi desideri e le sue sfide quotidiane. In questa logica, il brand assume il ruolo di “guida”, offrendo strumenti, prodotti e soluzioni che aiutano il cliente a superare ostacoli e raggiungere obiettivi.

Conoscere a fondo il proprio pubblico significa andare oltre i dati demografici e comprendere motivazioni, aspirazioni e valori condivisi. È un passaggio indispensabile per costruire una narrazione capace di generare empatia e coinvolgimento, trasformando la comunicazione da messaggio unidirezionale a dialogo continuo.

La trama: definire l’arco narrativo

Come ogni buona storia, anche quella di un brand ha bisogno di una trama ben definita. L’arco narrativo rappresenta il percorso che il cliente compie, dall’incontro con il marchio fino alla fidelizzazione. Questo arco si articola in diverse fasi: la scoperta, in cui il pubblico prende coscienza dell’esistenza del brand; la valutazione, dove si confrontano alternative e si cercano rassicurazioni; l’esperienza diretta, in cui si testa il prodotto o servizio; e infine la relazione di lungo periodo, che trasforma l’acquisto in fedeltà.

Un arco narrativo ben strutturato permette all’azienda di coordinare contenuti e messaggi lungo tutto il funnel, evitando incoerenze e costruendo un percorso fluido e credibile.

Il tono di voce e lo stile narrativo

Il tono di voce è ciò che rende un brand immediatamente riconoscibile. Che sia informale e vicino al linguaggio del pubblico, oppure istituzionale e autorevole, deve riflettere la personalità dell’azienda e mantenere coerenza in tutti i canali. Lo stile narrativo, invece, riguarda il modo in cui la storia viene raccontata: con semplicità, con dati e casi concreti, con emozioni forti o con humor.

Definire tono e stile significa prendere una posizione precisa nel mercato, differenziarsi dai competitor e creare un linguaggio che diventa familiare e rassicurante per chi lo incontra. È una scelta strategica che contribuisce a rafforzare la fiducia e a consolidare l’identità di marca.

Il ruolo dell’autenticità e della coerenza

In un’epoca in cui i consumatori sono sempre più attenti e consapevoli, l’autenticità non è un optional. Raccontare il brand senza coerenza tra dichiarazioni e azioni rischia di trasformare lo storytelling in “storyselling”, cioè in pura retorica commerciale. Al contrario, quando il brand dimostra con i fatti i valori che proclama – attraverso politiche ambientali, inclusione, innovazione o customer care – la narrazione acquista forza e credibilità.

La coerenza non riguarda solo i contenuti, ma anche la continuità nel tempo: una strategia di Brand Storytelling non può cambiare radicalmente tono o messaggi a seconda della campagna, ma deve evolvere mantenendo un filo conduttore chiaro. È questa consistenza a trasformare la narrazione in reputazione.

La Brand Storytelling in pratica: canali e strategie

Raccontare un brand non significa limitarsi a un canale, ma costruire un ecosistema narrativo distribuito. La forza del Brand Storytelling risiede nella capacità di adattarsi ai diversi mezzi mantenendo coerenza di fondo. Ogni touchpoint diventa un capitolo della stessa storia, con linguaggi e formati calibrati in base al contesto.

Dalla comunicazione corporate alle attività di PR, dal content marketing all’advertising digitale, ogni canale può rafforzare il racconto se è guidato da una strategia unitaria. L’obiettivo è offrire al cliente un’esperienza immersiva e integrata, in cui i messaggi non si contraddicono ma si completano a vicenda.

Il Brand Storytelling sul sito web e sul blog

Il sito web è spesso il primo punto di contatto con il brand e rappresenta il luogo ideale per raccontarne l’identità. Non è solo una vetrina di prodotti, ma un ambiente dove l’azienda può condividere la propria mission, i valori e la vision in modo chiaro e accessibile. Un blog aziendale, inoltre, consente di approfondire i temi vicini al brand, fornendo contenuti di valore che rafforzano autorevolezza e posizionamento.

Raccontare storie concrete – casi studio, esperienze dei clienti, progetti interni – aiuta a trasformare il sito in una piattaforma di fiducia, capace di intercettare ricerche organiche e creare legami con i visitatori.

Usare i Social Media per coinvolgere il pubblico

I social network sono il terreno naturale del Brand Storytelling. Qui le aziende possono dialogare direttamente con i clienti, stimolare conversazioni e creare contenuti che uniscono impatto visivo ed emozionale. Ogni piattaforma ha le proprie peculiarità: Instagram privilegia l’immediatezza delle immagini, LinkedIn si concentra sul racconto professionale, TikTok dà spazio a creatività e linguaggi freschi, mentre X (ex Twitter) punta sulla sintesi e sull’attualità.

La chiave è adattare il racconto al contesto, senza snaturare l’identità del brand. I social non servono solo a promuovere, ma a co-creare la storia con la community, dando spazio a contenuti generati dagli utenti, interazioni e feedback.

L’uso di video e podcast

Video e podcast rappresentano formati sempre più centrali nelle strategie di Brand Storytelling, perché offrono modalità di fruizione coinvolgenti e personali. Il video consente di combinare immagini, suoni ed emozioni in pochi secondi, diventando il formato ideale per trasmettere valori e atmosfere. Il podcast, invece, punta sull’intimità della voce: accompagna le persone nei momenti quotidiani, instaurando un legame diretto e duraturo.

Entrambi i formati permettono di umanizzare il brand, dando voce a chi lavora in azienda, ai clienti o a esperti esterni. Utilizzati in modo coerente con la strategia narrativa, possono trasformarsi in strumenti potenti per rafforzare la relazione con il pubblico e amplificare la portata del racconto.

Posizionare l’azienda e creare un legame con i clienti

Utilizzare la narrazione del marchio in modo efficace può aumentare la fiducia e la lealtà dei clienti, creare da zero o migliorare l’immagine del brand e creare un’esperienza più positiva e partecipativa.

Gli step fondamentali per la costruzione di questo racconto sono:

  • Definire l’identità del brand: prima di iniziare a raccontare la storia del brand, è importante definire i suoi valori, la sua mission e la sua immagine;
  • Costruire una narrazione coerente: la narrazione deve essere coerente con i valori e la missione dell’azienda e non offrire il fianco a incoerenze da questo punto di vista;
  • Coinvolgere il pubblico: oggi più che mai, nell’era dei Social, il coinvolgimento diretto del pubblico nella narrazione del brand crea un legame più forte e attivo;
  • Utilizzare diversi canali: la multicanalità è sicuramente difficile da gestire, perché bisogna presentarsi in modo coerente su più canali diversi – social media, sito, PR, ADV etc. – ma è anche un’enorme opportunità e una vera chiave di volta della strategia di narrazione, se ben sfruttata;
  • Mostrare, non solo dire: davanti a clienti sempre più informati e consapevoli, bisogna dimostrare i valori aziendali attraverso le azioni dell’azienda, non solo fare proclami. sembra banale ma ancora non lo è;
  • Brand monitoring: monitorare il sentiment del pubblico significa tenere d’occhio l’efficacia della propria stessa narrazione, rilevando eventuali criticità e potendo, di conseguenza, aggiustare il tiro.

Etichettatura narrativa per comunicare i benefici di un prodotto

L’etichettatura narrativa e il Brand Storytelling sono due approcci complementari per costruire e comunicare l’identità di un brand e di un prodotto o servizio.

Per etichettatura narrativa si intende la descrizione di un prodotto o servizio attraverso una narrazione mentre il Brand Storytelling si concentra sulla costruzione della narrazione globale della marca.

Utilizzare entrambi gli approcci aiuta a creare un racconto più robusto, soprattutto in quei contesti in cui un prodotto di punta, ad esempio, abbia fatto così tanto da traino alla marca stessa da rischiare di sovrascriverla o influenzarne la comunicazione corporate.

Fondamentale il fatto che l’etichettatura narrativa si basi sull’idea di sottolineare il valore aggiunto, il beneficio, che prodotti o servizi possono portare all’utente, invece che fare una semplice lista di caratteristiche.

Invece di presentare le feature tecniche, quindi, l’etichettatura narrativa racconta una storia su come il prodotto o il servizio può migliorare la vita delle persone. Questo aiuta a creare un’immagine più memorabile e più facile da ricordare per il cliente, e a differenziare il prodotto o il servizio dalla concorrenza.

Esempi vincenti di Brand Storytelling nel B2C e nel B2B

Il Brand Storytelling trova applicazioni diverse a seconda del contesto in cui viene utilizzato, ma resta efficace sia nel B2C che nel B2B. Nel primo caso, la narrazione punta soprattutto a stimolare l’immaginazione e a creare un legame emozionale immediato. Nel secondo, invece, assume una dimensione più razionale e relazionale, ma non per questo meno coinvolgente.

Nel B2C, alcuni marchi hanno fatto scuola. Apple ha costruito la sua storia attorno all’idea di semplicità e innovazione, trasformando ogni prodotto in un simbolo di creatività. Nike, con il celebre payoff “Just Do It”, ha creato una narrazione motivazionale che va oltre lo sport, diventando un inno universale al superamento dei limiti. Patagonia, invece, è riuscita a rendere la sostenibilità un pilastro narrativo, mostrando coerenza tra i valori dichiarati e le azioni concrete in favore dell’ambiente.

Nel B2B, lo storytelling si concentra su autorevolezza, affidabilità e capacità di supportare i clienti in processi complessi. IBM ha saputo coniugare tecnologia e responsabilità sociale, posizionandosi come partner credibile per l’innovazione sostenibile. HubSpot ha fatto del racconto educativo il cuore della sua strategia, trasformandosi da fornitore di software a punto di riferimento globale nella formazione sul marketing digitale. Salesforce, infine, ha puntato sul valore delle relazioni, raccontando l’impatto positivo che connessioni solide tra imprese e persone possono avere sulla società.

Case study di successo (B2C)

Gli esempi più celebri di Brand Storytelling nel B2C dimostrano come una narrazione ben costruita possa diventare parte integrante della vita quotidiana dei consumatori.

  • Apple ha trasformato i propri prodotti in simboli culturali, raccontando la tecnologia non come un fine ma come un mezzo per liberare la creatività. Dalla celebre campagna Think Different fino alle presentazioni dei nuovi iPhone, ogni comunicazione rafforza un immaginario fatto di innovazione, design e semplicità.
  • Nike, con il payoff “Just Do It”, ha dato vita a una narrazione che supera i confini dello sport: non vende scarpe, ma racconta il coraggio di affrontare sfide e superare i propri limiti. Le sue campagne mettono al centro atleti di ogni livello, trasmettendo l’idea che la determinazione sia alla portata di tutti.
  • Airbnb ha invece costruito la propria storia sul concetto di appartenenza. “Belong Anywhere” non è solo uno slogan, ma la promessa di un’esperienza autentica in ogni parte del mondo. Le storie degli host e dei viaggiatori diventano la trama di una narrazione corale, che invita a vivere i luoghi come un abitante del posto.
  • Infine, Patagonia ha fatto della sostenibilità la propria voce distintiva. Ogni scelta, dal design dei prodotti alle campagne di sensibilizzazione ambientale, riflette un impegno concreto che si traduce in coerenza narrativa. Non sorprende che i clienti percepiscano il brand non solo come produttore di abbigliamento tecnico, ma come un attore sociale attivo per il futuro del pianeta.

Il Brand Storytelling nel B2B

Se nel B2C lo storytelling punta soprattutto a stimolare emozioni e desideri, nel B2B assume un ruolo altrettanto cruciale, ma con logiche diverse. Le aziende clienti non cercano solo prodotti o servizi, ma partner affidabili in grado di supportare processi complessi e di lungo periodo. In questo contesto, la narrazione diventa uno strumento per trasmettere competenza, solidità e visione strategica.

Un racconto ben strutturato permette di evidenziare i risultati concreti, le best practice e i casi di successo, creando fiducia e riducendo le barriere all’ingresso. Inoltre, lo storytelling aiuta a umanizzare la relazione business, mostrando i valori e le persone dietro l’azienda, elementi che spesso fanno la differenza nelle decisioni di acquisto. Non si tratta quindi solo di comunicare caratteristiche tecniche, ma di costruire un quadro complessivo che dia senso e affidabilità al rapporto commerciale.

Case study di successo (B2B)

Anche nel mondo B2B non mancano esempi di brand che hanno fatto dello storytelling un asset competitivo. IBM ha saputo reinventare la propria immagine da gigante dell’hardware a leader globale dell’innovazione tecnologica e sostenibile. La sua narrazione oggi si concentra sul valore della tecnologia come strumento per risolvere sfide globali – dall’intelligenza artificiale all’impatto ambientale – rafforzando il posizionamento come partner strategico delle imprese.

  • HubSpot, invece, ha costruito il proprio racconto attorno all’idea di trasformare il modo in cui le aziende fanno marketing e sales. Con una comunicazione basata sulla formazione, sui contenuti educativi e sulla community, è riuscita a posizionarsi non solo come fornitore di software, ma come guida e punto di riferimento per migliaia di professionisti.
  • Salesforce ha scelto di puntare sulla centralità delle relazioni. La sua narrazione racconta come le connessioni tra persone e organizzazioni possano generare valore non solo economico, ma anche sociale. Attraverso eventi come Dreamforce e iniziative di corporate social responsibility, l’azienda rafforza un’immagine inclusiva e innovativa, che va oltre la tecnologia per abbracciare una visione di impatto positivo sulla società.

Strumenti e metriche per il Brand Storytelling

Raccontare un brand non è solo un esercizio creativo: per essere efficace deve poggiare su strumenti adeguati e su un sistema di misurazione che consenta di capire se la narrazione produce davvero i risultati attesi.

Sul fronte operativo, esistono diversi strumenti digitali che supportano le aziende nella creazione, distribuzione e gestione dei contenuti. Le piattaforme di Content Management (CMS) come WordPress o HubSpot permettono di organizzare la pubblicazione di articoli, blog post e landing page in modo coerente con la strategia narrativa. I software di Social Media Management come Hootsuite, Sprout Social o Buffer aiutano a mantenere un tono di voce uniforme su più canali e a programmare contenuti in base alle abitudini del pubblico. Per la parte creativa, tool come Canva, Adobe Express o piattaforme di editing video e podcast consentono di produrre formati multimediali capaci di trasmettere emozioni e messaggi in maniera più immediata.

Ma la narrazione non può prescindere dal monitoraggio. Per questo, è fondamentale affidarsi a metriche specifiche che misurino l’impatto dello storytelling. Alcuni indicatori chiave sono:

  • Engagement Rate: misura il livello di interazione del pubblico con i contenuti, segnale del grado di coinvolgimento generato.
  • Brand Awareness: monitorata attraverso sondaggi, analisi di menzioni online e dati di reach, permette di valutare la visibilità del brand nel tempo.
  • Sentiment Analysis: utile per capire non solo quanto si parla del brand, ma soprattutto come se ne parla, individuando percezioni positive o critiche.
  • Customer Loyalty e Retention: uno storytelling efficace si traduce in relazioni più durature; misurare tassi di fidelizzazione e repeat purchase diventa quindi essenziale.
  • Conversioni attribuite al contenuto: l’analisi dei touchpoint nel funnel consente di collegare le iniziative narrative a risultati di business concreti.

Integrare strumenti e metriche consente alle aziende di avere un approccio bilanciato: da un lato la creatività e la costruzione di un racconto autentico, dall’altro la capacità di valutare con dati oggettivi l’impatto della propria narrazione. In questo modo lo storytelling non resta confinato all’ambito comunicativo, ma diventa un asset misurabile e allineato agli obiettivi strategici dell’organizzazione.

Software e piattaforme utili

La tecnologia offre oggi numerosi strumenti che possono supportare le aziende nella costruzione e gestione del Brand Storytelling. Per orientarsi meglio, è utile suddividerli in tre categorie principali:

  • Gestione dei contenuti e pianificazione: piattaforme come Hootsuite e Sprout Social consentono di organizzare la pubblicazione sui social media mantenendo coerenza narrativa, mentre soluzioni come Kapost aiutano a strutturare il content marketing come un processo aziendale, coordinando team e flussi di lavoro.
  • Analisi e ottimizzazione: strumenti come CoSchedule Headline Analyzer permettono di migliorare i titoli e renderli più efficaci, mentre le dashboard di monitoring integrate in Hootsuite o Sprout Social forniscono dati preziosi per capire come i contenuti vengono recepiti dal pubblico.
  • Design e creatività: applicazioni come Adobe Express e Canva rendono semplice la produzione di grafiche, video, infografiche e contenuti visuali, fondamentali per trasmettere emozioni e rafforzare la narrazione. Anche AdEspresso si inserisce in questa categoria, semplificando la creazione di campagne pubblicitarie coerenti con lo storytelling del brand.

L’uso integrato di questi strumenti consente di mantenere il controllo sulla narrazione, combinando creatività, gestione operativa e capacità di analisi.

Come misurare l’impatto della tua storia

Una strategia di Brand Storytelling non può prescindere dalla misurazione dei risultati. Raccontare una storia efficace significa infatti non solo emozionare, ma anche generare un impatto concreto sulla percezione e sul comportamento del pubblico.

Tra le metriche più rilevanti troviamo la Brand Awareness, che misura quanto il marchio sia conosciuto e riconosciuto nel mercato, e la sentiment analysis, utile per capire il tono delle conversazioni online e monitorare se la narrazione genera percezioni positive o negative. Importante è anche l’engagement rate sui social media, che indica quanto il pubblico interagisce con i contenuti, segno della capacità di coinvolgere davvero le persone.

Sul sito web, parametri come il tempo di permanenza sulle pagine o la percentuale di ritorno degli utenti aiutano a valutare se i contenuti pubblicati riescono a catturare l’attenzione. Infine, non va dimenticato l’impatto sulle conversioni: un racconto coerente e ben costruito accompagna il cliente lungo il funnel, traducendosi in azioni concrete come iscrizioni a newsletter, download di materiali o acquisti.

In questo modo, lo storytelling diventa una leva misurabile, capace di unire l’aspetto creativo con il ritorno sul business.

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