SCENARI

Le priorità dei Chief Supply Chain Officer per il 2024 tra Risk Management e sostenibilità

Dall’Intelligenza Artificiale alle piattaforme digitali, nella gestione moderna della catena del valore emerge il ruolo fondamentale di strumenti evoluti che diano maggiore visibilità e tracciabilità lungo l’intera filiera. Senza dimenticare che l’impatto ambientale è uno degli aspetti cruciali da monitorare

Pubblicato il 29 Gen 2024

gestione supply chain

I trend 2024 della Supply Chain sono strettamente legati alla tecnologia che nel 2023 ha tenuto banco in tutto il mondo. Stiamo parlando, ça va sans dire, di quella Generative AI che è stata anche al centro del World Economic Forum (WFE) svoltosi a Davos dal 14 al 19 gennaio.

Secondo gli esperti convocati nella cittadina svizzera, l’Intelligenza Artificiale di nuova generazione porterà più benefici che svantaggi all’economia mondiale. Non si è parlato ovviamente solo di questo durante i tanti tavoli di lavoro e gli incontri che si sono susseguiti nel Cantone dei Grigioni.

Si è cercato soprattutto di tracciare le tendenze economiche con cui tutto il mondo dovrà fare i conti, a cominciare dalle prospettive di crescita e dalle dinamiche inflattive, passando per gli scenari geopolitici che ci attendono. Sul fronte della Supply Chain è emersa una certa cautela, se è vero che solo il 36% dei capi economisti interpellati pensa che ci saranno interruzioni nelle catene di fornitura. Molto più nutrita, al contrario, è la percentuale (87%) di coloro che ritengono che nei prossimi 3 anni si assisterà a una forte volatilità nell’economia globale. Indicatore implicito del fatto che le tecnologie di frontiera, AI in primis, possono contribuire a trasformare la filiera del valore in una Supply Chain sempre più “smart”.

Le previsioni WEF sull’andamento economico mondiale 2024 e dei prossimi 3 anni

Risk Management e tracciabilità in tempo reale

Ne è convinta l’ASCM (Association for Supply Chain Management), ente non profit con 70 anni di storia il cui quartier generale si trova a Chicago. Per bocca del suo CEO, Abe Eshkenazi, l’associazione ha avuto modo di affermare già nel novembre 2023 che «i tre principali trend sono tutti legati alla tecnologia: Digital Supply Chain, Big Data e Analytics, AI e Machine Learning. Le organizzazioni stanno mostrando un interesse significativo nell’adozione di queste tecnologie per colmare le lacune che sono emerse durante la pandemia». A seguire, l’ASCM identifica altri orientamenti che vanno dall’aumento degli investimenti, atteso che entro il 2026 il mercato mondiale delle applicazioni per la gestione della filiera dovrebbe arrivare a sfiorare i 31 miliardi di dollari, all’esigenza di una maggiore visibilità e tracciabilità.

In entrambi i casi, Intelligenza Artificiale e Machine Learning sono destinati a combinarsi con il monitoraggio in tempo reale del movimento di beni e materiali, aggiungendo funzionalità previsionali basate sullo storico. Funzionalità che devono diventare la norma per la valutazione dei rischi interni ed esterni, nonché per lo sviluppo di strategie di mitigazione che includano la diversificazione dei fornitori e l’ottimizzazione delle scorte. A patto che tutto questo non vada a incidere su elementi essenziali della catena di fornitura contemporanea, quali l’agilità e la resilienza. Da qui l’enfasi data dall’ASCM al tema della cybersecurity quale elemento portante della Supply Chain.

I trend principali della Supply Chain nel 2024

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Fonte: ASCM (Association for Supply Chain Management)

Sostenibilità e sviluppo low-code

La sostenibilità, nell’elenco dell’ASCM, occupa il penultimo posto fra i trend 2024 della Supply Chain. E questo sebbene le dichiarazioni delle aziende possano essere di diverso avviso. A contraddirle sono gli investimenti che continuano a restare inferiori rispetto a quelli indirizzati verso altre priorità. Se si confrontano le tendenze sottolineate dall’ASCM con quelle richiamate da KPMG, il legame tra Supply Chain e ambiente rimane comunque solido. Un legame per il quale la società di consulenza si rifà a un manifesto del World Economic Forum del 2021.

In particolare KPMG, sulla scorta di quanto sottolineato dal WFE, afferma che ormai l’attenzione delle imprese si sta spostando sulle emissioni cosiddette “Scope 3”, ovvero le emissioni generate lungo l’intera catena del valore. Anche se in gran parte dei casi si tratta di una scelta volontaria, su tale requisito si sta adeguando il quadro regolatorio di diversi paesi.

Con la differenza che monitorare l’impatto ambientale su tutta la Supply Chain è molto più complesso che farlo sulle emissioni di Scope 1, che si riferiscono a quelle dirette controllate dall’organizzazione, o di Scope 2, quelle indirette legate all’acquisto di elettricità. Ecco perché occorrono piattaforme digitali in grado di fornire informazioni che coprano tutti gli attori della filiera. Si spiega così anche la propensione crescente a favore di piattaforme low-code che utilizzano una vasta gamma di Application Programming Interface (API) e integrazioni “pre-packaged” per collegare sistemi separati. In questo modo, si riduce il tempo di sviluppo e si dotano le aziende della capacità di reagire rapidamente alle nuove condizioni di mercato o di includere fonti di dati supplementari alla propria strategia di sostenibilità.

Analisi predittive e Computer vision

La tecnologia come leva per affrontare e, in parte, risolvere i problemi della filiera è anche la soluzione prospettata in una survey condotta da Azure Knowledge Corporation per conto di Zebra Technologies Corporation. La ricerca, dal titolo Making Modern Warehousing a Reality: Supply Chain Resiliency & Agility, ha raccolto il punto di vista di oltre 1.400 decision maker e collaboratori che gestiscono e curano le operazioni di magazzino o dei centri di distribuzione in svariati settori. Dall’indagine si ricava che entro i prossimi 5 anni la maggior parte dei responsabili di magazzino a livello globale investirà in Machine Learning (94%), analisi predittiva (92%), Machine Vision (86%) e Computer Vision (85%).

Accanto all’Intelligenza Artificiale, in linea del resto con quanto sostiene KPMG, si sta facendo strada il Digital Twin, con lo scopo di simulare scenari futuri e di programmare per tempo i flussi delle merci. Il 2024, fra l’altro, ha dinanzi degli ostacoli tuttora da superare come le perturbazioni dello stretto di Bab el-Mandeb e del Mar Rosso, con le loro ripercussioni nell’accesso al Canale di Suez.

Inoltre, seppure meno nota alle cronache, l’anno in corso non può tralasciare la grave siccità che sta interessando il Canale di Panama. Eventi che hanno ricadute enormi in termini di ritardi e aggravio nei costi sulla Supply Chain. La tecnologia, da sola, non può fungere certamente da bacchetta magica. Di contro, il suo mancato impiego sottrae alle organizzazioni quegli strumenti conoscitivi che possono affiancarle per una gestione migliore della propria catena del valore.

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