Negli ultimi anni, gli operatori logistici hanno assunto sempre di più un ruolo chiave nelle filiere industriali, poiché il flusso di informazioni che affianca e supporta la classica gestione “fisica” del flusso delle merci garantisce loro una visibilità continua e aggiornata appunto della supply chain.
In particolare gli operatori logistici dispongono delle informazioni operative e finanziarie più indicate per valutare la solvibilità dei loro clienti. Questo patrimonio può essere prezioso per banche e operatori finanziari specializzati in soluzioni di finanziamento del capitale circolante delle imprese industriali (Supply Chain Finance). Oppure può essere utilizzato direttamente dagli operatori logistici interessati a diversificare il proprio business aggiungendo anche un’attività di finanziamento che fa leva anche sul rapporto fiduciario e continuativo con i clienti.
Questo fenomeno è stato analizzato dall’edizione 2017 dell’Osservatorio Supply Chain Finance del Politecnico di Milano, nell’ambito di un progetto internazionale gestito dalla SCF Community, con partecipazione di altri atenei europei (Windesheim University of Applied Sciences, Fraunhofer Institute of Material Flows and Logistics, Warwick University, University of St. Gallen). L’analisi si basa su interviste dirette a 29 operatori logistici, di cui 9 italiani, 5 inglesi, 5 svizzeri, 5 tedeschi e 5 olandesi.
Per quanto riguarda la gestione del business Supply Chain Finance, la ricerca ha fatto emergere quattro modelli diversi: Indipendente (l’operatore logistico offre soluzioni SCF in autonomia senza supporto finanziario di terze parti), Spin-Off (l’operatore gestisce l’attività SCF tramite una società controllata e specializzata solo su questi servizi), Joint Venture (l’operatore crea una società SCF insieme a una banca o società di servizi finanziari o specialista SCF), e Collaborazione (l’operatore gestisce il flusso informativo e/o fisico per il provider di finanziamento).
Un altro aspetto molto interessante è come vengono utilizzati i finanziamenti da parte dei clienti. Dalla ricerca emergono tre tipi di utilizzo.
Uno è l’acquisto di asset durevoli, da quelli di movimentazione merci, a nuovi magazzini, fino a investimenti per attività a valore aggiunto specifiche per i singoli clienti. Un altro è il finanziamento delle scorte: per esempio l’operatore logistico compra le scorte dei clienti oppure facilita l’emissione di linee di credito dove le scorte fungono da garanzia. Un terzo sono i crediti e debiti commerciali: l’operatore logistico, gestendo le fatture dei clienti, propone loro soluzioni di ottimizzazione di crediti e/o debiti commerciali (Factoring, Reverse Factoring, Dynamic Discounting), agendo come finanziatori in prima persona, oppure segnalando le informazioni rilevanti a operatori finanziari.
Sulla base delle due dimensioni appena descritte, i ricercatori hanno definito quattro tipi di “business model”.
Quattro business model: dalla collaborazione con le banche alla società ad hoc
Nel primo approccio, l’operatore logistico entra nel mondo Supply Chain Finance non con un’offerta diretta, ma tramite collaborazioni con istituti finanziari, come leva commerciale per attrarre nuovi clienti. Tra gli intervistati per esempio c’è un operatore olandese che ha sfruttato la partnership con una banca locale per supportare finanziariamente i propri clienti, principalmente esportatori di piccole dimensioni.
Nel secondo, l’operatore logistico interpreta il Supply Chain Finance come estensione della sua offerta di servizi logistici tradizionali, facendo investimenti fortemente collegati alle esigenze del singolo cliente, e collaborando con esso in alcuni casi fin dalla fase di progettazione. I ricercatori citano il caso di un operatore italiano che, per ottenere le attività di co-packing di un cliente, ha sostenuto un significativo investimento a proprie spese.
Il terzo modello vede l’operatore logistico proporsi in modo diretto nel mondo Supply Chain Finance, investendo risorse e know-how in una società specializzata. Una società nuova, ad hoc, con un focus esplicitamente finanziario e un’offerta di soluzioni di finanziamento delle scorte o delle fatture. Un esempio è Swiss Post, principale operatore logistico svizzero.
Infine il quarto approccio vede l’operatore logistico come provider alternativo di Supply Chain Finance, che offre direttamente soluzioni di finanziamento del capitale circolante come Inventory Finance, Factoring, Reverse Factoring. In questo caso l’operatore logistico dispone sia delle risorse sia delle competenze finanziarie richieste per inserire le soluzioni di Supply Chain Finance nella propria offerta. La conoscenza ampia e aggiornata della filiera, come si diceva all’inizio dell’articolo, è un requisito fondamentale per questi operatori, anche in ottica di mitigazione del rischio. I ricercatori in questo caso citano un operatore inglese che ha introdotto soluzioni di Asset-Based Lending esclusivamente per il settore dell’edilizia, in cui ha una forte presenza.