Manufacturing

Come affrontare la Fase 2 per le aziende manifatturiere: un kit di sopravvivenza

Dal re-shoring al ripensamento della supply chain e del lavoro in fabbrica. Marco Perona, Direttore del Laboratorio Rise e socio fondatore di IQ Consulting, fornisce una serie di consigli utili per la ripartenza delle aziende manifatturiere nella fase 2 dell’emergenza Covid-19

Pubblicato il 20 Apr 2020

Fase 2 aziende manifatturiere

A breve le misure restrittive previste dal governo per rispondere all’emergenza Coronavirus saranno allentate e le fabbriche riprenderanno, seppur lentamente, a lavorare come prima del lockdown. In questo scenario le aziende manifatturiere non possono farsi trovare impreparate: è arrivato il momento di concentrarsi sulla fase 2 di ripresa che le attende.

Il Laboratorio Rise dell’università di Brescia e lo spin-off IQ Consulting  hanno sviluppato un kit di sopravvivenza dedicato alle imprese manifatturiere, che come ha raccontato Marco Perona, direttore del Laboratorio e socio fondatore di IQ Consulting, in un articolo pubblicato su Internet4Things, offre una serie di riflessioni utili per comprendere come le aziende manifatturiere possono affrontare la fase 2 dell’emergenza Covid-19.

Innanzitutto, sottolinea Perona, occorre ridisegnare complessivamente l’approccio con cui il sistema sanitario nazionale affronta la pandemia. Per ritornare nelle fabbriche non saranno sufficienti un po’ di metri in più tra un operatore e l’altro, mascherine per proteggere il viso e frequenti lavaggi delle mani. Come ci hanno insegnato gli esempi la Corea del Sud e la Germania gli interventi più efficaci e più economici sono quelli preventivi (test mirati e confinamento rapido dei sospetti).

Ridisegnare complessivamente le filiere produttive…

Per affrontare la pandemia occorrerà ridisegnare le supply chain, che diventeranno meno globali e più locali, per garantire maggiore rapidità, e soprattutto visibilità e controllo.

I motivi per riflettere sulle filiere produttive, su stabilimenti, modo di lavorare e utilizzo delle tecnologie digitali, secondo Perona sono tre:

  • già da tempo il re-shoring e il near-shoring hanno riacquistato forza rispetto al fenomeno dell’off-shoring delle fabbriche verso l’est. Questo è uno degli aspetti su cui le aziende manifatturiere dovranno lavorare per affrontare la fase 2;
  • i possibili stop-and-go della domanda e della produzione legati ad eventuali ricadute dei contagi ed ai conseguenti possibili periodi di lockdown (anche solo parziale). In questo caso sarà quindi opportuno, ad esempio, dotarsi di una superiore capacità previsiva, disporre di alternative produttive o di fornitura attivabili rapidamente, mettere insieme delle scorte “strategiche” poste in punti strategici;
  • il terzo motivo è il rischio di fornitura: ci sono aziende, infatti, che purtroppo non riusciranno a sopravvivere a questo momento di crisi economica. Il consiglio è ricorrere a servizi esterni che consentono di valutare il rischio sulla rete di fornitura, integrando un modello di credit scoring con un modello di quantificazione del danno economico generabile.

…ma anche ridisegnare le fabbriche e cambiare il modo di lavorare

Altro punto centrale, affrontato da Perona, è quello delle fabbriche, che dovranno essere ridisegnate per garantire l’igiene e la distanza degli operatori, così da evitare la propagazione degli agenti patogeni. Lo scenario più plausibile è che accanto a una diversa  diversa disposizione dei layout produttivi e logistici crescerà l’adozione  dell’automazione, e in particolare dei robot collaborativi, i cosiddetti cobots. Inoltre, non è così lontana la possibilità che le grandi fabbriche lasceranno il passo a “minifabbriche” più distribuite sul territorio, basate ad esempio sulle tecnologie “additive”, con un numero di addetti è decisamente inferiore.

Inoltre, se finora il lavoro da remoto è stato vissuto come il mezzo per non interrompere del tutto l’attività produttiva, nella fase 2 delle aziende manifatturiere lo Smart Working dovrà diventare ormai parte integrante del modo di lavorare. Se questo è ormai un punto fermo per i colletti bianchi, c’è sempre scetticismo per i blue collar. Tuttavia, come ribadisce Perona, investimenti mirati e intelligenti in specifiche tecnologie digitali consentiranno di ampliare le famiglie professionali che potranno lavorare, almeno in parte, da remoto.

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