Vendor Risk Management

Fornitura interrotta in azienda: quali tempi e costi per riportarla a regime?

A incidere su tempistiche e costi di ripristino è la tipologia di prodotto approvvigionato: se i prodotti standard richiedono in media sette settimane e ottantamila euro, per quelli speciali la cifra raddoppia e si superano i quattro mesi. I risultati di un’analisi del Laboratorio RISE dell’Università di Brescia e di IQ Consulting

Pubblicato il 09 Gen 2019

Anna Bergamini

Senior Consultant, P4I-Partners4Innovation

Marco Perona

Professore Ordinario Università di Brescia e Direttore del Laboratorio RISE

Tempi costi fornitura interrotta

Quanto è importante un fornitore? Lo si capisce per esempio dai tempi e costi necessari per sostituirlo. Questa è la tesi di un’indagine svolta dal Laboratorio RISE dell’Università di Brescia insieme allo spin-off accademico IQ Consulting, che rientra in un lavoro di ricerca più ampio che abbiamo raccontato in un ciclo di articoli pensato per affrontare le diverse sfaccettature del rischio di fornitura.

Nelle tre pubblicazioni precedenti, abbiamo inizialmente descritto il campione di indagine, in termini di fatturato e dipendenti, dispersione geografica e numero di fornitori per classe dimensionale. Successivamente abbiamo esplorato il livello di adozione dei sistemi di prevenzione, approfondendo quante aziende oggi utilizzano un sistema di gestione del rischio di fornitura e le caratteristiche tipiche di questi sistemi. Infine abbiamo analizzato la numerosità e le caratteristiche delle interruzioni che si verificano, cercando di darne un’interpretazione lungo più direzioni.

Tempi di ripristino delle forniture

Ma quanto tempo occorre per riportare a regime la fornitura interrotta? Per rispondere a questa domanda l’indagine ha innanzitutto analizzato le dinamiche delle interruzioni di fornitura, con particolare attenzione alla dipendenza dei tempi di ripristino della fornitura rispetto alla tipologia di prodotto approvvigionato.

Ne è scaturita una classificazione, nata dall’intersezione di due dimensioni (figura 1):

  1. Grado di personalizzazione del prodotto, che distingue gli articoli normati da specifici enti (UNI, ISO, DIN, …) e gli articoli personalizzati, da realizzare su specifica o disegno del cliente;
  2. Livello di specificità della tecnologia, che distingue tra articoli realizzabili tramite tecnologie tradizionali diffuse nel mercato e articoli che richiedono una tecnologia proprietaria o specifica.

L’intersezione di queste due dimensioni dà origine a 3 classi di fornitura:

  • Articoli standard: si tratta di prodotti normati realizzabili con tecnologie tradizionali, quindi reperibili sul mercato presso diversi fornitori, direttamente dai produttori o da intermediari commerciali;
  • Articoli custom: prodotti realizzati su disegno del cliente, ma realizzati utilizzando attrezzature già in dotazione al fornitore e con lavorazioni di normale difficoltà;
  • Articoli speciali: prodotti specifici realizzati su disegno del cliente, che richiedono attrezzature ad hoc e/o lavorazioni di particolare difficoltà, e comunque non standard.

È importante sottolineare che la classe di appartenenza non è necessariamente legata alla merceologia. Ad esempio, una fornitura di viteria può essere soddisfatta con articoli standard, previsti dai diversi enti nazionali e sovranazionali di unificazione e tipicamente disponibili nei cataloghi di numerosi fornitori. Se per esigenze progettuali, legate alla funzione del prodotto, le viti devono avere una forma diversa da quelle normate (in termini per esempio di diametro, testa, passo o verso della filettatura, …), la fornitura sarà realizzata tramite articoli custom, prodotti da uno specifico fornitore espressamente e solo per quel cliente, impiegando i normali macchinari e utensili di produzione impiegati anche per le viti standard.

Infine, nel caso di esigenze particolari di resistenza allo sforzo, o alla corrosione, come il caso di impiego in un’applicazione di perforazione petrolifera off-shore o in un aeromobile, è necessario rivolgersi a un produttore con i macchinari e le attrezzature in grado di lavorare materiali differenti da quelli standard come, ad esempio, l’ acciaio inox al titanio: in questo caso si parlerà quindi di articoli speciali.

Con l’indagine empirica è stata confermata l’ipotesi iniziale: il tempo necessario per il ripristino delle forniture è legato alla tipologia di articolo. Per gli articoli standard questo tempo è limitato, vista la numerosità di attori facilmente sostituibili tra di loro. Per gli articoli speciali è significativo, perché non solo è più difficile trovare un fornitore sostitutivo, ma dopo averlo reperito è anche necessario trasferirgli i disegni, duplicare le attrezzature specifiche e mettere a punto la tecnologia produttiva.

L’indagine del Laboratorio RISE ha quantificato in valore assoluto, in termini di settimane, il tempo necessario per riportare a regime la fornitura dopo un’interruzione (figura 2). Il valore medio dichiarato dalle aziende rispondenti è di 7 settimane per una fornitura di articoli standard. 9,5 settimane sono invece necessarie per articoli custom (+36%) e addirittura 17,4 settimane (+149%) per forniture di articoli speciali. C’è quindi un divario significativo da articoli custom a speciali. E si conferma la dipendenza dalla peculiarità del processo di produzione piuttosto che dalla specializzazione del prodotto.

Costi di ripristino delle forniture

Parallelamente alla stima dei tempi, l’indagine ha stimato i costi che le imprese devono sostenere per ripristinare le forniture cessate, considerando tre categorie di costo.

1. Costi connessi alla perdita del vantaggio competitivo

La quantificazione di questa voce di costo parte dal presupposto che ogni fornitore a portafoglio sia stato scelto perché offre vantaggi rispetto ad altri competitor. Per esempio un prezzo d’acquisto basso, un’ottima qualità delle forniture, la prossimità geografica e quindi i ridotti costi logistici, ecc.

La principale caratteristica di questa voce di costo è dunque la sua permanenza nel tempo. Ad esempio, pensiamo di approvvigionarci di viterie standard da un produttore localizzato in prossimità, che mi rifornisce con più consegne al giorno a flusso teso, garantendomi al tempo stesso bassi costi di trasporto, alta disponibilità e scorte basse. Nel momento in cui dovesse fallire e si dovesse sostituire con un altro fornitore di uguale qualificazione e prezzo, ma che opera a centinaia di km di distanza, sarei costretto a sostenere sempre maggiori costi di trasporto, maggiore incertezza sulla disponibilità, consegne meno frequenti e quindi maggiori costi di capitale circolante. Questa differenza di costo sarà inoltre permanente.

2. Investimenti per ripristinare la fornitura a regime

Sono legati alle attività svolte una tantum per rimediare all’interruzione della fornitura, per riportare la situazione a un livello di equilibrio. Si collocano in questo insieme, ad esempio, gli sforzi economici per lo scouting e la valutazione di un nuovo fornitore. I costi per la sua formazione – soprattutto in caso di prodotti speciali quando è richiesto un importante trasferimento di know-how. La duplicazione, lo spostamento o il ripristino delle attrezzature specifiche eventualmente necessarie per la produzione, la qualifica del nuovo fornitore e l’avvio della nuova produzione con tutte le fasi e attività necessarie (dalla produzione dei prototipi, agli audit e controlli di qualità, etc..). La natura di questi costi è diversa da quelli della prima categoria, perché non sono permanenti, ma riferiti a un periodo di tempo ristretto che va dalla nascita del problema sino alla soluzione.

3. Costi opportunità per insoddisfazione dei clienti a valle

In questo caso si tratta di costi che non corrispondono a uscite di cassa vere e proprie, ma alla perdita di opportunità di generare un’entrata di cassa. Ad esempio, si potrebbero manifestare ritardi di consegna o addirittura cancellazione di consegne dei materiali la cui fornitura è stata interrotta, con conseguente perdita di ordini. Nei casi più gravi può capitare anche di perdere dei clienti. Questi costi hanno un andamento crescente e si assestano su un valore stabile quando la fornitura viene ripristinata.

Il costo di ripristino delle forniture è dato dalla somma di queste categorie, opportunamente combinate per tenere conto della loro diversa natura temporale. Dalla figura 3 si può evincere che complessivamente il costo è una dimensione rilevante ed è legato alla classe di articolo: per quelli standard assume un valore medio di circa 80mila euro, per quelli speciali raggiunge esattamente il doppio.

Se si combina questo valore con le probabilità di fallimento del campione in analisi, il costo annuo atteso di interruzione delle forniture è in media 3mila euro per gli articoli standard, 2.500 euro per gli articoli custom e 4.600 euro per gli articoli speciali. Andando ad analizzare, invece, i casi estremi è emerso che ci sono aziende che si tutelano in anticipo – avviando preventivamente una fornitura alternativa – con un costo quindi nullo associabile al fallimento di un fornitore. Per altre aziende invece l’interruzione di fornitura ha ricadute talmente significative da toccare il milione e mezzo di euro. Tutto questo pone l’enfasi sul valore della prevenzione di questo genere di eventi dannosi, affidandosi a opportuni sistemi di monitoraggio.

Tra le componenti di costo la più rilevante è quella degli investimenti per ripristinare le condizioni di regime, soprattutto per gli articoli standard e custom: in questi casi è più di metà del costo complessivo. Seconda per importanza è la componente dei costi opportunità: il suo legame con il tempo impiegato a ripristinare le condizioni di regime la rende di scarso impatto nel caso degli articoli standard, mentre diventa molto rilevante per gli articoli custom. Infine, la componente legata alla perdita del vantaggio competitivo è massima in corrispondenza degli articoli standard, mentre decresce progressivamente spostandosi nelle classi di articoli custom e speciali.

Il prossimo articolo

Nel prossimo articolo sarà presentato Switch, lo strumento che il Laboratorio RISE degli studi di Brescia ha sviluppato facendo tesoro dei risultati di questa survey e più in generale degli studi sul tema del rischio di fornitura. Switch è uno strumento economico e veloce che restituisce in poco tempo e con pochi sforzi un’istantanea della rete di fornitura, mostrando eventuali criticità rispetto non solo al rating finanziario ma anche all’impatto economico di una interruzione di fornitura sul business dell’azienda in esame.

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