Progetti e innovazione

Acquisti digitali: nelle imprese prevale la prudenza. Il 50% coglie il potenziale di eSourcing, eProcurement e SRM

Secondo l’indagine “Digital Procurement: Just Hype or the New Standard?”, realizzata da Jaggaer, solo il 2% delle imprese ha processi interamente digitalizzati. Ci sono, tuttavia, grandi aspettative per Big Data e Analytics, indicati come priorità di investimento per il prossimo futuro. Blockchain e Cognitive sono considerati ancora poco accessibili

Pubblicato il 19 Apr 2018

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Qual è il livello di consapevolezza delle imprese rispetto alla digitalizzazione dei processi di acquisto? E, soprattutto, qual è lo stato di avanzamento nell’adozione di strumenti, pratiche e conoscenze che possano aiutare l’azienda ad automatizzare operazioni a basso valore ed estrarne di nuovo attraverso l’analisi dei dati applicata alle piattaforme di SRM (Supplier Relationships Management). Coinvolgendo circa 170 aziende di tutti i settori, a livello internazionale, a queste domande ha provato a rispondere lo studio “Digital Procurement: Just Hype or the New Standard?” realizzato da Jaggaer, gruppo specializzato in soluzioni per lo Spend Management, in collaborazione con BMÖ (Austrian Association for Supply Chain Management, Procurement and Logistics).

Dall’indagine emerge che circa il 40% delle aziende gestisce digitalmente alcune attività (soprattutto sourcing, SRM e processi transazionali) e il 54% ha creato le premesse infrastrutturali per lo sviluppo di applicazioni di eProcurement, ma solo il 2% afferma di aver adottato piattaforme interamente digitalizzate. In definitiva, la stragrande maggioranza del campione è ancora privo di un piano strategico che permetta di passare dalla teoria alla pratica. Pur essendo consce dell’urgenza di cominciare a migrare verso sistemi evoluti per la gestione degli acquisti – anche arricchendo le fonti di dati in maniera automatica – solo il 17% delle imprese gestisce l’integrazione sfruttando le tecnologie digitali, mentre a predominare è ancora l’attività manuale (77%), prevalentemente utilizzando Excel o effettuando l’upload dei file sui diversi sistemi.

Del resto siamo di fronte a un panorama mutevole, in cui è difficile tenere il passo con la continua evoluzione delle soluzioni e delle proposte che arrivano dal mondo dell’innovazione. E anche solo immaginare quale possa essere la giusta implementazione richiede uno sforzo organizzativo e di change management, oltre che economico, non da poco. Le tecnologie che appaiono più promettenti alle organizzazioni coinvolte nello studio riguardano Big Data analysis (53%), SRM, eProcurement, and eSourcing (46%), and Predictive Analytics (40%); mentre gli approcci legati a soluzioni ancora più avanzate come Blockchain, Cognitive, robotica e digital assistant sono ancora considerate non a portata di mano. In particolare, solo il 13% delle imprese sta provando a studiare la Blockchain per valutarne l’impatto sui processi di Procurement, mentre il 65% dichiara che non ha ancora intenzione di investire su piani di sviluppo in questa direzione.

Tutte queste evidenze sottolineano l’atteggiamento estremamente pragmatico con cui le aziende stanno affrontando il tema della trasformazione digitale e mettono anche in luce una certa lentezza nel tradurre in azioni concrete le vision: solo il 10% delle aziende intervistate infatti ha installato soluzioni di Big Data Analysis, Artificial Intelligence o di gestione smart dei workflow e tra queste, ancora una volta, il livello di integrazione tra le varie componenti è piuttosto scarso: a disporre di processi integrati end-to-end è il 18% del campione, il 60% integra i dati manualmente e il 22% ancora non arricchisce i sistemi con informazioni di contesto.

Si tratta naturalmente di una transizione: il Digital Procurement è tutto sommato un approccio metodologico nuovo, e non può prescindere da un’armonizzazione con il resto della filiera, facendo tesoro di esperienze condivise e unificate tra partner, clienti, fornitori e altri stakeholder, in un quadro più complesso e più vasto di quello che contraddistingue i meccanismi interni all’organizzazione. La ricerca puntualizza anche il fatto che si tratta di una trasformazione culturale, che nasce dalla consapevolezza del valore intrinseco del dato e di tutto ciò che da esso si può estrarre. Soprattutto deve maturare l’idea che il Digital Procurement è qualcosa che va al di là del raggiungimento dell’efficienza: ha più a che fare con una nuova impostazione strategica. Come detto, comunque, per ora le organizzazioni si stanno soffermando sui vantaggi più immediati. Dal punto di vista dell’efficienza, il 50% delle imprese riesce già a intravedere il potenziale delle soluzioni  SRM, eSourcing, ed eProcurement. Come detto in precedenza, rispetto all’efficacia, invece, le aspettative maggiori coinvolgono tecnologie Big Data analysis (53%), SRM, eSourcing ed eProcurement (46%), e Predictive Analytics (40%). La promessa nasce soprattutto dalla capacità di queste tecnologie di abilitare nuove pratiche, nuovi modelli organizzativi e, perché no, nuovi business, basati per esempio sull’adozione di soluzioni per la stampa 3D, di droni o di oggetti connessi. L’importante è fare un passo alla volta, ampliando task, attività e obiettivi man mano che aumentano competenze e consapevolezza. In questo senso, prudenza e pragmatismo sono benvenuti. A patto che non si trasformino in freni per la crescita.

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