Analisi

Chi paga più tardi innova di meno

Uno studio pubblicato da lavoce.info testimonia come ci sia una durata dei crediti commerciali oltre la quale la sostenibilità finanziaria dell’impresa è di fatto impedita. Una startup è a rischio se i tempi di pagamento diventano superiori ai 4-5 mesi

Pubblicato il 18 Mar 2013

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Le imprese innovative potrebbero trarre grande vantaggio dall’applicazione della nuova normativa sui termini di pagamento per i contratti tra imprese e tra imprese e pubbliche amministrazioni.


Pagamenti lunghi e scarsa innovazione
I risultati di una ricerca su 490 imprese nel periodo 2003-2008 svolta da Marco Cantamessa, Francesco Montagna e Paolo Nierotti del Politecnico di Torino presentata su lavoce.info, spiega infatti che i paesi “caratterizzati da maggior lentezza nei termini di pagamento si distinguono anche per una minore performance innovativa”.

Il decreto legislativo n. 192 del 9 novembre 2012, entrato in vigore lo scorso 1° gennaio, fissa gli standard per i tempi di pagamento a 30 giorni (60 in casi particolari). Termini più restrittivi, particolarmente utili in tempi di crisi, che secondo i docenti dell’ateneo torinese potrebbero incidere anche sul fronte dell’innovazione.

Il fenomeno nella letteratura accademica è poco studiato, ma “per imprese con maggiori potenzialità di crescita, l’obbligo o la consuetudine di fornire una grande quantità di credito commerciale può ostacolare la possibilità di finanziare quantità crescenti di capitale circolante, rendendo insostenibile l’impresa stessa, in particolare nel caso di start-up”.


Il modello analitico
Questo il punto di partenza dell’indagine per la quale è stato sviluppato un modello analitico che studia in modo stilizzato il legame che aspetti operativi (margini di contribuzione e tasso di crescita dei ricavi) e “istituzionali” (livello di tassazione e durata dei crediti commerciali) hanno con la sostenibilità finanziaria dell’impresa.

Il modello, spiegano gli autori, dimostra come esista una durata dei crediti commerciali oltre la quale la sostenibilità finanziaria della crescita è di fatto impedita.

Ad esempio, per valori realistici di tassi d’interesse pari al 10%, indice di tassazione pari al 40%, tassi interni di redditività pari al 100% (tipici dei primi stadi di investimento effettuati da fondi di venture capital) e margini di contribuzione pari al 15%, un’impresa start-up che preveda di raggiungere una condizione di stabilità del fatturato in diciotto mesi non potrà considerare tale crescita sostenibile se i tempi di pagamento diventano superiori ai quattro-cinque mesi.

L’analisi effettuata sulle imprese (campione di 490 imprese manifatturiere hi-tech) ha confermato il modello teorico “evidenziando un effetto negativo quadratico della durata dei crediti commerciali sul tasso annuale di crescita dei ricavi, che è tanto maggiore tanto più le imprese sono giovani”.

Tasso annuale di crescita logaritmico dei ricavi e durata dei crediti commerciali (campione di 490 imprese hi-tech con meno di 10 anni di età; fonte: lavoce.info)

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