Politica industriale

PMI innovative, una guida pratica: i criteri da soddisfare e le agevolazioni disponibili

Cosa sono le PMI innovative? Definizione, adempimenti, vantaggi e misure di sostegno per questa categoria di aziende a cui il Ministero dello Sviluppo Economico dedica una serie di agevolazioni: dall’esonero dell’imposta di bollo all’accesso rapido al Fondo di Garanzia, dal credito d’imposta in Ricerca & Sviluppo al ricorso all’equity crowdfunding, fino al Patent Box. Ecco tutto quel che c’è da sapere (aggiornato a dicembre 2017)

Pubblicato il 18 Mar 2016

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Dal 2015 in Italia l’espressione “PMI innovativa” ha una precisa definizione, e una sezione speciale del Registro delle imprese creata ad hoc presso le Camere di Commercio. E soprattutto un articolato “corpus” di agevolazioni orchestrato dal Ministero dello Sviluppo Economico (MISE) con misure diverse, che rendono più flessibile la gestione societaria (l’impresa può nascere con i costi di una SRL ma crescere come una SPA) e gli schemi di remunerazione, rafforzano l’accesso al credito, introducono strumenti innovativi per raccogliere capitali, e agevolano l’investimento in equity e l’internazionalizzazione.

Un documento dello stesso MISE fa il punto su tutto questo, e si può quindi considerare una vera e propria guida su cosa significhi oggi essere una PMI innovativa in Italia.

Da startup a PMI innovativa: un percorso

Gran parte delle definizioni e misure fanno capo al cosiddetto “Investment Compact” (Decreto Legge 3/2015 del 24-1-2015), definito dal Ministero la “fase 2” di un percorso avviato a fine 2012 con l’altro Decreto 179/2012 (“Crescita 2.0”), che ha introdotto una serie di norme a sostegno delle nuove imprese ad alto valore tecnologico, le cosiddette “startup innovative”.

In pratica l’Investment Compact estende larga parte delle misure già previste per le startup innovative a una platea di imprese potenzialmente molto più ampia, e cioè appunto le PMI innovative, ovvero “tutte le Piccole e Medie Imprese che operano nel campo dell’innovazione tecnologica, a prescindere da data di costituzione, formulazione dell’oggetto sociale e livello di maturazione”.

Startup innovative e PMI innovative rappresentano quindi due stadi evolutivi di un processo sequenziale e coerente con cui il Governo ha voluto prima agevolare la fase di partenza, e poi anche accelerare il rafforzamento e la crescita dimensionale delle imprese ad alta innovazione tecnologica.

I requisiti per potersi definire piccola e media impresa (PMI)

Ma come si può rientrare nella definizione di “PMI innovativa”, e quindi accedere alle agevolazioni? Occorre prima di tutto essere una “PMI”, e poi essere “innovativa”. “Essere una PMI” significa rientrare nella definizione di “Piccola e Media Impresa” della Comunità Europea (raccomandazione 361/2003/CE), e quindi:

– impiegare meno di 250 persone e non superare in fatturato annuo i 50 milioni di euro o in totale di bilancio i 43 milioni;

– essere costituite come società di capitali, anche in forma cooperativa;

– avere sede principale in Italia (o in altro Paese UE, o in Stati aderenti all’accordo sullo spazio economico europeo, pur di avere una sede produttiva o filiale in Italia);

– disporre della certificazione dell’ultimo bilancio (ed eventuale bilancio consolidato) redatto da un professionista o una società iscritti nel registro dei revisori contabili;

non essere quotate in un mercato regolamentato;

non essere iscritte alla sezione speciale del Registro delle imprese per le startup innovative e gli incubatori certificati.

PMI innovative: i criteri del MISE

Per essere “innovativa” invece l’impresa, secondo il decreto Investment Compact, deve rispettare almeno 2 dei 3 seguenti criteri:

1. dedicare alla spesa in ricerca, sviluppo e innovazione almeno il 3% del valore totale della produzione (o del costo del lavoro, se più alto del valore della produzione);

2. avere almeno 1/5 della forza lavoro complessiva con un titolo di dottorato di ricerca (o un dottorato in corso presso un’università italiana o straniera), o una laurea con almeno 3 anni di attività di ricerca certificata presso istituti di ricerca pubblici o privati, in Italia o all’estero. In alternativa almeno 1/3 della forza lavoro complessiva deve avere una laurea magistrale;

3. avere almeno una privativa industriale (invenzione industriale, biotecnologica, topografia di prodotto a semiconduttori, nuova varietà vegetale, ecc.) o una titolarità dei diritti su un programma registrato al Registro pubblico speciale per i programmi per elaboratore, purché la privativa sia direttamente afferente all’oggetto sociale e all’attività di impresa.

PMI innovative: i vantaggi previsti dall’Investment Compact

Per accedere alle agevolazioni, le PMI innovative devono registrarsi nella sezione speciale del Registro delle imprese creata ad hoc presso le Camere di Commercio. L’iscrizione avviene trasmettendo in via telematica alla Camera di Commercio competente una dichiarazione di autocertificazione di possesso dei requisiti visti sopra, autocertificazione che verrà sottoposta a controlli e va aggiornata ogni anno (scadenza 30 giugno), pena la perdita dello status di PMI innovativa. Il registro speciale delle PMI innovative è pubblico e aggiornato ogni settimana dal sistema camerale. Come vedremo più avanti, il Ministro Calenda ha recentemente reso noti i dati più aggiornati sul numero di PMI iscritte.

È prevista la realizzazione di un sistema strutturato di monitoraggio e valutazione dell’impatto economico delle misure, su cui il Ministro dello Sviluppo Economico deve relazionare annualmente in Parlamento. La prima relazione (marzo 2014) è stata dedicata solo alle startup innovative. La seconda, estesa anche alle PMI innovative, è stata pubblicata nel dicembre 2015.

Le misure di agevolazione

1. Esonero dall’imposta di bollo per le iscrizioni nel Registro delle imprese delle Camere di Commercio.

2. Deroghe alla disciplina societaria ordinaria. Le più significative sono per le PMI innovative costituite in forma di SRL, alle quali si consente di creare categorie di quote dotate di particolari diritti (per esempio quote che non attribuiscono diritti di voto, o ne attribuiscono in misura non proporzionale alla partecipazione); effettuare operazioni sulle proprie quote; emettere strumenti finanziari partecipativi; offire al pubblico quote di capitale. Molte di queste misure comportano un radicale cambiamento nella struttura finanziaria della SRL, avvicinandola a quella della SPA.

3. Facilitazioni nel ripianamento delle perdite. Le PMI innovative godono di un regime speciale sulla riduzione del capitale sociale, tra cui una moratoria di un anno per il ripianamento delle perdite superiori a un terzo (il termine è posticipato al secondo esercizio successivo).

4. Inapplicabilità della disciplina sulle società di comodo. La PMI innovativa non deve effettuare il test di operatività per verificare lo status di società non operativa.

5. Remunerazione con strumenti di partecipazione al capitale. La PMI innovativa può remunerare i collaboratori con strumenti di partecipazione al capitale sociale (come le stock option), e i fornitori di servizi esterni attraverso schemi di “work for equity”, per cui accettano come pagamento per le proprie prestazioni alcune quote della società. A questi strumenti fa capo un regime fiscale e contributivo di estremo favore: non rientrano nel reddito imponibile, e sono soggetti solo alla tassazione sul capital gain.

6. Incentivi fiscali per investimenti in PMI innovative che operano da meno di 7 anni dalla prima vendita commerciale, provenienti da persone fisiche (detrazione Irpef del 19% fino a un massimo investito di 500mila euro) e persone giuridiche (deduzione dall’imponibile Ires del 20% fino a un massimo investito di 1,8 milioni). Gli investimenti possono essere diretti o indiretti attraverso OICR e altre società che investono prevalentemente in questo tipo di impresa. Se la PMI innovativa opera sul mercato da più di 7 anni, gli incentivi si applicano previa presentazione di un piano di sviluppo di prodotti, servizi o processi nuovi o sensibilmente migliorati rispetto allo stato dell’arte nel settore.

7. Ricorso all’equity crowdfunding. Con la pubblicazione del “Regolamento sulla raccolta di capitali di rischio da parte di start-up innovative tramite portali on-line” (Consob 2013) l’Italia è stata il primo Paese al mondo ad aver regolamentato il fenomeno. Anche le PMI innovative, come le startup innovative, possono avviare campagne di raccolta di capitale diffuso attraverso portali online autorizzati. Inoltre l’Investment Compact ha introdotto due ulteriori novità: anche gli organismi di investimento collettivo del risparmio e le società di capitali che investono prevalentemente in startup e PMI innovative possono raccogliere capitali mediante campagne online sui portali autorizzati, consentendo di diversificare e ridurre il rischio di portafoglio all’investitore retail; in deroga rispetto alla disciplina ordinaria, il trasferimento delle quote di startup e PMI innovative viene dematerializzato, con conseguente riduzione degli oneri annessi.

8. Intervento semplificato, gratuito e diretto al Fondo di Garanzia per le Piccole e Medie Imprese, un fondo pubblico che facilita il finanziamento bancario tramite la concessione di una garanzia sui prestiti. Tale garanzia copre fino all’80% del credito erogato dalla banca alla PMI innovativa (massimo 2,5 milioni di euro), ed è concessa in base a criteri di accesso estremamente semplificati, con un’istruttoria che beneficia di un canale prioritario.

9. Sostegno dell’Agenzia ICE nel processo di internazionalizzazione. Come spieghiamo anche in questo articolo include assistenza normativa, societaria, fiscale, immobiliare, contrattualistica e creditizia e attività per favorire l’incontro con investitori potenziali. La “Carta Servizi PMI Innovative” dà diritto a uno sconto del 30% sulle tariffe dei servizi di assistenza erogati dall’Agenzia.

10. #ItalyFrontiers. Piattaforma online, attiva dal novembre 2015, che consente a startup e PMI innovative di gestire un profilo pubblico in italiano e in inglese. Per ogni impresa c’è una scheda di dettaglio che contiene, oltre ai dati già nel Registro delle Imprese (ragione sociale, localizzazione geografica, anagrafica societaria, settore e attività di riferimento, classe dimensionale per addetti, capitalizzazione, valore della produzione), un’ampia gamma di informazioni su stadio di sviluppo del business, caratteristiche del team, tipologia di prodotto o servizio realizzati, esigenze di finanziamento, capitale raccolto. ItalyFrontiers vuol essere una “vetrina online” per far conoscere startup e PMI innovative a imprese tradizionali interessate a collaborazioni sull’innovazione (iniziative di Open Innovation), e investitori italiani ed esteri alla ricerca di nuove opportunità.

11. Credito d’imposta Ricerca e Sviluppo. È riconosciuto a favore delle imprese che investono in attività di ricerca e sviluppo, fino a un importo annuale di 5 milioni di euro per ciascun beneficiario. Il credito è nella misura del 25% degli incrementi annuali di spesa in R&S rispetto alla media nei 3 periodi d’imposta precedenti a quello in corso, purché ogni anno tale spesa sia di almeno 30mila euro. Il beneficio fiscale raggiunge il 50% per gli investimenti in R&S relativi ad assunzione di personale altamente qualificato e costi della ricerca “extra muros”, cioè in collaborazione con università e enti o organismi di ricerca e con altre imprese, come le startup innovative.

12. Patent Box. Si applica dall’esercizio 2015, e consente in via opzionale alle imprese di escludere dalla tassazione il 50% del reddito derivante dallo sfruttamento commerciale di beni immateriali (opere dell’ingegno, brevetti industriali, marchi d’impresa).

13. Brevetti+2. Dal 6 ottobre 2015 le micro-PMI depositarie o licenziatarie di un brevetto rilasciato dopo l’1 gennaio 2013 che intendono perseguire una strategia di sviluppo attraverso la valorizzazione (es. analisi di mercato, ingegnerizzazione) dei titoli di proprietà industriale, possono accedere a un contributo a fondo perduto fino a 140mila euro. Al momento però lo sportello per l’acquisizione delle domande è sospeso per l’esaurimento delle risorse stanziate.

L’aggiornamento a fine 2017

A dicembre 2017 Carlo Calenda, Ministro dell’Innovazione e Sviluppo Economico, ha presentato la “Relazione annuale al Parlamento sullo stato d’attuazione e l’impatto delle policy a sostegno delle startup e PMI innovative”.

Ne parleremo più in dettaglio in un prossimo articolo, comunque le principali novità rispetto a quanto abbiamo detto finora ovviamente riguardano le Leggi di Bilancio 2017 e 2018. La Legge di Bilancio 2017 ha tradotto in norma molte delle misure previste dal Piano Industria 4.0: alcune di esse, come l’aumento al 30% degli incentivi all’investimento in equity, sono riservate alle startup e alle PMI innovative; altre, come il super- e l’iper-ammortamento, il credito d’imposta per gli investimenti in ricerca e sviluppo e il Patent Box, non prevedono limiti soggettivi di applicazione ma, rivolgendosi a tutte le imprese che investono in innovazione, trovano nelle startup e nelle PMI platee particolarmente interessate. La Legge di Bilancio 2018 ha riconfermato gli incentivi del Piano Industria 4.0 con alcune modifiche: è stata l eggermente ridotta l’aliquota dei superammortamenti per i macchinari (dal 140% al 130%), mentre resta al 250% quella dell’iperammortamento per l’acquisto di strumenti per la digitalizzazione. Inoltre è stato introdotto un nuovo credito d’imposta al 40% per le spese in formazione digitale 4.0 e sono stati stanziati 330 milioni per la Nuova Sabatini con il 30% dei fondi destinati a Industria 4.0.

Nella Relazione il Ministro Calenda ha anche fatto il punto sul numero, composizione e distribuzione delle PMI innovative in Italia. Al 30 giugno 2017 le PMI innovative erano 565, quasi tre volte di più rispetto all’anno precedente.

La distribuzione territoriale evidenzia una concentrazione più forte al Nord (quasi il 60%), soprattutto in Lombardia, Piemonte ed Emilia-Romagna. Le metriche economico-finanziarie confermano per queste realtà uno stadio di maturazione più avanzato rispetto alle startup: il valore della produzione aggregato dell’86% delle 565 PMI innovative (quelle di cui al momento della Relazione il MiSE aveva i dati di bilancio 2016), supera il miliardo di euro (più precisamente circa 1,317 miliardi di euro), il numero complessivo degli addetti (9.313) è assimilabile a quello delle ben più numerose startup innovative, e il capitale sociale depositato è mediamente più ingente.

Come nel caso delle startup, gran parte delle PMI innovative (62,7%) opera nel settore dei servizi; tuttavia, è interessante notare che l’incidenza delle imprese manifatturiere (un terzo) sia più alta rispetto alle startup innovative (un quinto).

L’introduzione del regime agevolativo per le PMI innovative si pone in una logica sequenziale rispetto a quello dedicato alle startup, ha ribadito Calenda, costituendone il naturale seguito per quelle imprese che, superata la fase di avvio, mantengono un chiaro carattere di innovatività in senso tecnologico. Il meccanismo di passaggio da una sezione speciale all’altra è semplice e automatico e, al 30 giugno 2017, sono 211 le PMI innovative (37,3%) che risultano essere state startup in passato.

(Aggiornato il 21 dicembre 2017)

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