Management

Agilità emotiva, Susan David: «Per essere un leader di successo bisogna imparare a gestire le emozioni»

Susan David, una delle maggiori esperte mondiali nel campo del management e autrice del libro “Emotional Agility”, ospite al World Business Forum di Milano: «I leader oggi più che mai devono lavorare su sé stessi, sentirsi padroni delle emozioni, e accettare il fatto di non avere sempre ragione»

Pubblicato il 19 Nov 2019

agilità emotiva

«Emotional Agility, che cosa intendo quando parlo di agilità emotiva? Quando qualcuno ci chiede “Come stai? Come ti vanno le cose?” tutti noi siamo portati a rispondere sempre “bene” o “male”. Viviamo in una società ingessata, rigida, lasciatemi dire tossica. È arrivato il momento di lasciarci la rigidità alle spalle nella vita e sul lavoro. Vale anche per chi è o vuole diventare un leader: è indispensabile riprendere il contatto con l’Emotional Agility». Ha iniziato così il suo intervento al World Business Forum 2019 di Milano Susan David, una dei maggiori esperti nel campo del management, premiata psicologa della Harvard Medical School, CEO di Evidence Based Psychology, studiosa dell’agilità emotiva e autrice di un bestseller “Emotional Agility” che ha scalato le classifiche che parla proprio di questo tema.

«Dire che tutto va bene è un retaggio non solo sociale, ma è anche quello che oggi ci richiedono le organizzazioni in cui lavoriamo: essere sempre positivi. La verità è che non lo si può essere sempre: la vera rivoluzione dell’agilità emotiva è nel condividere con autenticità come stiamo», ha continuato David, che ha posto l’enfasi sul fatto che oggi più che mai l’unica certezza è l’incertezza. Non dimentichiamoci che la nostra generazione è quella che ha vissuto la crisi economica, che “viene superata in velocità dalla tecnologia, che vive in un mondo del lavoro estremamente instabile e nel tempo del “contagio sociale”, che ci fa assumere i modelli comportamentali degli altri.

Susan David: «Dobbiamo contrastare la tirannia della positività a cui siamo sottomessi»

«Non stiamo vivendo questo “nuovo mondo” in un modo sostenibile: forzare le emozioni non è la giusta strada per affrontarlo, piuttosto è la via che conduce alla depressione, una delle più grandi disabilità del nostro tempo. Se guardiamo chi abbiamo intorno possiamo essere sicuri che almeno un terzo delle persone nasconde le sue emozioni, cerca di “tirare avanti”».

Come ha ribadito Susan David, ci troviamo in un periodo epocale di passaggio in cui alla macchinosità del fattore umano e dei rapporti si somma una complessità a livello interiore. «Eppure le emozioni negative hanno un loro valore, fanno parte di noi e ci fanno superare gli ostacoli, bisogna prenderle per quello che sono e accettarle. È cosi che possiamo (e dobbiamo) contrastare la tirannia della positività a cui siamo sottomessi: non è efficiente e non è efficace. La rigidità emotiva oggi non funziona più: non aiuta noi, non aiuta la società, non aiuta il business. È una visione distorta quella che ci porta alla convinzione di poter controllare le emozioni negative: prima o poi ne pagheremo lo scotto, è inevitabile. Bisogna cambiare marcia e lasciare spazio al fenomeno dell’ampliamento delle emozioni, all’agilità emotiva appunto».

Quindi oggi i leader non solo devono prestare attenzione all’intelligenza emotiva (Emotional Intelligence) teorizzata da Daniel Goleman e raccontata due anni fa sempre al WBF, ma è importante anche che riprendano in mano le proprie emozioni.

A questo punto le domande da porsi sono: “Che tipo di persona voglio essere? Che tipo di leader? Qual è l’atteggiamento giusto in questo periodo di complessità e cambiamento”?

«Come si intuisce il punto centrale dell’agilità emotiva è capire chi si vuole essere e quali competenze ci servono per riuscire a esserlo. Questo è ancora più vero per chi ambisce a essere un leader. Dobbiamo concederci il tentativo di avere una vita degna e che ci soddisfi. E per farlo è necessario ampliare lo spazio tra lo stimolo e la risposta – ha detto David -. Una delle cose che ripeto sempre ai miei corsi è che solo le persone senza vita non si stressano, solo loro non sanno cosa significa sbagliare. Purtroppo oggi molti dei nostri leader sono delle persone senza vita, con aspettative alte, non accettano gli errori e troppo spesso si occupano del micro-management a scapito della crescita delle persone. I leader devono accettare il fatto di non avere sempre ragione e rispondere alla domanda: “Che cosa intendiamo quando parliamo di squadra, di team? Che ruolo ho io”?. Questo aiuta a favorire il contagio sociale e far venire a galla la parte migliore di ciascuno di noi».

Tornando al comportamento distorto dei leader, Susan David ha ricordato che esiste un divario tra intenzioni e realtà, ecco perché bisogna ammorbidire le aspettative. Capita a tutti di fare qualcosa che ci allontana da noi stessi: ecco perché è importante essere curiosi di sé stessi e delle proprie emozioni, avere compassione per sé stessi e per gli altri. «Avere maggiore consapevolezza e “aprirci” al mondo ci permette di non arrivare subito alle conclusioni, che purtroppo in molti casi si rivelano sbagliate perché non ci siamo presi il tempo giusto».

I 4 passi che favoriscono l’agilità emotiva

I leader devono quindi lavorare su sé stessi e sentirsi proprietari delle loro emozioni. Secondo la teoria di Susan David, per farlo i passaggi da seguire sono 5: “show up”, “step out”, “walk your why”, “move one”.

Anziché ignorare pensieri ed emozioni difficili o enfatizzare il “pensiero positivo”, bisogna ripartire innanzitutto dalla filosofia dello “show up”, del mostrarsi apertamente.

Per farlo è importante far leva sull’”accettazione”, un elemento indispensabile nel processo di crescita personale ed è uno dei fattori che ci rende resilienti. «Chi si accetta è in grado di rivedere i suoi obiettivi tenendo in considerazione come si sente».

Il secondo aspetto di cui si deve occupare un vero leader è la compassione: «Innanzitutto dobbiamo essere compassionevoli verso noi stessi, consapevoli di aver sempre fatto il massimo. La chiave per il successo è essere gentili nei nostri confronti, sicuri che faremo del nostro meglio nonostante i vincoli».

A questo punto è fondamentale lavorare sull’imparare dai pensieri e dalle emozioni e puntare sulla “considerazione”: «Solo così infatti i leader possono vedere le persone come sono effettivamente e creare un “hot spot”, un punto nevralgico di condivisione tra le persone che portano un reale contributo all’organizzazione», ha ribadito Susan David.

Fatto il lavoro sulle emozioni, una volta accettate, lo “step out” dell’Emotional Agility «prevede lo staccarsi da sé stessi e osservare pensieri ed emozioni per vederli per quello che sono: solo emozioni, solo pensieri». Questo permette di etichettare quello che si prova, di mettersi in discussione con curiosità e coraggio e di vedersi come una scacchiera piena di possibilità, piuttosto che come un singolo pezzo sulla scacchiera, limitato a determinate mosse prestabilite.

«Essere capaci di descrivere le emozioni, le rende dei piccoli “lampioni” sulla strada che stiamo percorrendo, che illuminano le cose che per noi sono veramente importanti». Tutto questo porta a utilizzare in modo consapevole i pregi e la qualità delle nostre azioni, a trovare un collegamento con il desiderio di avere i nostri piccoli (o grandi) obiettivi.

Con il terzo passaggio, “walk your why”, il leader finalmente si fa forte dei suoi valori fondamentali: «Piuttosto che essere idee astratte, questi valori diventano gli aspetti portanti del percorso che conduce verso la forza di volontà, la resilienza e l’efficacia. In pratica forniscono la bussola che mantiene in movimento nella giusta direzione», ha sottolineato Susan David.

Infine, nella fase “move one” il leader dà spazio a piccoli aggiustamenti del suo mindset, delle sue motivazioni e abitudini, per essere quanto più allineato ai suoi valori. «L’idea è quella di trovare l’equilibrio tra sfida e competenza, in modo da non essere né compiaciuto né sopraffatto. In questa fase il leader è eccitato, entusiasta e rinvigorito».

Alla fine di questo percorso la domanda da porsi è: “Pensi di esserti avvicinato alla persona che vuoi essere?”.

Come ha sottolineato David: «Se la risposta è “sì”, questo si rifletterà anche sul tuo team. Lavorare sull’agilità emotiva inevitabilmente ha ricadute anche sulla squadra con cui si lavora. I team sono più coesi se il leader che li guida si mette a nudo, se comprende profondamente chi vuole essere e se aiuta le sue persone a capire chi vogliono essere». Tutto questo ricordandosi sempre che la diversità aiuta.

«Tirando quindi le somme, in estrema sintesi l’agilità emotiva aiuta a stare bene con noi stessi e con gli altri, con curiosità, compassione e coraggio. È così che si fanno continuamente dei passi in avanti, ricordandosi che il coraggio non è assenza di paura, ma è paura in movimento», ha concluso Susan David.

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