Reportage

Infor, Cloud e standardizzazione alla base della trasformazione del business

All’Infor Customer Day le strategie e le novità del gruppo specializzato in ERP e Business Intelligence, con le testimonianze di tre aziende d’eccellenza, Raspini, Lucart e FOM Industrie. Il focus è su velocità e accuratezza nell’analisi dei dati ed experience design su piattaforme standard

Pubblicato il 22 Nov 2019

infor

Le tre parole d’ordine per le imprese che puntano all’innovazione di business sfruttando le tecnologie digitali? «In context analytics, robotic process automation (RPA) ed experience design. Tre approcci alla produttività che devono potersi esprimere in progetti dalla rapida implementazione. Ed è per questo che il nostro obiettivo è arrivare a mettere in produzione un ERP completo, che rappresenterà sempre di più il cuore del mondo applicativo aziendale, in meno di sei mesi». A parlare è Laurent Jacquemain, General Manager per l’Europa del Sud di Infor. Jaquemain ha aperto i lavori dell’edizione 2019 dell’Infor Customer Day, evento che si è tenuto il 19 novembre a Cassano d’Adda e che ha come di consueto richiamato clienti e partner per aggiornare il mercato sugli sviluppi della società statunitense specializzata in gestionali e business intelligence. Oltre che per condividere case study di successo.

La strategia di Infor nel medio termine: Data Lake e sempre più Cloud

Jacquemain ha ricordato in breve l’excurus di Infor, sottolineando che dal 2002 – anno di fondazione – a oggi i clienti sono passati da 50 a 68 mila in 120 Paesi (tra quelli appena acquisiti: Airbus, Swarovski e Iris Ceramica in Italia), il fatturato è cresciuto da 30 milioni di dollari a 3 miliardi di dollari attesi per la fine del 2019 e da un singolo prodotto a 15 suite in Cloud. «Negli ultimi anni abbiamo investito 4 miliardi di dollari in R&D, permettendo al nostro delivery model di accelerare del 18%, favorendo una crescita del 60% delle vendite SaaS e portando i clienti attivi sul Cloud a 10 mila».

Jacquemain ha poi spiegato che oggi il focus del gruppo è su data science & algorithms, per ottimizzare sul fronte dell’organizzazione dei dati e della potenza di calcolo il funzionamento dell’Infor Data Lake – recente annuncio presentato all’evento da Keith Knuth, Product director di Infor OS – con cui l’azienda intende spingere ulteriormente sull’offerta Cloud.

Citando i dati dell’Osservatorio Cloud del Politecnico di Milano, Bruno Pagani, Sales Director di Infor in Italia, ha sottolineato l’importanza che il Cloud sta cominciando a rivestire anche nel nostro Paese. «Il modello di distribuzione SaaS cresce in modo importante, facendo registrare un +25% e un miliardo e mezzo di euro di fatturato nel Cloud ibrido e pubblico. Trainano il manifatturiero e il settore bancario, ma in generale molte aziende italiane stanno cambiando strategia: se il 22% opera ancora con una logica tradizionale, il 38% ha adottato un approccio cloud first, l’11% è cloud only e il 29% si avvicina all’on demand in maniera selettiva. Il risultato è che il 74% delle organizzazioni riesce ad aumentare la velocità di delivery delle soluzioni».

Infor si muove lungo questa direttrice, puntando su specifiche verticalizzazioni delle suite per favorire la standardizzazione del parco applicativo su ogni tipo di business. «Automotive, aerospace, distribuzione, fashion, food, healthcare, hospitality e altri ancora: ogni verticale ha una sua suite di riferimento con dati e funzioni precaricate per l’avvio di attività di analisi in chiave predictive, prescriptive e preventive», ha detto Pagani. «Ciascun verticale funziona facendo leva su operazioni che mediamente nel 60% dei casi sono standard per industry. In aggiunta a quelle si rende necessario un fine tuning che copre il 30% delle soluzioni con configurazioni ad hoc, ma sempre standard, e solo il 10% è reale customizzazione con estensioni peculiari per un determinato cliente. Consapevoli di questo, proponiamo un’offerta completa che per l’ambito SaaS si appoggia su Infor Cloudsuite, per quello PaaS su Infor OS e, laddove richiesto, su AWS per quanto riguarda l’IaaS».

Per spiegare il contributo di Amazon Web Services all’interno della proposizione di Infor sono intervenuti Alessio Campoccia, responsabile Partnership e alleanze, e Antonio Duma, Solution architect di AWS Italia. I due manager si sono spesi in particolar modo sul tema della sicurezza, che proprio grazie al Cloud e all’approccio Security by design non rappresenta più un compromesso – e tanto meno un vincolo – rispetto alle esigenze di flessibilità del business sul piano dello sviluppo applicativo. L’annunciata apertura di un data center AWS in Italia, nel primo semestre del 2020, sarà poi ulteriore garanzia della possibilità di avere totale visibilità sui dati anche per gli imprenditori più diffidenti.

Raspini, Lucart, Fom: ecco come le aziende italiane fanno leva su Infor per evolversi

Cuore dell’evento sono stati gli interventi dei clienti e dei partner di Infor, che hanno spiegato esigenze, obiettivi e soluzioni che hanno caratterizzato le attività di system integration condotte nell’ultimo biennio.

Per il caso sviluppato dal salumificio piemontese Raspini c’erano Elena Griot, IT Manager del gruppo, e Mauro Vassena, Ceo di Brainware, che si è occupata di implementare le soluzioni di Infor in azienda con lo scopo di sostenere un’importante evoluzione, necessaria a coniugare processi artigianali con modelli industriali e distributivi che cambiano con ritmi frenetici. Gli obiettivi di Raspini, azienda con un fatturato da 91 milioni di euro, di cui il 6% generato all’estero, erano essenzialmente due: riuscire a raccogliere in modo omogeneo dati provenienti da fonti eterogenee (nello specifico tre stabilimenti diversi, frutto di un processo di acquisizione) e sfruttarli per generare insight utili a migliorare le performance finanziarie in base alle variazioni dei prezzi della materia prima e alle opportunità di mercato offerte da ingrosso, Gdo e dettaglio. «La spinta più importante è arrivata dal nuovo Cfo», ha detto Griot. «La richiesta principale verteva sulla possibilità di avere analisi di dati veloci e dinamiche, per stare al passo con un mercato che si evolve in modo rapido, e ottenere visibilità sulle performance finanziarie anche grazie a strumenti in grado di svolgere fare simulazioni su costi produzione, promozioni, previsioni di vendita».

Brainware ha proposto a Raspini l’adozione della piattaforma EPM Birst di Infor, che ha permesso di ridisegnare la base dati secondo criteri di velocità di accesso, senza duplicare il datawarehouse e ridurre procedure di controllo. L’altra componente del progetto riguarda il passaggio dall’on premise al Cloud, senza più problematiche relative all’evoluzione tecnologica e alla sicurezza. «Questo ha permesso di cambiare approccio all’informazione all’interno di Raspini. Prima si chiudeva il bilancio e poi si facevano analisi, ora possiamo effettuare simulazioni di chiusura in real time, offrendo ai manager la facoltà di avere una visione d’insieme su ciò che sta capitando nella filiera con la possibilità di reagire testando iniziative funzionali alla massimizzazione dei risultati. Ci ha permesso di essere reattivi».

Lucart è un’azienda fondata nel 1953 dalla famiglia Pasquini, un gruppo che è riuscito a crescere nel tempo, arrivando a generare un fatturato che supera i 500 milioni di euro, con 1500 dipendenti, dieci stabilimenti (a cavallo di Italia, Francia, Spagna e Ungheria) e 70 linee di trasformazione che servono una settantina di mercati a livello globale, sia con un’offerta B2B, sia con prodotti consumer. «Dagli storici stabilimenti di Lucca alla situazione attuale il processo di internazionalizzazione per acquisizioni ha portato l’organizzazione a dover gestire processi di manutenzione dei macchinari molto eterogenei tra loro, oltre che spesso incompleti, supportati da strumenti IT con livelli di complessità e anzianità estremamente vari», ha spiegato Alessandro Pistelli, IT Business System Manager di Lucart. «In ciascuna struttura, si tendeva a seguire procedure dettate dall’esperienza delle persone impiegate, più che basata sulle caratteristiche degli strumenti di diagnostica. Senza contare che le informazioni relative allo stato effettivo degli stabilimenti che arrivavano a livello centrale dai vari silos erano come si può intuire frammentate e disomogenee. Quindi poco fruibili». Si trattava dunque di mettere a punto un unico approccio alla manutenzione, un processo più avanzato di tutti quelli esistenti nelle varie filiali e – cosa ancora più importante – condiviso. Iniziativa portata avanti con l’aiuto di Atlantic Technologies. Gabriella Palazzolo, VP ERP solutions del gruppo: «L’apparato tecnologico di Infor, basato sulla piattaforma di gestione degli asset aziendali EAM e sul framework di interconnessione ION, è stato però solo uno dei pilastri della collaborazione, imperniata sulla metodologia agile e sul change management», ha precisato Palazzolo.

«L’approccio agile ha previsto una condivisione dell’analisi dell’intero progetto con tutte le parti in gioco per la definizione di un prototipo il cui sviluppo continuo ha permesso di arrivare a un modello di base che soddisfi ciascuna delle esigenze riscontrate. Il change management è stato invece indispensabile per gestire il fattore umano: introducendo un prodotto verticalizzato bisognava necessariamente innescare un processo di education inteso nel vero senso della parola, specie se si ha a che fare con una categoria di utenti – i manutentori – che sono abituati a usare prevalentemente il cartaceo». Il progetto ha generato cinque specifici benefici: «Innanzitutto abbiamo potenziato l’efficienza operativa dei manutentori. In secondo luogo», ha continuato Pistelli, «ora possediamo un unico strumento, che ci fornisce inoltre una visione centralizzata che favorisce anche la gestione dei magazzini, oltre che le funzioni di acquisto in termini di politiche di riordino e ottimizzazione della produzione. Abbiamo poi migliorato le performance della manutenzione, in quanto adesso la procedura è seguita in modo integrale, evitando improvvisazioni o perdite di tempo. Il quarto beneficio riguarda la capacità di pianificare meglio gli interventi, riducendo al minimo i rischi di fermo macchina e introducendo un approccio preventivo. Infine, si è potuto sviluppare un tool efficace, studiato per la mobilità, che in tempo reale dà ai sistemi centrali totale riscontro delle operazioni svolte».

Il terzo caso presentato è quello di FOM Industrie. Il Cio Paolo Gerini, introducendo l’azienda specializzata nella produzione di macchine per la lavorazione dell’alluminio e delle plastiche, ha parlato di un gruppo con 11 filiali nel mondo, 147 milioni di fatturato e 547 dipendenti. «Dopo la crisi del 2008 FOM ha ridisegnato le propria offerta, riuscendo a crescere e di conseguenza aumentando la complessità delle operations. Fino a quando non ci siamo resi conto che perdevamo ordini per l’incapacità di adeguare la produzione alle commesse che ricevevamo e questo ci ha dato lo stimolo per cambiare e provare a creare prodotti limitando l’eccessiva variabilità delle configurazioni».

Giorgio Borgogno, Managing partner di 2WS (il system integrator gold partner di Infor che ha affiancato FOM nell’operazione), ha detto che «Il progetto ha messo in discussione tutto: i processi, organizzazione interna, ruoli dei collaboratori, e questo indipendentemente dal sistema gestionale, che era comunque da cambiare. Era come avere un foglio bianco su cui si ridisegnava ogni task. Fondamentale è stata l’attività di condivisione delle problematiche, che ha permesso a ogni attore coinvolto di vedere da vicino situazioni che nell’operatività quotidiana sembravano distanti. Sul piano tecnologico abbiamo deciso di standardizzare tutti i verticali aziendali sviluppando tramite API interfacce ad hoc per ciascun utente. In questo modo, i flussi informativi dei processi sono stati omogeneizzati, mentre ogni operatore ha ottenuto una user experience peculiare, tipicamente simile a quella precedente al roll out del nuovo sistema», ha detto Borgogno che nel chiudere la presentazione ha precisato: «Il progetto non sarebbe mai andato a buon fine senza la sponsorship della proprietà e senza una gestione gomito a gomito tra azienda e system integrator – grazie alle figure dei project manager di entrambi i lati – di tutte le fasi dell’implementazione».

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