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Osservatorio Supply Chain Finance 2022, un mercato potenziale da quasi 500 miliardi di euro

Nel 2021 torna a crescere il mercato, che si indirizza verso soluzioni innovative e integrate a pratiche sostenibili, che permettono di creare benefici ambientali, sociali ed economici per tutti gli attori coinvolti. I risultati dell’ultima edizione dell’Osservatorio del Politecnico di Milano

Pubblicato il 15 Mar 2022

Osservatorio Supply Chain Finance 2022

Tra 457 e i 495 miliardi di euro, è questo il mercato potenziale in Italia del Supply Chain Finance (SCF) che, dopo il calo del 2020 che aveva visto una riduzione del valore dei Crediti Commerciali del 3,1%, torna a crescere nel 2021. Parallelamente si registra un +5% nel mercato servito con soluzioni di Supply Chain Finance, che consentono alle imprese di finanziare il capitale circolante facendo leva sul ruolo e sulle relazioni della filiera, che raggiunge il valore di circa 121 miliardi di euro nel 2021. Ad affermarlo è l’edizione 2022 della ricerca dell’Osservatorio Supply Chain Finance della School of Management del Politecnico di Milano.

Osservatorio Supply Chain Finance

«A seguito della crisi Covid19, il Supply Chain Finance è diventato uno strumento fondamentale di finanziamento addizionale per le imprese italiane. E oggi, in una situazione macroeconomica di ripresa dopo il 2020 caratterizzato da forti immissioni di liquidità nel sistema, incentivi e cambiamenti normativi come il nuovo codice della crisi, gioca ancora un ruolo rilevante. La diffusione della digitalizzazione e la maggiore consapevolezza della necessità di una gestione oculata della liquidità lungo tutta la filiera stanno aumentando l’uso di questi strumenti», afferma Federico Caniato, Direttore dell’Osservatorio Supply Chain Finance.

Secondo la ricerca, nel 2021 aumenta pressoché l’intero ventaglio delle soluzioni: crescono i volumi del Factoring, tornato quasi ai livelli pre-pandemia (+5% sul 2020, per un valore di 57,4 miliardi di euro), quelli del Reverse Factoring (7,2 miliardi di euro +14%) e dell’Invoice Trading (0,3 miliardi di euro, +7%), che registrano il picco più alto di sempre. Crescono il Purchase Order Finance (1 miliardi di euro, +21%) e la carta di credito (2,3 miliardi di euro, +23%). Ma soprattutto le soluzioni innovative, come il Dynamic Discounting (0,3 miliardi di euro, +200%) e il Confirming (1,2 miliardi di euro, +58%). L’Anticipo Fattura, porzione importante del mercato servito pari a 42 miliardi di euro, invece, è stabile rispetto al 2020. Da sottolineare come la sostenibilità sta trainando il mercato e il suo ecosistema, che ha visto l’introduzione di nuovi attori responsabili di pratiche di sostenibilità integrate nelle soluzioni Supply Chain Finance.

«Il mercato del Supply Chain Finance è trainato soprattutto dalle soluzioni innovative, cresciute in modo rilevante a discapito di quelle tradizionali, in particolare grazie al sempre maggiore utilizzo di piattaforme che permettono l’offerta di molteplici soluzioni da un unico strumento – spiega Antonella Moretto, Direttore dell’Osservatorio Supply Chain Finance -. La sostenibilità è diventata ormai un elemento prioritario sia nell’offerta dei provider che per le imprese adottatrici, e abbiamo assistito alle prime soluzioni SCF basate sui principi ESG e la volontà dei vari attori di rendere trasparenti le operazioni».

Supply Chain Finance: il mercato 2020

Sulla base degli ultimi dati consolidati disponibili, il mercato potenziale italiano del Supply Chain Finance ha registrato una contrazione nel 2020, con un calo del 3,1% del valore dei Crediti Commerciali delle imprese italiane, che si è attestato sui 424 miliardi di euro, a causa del blocco per alcuni mesi delle attività produttive e del calo del numero di imprese oggetto dell’analisi per vari motivi, tra cui i ritardi nella pubblicazione dei bilanci, il calo complessivo dei fatturati (che ha portato molte sotto la soglia di inclusione nel campione) e la liquidazione di alcune di queste. Il ciclo di cassa nel 2020 è stato in leggera crescita rispetto al 2019 (+4,3%) assestandosi a 24 giorni, sono aumentati i tempi di incasso (73 giorni; +7,4%) e i tempi di copertura del magazzino (51 giorni; +6,3%), così come quelli di pagamento (100 giorni; +7,5%).

Nel 2020, anche il mercato servito dal Supply Chain Finance è risultato in leggero calo, che deriva principalmente dal ricorso a finanziamenti e prestiti garantiti per far fronte alle esigenze di breve e lungo periodo, determinando così un ingente aumento della liquidità (+33% sul 2019). Tuttavia, nel mese di marzo del 2020 si è comunque registrato un picco di utilizzo, in particolare per il Factoring e il Reverse Factoring, denotando come questi strumenti si siano rivelati molto utili per affrontare la crisi.

Più trasparenza nel Supply Chain Finance

A giugno 2021, dopo forti pressioni da parte di analisti e società di revisione nei confronti dell’International Accounting Standards Board riguardo alla classificazione e alla trasparenza delle passività legate a programmi di “Supplier Financing”, lo IASB (International Accounting Standards Board, ovvero il comitato che si occupa della stesura dei principi contabili IFRS e della convergenza dei vari principi contabili nazionali diffusi nel mondo) ha proposto l’introduzione di nuovi requisiti di trasparenza. In pratica, si richiede che le imprese rivelino le informazioni qualitative – come i “termini e le condizioni chiave di un programma di Supply Chain Finance” – e quantitative, come l’ammontare delle passività legate a programmi di SCF, le passività “per cui i fornitori hanno già ricevuto pagamento dall’intermediario finanziario coinvolto” e le informazioni sulla durata dei termini di pagamento. A ottobre 2021, inoltre, è stato chiesto di indicare specificatamente anche le voci dello stato patrimoniale in cui viene presentato il valore contabile delle passività finanziarie legate ad un accordo di Supply Chain Finance.

Non tutte le imprese includono però ancora dettagli sulle proprie soluzioni di SCF a livello di bilancio. L’Osservatorio Supply Chain Finance 2022 ha analizzato il bilancio 2020 di 216 imprese quotate sull’indice azionario italiano FTSE MIB a giugno 2021. Di queste, almeno 37 avevano un programma di SCF, ma solo 23 ne dichiaravano l’utilizzo. Rispetto alle informazioni che lo IASB potrebbe richiedere, 15 imprese dichiaravano i termini e le condizioni chiave, 9 dichiaravano l’ammontare delle passività relative alla soluzione, 4 divulgavano il range dei tempi di pagamento standard delle passività. Nessuna illustrava l’ammontare delle passività per cui i fornitori avessero già ricevuto un pagamento dall’istituto finanziario e il range dei tempi di pagamento delle passività appartenenti al programma.

Osservatorio Supply Chain Finance

Verso la sostenibilità

Anche le soluzioni di Supply Chain Finance stanno iniziando ad integrare logiche ESG, in linea con la crescente importanza attribuita alla sostenibilità di filiera. Quattro le macroaree sulle quali vengono valutati generalmente i fornitori: ambientale (ad esempio consumo delle risorse), sociale (condizioni di lavoro, salute e sicurezza del lavoro), governance (corruzione, disclosure e tracciabilità) e di filiera (performance ambientali, sociali e di governance dei fornitori di secondo/terzo livello). La valutazione può essere effettuata dall’impresa cliente che offre una soluzione di SCF sostenibile o da un ESG information provider. Può, inoltre, essere presente un ente terzo che certifichi il processo di valutazione dei fornitori.

Osservatorio Supply Chain Finance

Un ESG score sintetizza le performance di sostenibilità dei fornitori e viene integrato nelle soluzioni di SCF sostenibile secondo diverse modalità. Nel modello “Sustainable SCF with Entry Barrier”, l’ESG score viene usato come barriera all’ingresso, mentre in quello ”Rewarding Sustainable SCF per introdurre un sistema premiante per i fornitori, ad esempio offrendo condizioni di finanziamento più favorevoli ai fornitori più sostenibili nelle soluzioni di SCF.

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