Tecnologie

Monitoraggio applicativo nel Finance: un nuovo approccio per diagnosticare problemi complessi

Nel settore finanziario si ha spesso la compresenza di sistemi legacy e di applicazioni di nuova generazione. Per riuscire a monitorare un universo così composito occorre non solo dotarsi di soluzioni evolute di Application Performance Monitoring, ma anche semplificare, per avere il controllo end-to-end dell’intero stack tecnologico. Lo spiega  Flavio Gatti, ICT Governance & Operations Line of Business Director di Beta 80

Pubblicato il 08 Set 2021

Monitoraggio applicativo nel Finance: donna in ufficio che studia grafici

Nel mondo Finance la digitalizzazione sempre più spinta dei servizi necessita di un monitoraggio applicativo costante, in grado di diagnosticare e risolvere i problemi prima che abbiano un impatto negativo sulla user experience dei clienti. Problemi che possono scaturire da motivi disparati (fusioni, acquisizioni, cyber attack, malfunzionamenti temporanei ecc.) e la cui complessità tende a crescere anche a causa degli ambienti eterogenei su cui ormai “girano” le diverse applicazioni. Flavio Gatti, ICT Governance & Operations Line of Business Director di Beta 80, azienda italiana che tra le sue specializzazioni vanta anche una lunga esperienza nell’offerta di soluzioni per il monitoring, spiega qual è l’approccio migliore da attuare per un monitoraggio end-to-end davvero efficace a favore di questa tipologia di organizzazioni: «Le aziende del settore Finance – sottolinea Gatti – spesso hanno applicazioni che hanno componenti legacy e componenti più moderne. Tipicamente si assiste alla convivenza di applicazioni cloud-native utilizzate nel front-end e di sistemi legacy nel back-end. Perciò la difficoltà risiede nel raccogliere e nel correlare informazioni provenienti da mondi totalmente differenti».

Cosa sono le soluzioni di Application Performance Monitoring

Le tecnologie adoperate nel contesto del monitoring per il Finance rientrano nell’ambito dell’APM (Application Performance Monitoring) e si discostano, ad esempio, da quelle in uso per altri comparti, come quello delle Telco, in cui il monitoring si focalizza soprattutto sulla parte network. Va anche ricordato che le differenze non riguardano soltanto gli ambienti da monitorare con maggiore attenzione, ma anche quello che potremmo definire il sentiment dal punto di vista dell’end user. Un conto, infatti, è non riuscire a fare una telefonata o risultare irraggiungibile qualora una compagnia telefonica subisca delle interruzioni temporanee, altro conto è trovarsi nell’impossibilità di accedere all’app della propria banca e non poter compiere operazioni con i propri soldi. Per questo è essenziale «avere un’effettiva osservabilità di che cosa succede nei vari momenti su tutti i layer che compongono i business services di una banca così da ottenere una comprensione della “root cause” il più velocemente possibile» continua Gatti, aggiungendo quanto sia importante contemporaneamente «la capacità di reagire anche in maniera automatica o quanto meno guidata, poiché gli output nei confronti di chi offre l’erogazione dei servizi devono andare nella direzione di ridurre il tempo da un lato e di identificare in maniera univoca i problemi per una loro celere risoluzione».

La strada verso l’unificazione del monitoraggio per il Finance

Gartner ogni anno stila una classifica all’interno del suo Magic Quadrant for Application Performance Monitoring. Al di là dei vendor posizionati su ciascuna delle quattro sezioni del quadrante (leaders, challengers, niche players, visonaries), è interessante cogliere i segnali più recenti che caratterizzano questi sistemi. Nell’ultimo Magic Quadrant sugli strumenti APM Gartner evidenzia alcuni trend, a cominciare da una distribuzione quasi esclusivamente in modalità cloud, prevalentemente in formato SaaS (Software as a Service), e una maggiore interoperabilità con architetture di parti terze. Inoltre, segnala la tendenza al ricorso di tecnologie AIOps (Artificial Intelligence for IT Operations) sempre più embedded nei software APM. «L’AIOps e il machine learning – chiarisce Gatti -, poiché supportano il cloud e le nuove infrastrutture, vanno verso la riduzione dei tool utilizzati nelle aziende del Finance. Si tratta, infatti, di aziende che hanno avuto degli sviluppi significativi negli ultimi tempi e che, nel corso del tempo, si sono dotate di soluzioni di monitoraggio spesso frammentarie, rivolte cioè a specifiche applicazioni. Per questo oggi i temi dell’unificazione, della razionalizzazione, del consolidamento e del risparmio dei costi sono molto sentiti». Mentre si consolida ciò che magari in modo disordinato è entrato a far parte dell’universo applicativo dell’organizzazione durante gli anni, questo non vuol dire tuttavia che si arresta l’evoluzione e il rilascio di nuove applicazioni. Ecco perché non basta adottare uno strumento APM, per quanto performante, se questa scelta non è associata al governo di un ecosistema tanto fluido e in continuo divenire.

L’apporto originale di Beta 80 nel campo del monitoring

«La nostra capacità – puntualizza Flavio Gatti – è di non fermarci mai su una soluzione una volta che è stata identificata. Guardiamo da un lato il mercato specifico in cui vanno a posizionarsi i tool di monitoring, e perciò nel caso del Finance conosciamo gran parte dei processi che lo caratterizzano, dall’altro conosciamo ovviamente tutti i vendor. Si può dire anzi che quello dei vendor rappresenti l’ambito di ricerca e sviluppo che privilegiamo per continuare a portare le soluzioni migliori per i nostri clienti. Non è detto infatti che una certa soluzione vada bene per chiunque, e questo vale anche per le istituzioni finanziarie, che possono avere esigenze differenti in base alla tecnologia di cui dispongono. Magari un vendor copre molto bene l’ambiente containerizzato, ma non un database server. È necessario invece avere una vista completa sull’intero stack». L’evoluzione tumultuosa nel campo dello sviluppo e dell’implementazione applicativa richiede un monitoraggio adeguato, insieme a competenze che siano in grado di integrare soluzioni che si sono adottate in periodi successivi, con soluzioni moderne, comprese quelle che oggi prevedono nativamente il monitoring tramite la sua incorporazione automatica nell’applicazione (monitoring as code). «L’esito è che chi gestisce questi sistemi – afferma in conclusione Gatti – non può avere 7 strumenti da gestire. Occorre un ambito omogeneo che semplifichi il lavoro e che lo renda il più ordinato possibile. Beta 80 aiuta a costruire questa visione e questo approccio sia nel Finance sia in qualsiasi mercato in cui operano i suoi clienti».
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