SOSTENIBILITÀ

Twin transition: cos’è e come la transizione doppia sta modellando il futuro delle industrie

Quali sono le premesse, le finalità e gli effetti della trasformazione digitale abbinata alla rivoluzione green? Oltre ai benefici per l’ambiente e per le comunità in cui opera l’organizzazione, ci sono concreti vantaggi economici da cogliere, anche facendo leva sulle risorse del PNRR

Aggiornato il 20 Feb 2024

twin transition

L’espressione twin transition ricorre ormai nei piani strategici di molte imprese. A prescindere dalla struttura, dalle dimensioni, dal settore di appartenenza, le organizzazioni stanno infatti devolvendo sempre più tempo e risorse allo studio di una roadmap che consenta a persone, macchinari e processi di evolversi lungo le direttrici della digitalizzazione e della sostenibilità ambientale.

Presentata così, la twin transition potrebbe sembrare un approccio più teorico che pratico, quasi idealistico o addirittura utilitaristico, in quanto apparentemente figlia di attività che un tempo ricadevano sotto l’etichetta della Corporate Social Responsibility.

La twin transition è, in realtà, qualcosa di completamente diverso: correttamente applicati, i principi su cui poggiano le due transizioni – digitale ed ecologica – che stanno trasformando il mercato, portano infatti benefici concreti e misurabili. Sia all’organizzazione che li adotta, sia alla filiera a cui appartiene, sia infine alla comunità che la ospita.

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I fondamenti della twin transition: la componente digitale e quella ecologica

Per sgombrare il campo da qualsiasi fraintendimento, bisogna prima definire i fondamenti della twin transition: l’idea di base è che la riduzione dell’impatto ambientale di una qualsiasi attività umana sia determinata da una minore quantità di operazioni, dalla loro maggiore efficienza e dalla loro prevedibilità.

Prima dell’avvento delle tecnologie digitali, questi parametri potevano essere stabiliti e verificati solo in modo empirico, spendendo tempo ed energie nella gestione di processi molto complessi e di lunga durata, che sottraevano risorse al core business.

Man mano che la digital transformation ha preso piede, e che l’analisi dei dati correlati a ogni task e procedura ha cominciato a fornire una nuova visione della realtà, sono cresciute anche l’accuratezza e la rapidità con cui si elaborano le informazioni relative all’impatto ambientale del business. E ovviamente è balzato all’occhio un fattore forse facile da intuire, ma non per questo semplice da dimostrare: tendenzialmente più i processi vengono digitalizzati, più aumenta la loro sostenibilità.

Ecco perché si tratta di una transizione doppia o, come per l’appunto viene definita, gemellare.

È a tutti gli effetti una trasformazione che corre lungo due binari intrinsecamente connessi: le tecnologie digitali rappresentano da una parte uno dei fattori abilitanti delle strategie green che, per essere implementate correttamente, necessitano di strumenti analitici evoluti per bilanciare la creazione di valore, nelle sue molteplici accezioni, indirizzando le scelte di business nel contesto di scenari competitivi estremamente complessi.

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Le tecnologie abilitanti per la twin transition

Le tecnologie su cui si innesta la transizione gemella sono quelle che stanno trasformando, in tutto il mondo, i modi di produrre, lavorare, comunicare. Parliamo quindi di Cloud computing, Internet of Things, mobile, Big Data Analytics e, sempre più spesso, di Intelligenza Artificiale.

Chiamare in causa questi ambiti tecnologici facendo distinzioni nette è ormai un’impresa ardua: le soluzioni e le piattaforme digitali sfruttano la sinergia e l’interoperabilità di queste dimensioni tecnologiche per estrarre, raffinare e distribuire l’oro nero del XXI secolo, i dati.

Se quindi Internet of Things e dispositivi mobili costituiscono le principali fonti a cui attingere per ottenere gli input grezzi, il Cloud sta diventando l’ambiente d’elezione in cui le informazioni vengono immagazzinate, elaborate e rese disponibili nei processi di business.

È, poi, attraverso i sistemi di Big Data Analytics e le piattaforme di Intelligenza Artificiale che si costruiscono modelli predittivi e prescrittivi per orientare lo sviluppo delle operation, migliorarne l’efficienza e aumentarne la sostenibilità (anche in funzione del ruolo che occupano lungo la catena del valore e degli aspetti contingenti legati all’evoluzione del mercato e delle esigenze dei clienti finali).

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Le sfide e le opportunità della twin transition: superare i cambiamenti necessari

Non bisogna però sottovalutare il fatto che, a volte, le due transizioni possono scontrarsi. Il Cloud, per esempio, consente di dematerializzare buona parte dell’hardware aziendale, ma implica un notevole dispendio di elettricità. Allo stesso modo, molti dispositivi connessi, protagonisti indiscussi di un approccio più flessibile alla produttività, sono ad alta intensità di risorse, e creano per questo rifiuti difficilmente smaltibili o riciclabili.

Si può poi citare il fenomeno dello Smart Working, abilitato dalla connettività e dalle piattaforme di Unified Communication and Collaboration, che senz’altro contribuisce a ridurre le emissioni inquinanti generate dai veicoli dei pendolari, ma tende ad aumentare l’impatto ambientale delle abitazioni private, che devono far spazio a nuovi ambienti di lavoro spesso non adeguatamente attrezzati.

Gli obiettivi della twin transition nel PNRR: verso una società più sostenibile

La gestione della twin transition, intesa anche come capacità di indirizzare le potenziali criticità intrinseche nella trasformazione digitale, è riconosciuta come una delle finalità principali dei progetti che l’Italia finanzia attraverso il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR).

Dei 191 miliardi di euro ricevuti in dotazione dall’Unione europea, il 25% delle risorse è infatti dedicato alla transizione digitale e ben il 37,5% agli investimenti che complessivamente consentiranno al sistema italiano di contrastare al cambiamento climatico.

Il PNRR prevede sei missioni specifiche, e di queste le prime tre vertono sulla twin transition: digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura, con risorse pari a 40,32 miliardi di euro; rivoluzione verde e transizione ecologica, con una dotazione di 59,47 miliardi, e infrastrutture per una mobilità sostenibile, che può contare su fondi per 25,40 miliardi.

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Fonte: The European House – Ambrosetti

I vantaggi economici della doppia transizione

Si tratta di investimenti che faranno da volano a una serie di iniziative in grado di portare concreti vantaggi economici alle aziende italiane.

Non è dunque un caso che le medie imprese che investono nella twin transition si dichiarino più ottimiste: il 34% di quelle che prevedono una crescita del fatturato nel periodo 2023-2025 punterà infatti su digitale e green, contro il 30% che non lo farà.

La quota sale al 46% quando questi investimenti sono destinati a integrarsi con interventi di formazione del capitale umano.

Circa la metà delle organizzazioni si è mossa in questa direzione, o intende farlo, proprio in funzione dei programmi messi a disposizione dal PNRR.

A dirlo è il XXII° Rapporto sulle medie imprese industriali italiane, realizzato dall’Area Studi Mediobanca, Unioncamere e dal Centro Studi Tagliacarne, secondo il quale nel prossimo biennio oltre il 60% delle medie imprese prevede di investire nella twin transition.

Il report accende i riflettori anche sui bonus del Piano Transizione 4.0. Il credito d’imposta più adottato è quello sugli investimenti in beni materiali al quale ha fatto ricorso l’81% delle aziende, a netta distanza da quello per le spese in ricerca e sviluppo (36%) e per i beni immateriali (25%). In termini di ampiezza, il 91% delle PMI ha sfruttato almeno una misura.

La digitalizzazione come driver per un profitto sostenibile

Ma come si traduce la twin transition per le aziende? Quali tecnologie, processi e strategie devono adottare le imprese per ridurre il proprio impatto ambientale senza compromettere le performance economiche? A queste domande ha voluto rispondere la ricerca “Il Digitale per un profitto sostenibile: la Twin Transition delle imprese e le soluzioni digitali a supporto di sostenibilità e circolarità“, elaborato da The European House – Ambrosetti in collaborazione con Avvale. La ricerca, condotta con l’aiuto dell’Advisor scientifico dell’iniziativa Giorgio Metta, Direttore Scientifico, Istituto Italiano di Tecnologia, ha l’obiettivo di fornire una mappa che faciliti l’identificazione delle soluzioni digitali più rilevanti per la misurazione, l’efficienza e la circolarità ambientale, evidenziando le specifiche declinazioni per settori e processi.

«Il cambiamento climatico non è solo un’emergenza ambientale, ma anche economica. Se proiettiamo in avanti gli attuali tassi di crescita, i danni economici da catastrofi ambientali raggiungeranno il 2% del PIL entro il 2050 – sottolinea Metta -. Il mondo della ricerca è alla costante ricerca di nuove tecnologie e materiali sostenibili, ma senza nuovi modelli di efficienza e circolarità il progresso scientifico sarà vano. La transizione verde non è una sfida tecnologica, ma una sfida di sistema. In questo contesto, le aziende possono fare leva sulle nuove tecnologie digitali che, oltre a rendere i processi sempre più efficienti, possono creare nuovi modi di consumare e nuove forme di interazione tra consumatori e aziende, estendendo intensità di utilizzo e riciclo di prodotti e materiali. La sfida è grande, ma grazie al digitale disponiamo oggi degli strumenti con cui affrontare la transizione verso un nuovo modello di profitto sostenibile».

La digitalizzazione delle aziende italiane

Secondo il Digital Intensity Index (DII), lo strumento europeo per valutare l’intensità di utilizzo di diverse tecnologie digitali da parte delle aziende, l’impiego dell’IT nelle organizzazioni italiane si posiziona ben al di sotto della media del Vecchio Continente – 27,8%, rispetto al 32,4% dei 27 Paesi UE.

Intensità di utilizzo del digitale nelle aziende

doppia transizione

Una bassa posizione nella classifica però, non preclude all’Italia il miglior risultato in termini di crescita digitale, che corre molto più velocemente rispetto agli altri paesi UE. Infatti, anche grazie alla grande spinta data dalla pandemia, dal 2017 al 2022 la Penisola ha vissuto una crescita digitale del 75% passando, nella classifica europea, dalla 23esima alla 18esima posizione.

indice DESI

Gli investimenti delle aziende italiane nel digitale

A conferma dell’importanza della digitalizzazione, anche in termini di produttività, i dati della ricerca rivelano che in Italia le aziende che hanno scelto di investire in migliori infrastrutture digitali mostrano un livello di produttività superiore del 64% rispetto alle corrispondenti realtà meno digitalizzate. Una produttività che passa da 133mila euro per dipendente a circa 220mila euro.

doppia transizione

I 3 pilastri della transizione doppia

Dalla ricerca di The European House – Ambrosetti e Avvale, sono emersi tre messaggi chiave utili a capire l’importanza strategica di un approccio alla twin transition in Italia.

  1. Un’azienda che aspira ad essere sostenibile è un’azienda altamente digitalizzata dal punto di vista della misurazione dei dati. Questo significa che, per misurare l’impatto socio-ambientale dell’impresa, specialmente per quanto concerne l’ambito dello scope 3, si rende indispensabile l’impiego di strumenti digitali per raccogliere dati sia internamente che da fonti esterne. Questa pratica non solo si traduce in un vantaggio competitivo per l’accesso a finanziamenti, ma rappresenta anche un pilastro cruciale per garantire una catena del valore trasparente, oltre che per la definizione e il raggiungimento di obiettivi di sostenibilità condivisi. E ancora, permette di accelerare le attività di reporting ESG sempre più richieste dall’Unione Europea.
  2. Il digitale è l’acceleratore più potente delle performance economiche ed ESG. Questo perché non solo le aziende digitalizzate hanno un premio, in termini di produttività, del 64% superiore rispetto a quelle non digitalizzate, ma anche perché contribuiscono al 53% della neutralità in termini di emissioni carboniche, sia direttamente che indirettamente.
  3. La transizione verso il Net zero sarà completata con la creazione di nuovi modelli di business e processi circolari progettati per essere sostenibili, in cui il digitale è l’elemento abilitante. I modelli di circolarità variano significativamente al variare dei settori economici e dei processi aziendali. Ogni tipo di prodotto, servizio e funzione richiede approcci specifici e l’integrazione di tecnologie diverse. Tuttavia, il fulcro comune di questi modelli risiede nel prolungare la durata di vita dei prodotti, massimizzare la loro efficienza d’uso e gestire in modo sostenibile la fase di fine vita.

«La transizione gemella, sostenibile e digitale, è ormai un imperativo strategico per la competitività delle aziende – ha dichiarato Corrado Panzeri, Partner & Head of InnoTech Hub di The European House – Ambrosetti –. Le twin transition rappresentano anche le linee guida strategiche e di lungo periodo dell’Unione Europea, messa al centro di tutta la programmazione economica e ambientale di lungo periodo del Vecchio Continente. Tuttavia, se è ormai intuitivo comprendere come il digitale sarà l’arma fondamentale per la transizione dei sistemi energetici, molte aziende hanno ancora poco chiaro come il digitale possa aiutare a diventare veramente sostenibili. Nella nostra ricerca, abbiamo evidenziato due aspetti. Il primo è quello dei dati, dell’efficientamento dei processi e della misurazione di impatto, possibile solo grazie a un utilizzo pervasivo e consapevole delle tecnologie digitali. Ma c’è anche un secondo livello, più prospettico, legato all’utilizzo del digitale per creare nuovi modelli di business circolari e sustainable by design. La chiave per una transizione verde di successo non sarà, infatti, continuare a fare business come in passato, ma creare nuovi modelli circolari e a prova di futuro».

Gli investimenti europei nel settore della circolarità

La ricerca rivela che l’Europa non è però sulla buona strada per quanto riguarda l’economia circolare e questo è dovuto a bassi investimenti privati nel settore: la percentuale media sul PIL è pari a 0,8%, che corrispondono a 121 miliardi di euro. In valori assoluti, l’Italia si posiziona al terzo posto (12,4 miliardi), dopo Germania (31,5 miliardi) e Francia (20,4 miliardi). In termini relativi, invece, primeggiano Belgio e Austria e il nostro Paese scende all’11esima posizione.

Ma come per la digitalizzazione, anche in termini di investimenti in circolarità, l’Italia spicca per una notevole crescita: dal 2011 al 2021 gli investimenti sono quasi raddoppiati. Si tratta di un valore ben al di sopra della media europea, cresciuta solamente del 16,5%.

investimenti economia circolare

Case study: ecco come Enel sta affrontando la twin transition

Ma i vantaggi economici garantiti dalla twin transition riguardano, per ovvi motivi, soprattutto le imprese di classe enterprise. Enel, per esempio, ha iniziato il proprio percorso verso la sostenibilità nel 2008, passando gradualmente da un modello di Corporate Social Responsibility a un paradigma organizzativo basato sulla filosofia del Creating Shared Value.

A partire dal 2019 l’azienda ha aumentato gli sforzi per la decarbonizzazione, attraverso una serie di iniziative che hanno portato alla definizione di una governance di sostenibilità sia a livello centrale sia facendo leva sulle unità presenti nelle Global Business Lines.

Fondamentali sono stati gli investimenti in innovazione, per indirizzare i quali è stata creata una funzione ad hoc, la Direzione Innovability che, come suggerisce il nome, coniuga innovazione e sostenibilità orientando anche i singoli progetti rispetto ai quali il management valuta non solo i vantaggi per il business (l’attractiveness) o l’ability to execute, ma anche i benefici a livello ambientale, sociale ed economico.

Enel ha poi dato vita a un framework che permette di quantificare le emissioni di CO2 relative alle attività digitali, con l’obiettivo di individuare le azioni utili a ridurle.

Sposando l’economia circolare, in particolare dei dispositivi e delle soluzioni digitali, Enel ha infine elaborato il CirculAbility Model, che si articola su cinque pilastri: Sustainable Inputs, Sharing, Product as a service, Extension life, New life.

Un approccio applicato a diverse attività aziendali, con iniziative che spaziano dall’introduzione e di piattaforme digitali di Communication & Collaboration ai programmi di estensione della vita utile dei dispositivi digitali che offrono la possibilità ai dipendenti, o anche a terzi, di acquisire, o addirittura donare, gli apparati a fine ciclo di vita aziendale.

Articolo originariamente pubblicato il 31 Ott 2023

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