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Ricerca del Politecnico di Milano: investimenti ICT insufficienti e problemi di governance frenano l’innovazione nella Sanità italiana. Le eccellenze sempre più concentrate al Nord

L’innovazione ICT in Sanità permette di ottenere benefici in termini di efficacia dell’assistenza al paziente, governo dei processi, efficienza e…

Pubblicato il 23 Mag 2011

Innovazione-sanità

L’innovazione ICT in Sanità permette di ottenere benefici
in termini di efficacia dell’assistenza al paziente,
governo dei processi, efficienza e razionalizzazione della spesa,
qualità del servizio percepito dal cittadino. Ma in Italia gli
investimenti in questa direzione – seppure in aumento –
risultano ancora ampiamente insufficienti, mentre la volontà di
fare innovazione si scontra spesso con una governance frammentata
e inefficace, che finisce per insabbiare nella dialettica di
troppi decisori i buoni propositi e i piani di cambiamento.

Queste alcune delle principali evidenze emerse dalla ricerca 2011
dell’Osservatorio ICT in Sanità dalla School of Management
del Politecnico di Milano (www.osservatori.it),
condotta con il contributo dell’ICT Institute del
Politecnico di Milano e in collaborazione con Senaf/Exposanità.
La ricerca ha individuato i percorsi di innovazione e
razionalizzazione necessari a coniugare l’efficacia e la
qualità della cura con una maggiore efficienza nell’uso
delle risorse, attraverso un’analisi empirica che ha
coinvolto un campione di Chief Information Officer (CIO),
direttori generali, amministrativi e sanitari di 176
strutture sanitarie pubbliche e private
su tutto il
territorio nazionale, tra Asl, aziende ospedaliere, istituti di
ricovero e cura a carattere scientifico e ospedali privati.

Secondo quanto dichiarato da Mariano Corso, Responsabile
Scientifico dell’Osservatorio, «L’investimento
in tecnologie dell’ICT oggi rappresenta, più che
un’opportunità, una strada obbligata. L’ICT
rappresenta in Sanità una leva chiave per raggiungere
contemporaneamente obiettivi di efficacia, efficienza e di
miglioramento della qualità».

La sensibilità verso queste tematiche è in crescita,
soprattutto nel Nord Italia: il budget complessivo in tecnologie
dell’informazione e della comunicazione delle strutture
sanitarie italiane pubbliche e private ammonta a 920
milioni di euro
, ma è concentrato per il 64% nelle
strutture del Nord, dove si registra una spesa ICT pro capite di
21 euro, contro i soli 9 euro per abitante nel Sud e nelle
Isole.
Si è allargato il divario tra chi spende poco e chi
spende molto
: cresce sia la percentuale di strutture
sanitarie che destinano all’ICT oltre 2,5 milioni di euro
– tutte al Nord – sia quella delle strutture con budget
inferiore al milione.

È comunque innegabile che il nostro Paese – con un
rapporto tra budget ICT e spesa complessiva aziendale che si
attesta su un valore medio di circa l’1% – è ancora
lontano dai target europei
. Questo anche perché, come
spiega Mariano Corso, «C’è sicuramente la limitatezza
delle risorse economiche investite, ma anche la debolezza del
ruolo assegnato ai Chief Information Officer, con la conseguente
mancanza di una governance unitaria degli sviluppi ICT a livello
aziendale. C’è poi la carenza di competenze interne alla
Direzione ICT delle singole strutture e la visione locale con la
quale vengono pianificati e gestiti gli investimenti, insieme
all’incapacità di “fare sistema” promuovendo
lo sviluppo e il riuso di best practice».

La volontà di fare innovazione in Sanità in Italia si scontra
quindi con il fatto che la responsabilità della gestione è
suddivisa in una rete a più livelli di attori autonomi, i cui
comportamenti si influenzano reciprocamente. Capita spesso,
così, che un’innovazione possibile non trovi
applicazione a causa della mancanza di un “autore”
che dal punto di vista organizzativo prenda
l’iniziativa
, assumendosi oneri e responsabilità.
Da qui la necessità di una governance condivisa capace di
incentivare e favorire sia il coinvolgimento verso i livelli più
bassi sia la disponibilità verso quelli più alti, insieme alla
collaborazione con gli attori dello stesso livello. Inoltre è
fondamentale che ciascuno, dalle Istituzioni nazionali e
sovranazionali alle Regioni, alle strutture sanitarie, fino ai
singoli operatori della Sanità, si impegni al proprio livello a
giocare il ruolo che gli compete in un sistema che per
sopravvivere è condannato a innovare. Senza uno sforzo concreto
da parte di tutti questi attori l’innovazione ICT in
Sanità rischia di rimanere per sempre in cerca d’autore.

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